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Gay & Bisex

Il Ferramenta 5


di PassPa
22.03.2018    |    7.571    |    5 9.3
"Aveva scelto apposta il cuoco, perché era il cazzo più grosso di tutti..."
Dopo le fatiche della giornata di lavoro, ma soprattutto dopo le fatiche della serata di puro sesso dormii profondamente. Forse anche grazie alla doccia calda che mi aveva fatto Amir e alle sue braccia che mi cingevano da dietro mentre mi addormentavo. Si! Amir anche quella notte si fermò a dormire a casa mia.
Appena mi svegliai sentii il suo odore forte e sorrisi. Sapevo che probabilmente quel giorno i lavori sarebbero terminati, cosa che da un lato mi faceva molto piacere. Ma dall’altro pensavo che non avrei più avuto per casa quei maschi che negli ultimi giorni avevano allietato le mie giornate.
Mi alzai e andai a preparare la colazione. La portai a letto ad Amir che continuava a dormire.
Si svegliò mi guardò, prese un caffè e mi abbracciò trascinandomi nuovamente tra le sue braccia. Non fece nulla, ma mi tenne abbracciato da dietro, come gli piaceva evidentemente fare. Sentivo il suo respiro sul mio collo, sentivo il suo odore, sentivo il suo cazzo diventare duro contro di me.
Dopo un poco il suo respiro era regolare, si era addormentato nuovamente. Scivolai dal suo abbraccio, andai a farmi una doccia e preparai un altro caffè perché sapevo che a minuti sarebbero arrivati Giorgio e Carmelo. Non sapevo se l’amico cazzuto di Amir sarebbe tornato, ma pensai che lo avrei scoperto, e anche se non lo avessi visto quel giorno avrei cercato di incontrarlo di nuovo, viste le sensazioni magnifiche che mi aveva dato mentre mi scopava.
Puntuali Giorgio e Carmelo arrivarono, ci salutammo e dopo un caffè insieme, ognuno riprese i lavori da dove li avevamo lasciati la sera prima. Ero molto soddisfatto di come stava venendo il tutto, e ancora di più ero soddisfatto dei lavori post giardino……
Dopo poco Amir ci raggiunse e lavorando tutti e quattro le cose andarono avanti abbastanza bene e velocemente.
Si avvicinava l’ora del pranzo e chiesi se volevano che preparassi qualcosa. Amir mi rispose di non preoccuparmi e che aveva mandato un messaggio al suo amico che stava arrivando con il pranzo per tutti. Fui contento all’idea di rivedere quel maschio. E appena arrivò dopo una veloce rinfrescata ci mettemmo a mangiare. Ripresero quasi subito a lavorare, l’idea era quella di finire tutto quella sera in modo tale che le piante potessero essere messe a dimora.
Carmelo, Giorgio e Amir lavoravano veloci e bene. Io aiutavo per quel che potevo, ma soprattutto mi godevo la scena di quei magnifici corpi di maschi in pantaloncini, lucidi di sudore e che emanavano odori da stalloni mettendo in mostra muscoli su muscoli. Erano corpi differenti tra loro. Il colore differente. Pelosi due, meno un terzo. Uno con molti tatuaggi (cosa che mi fa eccitare). Ma tutti magnifici.
L’amico di Amir, invece, si era ritirato in cucina per lavare tutto e sistemare e preparare qualcosa per la cena per me. Del resto era un cuoco, non un operaio.
Il tempo passava e Carmelo aveva già iniziato a mettere le prime piante a posto, mentre Amir e Giorgio definivano le ultime cose dell’impianto di irrigazione. Guardando il tutto capivo che non avrebbero finito del tutto quel pomeriggio, ma la cosa non mi preoccupava per nulla, anzi…..
Infatti verso le sei del pomeriggio decisero che la stanchezza era troppa e che le ultime cose le avrebbero finite l’indomani con più calma.
Come al solito andai a prendere qualcosa di fresco e preparai il tutto sul tavolino vicino la piscina. La doccia sapevano dove era e non si fecero scrupoli ad usarla prima di sedersi per un sano relax. Cominciammo a chiacchierare del lavoro, delle ultime cose, sorseggiando birra fresca. Dalla cucina arrivavano dei profumi interessanti e capii che avremmo cenato tutti insieme e (speravo) non solo cenato…..
