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I Saggi di CUMCONTROL - La Povertà. La miseria dei ricchioni e la virtù della riconoscenza. Matrimoni equestri


di CUMCONTROL
19.04.2017    |    5.420    |    9 7.4
"Avevo mutande bagnate e persino il mio buco si bagnava mentre immerso nella pozza della mia assurda lussuria il mio respiro si mozzava pregustando l'amplesso..."
Trieste e' bella.
A me e Graziano ci piace un frego.
E si che la camera d'albergo e' uno spettacolo. Un grande letto, doccia psichedelica, cabina armadio e studiolo con vista spettacolare sui tetti della città.
La discrezione e' connaturata a questa gente di Trieste. Persino le fam de chambre, altrove cosi pettegole, in questo albergo sorridono sommessamente in un corridoio felpato che sta proprio davanti alla porta della nostra splendida stanza.
Finalmente una stanza ovattata, Graziano si spoglia.
Sapeste che bello vedere quel salame durissimo nei calzoni di quel mio motociclista. Graziano porta la moto ed io mi sono sparato otto ore alle sue spalle in autostrada, palpandolo per tutto il tempo con un bellissimo butt plug in culo. Otto ore capite? Che mi sono stappato solo una volta per butta' aria nei cessi, poi subito dentro.
Ora in albergo posso levarmelo via ma ancora 5 minuti. Datemi il tempo di tastare ancora quell'enorme salame mentre Graziano si spoglia.
Tiro a me l'elastico e che meraviglia quel palo di carne messo sul lato, immerso nel suo letto di precum lattiginoso.
Mi chino e protendo la lingua.
Toc toc.
Mi risollevo accigliato.
Oh si che distratti, le nostre valige.
Graziano e' sempre cosi cordiale col personale dell'albergo. Due graziose fanciulle con in mano le nostre valige.
Io invece non amo molto dar corda alla servitù, ma ammetto che qui mi pare davvero tutto cosi friendly.
Certo, certe mani gonfie con al fondo un neraccio sotto le unghia di ditacce che tengono le nostre borse, mi suscita un indicibile disgusto... e devo rifugiarmi... rifugiarmi dio non voglia fra le braccia di Graziano che invece ha lo stomaco di ignorare tutta questa disgrazia.

Niente da dire. All'apparenza queste fam de chambre sono proprio gran duchesse con il loro vitino fasciato in abito da lavoro. Delle vespe, e che caviglie, fino proprio.
E' un gran peccato notare le loro tristissime mani da artigiane, gonfie e cosi sporche.
E quell'alito che c'ha la più giovane delle due? Di cavolfiore perbacco, di cavolfiore. Ma come possono degli esseri umani trangugiare cavolfiore prima del servizio quando non sono nemmeno le sette del mattino.
Si però dai che cosa sono queste cose vecchie dell'alito di cavolfiore alle sette del mattino.
Ma certa miserabile umanità, insegna a noi gente per bene un non so che' di sopportazione direi, semmai momentanea.
Come dire, tanta miseria affina in noi i propositi di sopportazione purché prontamente seguiti da intenzioni di licenziamento subitaneo, da richiedere alla direzione dell'albergo si capisce, e nella forma dovuta ma sempre con buona grafia, di cui noi, gente per bene, abbiamo il beneficio di portare in dote.
E quando non sopportiamo certe violenze olfattive, e rivendichiamo tutto il nostro diritto alla bellezza, noi lo facciam con garbo, sempre, lo facciam con versi e con eccellente calligrafia. Ecco tutto.

Come dite? E ma certo! Il direttore dell'hotel apprezzerà senz'altro l'eleganza del garbato reclamo e si affrancherà dalla sua negligenza licenziando in tronco le due cameriere. Verrà poi da noi, tutto mortificato povera stellina, e noi prontamente diremo che la buona reputazione dell'albergo e' salva, e se anche le due cameriere sono due povere vedove ed hann bocche da sfamare, ci va tutto che le sventurelle vadano dalla manicure prima di trovare un nuovo impiego, o se non han soldi da investire in fatto di decenza, ci sta sempre l'affittacamere cinese dietro la stazione che a noi gente per bene ci piace solo il bello!

