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Gay & Bisex

Rimorchiato al centro commerciale


di svuotocazzi
23.05.2018    |    28.320    |    17 9.7
"Mi fissa anche lui e mi sorride facendomi l’occhiolino..."
Me lo sono ripetuto già tante volte, eppure ci sono ricascato. Ho di nuovo accompagnato una mia amica a fare spese al centro commerciale. Dopo una mattinata passata a girare da un negozio all’altro per comprare (come al solito) le prime cose viste, sono distrutto. Come se non bastasse, poco prima di pranzo, ha ricevuto una chiamata dal ragazzo che le chiedeva di raggiungerlo, mi ha salutato e mi ha lasciato solo.
Sono quasi le due di pomeriggio ormai e non ho voglia di tornare a casa a farmi da mangiare. Decido di restare qui e mangiare qualcosa di rapido prima di rientrare. Mi siedo al bar e mi mangio un piatto di pasta. Mentre sto mangiando, mi metto a osservare chi c’è nei paraggi: famiglie coi bambini, coppie coi lui disperati per gli acquisti delle lei, qualche ragazzo uscito da poco da scuola. Dopo un po’ che sono seduto, arriva un ragazzo: sui trent’anni, moro, coi capelli curati, bassi ai lati e più lunghi sulla sommità, una barbetta finta-incolta che gli incornicia il viso, e un bel fisico nascosto dalla camicia. Quello che si dice un bel fighetto. Prima di ordinare, scherza e chiacchiera con le due ragazze al bancone. Si capisce che lavora lì dentro e che viene spesso a mangiare in questo bar.
Si siede al tavolino accanto al mio e inizia a mangiare. Siamo sfalsati di posto: io do le spalle al muro, lui al resto della sala. Lo guardo un po’ di sfuggita e devo ammettere che è proprio un bel ragazzo. Non sono mai stato bravo a lanciare sguardi indiscreti e, nel giro di un paio di minuti, si accorge che lo sto osservando. Mi fissa anche lui e mi sorride facendomi l’occhiolino. Io gli sorrido di rimando ed è così che iniziamo a parlare.
Mi chiede che ci faccio lì da solo e gli racconto la mia mattinata devastante. Lui invece lavora lì dentro ed è in pausa per un paio d’ore.
“Hai lo sguardo furbetto, tu” mi dice.
“Io, eh? E tu no?” gli rispondo.
“Nono, io sono un bravo ragazzo” e mi fa la linguaccia.
“Mah, non sono convinto!”.
“Non devi essere diffidente! Fidati!”.
“Non so, avrei bisogno di una dimostrazione”.
“Beh, quella posso dartela volentieri”.
“Solo la dimostrazione mi dai. Che peccato!” gli ribatto con fare sornione.
“Ahahah, sei simpatico – mi dice – Che ne dici se facciamo due passi?”.
“Per la dimostrazione due passi li faccio volentieri”.
Sempre ridacchiando, ci alziamo. Lui si dirige rapido alla cassa e paga entrambe le consumazioni.
“Dovrò sdebitarmi adesso”, gli faccio.
“Tu seguimi e un modo per farti sdebitare lo troviamo”.
Ci allontaniamo dal bar, saliamo al piano di sopra con le scale mobili e percorriamo ancora un paio di corridoi. A un certo punto lui estrae un badge, apre una porta e mi fa entrare. Siamo negli ambienti di servizio del centro commerciale. Camminiamo ancora un po’, sempre in silenzio. Entriamo in una stanza con una piccola scrivania sul fondo e vari scaffali colmi di scatole sulle pareti. Chiude rapido la porta alle mie spalle, mi prende per la nuca e inizia a baciarmi a fondo.
Io sono un po’ rigido, sorpreso dal suo comportamento. Mi ha rimorchiato come niente al bar, mi ha detto di seguirlo e io l’ho fatto senza fiatare. E ora mi sta infilando in bocca la sua lingua calda, che si muove rapida e decisa tra le mie labbra. Ci sa fare il ragazzo e in breve mi sciolgo anch’io. Appoggio le mani sui suoi fianchi, come per reggermi, e inizio a gemere.
“Lo sapevo che ti sarebbe piaciuto!” mi fa, staccandosi per un attimo dalle mie labbra.