Dopo circa un’ora si presentò a noi l’amico di Amir, il cuoco, che si sedette con noi a bere anche lui qualcosa dicendo che a breve, se volevamo, potevamo cenare. Carmelo disse che ci avrebbe raggiunti il suo amico biondo, che avevo conosciuto il primo giorno e che poi era partito. Era infatti rientrato e voleva vedere come andavano i lavori, mi disse Carmelo sorridendo….. ricordavo la lunghezza del suo cazzo e non mi sarebbe dispiaciuto per niente riprovarlo nella mia bocca e magari riassaporare quella sborra che ricordavo essere tanta e di un buon sapore.
Fu proprio mentre ci pensavo che suonarono e andai ad aprire. Era proprio lui che mi sorrise e mi strinse in un abbraccio. Dopo i saluti, ci avviammo a cenare. Eravamo quasi tutti in costume e vedere alla mia tavola tutti quei corpi nudi e per me eccitanti mi rendeva già felice.
Mentre mangiavamo mi venne un’idea. Ormai era chiaro che ero io il giocattolo e che ero io a farli godere. Allora decisi di scivolare sotto il tavolo e mettermi in mezzo a tutte quelle gambe e soprattutto in mezzo a tutti quei cazzi. Li tirai fuori ad uno ad uno dai costumi e li ammirai. Erano diversi tra loro, ma tutti bellissimi. C’era il cazzo lungo e sottile del biondo che terminava con una cappella rosa e appuntita. C’era il cazzo grosso, anche se non lunghissimo di Giorgio con le sue vene laterali e la cappella larga scura e già bagnata. C’era il cazzo di Amir, possente, venoso, scuro, con la cappella violacea che pendeva poggiato sui suoi grossi coglioni. C’era il super cazzo dell’amico cuoco che anche a riposo era duro e di una lunghezza esagerata anche lui poggiato su quelle grosse palle. E poi c’era il cazzone di Carmelo superbo, grosso, scuro che anche se non raggiungeva la lunghezza di quello del cuoco, mi piaceva moltissimo, mi eccitava.
Cominciai ad accarezzarli ad uno ad uno. E loro non si scomposero, e continuarono a parlare e a bere. Passai a leccarli, con lentezza, avvolgendoli con la lingua e passando poi a leccare quei coglioni che pendevano e che erano duri e pieni. Poi presi in bocca le cappelle e me le gustai lentamente facendo un buon lavoro visto che a poco a poco non li sentivo più parlare e i cazzi cominciavano a indurirsi e a svettare verso l’alto…….
Si alzarono da tavola e tolsero tutto velocemente, e capii che il tavolo sarebbe stato il luogo dove mi avrebbero usato per il loro (e il mio piacere). Mi tirarono su e mi fecero distendere a pancia in su. Mi strapparono il costume lasciandomi nudo e si misero attorno a me. Il primo cazzo che cominciò a premere sulle mie labbra fu quello di Giorgio e lo feci entrare volentieri, riempendomi la bocca vista la larghezza. Mi afferrò i capelli e cominciò a scoparmi la bocca con colpi secchi, duri, facendomi male. Nel frattempo Amir e il suo amico cuoco si misero ai due lati e mi presero le mani, portandole sui loro uccelli già duri e bagnati. Le mie mani, quasi in automatico, cominciarono a muoversi scorrendo sulle loro aste lucide dove sentivo la consistenza e le vene pulsanti. Il biondo mi allargò le gambe e cominciò a leccarmi il buco del culo, passando prima la lingua con forza e poi insinuando la lingua dentro e scopandomi con essa (non aveva solo il cazzo lungo, ma anche la lingua….). Come al solito chi aspettava il momento giusto godendosi la scena era Carmelo che seduto in disparte si toccava il cazzone. Iniziò un vero e proprio girotondo. Giorgio uscì dalla mia bocca lasciandola dolorante per via delle dimensioni del suo uccello e bagnato dalla mia saliva lo mise nella mia mano al posto di quello di Amir che si spostò in mezzo alle mie gambe e cominciò a leccarmi il buco già umido dalla saliva del biondo alternando lingua e dita. Il biondo mise il suo cazzo nell’altra mia mano e di conseguenza l’amico cuoco si posizionò su di me e tenendomi la testa abbassata oltre la sponda del tavolo iniziò a infilarlo dentro la bocca piano piano volendo arrivare sino in fondo. Il cazzo del cuoco, come già detto, non era solo lungo, ma anche grosso. Quindi l’operazione non era facile. Ogni tanto si fermava perché sentiva che avevo dei conati, ma producevo tanta saliva e a poco a poco riuscì nel suo intento…. Sentii la punta della cappellona toccare il fondo della mia gola e appena capì che era entrato tutto iniziò a scoparmi, tenendomi la testa ferma in modo da poter usarmi per bene. Ero come in trance. Godevo senza toccarmi e sentivo che avevo il cazzo, che per dimensioni scompariva in confronto con tutti quelli che erano attorno a me, durissimo e con la cappella coperta di presperma. Ma a nessuno interessava e a me andava bene così.
