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LA VITA IN UN PICCOLO PAESE - 8


di gioviaf
24.08.2018    |    20.992    |    5 9.5
"Guido brucia dalla voglia di mettertela, è bello chiavare in tre..."

Simona Brou e suo figlio cenavano. La donna, con addosso l’accappatoio che le copriva le nudità, guardava Guido che mangiava e che di tanto in tanto le sorrideva. Anche lei sorrideva, mostrando il viso felice della donna soddisfatta, inebriata e immersa nella pienezza della sua sensualità.

“Mangia, mio caro, bisogna che sii sempre in forza per me perché io non ti lascerò tranquillo ora che l’irreparabile è accaduto. Sono felice di essere la tua amante”. “Ma come hai potuto attendere così a lungo prima di… tu sei così sensuale, e così calda, mamma, non posso pensare che tu sia rimasta casta per tutto questo tempo”. “Hai visto ieri la signora Yvonne? E’ bello guardare da quel buco. E hai ben guardato la ragazza? Mi sembra perversa, molto perversa, Yvonne è riuscita quasi subito ad attirarla. Comprendi, noi ci occupiamo molto delle donne che trovano qui da noi delle cose, e tornano come attirate dal miele. Ce ne sono alcune che sono ingenue, che non sanno nulla, ma a poco a poco Yvonne o io le facciamo parlare e spesso si lamentano, di solito non provano la gioia del piacere. Tu conosci gli uomini di paese, non sono dei veri innamorati o amanti come li desiderano le donne. Qui noi parliamo molto d’amore e poi, più tardi, parliamo di voluttà. Vedi? ti racconto tutti i miei segreti”.

“Ti piace parlare di questo, mamma, sei una appassionata, ti piace ed è quello che ti interessa di più, credo”. “Ora sei tu il centro delle mie attenzioni. Avevo sempre saputo che saresti diventato il mio amante. Lo desideravo con tutte le mie forze”. “Ma non mi hai detto cosa facevi in attesa che io diventassi quello che sono”.

“Quando ho preso questo magazzino ho fatto alcune trasformazioni ed ho assunto la signora Yvonne. Tu la conosci e sai che è una bella donna oltre ad essere una esperta venditrice. Ci siamo subito capite, il magazzino progrediva, la clientela aumentava ed ero molto contenta. Per forza di cose siamo diventate intime, quasi delle amiche. Poi, un giorno... Quel mattino avevamo ricevuto un bel po’ di biancheria, delle calze, dei reggiseni, delle mutandine ed altri articoli. Era un giorno vuoto e non avevamo altro da fare che sballare quegli indumenti e metterli negli scaffali. Vedo ancora le mani della signora Yvonne che andavano e venivano in quella biancheria piena di fronzoli. Fu allora che mi accorsi che aveva delle mani molto belle, lunghe, rosee dalle unghie curate e madreperlacee. La guardavo fare e notavo che c’era qualcosa di voluttuoso nel modo in cui manipolava quella biancheria. Non potei fare a meno di farglielo notare sorridendo.

“Avete ragione, mi rispose, mi piace tastare questa biancheria. Provo molto piacere a farlo, e’ dolce. E’ per questa ragione che mi piacciono le prove, quando posso far scivolare queste meraviglie attorno a un corpo. Sono una voluttuosa d’un genere un po’ speciale, la mia attenzione è per il corpo femminile perché non trovo nulla di più bello. Le rotondità. Le gambe, il deretano, il seno di una donna, e poi i bei visi femminili. Adoro il salone delle prove, per me è un tempio, è lì che mi trovo a mio agio“.