Subito si riattacca a me e inizia anche a toccarmi la schiena, abbracciandomi. Ci stringiamo di più rispetto a prima e sento che là sotto qualcosa si è svegliato. Un piacevole turgore preme contro di me, facendomi pregustare quello che mi attende.
Iniziamo a spogliarci, senza troppa fretta. Via la sua camicia e la mia maglietta. Restiamo entrambi a torso nudo e mi fermo un attimo a osservarlo. Ha proprio un bel corpo, tonico e muscoloso senza esagerare. Si vede che fa dello sport: sembra il tipo da calcio e palestra. Mi colpiscono i capezzoli che spiccano evidenti dal suo petto. Mi chino a succhiarne uno e lui si lascia andare a un sospiro profondo e sensuale. Capendo che gli piace, mi ci dedico con maggior foga, passando dopo poco anche all’altro. È teso ed eccitato a dovere e, nonostante i morsi, non si lamenta in alcun modo.
Mi riporta alla sua bocca e riprende a baciarmi, accarezzandomi sul dorso. Anch’io lo tocco, con maggior decisione. Gli accarezzo i pettorali e gli addominali ben in evidenza e lo sento sussultare ogni volta che le mie mani passano sulla sua pelle.
Decido di passare all’azione. Mi stacco (un po’ a malincuore, a dire il vero) dalle sue labbra e prendo a leccargli il petto, scendendo lentamente verso il basso. Muovendomi lentamente, riesco a slacciargli i pantaloni e, quando mi inginocchio ai suoi piedi, mi ritrovo davanti la sua potente erezione coperta appena dalla stoffa degli slip. Sollevo lo sguardo verso il suo viso e lo trovo fisso a osservare quanto sto facendo: ha gli occhi immobili, le labbra socchiuse e il respiro affannato. Eh sì, è proprio cotto a puntino.
Gli lecco il cazzo, senza farlo uscire dalle mutande. Bagnando il tessuto con la mia saliva, questo aderisce completamente al membro eretto, rivelandomene le dimensioni. È grosso e, adagiato sulla sinistra, sembra sfiorare il margine del fianco. Un cazzone di tutto rispetto e io non vedo l’ora di assaggiarlo.
“Dai, tiralo fuori!” lo sento sospirare, mentre mi sono fermato a osservargli il pisello.
Non me lo faccio ripetere e afferro l’elastico degli slip, tirandolo verso il basso. Chiudo gli occhi mentre compio questo movimento. Aspiro l’odore di maschio che si espande nell’aria e, appena gli ho abbassato del tutto le mutande, sento il suo cazzone colpirmi la guancia. Schiudo le palpebre e mi ritrovo davanti un bastone davvero notevole. Sono più di venti centimetri, spessi e coperti da vene palpitanti. La cappella luccica, bagnata da un misto tra la mia saliva e i suoi umori.
“Ti piace?” mi sussurra dall’alto.
Non rispondo. Apro la bocca e lo accolgo tutto dentro di me, fino a sentirlo nella mia gola e a toccare con le labbra i peli accorciati del suo pube.
“Oh cazzo” esclama.
Tenendolo a fondo nelle mie cavità, prendo a succhiare lentamente, dandogli prova delle mie abilità. Sollevo gli occhi e lo vedo ancora fisso a guardarmi, con la bocca socchiusa in un’espressione di evidente stupore. Non deve essere abituato a un abile pompinaro come me.
Per respirare lo faccio uscire un po’ dalla mia bocca. Riprendo fiato e inizio a spomparlo, muovendo la testa avanti e indietro. Non lo faccio uscire mai del tutto dalle mie labbra e ripeto più volte il movimento, continuando ad aumentare il ritmo. Mi interrompo dopo alcuni minuti, mi stacco da lui e gli osservo il cazzone che penzola duro ed eretto nell’aria. Mi abbasso con la bocca e vado a leccargli le palle, inghiottendole una alla volta e succhiandogli per bene lo scroto.
Lui mi poggia una mano sulla testa e, continuando ad ansimare, mi riporta la bocca alla cappella, quasi a chiedermi di riprendere la pompa. Mi ci dedico volentieri, proseguendo con impegno a mungergli il cazzo. La foga che ci metto è tanta che a un certo punto il maschietto mi blocca con la mano e mi fa allontanare dal suo pisello. Mi prende con le mani sotto le ascelle e mi fa sollevare.
“Vedi che avevo ragione che sei un furbetto?” mi bisbiglia all’orecchio.