Dopo un poco il girotondo continuò e così fecero per molto tempo sino a quando ritornarono nella posizione iniziale e mi ritrovai, nuovamente, il cazzo di Giorgio in bocca. Sentii che il biondo non stava più usando solo la lingua, ma utilizzava le dita per allargare il mio buco e alle due dita che facilmente entravano ne aggiunse prima una terza e poi la quarta facendo entra e esci imitando la scopata. Fu un attimo e fece scivolare dentro anche il pollice cercando di forzare e far entrare la mano. Avvertivo dolore e fastidio, ma non potevo muovermi. Giorgio mi teneva ferma la testa scopandomi, e Amir e il suo amico oltre a mettermi i cazzoni in mano mi tenevano fermo inchiodato al tavolo. La mano entrò, la sentii tutta e dopo qualche secondo iniziò a roteare dentro. Una sensazione stranissima, soprattutto quando provò ad aprire la mano……. Ammetto che la sensazione era strana ma a poco a poco diventò piacevole. Immaginai che il mio buco fosse diventato enorme e che non sarei più riuscito a godere con un cazzo dentro….. mi sbagliavo, ovviamente.
Mi ricordai che Carmelo era ancora seduto che guardava e mi chiesi che cosa aspettasse e cosa aveva in testa. Non dovetti aspettare molto per saperlo. Sentii che il biondo toglieva la mano dal mio culo e che lo massaggiava sputandogli sopra abbondante saliva. I due che mi tenevano fermo si allontanarono lasciando le mie mani vuote, e anche Giorgio con un ultimo affondo si staccò da me. Ero sul tavolo disteso eccitato da morire. Vidi Carmelo avvicinarsi mentre si accarezzava quel suo cazzo enorme che tanto mi eccitava e che già mi aveva nei giorni precedenti fatto godere. Mi guardò, mi prese e mi girò, mi fece mettere a pancia in giù e mi tirò sino a quando le mie gambe toccavano terra. Ne prese una e la alzò dando un improvviso e potente schiaffo proprio sul buco ancora largo ed esposto. Una scarica elettrica mi attraversò il corpo. E mentre cercavo di riprendermi Carmelo mi sfondò con una violenza che non gli avevo visto in quei giorni. Mi teneva stretto con una gamba alzata e continuava a colpirmi le natiche a mano aperta. Dolore e piacere erano un miscuglio. La cappella era veramente grossa e la sentivo scorrere dentro di me quasi incandescente. Si distese su di me e con l’altra mano iniziò a torturami i capezzoli, stringendoli e tirandoli e arrivando anche a morderli tra i denti. E nel frattempo mi scopava alternando affondi lenti ma decisi con movimenti veloci e violenti.
Sembrava volermi possedere completamente, farmi suo, lasciarmi il suo segno. Oltretutto non dava cenni di stanchezza, o di venire. Cambiava posizione, ma sempre con il suo scettro piantato dentro di me e le sue mani che mi spostavano come fossi un pupazzo.