Sarà che sono nervoso. Sarà che otto ore di astinenza mi dan la testa. Ho voglia di cazzo. Mmmm quel Graziano alla guida. Sapete, ci va virile costanza a tenere duro il cazzo nei calzoni per tutto il tempo del viaggio e da parte mia una gran contentezza nel sapere di essere balsamo barbuto che inebria una minchia a così tanta durezza.
Nella hall dell'albergo, pochi minuti fa, alla consegna dei documenti, tanto abbiam sprizzato ormone entrandovi che i tulipani in vaso di Boemia sul bancone son diventati irti irti come girasoli.
E poi? No, dico, mo’ che siamo qui in stanza? Dobbiamo sorbirci ste due cameriere che sbattono gli occhietti come se in attesa di chi sa che cosa?
Ma perché non se ne vanno perbacco!
Intanto mi tocca darmi un tono con le due sventurate che non si capisce perché proprio non posano per terra i nostri bagagli.

"Ma povere, avrete avuto le mani in ammollo tutto il giorno, sono cosi gonfie, prego posate pure le nostre borse qui, di fianco al letto, grazie.. Potete andare".
Ripongo allora nelle loro mani cosi orride la faticata mancia. "Fatene buon uso, ve la siete meritata, ora vi prego andate".
Che fastidio quelle loro facce deluse.
Quelle sono capaci di spendere quel danaro di una mancia nelle loro sordide pause attorno alla macchina del caffè, quando voglio dire con ventidue centesimi oggi come oggi puoi ancora acquistare un quarto di cavolo da bollire con acqua e aceto, e due pizzichi di sale grosso rosa dell'Himalaya, e aver così da sfamare per te ed i tuoi figli.
Invece no! Quelle si comportano da poveri che vogliono, e possono.

Il ricco e' ricco perché ha in dote la virtu' della parsimonia.
Avete mai notato certi frocioni di classe che vestono firmato e vivono in affitto con un rosso perennemente color semaforo sul loro conto corrente? Certo! Vanno a cazzi per parchi con certe tracolle inguardabili e sempre accigliate perché si capisce non se le incula nessuno.
Occorre spiegar loro che l'uomo virile e' "il padre di famiglia", non Belen Rodríguez con barba col desiderio perenne di essere sbattuta mai in prima pagina ma contro tronchi di betulla.
E nei locali? Quanto spendono questi nostri consorelle davanti al banco che pur di non andare a buca, ubriache si mettono a lesbicare. E cosi, tutta una vita.

Già, la povertà.
La povertà e' condizione dell'animo, dell'irriconoscenza e per sua natura, insaziabile.

Un po' per i cazzi per noi frocioni, diciamo.
Voglio dire.. Se glie ne dai tanti di cazzi al frocione, quello te li svuota tutti. Egli non ne serberà alcuno per i giorni dell'astinenza. E cosa accadrà il giorno dopo?
Tornerà a digiuno di cazzi, senza gratitudine alcuna nei un magnifici bukkake nella cantina di un vetusto palazzo .... e da tutto questo? Da tutto questo non manifestare minimo senso di colpa per non aver tratto profitto dalla vantaggiosa sovrabbondanza, bevendo tutto il bevibile.
I Giusti invece...i gay più con grano salis in zucca... serbono invece una frazione patrimoniale di una così ampia offerta di cazzi per i giorni dell'avvenire.

Personalmente sono io una persona sui generis proprio. E' carattere, vedi come sono.
Si che in due parole mi definirei un avveduto ricchione.
Io ad esempio se mi capita di avere due cazzoni a tiro di buco, diciamo, ci può anche stare.... ma se putacaso le minchie aumentano allora no cara! Qui si sfila dal taschino il proprio biglietto da visita, e con una passata di lingua umida sul labbro fai capire che oggi sei piena, ma che domani ci sei... e tutti i buchi saranno li pronti, se solo lor signori avranno la decenza di aspettare e godere appieno degli orifizi promessi al devasto sicuro delle loro mazze.
Si vabbè e i bukkake allora?
Obiezione capziosa, cui rispondo con prontezza, perché sa non e' con questi espedienti che rivelerò a tutti di aver studiato a Ginevra.
Ma veniamo al Quid. Se proprio ti vien su una desiderata di bukkake diciamo, avrai l'avvedutezza di scartare due dei più prestanti e giovani dal gruppo di contendenti.
Questa e' la prima cosa che un avveduto ricchione deve fare. E un avveduto ricchione non deve essere mai lasciato da solo al ginocchio dei contendenti. Si doterà sempre di un paio di assistenti, sempre, i quali avranno il compito specifico di sfilare dalla inseparabile borsetta a tracolla dell'avveduto ricchione un paio di cinturette di castità che saran montate ai genitali dei due prescelti.