“Allora mi fermo!” gli rispondo con un sorriso.
“E invece ti giri, adesso!”
Ubbidisco subito, mi stacco da lui e mi appoggio con le mani alla scrivania, girandomi a guardarlo con un’occhiata da porca. Lui si toglie le scarpe i pantaloni. Nudo e col cazzo ondeggiante, si avvicina rapido a me. Anch’io mi tolgo le scarpe e mi slaccio i pantaloni. Con un gesto deciso lui me li abbassa e me li sfila dai piedi. Siamo entrambi nudi e desiderosi di andare fino in fondo.
Per un paio di minuti non succede niente. Mi giro a guardarlo e lo vedo osservarmi il culo con gli occhi accesi dal desiderio e il cazzo in una mano. Si sta masturbando fissandomi il culo. Decido di stimolarlo, mi prendo le natiche e me le allontano, mettendo in mostra il mio buchetto palpitante.
A questa visione non resiste, mi si accosta completamente e mi fa sentire la sua erezione che mi scorre tra le chiappe.
“Non sai che voglia di culo ho! La mia ragazza non vuole mai darmelo e adesso voglio rifarmi” mi sussurra, baciandomi il collo.
Per nulla sorpreso da queste sue parole, mi volto un po’ verso di lui e prendo a baciarlo con decisione. Intanto mi porto una mano al buco e inizio ad allargarmelo un po’. Non che ne abbia particolarmente bisogno, data la frequenza con cui scopo, ma la mazza che ha tra le gambe il ragazzo è davvero notevole. Lui si accorge dei miei movimenti e pensa bene di aggiungere un suo dito ai miei due che già mi sono infilato dentro.
“Cazzo se sei aperto!” dice, staccandosi da me. Decido di allontanare la mia mano, lasciandolo da solo all’opera col mio buco. Non si fa pregare e arriva a infilarmi dentro quattro dita, aggiungendole una dopo l’altra. Le muove dentro di me, facendomi sussultare dal piacere.
Improvvisamente le estrae, si sputa sulla mano e si umidifica l’asta. Punta il mio buco e spinge. Faccio appena in tempo a rilassare i muscoli che la sua cappella è già tutta dentro. Si ferma un attimo per assestare il colpo e poi riprende a spingere. Scivola rapido dentro il mio retto spanato e io mi sento completamente pieno di cazzo. Quando arriva in fondo, entrambi ci lasciamo andare a mugolii di piacere.
Lo sento vibrare dentro di me. Il toro si impunta per bene coi piedi a terra, mi afferra un fianco e una spalla con le mani e inizia la sua cavalcata. Prende a scoparmi lentamente, quasi a permettermi di prendere confidenza con le sue considerevoli dimensioni. Non sa esattamente che non ho alcuna voglia di delicatezza in questo momento.
“Scopami più forte” gli dico.
Aspettava chiaramente un mio cenno e subito aumenta il ritmo della monta, dandomi dei colpi decisi che mi fanno sbattere contro la scrivania. Mi sistemo meglio anch’io, abbassandomi a novanta e inarcando il culo per facilitargli la scopata. Sento alle mie spalle un mormorio di apprezzamento e sento il cazzone scivolare più agevolmente dentro di me.
È forte e deciso il maschio. Si capisce che ha bisogno di sfogare una voglia inespressa da troppo tempo e io sono qui apposta per soddisfarlo. Lo incito a darmi più cazzo e lui inizia a darmi della troia e della puttana, intuendo quanto io stia gradendo il suo trattamento.
Sono almeno quindici minuti che ho il suo cazzone piantato dentro di me. Con una mano prendo a massaggiargli le palle che sento sbattere piene contro il mio culo a ogni suo colpo. Lo sento tremare sotto il mio tocco ed è questa la goccia che fa traboccare il vaso.
“Io ci sono quasi. La vuoi?” mi sussurra.
“Dammela. Riempimi il culo, dai”.
“Ottima risposta, troietta”.
Il cazzo si ingrossa ancora di più nel mio culo, lo pianta tutto dentro e finalmente si lascia andare. Con un ruggito possente, prende a schizzare dentro di me. Otto fiotti decisi mi pompano sborra nel retto, riempiendolo. Spossato, si accascia sulla mia schiena baciandomi il collo.
“Fantastico. Voglio rivederti” mi fa, facendomi sorridere soddisfatto.
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