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A metà con mia figlia - 02 La reazione


di Eriaku
09.08.2023    |    19.443    |    10 9.7
"Non si è tolto nemmeno le scarpe per scoparmi..."
2. La reazione

È evidente, mio marito ha scelto sua figlia per soddisfare il suo appetito sessuale a causa del mio negarmi. Forse l'ha scelta anche per essere più sicuro che la relazione non uscisse dalle quattro mura domestiche, non diventasse di dominio pubblico. O forse la scelta è ricaduta su di lei solo perché è una bellissima giovane ragazza, con un fisico da gazzella, corteggiata ed ammirata. Ma guardami, chiusa nella mia auto che cerco di immedesimarmi in mio marito, per capire come gli è venuta l’idea di farsi la figlia.

Assurdo.

Metto in moto, raggiungo l’hotel e prendo il mio posto. Non so come mi comporterò nei prossimi giorni, non so cosa farò, devo riflettere. Mio marito mi tradisce e per giunta lo fa con mia figlia, sua figlia! Chissà da quando, sembravano affiatati per essere la prima volta. E se non lo fosse stata?

Mi rendo conto che non posso saperlo, chissà anzi quante altre volte lo hanno fatto nel nostro letto, in che modi, quante volte le è venuto dentro. Un nuovo fiotto di umori mi scende tra le gambe, i pensieri che si diradano mentre un ragazzo abbronzato, in felpa e bermuda entra dalla porta principale dopo aver strisciato la tessera magnetica.

Dio, se il direttore entrasse ora, sarei licenziata. Ma cosa mi è saltato in mente? E se lo raccontasse a qualcuno? Sarei rovinata…Mattia e Lucia saranno ancora nel nostro letto? Nudi e intrecciati nel sonno od in nuovo concitato amplesso? A mio marito spesso una non basta…Ma quanta ne aveva nelle palle quel tipo? Per fortuna prendo la pillola….

Ho il cervello che gira a mille.

Una ridda di pensieri sconnessi si sussegue nella mia testa mentre nuda dalla vita in giù con la camicetta aperta che lascia scoperti i seni nudi e arrossati, spremuti fuori dalle coppe del reggiseno ancora allacciato, sono seduta su un lettino ad una piazza.

Mi tampono la passera con dei fazzoletti nel tentativo di fermare il flusso di sborra che continua ad uscire, lo sguardo che percorre lo squallido stanzino dove mi sono fatta ripassare come una troia da strada.

La gonna è ridotta ad un mucchio informe, la giacca vicino alla porta lo stesso. Le mutandine appallottolate ai piedi del letto dove il ragazzo, dopo averle usate per pulirsi l’uccello, le ha buttate. I sandali, li ho ancora.
Non posso credere a cosa ho fatto, sarà stata una forma di reazione? Forse mi sono semplicemente bevuta il cervello. Quale altra spiegazione potrebbe esserci per accogliere un ospite dell’hotel in cui lavoro con "Cosa posso farle?"

Il resto è appannato, ricordo di aver incrociato il suo sguardo vacuo, specchio del mio anche se per altri motivi a giudicare dagli occhi arrossati, e poi è come se mi fossi spenta. So solo che poco dopo ero seduta sullo stesso divano letto dove sono ora, con le tette al vento.

Mi sono lasciata imboccare con un cazzo diverso da quello di mio marito dopo oltre vent’anni, guidata da una mano sul capo diversa dalla sua. L’ho pompato come lui mi ha insegnato a fare, insalivandolo per bene, segando la parte che non riuscivo ad infilarmi in bocca, arrotando la lingua intorno alla cappella mentre la succhiavo come una caramella, le guance incavate, il mento sbavato. Succhiavo e leccavo, incitata solo dai sospiri dell'ospite sconosciuto.

Mi sono lasciata stendere e denudare, sputare sulla fica.

Mi sono lasciata penetrare, mordendomi un labbro per smorzare il gemito uscitomi dalla gola mentre quel randello duro ed esigente si faceva strada nella mia fica gonfia di umori. Nessun preliminare, non che ce ne fosse bisogno. Si è fatto largo dentro di me senza sforzo, fino in fondo, un'unica spinta che ha dato il via alla trombata fedifraga.