Gli stessi poi si allontaneranno con quest'ultimi dal resto del gruppo già quanto mai smanettante, per essere serbati alla bisogna del giorno dopo.
Voglio dire che ai due estratti giovanotti ci sta bene che una bella sedata e non da ultimo una bella borsa del ghiaccio ai testicoli già pieni quel tanto che basta diciamo per tenere la bevanda in fresco per la colazione del giorno dopo ed inibite al contempo improprie erezioni che possono promuovere indesiderate polluzioni.
I due apprezzabili prescelti verranno deposti dunque supini ai lati del talamo nunziale in attesa che l'avveduto frocione venga a dormirci in mezzo, sfinito dal bocchinaggio che siamo sicuri durerà tutta la notte nella stanza accanto.
Quest'accortezza non e' che un accantonamento per le ore future casomai che so all'alba, quando avrai finito e spossata crolli nel letto con la pancia gonfia di proteina umana, ti venisse putacaso voglia di un ammazzacaffè al tuo risveglio. E allora li, con alito di sbadiglio fatto di fiatella di sborrassa rancida non hai che aprir un paio di lucchetti e dire buongiorno a nuovo giorno, buttandone giù del fresco. Non vi pare?
Mia mamma me lo diceva sempre. Soleva dirmi "figlia mia vai pure a cazzi ma pensa sempre che oggi ce gli hai domani non si sa, e allora conserva". Educazione bellica proprio. Quando si dice la morale e' tratta.

E poi la gratitudine, ne vogliamo parlare? Cosa vuoi che noi ricchioni facciam nostro il concetto di gratitudine. Non disdegnate mai i pisellini di uomini virili perché il pisello e' come il soldo, pisello piccolo fa pisello grande.
Io per esempio sono molto grato a Efisio, l'uomo dai 9 cm di cazzo che mi deflorò per primo. Perché fu grazie a lui, un po' come soldo piccolo fa soldo grande, che passai ai 12 centimetri di Trifone, e poi ai 18 di Edgardo la buon anima che ricordo tanto ancora con sommo affetto. E ai 24 di quel cazzone di Piercarlo come pensate che vi ci giunsi? Oh il mio Piercarlo, mi rovesciò il retto tanto mi schiacciò a lungo sul bel vedere Michelangelo la notte di capodanno in mezzo a stupiti turisti scozzesi. Se penso a lui, il mio buco di culo lacrima di un caro ricordo. Eh sì. Pure lui buon anima. Mori di incidente aereo.
Mi scopò sei ore di fila che lacrimavo tutto ululando allo splendido panorama di lussuria e supplicando un "devo cacareeee".
E voi pensate che me lo concesse? No care! Un vero uomo che ti monta, più gli urli devo cacare più ti spampana le trippe a dovere che manco più sai come ti chiami. E quando all'alba quel marcantonio di un Piercarlo estrasse l'arnese, io scaricai a splatter tutto il mio orgasmo trattenuto da sei ore su piazzale Michelangelo da renderlo cosi irriconoscibile ai turisti e agli stessi fiorentini.
Che vicende. Che epica.

