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Gay & Bisex

Il primo pompino


di sportivobsx
11.12.2017    |    47.963    |    15 9.7
"Mia mamma è uscita, dovesse tornare all’improvviso gli diciamo ti sto aiutando con i compiti”..."
Inutile negarlo, la prima volta bene o male la si ricorderà sempre. È così anche nel mio caso, ancora ricordo quel pomeriggio di metà settembre di ormai tanti anni fa, quando da poco 16enne assaggiai per la prima volta il membro maschile. Ripenso spesso al quel pomeriggio e come ogni volta quando il pensiero torna lì devo farmi un gran segone.

Erano i primi anni del nuovo millennio, i porno andavano di moda ancora in dvd e non diffusi via internet come ora. Eravamo un gruppetto di amici del quartiere in cui vivevamo, passavamo le belle giornate insieme, nel nostro rione o alternativamente a casa di uno di noi. Sei ragazzi, tutti dai 15 ai 19/20 anni. E come tutti eravamo pieni di voglia. Spesso qualcuno riusciva ad avere qualche dvd porno preso da chissà dove e ci si fiondava a casa di uno a seconda di quale fosse libera, a vederlo.

Sapevo già cosa piaceva a me e ogni tanto un occhio sul membro degli altri lo buttavo sempre, ma tutti erano sempre troppo impegnati a guardare il video e a menarselo che nessuno se ne accorgeva mai. Quell’anno ad agosto non andai in vacanza, restai a casa e della compagnia c’era solo un altro ragazzo, aveva già 18 anni ed era uno dei più grandi del gruppetto. Passai quel mese praticamente solo con lui, tra pomeriggi in piscina, a giocare alla nintendo e a guardare porno, ovviamente. Essendo solo in due ce lo commentavamo, ce lo confrontavamo, una cosa naturale tra amici maschi. Lui mi diceva per avere appena compiuto 16 anni ero già bello sviluppato, e io commentavo il suo uccellone, già bello che formato definitivamente.

Non mi stupii nemmeno quando un pomeriggio, mentre guardavamo il solito dvd, mi propose di prendercelo in mano a vicenda. La tesi di Luca (il nome di questo mio amico del gruppo) era che se te lo toccava qualcun altro era più bello di toccarselo da soli e sembrava di scopare. Così abbiamo fatto diverse volte, ovviamente nel mentre commentavamo il video del momento con le performance della tipa. A lui forse piaceva davvero quella, io invece mi dedicavo al suo uccello, era così bello sentirlo nella mano, lavorarlo per bene e poi vederlo sborrare mentre intanto lui lo segava a me.

Arriviamo a metà settembre, gli altri ormai erano tutti tornati e tutto tornò alla normalità. Sto salendo dalla cantina e lo incrocio nell’atrio a prendere l’ascensore e lì mi fa una proposta: “Ci facciamo una sega io e te da soli oggi?”. Ovviamente gli dico di sì, ma io non sono a casa da solo e lui nemmeno. Mi propone quindi di vederci per le scale del condominio, quelle prima dell’ultimo piano dove lui abita, tanto lì non passa nessuno e chiunque da lì sale e scende in ascensore. E così fu. Dopo un po’ eravamo seduti uno di fianco all’altro per le scale del palazzo. Niente porno, niente giornaletti, solo io e lui lì. Mi chiede di tirarlo fuori io, così faccio, me lo prende in mano e mi dice “ti faccio vedere come voglio me lo fai” e inizia a prenderlo con due mani, una è sotto ad accarezzare le palle e la base dell’asta, l’altra lo tocca dolcemente sulla cappella e sulla parte iniziale. È molto bravo e fa su e giù alternando sia la velocità che il modo in cui lo stringe nella mano. Dopo un po’ smette. “Ora fallo a me”.

Gli sbottono i pantaloni, giù la zip, apro le mutande ed eccolo che esce. Già bello duro, dalle palle belle pelose, l’asta venosa e la cappellona completamente scoperta. Lo prendo in mano e inizio dolcemente a lavorarlo così come lui aveva fatto col mio. Come è caldo, come scivola bene tra le mie mani calde, come è bello vedere e sentire la pelle che lo ricopre completamente e poco dopo che lo scappella tutto. Ormai è durissimo, mi fa quindi cenno di smettere, vuole alzarsi in piedi perché è più comodo. Resto seduto, lui in piedi di fronte a me e continuo a segarglielo in quel modo. Poco dopo mi fa smettere, mi guarda e mi dice “vuoi provare a prenderlo in bocca?” Gli dico di sì e a quel punto lascia fare a me.