Ero assorta e meravigliata. La signora Yvonne non mi aveva mai fatto pensare a questo. Capivo il suo piacere, anch’io provavo uno strano piacere nell’occuparmi della biancheria, nel farla scivolare fra le dita. Ma la signora Yvonne andava oltre. Non so quale perversità incosciente mi spinse, quel giorno, ad andare oltre. Volevo conoscere interamente la signora Yvonne, sapere quello che aveva in testa, farmi un’idea dei suoi pensieri. Avevo una guaina in mano che doveva essere della mia taglia. “Tieni signora Yvonne, poiché abbiamo un po’ di calma, mi piacerebbe provarmela addosso per apportarvi qualche eventuale correzione“.

Lei alzò verso di me il viso sul quale lessi una improvvisa fiamma di gioia. Con voce tremante mi disse che era la prima volta che mi provava qualche cosa. Non fu senza un briciolo di pudore che mi spogliai sotto lo sguardo interessato della signora Yvonne. Quando non ebbi più che le mutandine e le calze, mi strinse la guaina attorno alla vita. Sentii il suo respiro forte, emozionato. I suoi gesti erano maldestri, non era più in sé, sudava e confesso che il suo odore non era sgradevole. Aveva qualcosa di sano, di netto che mi piaceva già allora. Aveva un portamento che non cessava mai di essere femminile. Noi siamo molto simili di carattere sebbene i nostri corpi siano differenti. Ben presto fui in preda ad uno strano turbamento, un turbamento che non avevo mai provato. La signora Yvonne mi s’inginocchiò davanti a me, mi toccò le gambe, la parte nuda delle cosce e talvolta aveva il naso proprio in mezzo alle mie mutandine.

Quando si alzò si portò una mano alla fronte e parve vacillare. Mi affrettai a chiederle cosa avesse. La obbligai a stendersi sul divano grigio che è sempre allo stesso posto. Mi sbarazzai della guaina e mi inginocchiai vicino a lei che sembrava svenuta. “Cosa avete? Vi sentite male?”, “No, mi passa, non mi sento male, ma vedervi così, vicina a me mentre le mie mani potevano percorrere il vostro corpo che è così bello. E’ l’eccesso di felicità per avervi potuto provare questa guaina”. Con le palpebre abbassate aggiunse “Ho vergogna di dirlo ma detesto gli uomini e sono innamorata di voi, molto innamorata”. “Ma Yvonne!”, ”Mi avete chiamato Yvonne, se sapeste come ciò mi rende felice”.

A quella frase confesso che mi sentii emozionata, confusa. Con Yvonne mi sentivo sicura. Ero amata. Pensai a diverse cose, in preda ad un fuoco di sensualità bruscamente risvegliato. Tutto diventava possibile, posai una mano sulla sua gamba che tremava. “Dovreste anche voi provare la guaina” dissi sorridendo. Subito si spogliò. A mia volta girai attorno a lei, mi occupai del suo corpo che guardavo in forma diversa. Anch’io annusai l’aroma proveniente dal centro delle sue cosce.

Come d’abitudine chiudemmo il magazzino alle 14 e invitai Yvonne a fare colazione con me. E fu lì, in quella stanza, che per la prima volta mi divertii con una donna. Fu una rivelazione, una voluttà straordinaria, di confessioni impudiche, di baci. Entrambe amavamo il godimento solitario e l’immaginazione ci aiutava. Dopo colazione, cominciammo i palpeggiamenti, il denudamento progressivo. Fianco a fianco, sedute sulle sedie della cucina, le nostre mani si cercarono, si trovarono. Poi ci abbandonammo ad una deliziosa masturbazione reciproca. Non eravamo più delle fanciulle ingenue. I nostri corpi sapevano ciò di cui avevano bisogno, cercavano quello che era perverso, vizioso, lascivo, perché io sono lasciva, mi piace talmente… Ah com’è bello il piacere di scoprirsi, di emozionarsi. Ci palpeggiavamo i seni baciandoci in bocca, le nostre cosce si aprivano, le dita frugavano, che voluttà.