E della doppia penetrazione a Ponza?
Ponza. Oh Ponza che posto meraviglioso! Per carità se tu cerchi la crem della crem da Ponza fai prima a prendere il primo barcone e correr via come se non ci fosse più un domani.
Ma di contro... Di contro se stai in vena di cazzi odorosi di rozzo che san di scoglio, se hai una desiderata di carnagioni arse dal sole che sanno di cipollato di Tropea... Se cerchi braccia tornite dalla pesca fuoriuscire da unte maniche di lana, o ancora, se hai voglia di jeans tagliati marci di mucillaggine da cui spuntano mazze scolpite nel marmo, allora tu da Ponza te ne torni si al tuo superattico sul Pincio, ma te ne torni tutta bella sciancata che la portinaia der palazzo non ti riconosce più e ti manda a dormì dritta dritta su a Tiburtina.
A Ponza diedi il mio buco a due avvenenti nerchioni a bordo di un barcone tutto prosaico che a descrivere mi vien male.. Un barcone che.. Come dire.. che a te il natante di un qualsivoglia industriale della costa Smeralda ti sembra una idea lontanissima di futuro ecco!
Pensate che tanto mi sapeva di insicuro quel barcone santo cielo se ci penso, tanto mi ha preso il panico. E quando seduto a gambe strette con i due si prendeva il largo, mi venne in mente di chiedere un "siamo sicuri che?" quelli per tutta risposta mi zittirono con un "sta zitta troia".
Capii tutto che non era il caso di far domande.
Chiedere una goletta? Ma cosa sono queste idee snob di farsi sbattere su una goletta. A Ponza ti schiacciano il culo a morte solo a bordo di una sobria zattera da pesca primordiale, lontano da occhi indiscreti. Si perché Ponza e' piccola, e le tribù che la abitano mormorano. Cosa volete che si dica sull'isola di due omaccioni sposati che si intrattengono oltremodo al cesso in fondo al molo con un distinto forestiere? Allora ci sta meglio una zattera sul largo oltremare dove il mare e' di un blu cobalto.
Andammo a largo dunque, io e i due pescatori i quali non una parola di italiano che fosse un A, un niente di Dante se non un continuo ruttare per me del tutto sconosciuto, che pur qualcosa dicevano. Le facce truci, che ad un certo punto gettarono l'ancora e da subito mi trattarono come un tonno da mettere nella lattina.
Io col mio italiano certo facevo intendere loro che tipo non so, una sbocchinata sarebbe stata utile per scaldar le membra e... no!
Quelli mi ficcarono a crudo.
Ajvoia a dire scusate ch'ho nella borsetta il lubrificante che quelli me la presero e me la buttano ammare e tanti cazzi tuoi.
Mi traforarono in due lo capite?
Già, la fate facile voi ma provate due cazzoni in lotta come bestie nel buco del culo, provate.. Personalmente riuscii a farcela grazie solo alla lunga gavetta. Fui però impotente a sedare quei due maschioni infoiatissimi che mi toccò dire "che malandrini siete" e per tutta risposta ricevetti dù sberloni per poi essere schiacciata a cazzi sul fondo dello scafo!
Due minchie insieme nel Culo. Voi con due minchie nel culo non vi sentite più uomini o froci o quello che volete. A Ponza, con due mazze in culo tu ti senti un polpo preso per le gambette e sbattuto più e più volte contro lo scoglio che tu dici teh guarda, so morta!
Provai un qualche sollievo - scusate il dettaglio sconcio - quando un dei due mi sborrò dentro. Sapete, quando ti scopano a crudo il sapere che uno ti ha sborrato dentro ti da sollievo perché lubrifica nel mentre e l'altro ha modo di sbatterti più comodo. Fa niente sa se stai riversa sul fondo dello scafo con occhi socchiusi a rimirar lische di pesce nei liquami arsi dal sole perché ti sbatacchiano tutta comunque fino a che anche l'altro ti ingravida a dovere.
"Non ci sporcare la barca" fu tutto quel che mo’ dissero quando avemmo finito.
"Ma io devo espellere" dissi loro una volta in piedi con due dita sulla mia fregna sfranta ma non ci fu verso.
Dovetti ribollire di trippa fino a quando non guadagnammo il promontorio.
A calci in culo capii che dovevo salpar via. Questi pescatori di ponza usano cosi, e cosi tenendomi la mano stretta sul naso mi tuffai a pancia e in un niente guadagnai il primo scoglio.
Non feci in tempo a voltarmi del tutto che vidi schizzi in acqua e capii che vi avevan lanciato scarpe e calzoni.
Certo, io tentai di recuperarli ma ero tutta storta su quegli scogli da non restare in equilibrio.
Dissi ancora ai due uomini "signori! Signori dico a voi, potreste recuperarmi tutto e rilanciarmeli" e loro con tutta risposta mi dissero ruttando un bel vai affanculo.
Certo, d'altronde coca vai a chiedere a due pescatori che dopotutto ti hanno sfracagnato il culo e ancora stai a chiedere cortesie che quelli devono lavorare.
Cosi, rinunciai, scaraventai a sputo di culo la spermazza dei due su di una roccia a caso e dotato di sola maglietta risalii barcollando e starnazzando ad ogni inciampo fino a che raggiunsi l'albergo.
Dopo quella fracassata sulla zattera mi decisi a partire. Ricordo che incrociai quei padri di famiglia sul traghetto del ritorno. Avevo i pannoloni e per ripararmi dalla brezza indossai il mio cappello e la mia sciarpetta di seta giusto per essere in ordine al mio rientro in società. Il traghetto incrociò la loro barca ed io li salutai al tramonto con lacrime di tutta gratitudine, e loro? Loro mi scaraventarono addosso delle orate morte che dovetti ripararmi da quella pioggia di orate dietro una zitella grassa che dal momento dell'imbarco non aveva smesso languidamente di fissarmi.
Poveretta. Ma il mio abitino di lino e di alta sartoria inglese valeva una fortuna e non c’è zitella a caccia di languori da valerne un solo orlo.
Cosi fu sepolta dalle orate.