Mi sono lasciata fottere come una puttana, forte e veloce, a cosce larghe, qui nel retro dove si dovrebbe solo dormire. Le braccia strette alle sue spalle tanto quanto la fica veniva spalancata dalle sue spinte. Dopo giorni di astinenza, venivo chiavata. Lo sentivo grosso, caldo, mentre rudemente mi possedeva. Quanto mi ha tenuta sotto non lo so, riuscivo solo a sentire le botte potenti del suo bacino con cui mi schiacciava il clitoride, la felpa ruvida sui capezzoli nudi, gli sbuffi nell’orecchio ad accompagnare la scopata.

Mi sono lasciata andare ad un orgasmo bestiale, attutito mordendo la sua spalla, mentre continua a martellarmi imperterrito.

Mi sono lasciata riempire di sborra, calda e copiosa, mentre affondato dentro di me fino all’osso come a volermi entrar dentro anche con i testicoli, li svuotava nel mio ventre. È rimasto fermo così, sopra di me, fino a completare la sborrata. Mi sono sentita una cagna, che docile aspetta lo sgonfiarsi del nodo del maschio. Una volta finito di schizzare, si è sfilato senza dire una parola, come se niente fosse ha usato le mie mutandine per tamponarsi l’uccello grondante e tiratosi in piedi lo ha rimesso nei bermuda. Voltatosi se ne è andato senza un’occhiata. Non si è tolto nemmeno le scarpe per scoparmi. Mentre varcava la porta una lama di luce lo ha illuminato in viso, non molto più grande di mia figlia, ho pensato.

Nello stesso istante lo sperma ha cominciato a colare.

In qualche modo, sfatta ma composta sono riuscita a finire il mio turno. Ho continuato a rivivere tutto per il resto della notte, l’amplesso incestuoso sostituito dalla scopata animale con lo sconosciuto, ogni volta che una fitta mi colpiva il basso ventre, la passera ancor gonfia e contusa. Al cambio turno sono letteralmente corsa via.

Mi sono sbarazzata delle mutandine e dei fazzoletti pieni dello sperma di quel ragazzo in un cassonetto, come una ladra. In casa, sono combattuta fra una doccia e controllare la situazione nella mia camera. Vince la doccia, dieci minuti nei quali cerco di ripulire altro oltre il corpo. Avvolta in un telo, mi dirigo in camera e trovo mio marito da solo.

Indossa solo un paio di boxer, ed il suo pisello svetta nella classica erezione mattutina. Ad un tratto sento il bisogno di riaffermare il mio possesso. Un’altra reazione irrazionale forse, ma mi spinge comunque ad abbandonare il telo bagnato interra e, salita sul letto, a prenderglielo in bocca. Come fatto con il giovane dell’hotel, metto in pratica tutta la tecnica affinata in questi anni. Lo afferro alla base, percorrendolo con lente leccate a lingua piena che si interrompono sul meato. Prendo in bocca le palle, una per volta, e le insalivo, l’uccello duro poggiato sulla mia faccia. Mattia si sveglia giusto in tempo per vedermi mentre lo inghiotto per una buona metà.

Sorride, il bastardo.

Voglio farlo un po’ soffrire quindi lo graffio con i denti. Gli scappa un gemito di dolore, ma il cazzo nella mia bocca si contrae. Proseguo il lavoro di bocca, voglio farlo sturbare. A guance incavate per intensificare la suzione, tengo in bocca solo la cappella e lo masturbo per tutta la lunghezza. Comincia ad ansimare, in risposta succhio ancora più forte e vengo ricompensata dalla sua mano che mi stringe il capo mentre eiacula flettendo le anche a scatti lievi.

Docile, aspetto che finisca per poi sputarlo come ho sempre fatto quando d’un tratto ho un pensiero allarmante: Lucia lo ingoia, forse? Spinta da un senso di rivalità che non sapevo di avere, mando giù tutto. Inghiotto fino all’ultima goccia di sborra. Alzo gli occhi e vedo Mattia che mi guarda sorpreso ma soddisfatto, e mi sento come una brava bambina.

L’euforia per quella vittoria subito oscurata da un altro pensiero fulminante: Avrà insegnato anche a nostra figlia come gli piace farselo succhiare?
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