Poco dopo mi distese a terra e mi schiacciava con il suo corpo sudato sempre scopandomi con forza. Il suo sudore mi colava sulla schiena e il suo odore era inebriante. Mi stringeva mentre mi scopava. Improvvisamente mi girò e lui era sotto di me. Mi mise seduto su di lui e a un suo cenno gli altri, che nel frattempo si masturbavano guardando come mi sfondava, si avvicinarono e nuovamente mi trovai i loro cazzi davanti il viso. Non sapevo quale prendere prima e cambiavo continuamente succhiandone anche due alla volta, con difficoltà viste le dimensioni delle cappelle. Carmelo con gli occhi ordinò all’amico di Amir di avvicinarsi e mentre mi tirava a sé mi allargò ancora di più le gambe mettendo bene in vista il buco del mio culo con il suo cazzone che entrava e usciva. Voleva che mettesse anche il suo dentro. Aveva scelto apposta il cuoco, perché era il cazzo più grosso di tutti. Mi avrebbero aperto completamente, ma non opposi resistenza. Ero troppo preso a godere di quel bastone che era dentro di me per oppormi. Cominciò a tentare, e forse grazie al lavoro del biondo che con le mani mi aveva allargato ben bene, dopo poco lo sentii dentro. Fu una sensazione stranissima. Li sentivo scorrere dentro di me e godere anche per lo sfregamento reciproco. Amir si inginocchiò vicino a noi e io potei toccare il suo uccello e tirarlo verso di me finchè non lo ebbi in bocca. Si, ero diventato una vera troia, avevo due cazzi in culo e ne volevo un altro da succhiare. Capivo che a breve sarebbero esplosi tutti. E come prima, quando si erano dati il cambio attorno al tavolo, iniziarono a esplodere uno dopo l’altro, in modo tale che io potessi sentire e vedere la loro sborra che arrivava. Amir fu il primo, e mi esplose in bocca, in gola, un lungo fiume di sborra densa e dal sapore acre. La gustai tutta e mentre leccavo le ultime gocce che uscivano dalla sua cappella si avvicinò il biondo che puntò sul mio viso e iniziò a sborrare coprendomi tutto il viso. Ne bevvi quanta potevo, ma molta era finita in faccia e lui stesso con il suo lungo cazzo mi aiutò a raccoglierla e a portarla alla mia bocca. Poi fu il turno di Giorgio che tenendosi il suo largo cazzo in mano mi aprì la bocca e scaricò dentro una buona dose di bianca e dolce sborra. Rimanevano i due che mi stavano ancora scopando. Il cuoco uscì fuori da me, lasciando il posto d’onore il mio culo, a Carmelo, che riprese a scoparmi da sotto con forza. Nel frattempo il cuoco si mise in piedi davanti al mio viso e dopo poco anche lui iniziò a sborrare quasi a getto continuo sul mio viso, sul mio corpo, ovunque.
A quel punto ero in estasi e aspettavo solo l’ultima sborrata, quella di Carmelo. Mi prese e ancora una volta mi spostò di lato, si inginocchiò e con un ultimo sforzo riprese a scoparmi violentemente sino a quando con un urlo da vero toro da monta iniziò a riempirmi le budella di sborra. La sensazione era quella di un tubo d’acqua aperto. La sentivo scorrere dentro di me e sembrava non finire. Dopo poco però lo sentii rallentare e accasciarsi sopra di me. Ero in paradiso, su un altro pianeta dalla gioia e dal godimento che avevo avuto.
Gli altri erano distesi a terra e riprendevano fiato. A uno a uno si alzarono e andarono a sciacquarsi sotto la doccia. Il biondo biascicò un saluto e scomparve. Giorgio e Carmelo mi aiutarono ad alzarmi e a lavarmi e mi salutarono dicendomi che l’indomani avrebbero completato il lavoro.
Rimasi con Amir e il suo amico cuoco a bere qualcosa e dopo un poco dissi che sarei andato a letto e che sapevano che se volevano potevano restare. E come le notti precedenti Amir andò nella stanza degli ospiti, dopo avermi baciato a fondo. Io mi avviai verso il mio letto e dopo un po’ sentii il cuoco che affacciandosi alla porta chiedeva “posso?”.
Immaginate la risposta……..
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