Ma fui molto grato ai due pescatori di Ponza se poi passai Mefistofele. Uno stallone di razza, alto, nero dii pelo. Mefistofele il Top dei Top. Sei anni, tutto d'un pezzo. Lo conobbi al maneggio di Capalbio, che nella stalla del 2011 tra fieno e mosconi, mi lasciai riempire di otto litrate di sborra fino al fondo del mio duodeno.
Voi capirete che cacai spermatozoi equino H24 per otto santi giorni che altro che idrocolonterapia. MI sentii davvero pulita dentro e bella fuori da non desiderare altri cazzi che la verga di Mefistofele.
Poi dovetti rinunciare al sesso scellerato e volli mettere su giudizio.
Come dire. A una certa età bisogna sistemarsi. Fu così che confidai a don Fulvio, il mio vecchio amico sacerdote, che mi ero invaghito di Mefistofele. E cosi otto mesi dopo combinammo in gran segreto le nozze con quattro soli invitati. Fu una cerimonia tra intimi.
Troppi invitati alle nozze fa ceto medio. Cosa sono queste cose vecchie dei pranzi regali e i fuochi in piscina. Roba da zingari. Roba da fam de chambre.
Quando penso alle mie nozze equine col mio Mefistofele la mia prostata risuona come un campanaccio di una bella vacca normanna.
Pensate che nel giorno delle nozze indossavo un abito bianco, con scarpe di vernice, pantalone di pura sartoria inglese a natiche scoperte, e un bombetta in testa.
Ma prima di entrare in stalla, don Fulvio benedì i quattro regali, che furono nell'ordine:
Un vibratore maximo per le preparazioni all'amplesso
Una latta da 35 kg di gel
Una scatola di 250 pannoloni da uomo per incontinenza rettale
Un biberon da puledro, Sa mai che dalle nozze...

Poi don Fulvio officiò il matrimonio in stalla tutta decorata di palloncini e volant, e li dovetti darmi conto che le mie scarpe elegantissime s'etano già infracidate di letame, ma ero felice.

Il momento topico fu raggiunto quando don Fulvio disse "ora la sposa può baciare lo sposo".
Mefistofele recalcitrò non poco ma quando quasi con forza lo baciai con la lingua, don Fulvio e i quattro invitati non credettero ai loro occhi perché il membro dell'animale prese a discendere col suo glande fin quasi verso terra.
Alla vista di quel bacio interminabile cui Mefistofele si arrese docilmente, ai quattro invitati e a don Fulvio si rizzò il cazzo seduta stante,

Brindammo e mangiammo in fretta in cortile mentre tra le foto di gruppo cresceva la mia ansietà.
No? udendo nitrire il mio povero sposo legato nella stalla mentre io cercavo di far saltare le portate per abbreviare il banchetto e salpare subito per il viaggio di nozze.