Ho il suo cazzo durissimo in mano, tolgo una mano mentre con l’altra continuo a toccargli le palle, lo avvicino alle labbra, tiro fuori la lingua e la appoggio sulla cappella. Una piccola leccata, poi un’altra e un’altra ancora finchè arrivo a leccargli vigorosamente tutta la cappella. Appoggio le labbra, le apro e ne prendo in bocca un pezzo. Un brivido mi percorre la schiena, non sto quasi più capendo cosa sto facendo, so solo che mi piace, un gusto strano, ma buonissimo. Ho quasi tutta la cappella in bocca, mi fa segno di tirarlo fuori.

“Scusa devo andare, ci abbiamo messo troppo, mia madre deve uscire e gli aveva detto andavo in cantina e salivo subito. Ci sentiamo dopo”.

E così ognuno torna a casa sua, non so descrivere com’ero in quel momento, contento per averlo finalmente assaggiato ma dall’altra parte no, mi aveva interrotto sul più bello, nel momento in cui stavo iniziando a gustarlo come si deve. E mi viene anche il dubbio non gli piaceva e quindi avesse voluto smettere.

Sono nella mia stanza, sarà passata mezz’oretta e suona il telefono di casa. È lui. “Sei libero adesso? Vieni su da me. Mia mamma è uscita, dovesse tornare all’improvviso gli diciamo ti sto aiutando con i compiti”.

In poco sono da lui, andiamo nella sua stanza, chiude la porta. Si è cambiato, ora indossa dei pantaloncini. “Riprendiamo da dove eravamo rimasti”, le uniche parole prima di farmi sedere sul suo letto e lui venire in piedi davanti a me. Gli abbasso i pantaloncini, ha pure cambiato le mutande visto che ora ha degli slip verdi, li abbasso ed esce di nuovo il cazzo che avevo assaporato poco prima. Non più duro, ora molliccio.

Mi accovaccio leggermente e lo metto in bocca, non essendo ancora duro riesco a prenderlo pressochè tutto, faccio su e giù finchè non diventa bello duro. Poi è lui a guidarmi, mi dice di leccargli le palle, poi di succhiarle una alla volta, di salire sbaciucchiando l’asta, poi di leccarla, poi di leccare tutto il cazzo come fosse un gran gelato, infine di prenderlo per bene in bocca.

A questo punto mi chiede di alzarmi e di inginocchiarmi. Viene vicino, mi mette entrambe le mani dietro la testa, mi dice di aprire la bocca, me lo mette dentro, stringo le labbra a ventosa avvolgendo il cazzo e inizia piano piano a scoparmi la bocca. Metto una mano lungo le sue gambe, l’altra dietro sul culo in modo da stringerlo bene verso di me. Andiamo avanti così qualche minuto, alterna momenti in cui mi scopa la bocca piano piano ad altri in cui va velocissimo. Intanto io sborro direttamente nei pantaloni, lui poco dopo, prima lo tira fuori e poi viene nella mia mano.

“Deve restare tutto tra di noi, capito?”. Ovvio che deve essere così. Riscendo a casa mia, col gusto di cazzo in bocca e la consapevolezza quel pomeriggio non lo avrei mai dimenticato e che il cazzo è davvero magnifico.
Qualche mese dopo gli feci un altro pompino completo sempre in camera sua, poi lui partì per studiare all’estero e nel frattempo la sua famiglia si trasferì.

Un paio di anni fa è tornato a vivere non molto distante da me, lo incrocio a volte in palestra, so non è sposato e nemmeno fidanzato. Io faccio finta di nulla, lui capita che quando lo vedo solo in mutande se lo tocca ben bene. So che se volessi potrei rifare qualcosa con lui, ma non voglio, il ricordo di quelle due volte è qualcosa di così indescrivibile che sarebbe un peccato rovinarlo.


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