Percorremmo l'Aurelia fino al lido di notte sotto una luna bianchissima. Il sacerdote guidava ed io seduto di fianco, dietro di noi i quattro invitati. In macchina vi era il silenzio elettrico dei nostri falli eccitati.
Nella macchina si udivano solo battere i nostri cuori e il mio più del loro, mentre sotto le mutande battevano le intermittenze della cappella.
Anch'io ero eccitato. Avevo mutande bagnate e persino il mio buco si bagnava mentre immerso nella pozza della mia assurda lussuria il mio respiro si mozzava pregustando l'amplesso che mi attendeva a fine corsa.
Dietro il nostro veicolo sfrecciante, il traino ove il mio impaziente sposo scalpitava e nitriva la sua sposa, faceva sbandarci per la carreggiata.
Mi voleva Mefistofele. Urlava dal di dietro la sua rabbia rivendicando il suo sposo, mentre prete e invitanti avrebbero pagato l'oro del mondo per vedere ciò che si Sa esistere nella parafilia ma assurdamente non e' poi cosi a portata di mano come loro capitava.
Io questo lo sapevo e mi prestai ai bisogni della loro insana fantasia.
Lentai la cintura e mi distesi discinta sul mio sedile dopo aver calato mutande e calzoni bianchi infangati agli orli.
Aprii le gambe sul sedile dell'auto e don Fulvio ancora incredulo prese a distrarsi alla guida e con la destra strapazzò con le dita quello che di me non poté più dirsi un buco di culo, ma una vera navigata vagina sfranta, smaniosa del fascio di carne equina che da li all'infinito mi avrebbe procurato amorevoli danni intestinali.
Fummo lasciati soli poi sulla spiaggia tra le schiume bianche del mare. Abbracciai tutti e con Mefistofele alla briglia, entrambi evaporammo a piedi nel buio della spiaggia.
E quella notte su quella spiaggia si udirono le onde fragorose infrangersi, l'eco di nitriti e urla strazianti di vero godimento che furono udite fino all'isola del Giglio.

Il nostro FU un amore che durò sei anni prima della sua accidentale morte avvenuta a Siena, città nella quale ci trasferimmo per coronare il nostro sogno d'amore.
Voglio solo ricordarlo così in corsa sfrenata al Palio ed io sul loggione applaudivo e sapevo che la sua corsa e la vincita sarebbero state per me. Morì alla curva ed io decisi di farlo cremare e come Amy Winehouse condussi le sue ceneri fino al luogo della sua sepoltura.
Oggi riposa al cimitero dei cavalli poco fuori Milano, città nella quale mi trasferì in seguito nel tentativo di dimenticarlo.
Per anni conservai la mia integrità di vedova e comunque sempre innamorata della vita, con il cuore sempre traboccante di gratitudine. Fui grato a quel piccolo cazzo di 6 cm che mi aprì… Mi apri alle bellezze che in seguito giunsero fino a quella spiaggia di notte sulle rive di Capalbio.

Non siate mai riluttanti per i piccoli frutti di bosco che la vita pone al nostro banchetto.

Trieste… Già, sono a Trieste… Città che conserva nel suo nome similitudini con la parola triste. Perdonatemi… Perdonate CUMCONTROL, vostro amico è vostra Cretina nella tribolazione, per essersi lasciata andare ad insegnamenti di vita.. e nel ricordo del suo grande amore equestre. Un giorno anch'io da lassù volerò tra le Pleiadi su un carro, trainata dal Mefistofele e con al seguito come coriandoli tutti i piccoli e grandi cazzi che mi hanno portato a lui.

Ora perdonatemi se spengo tutte le luci.
Io e Graziano andiamo sotto le nostre coperte a sbrigare cose troppo sconce .... che vorremmo restassero private.


C U M C O N T R O L

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