“Ed ora, mamma, tu lascerai Yvonne?”, La donna stava in piedi, con i grossi seni tesi, l’accappatoio aperto, lo guardò in modo interrogativo. “Lo desideri?”: “No, io ti amo abbastanza per non privarti di tutto questo. Yvonne resta con noi e vorrei che fosse anche mia amica. Non mi ha mai dimostrato alcuna ostilità, al contrario mi coccolava. Non voglio farla soffrire allontanandola da te”. “Sei gentile, tesoro mio, anche io spero che lei diventi tua amica e che tu accetterai di entrare nel nostro mondo segreto. Vedrai come saremo felici di vivere nella lussuria. Vedrai ancora altre cose. Non ti ho ancora detto tutto”.

La sera Venne si fermò nel magazzino. Quando fu chiuso e la saracinesca abbassata, le due donne salirono nell’appartamento. Guido aveva preparato la tavola. I tre mangiarono e bevvero abbondantemente tanto da sentirsi molto accaldati. Fu Guido che cominciò a parlare. “Sapete, signora Yvonne, che vi ho vista nel salone delle prove con una bella ragazza?”. La donna arrossì, “Chiamami Yvonne, Guido. E cosa hai visto?”. “Tutto. Quella bella ragazza nuda sulle vostre ginocchia. Era bello ma avrei voluto vedere nuda anche voi…”. “Cosa preferisci, Guido, un corpo di donna fatta o il corpo di quella giovane ragazza?”. “Un corpo di donna bene in carne, con dei grossi seni, delle forti cosce e delle belle natiche”. Yvonne alzò bruscamente la testa e guardò Guido negli occhi “Tutto questo c’è moltiplicato per due in questa stanza”. “Lo so, ma è coperto”. Simona si alzò “Ebbene, venite Yvonne””.

Le due donne scomparvero nella camera da letto vicina e tornarono alcuni istanti dopo con addosso l’accappatoio. Simona disse “Rassicurati, Guido, non ci siamo toccate anche se la voglia non ci manca. Ho una voglia matta di coricarmi con Yvonne vicino a te. Oh, il libertinaggio, i nostri corpi in sudore, i gesti…”. Dirigendosi verso il figlio chiamò Yvonne “Vieni a vedere, vieni a vedere il suo membro com’è duro, vieni saziamoci di voluttà, lasciati fare, Guido”.

La donna sbottonò le mutande di suo figlio e il cazzo balzò fuori di scatto. Yvonne lanciò un grido di sorpresa “E’ ancora più grosso di quanto credessi”. “E non lo detesterai, vero Yvonne? Io vorrei che tu amassi questo bel membro come lo amo io. Noi resteremo lesbiche ma adoreremo questa bella verga, tu la prenderai fra le cosce. Guido brucia dalla voglia di mettertela, è bello chiavare in tre. Vedrai quando lui sarà sul mio ventre come mi penetrerà”. Yvonne si era abbassata sul cazzo, lo baciò, lo percorse in tutta la sua lunghezza, lo leccò, posò la lingua sulla capocchia dove già cominciava a comparire qualche goccia lucida. Lei, che non amava gli uomini, provò un grande piacere a baciare il sesso dell’amante della sua amica. Era come se baciasse la fica pelosa di Simona .La sua bocca andò su e giù, la punta della lingua si soffermò sul meato.

Simona si era messa dietro ad Yvonne sempre inginocchiata, aveva aperto il suo accappatoio ed esibito la sua nudità agli occhi del figlio poi si abbassò e slaccio l’indumento di Yvonne. “Mi piace vedervi tutte e due nude. Siete bellissime”. Simona alzò l’accappatoio dell’amica. Poi allargò le cosce e le cavalcò il dorso sfregandovi il sesso esacerbato. Simona con gli occhi socchiusi gemette voluttuosamente, Yvonne fece uscire la verga dalla bocca, la fece oscillare fra le dita, ne scappucciò la punta lubrica ammirandola. Si sentiva illanguidire sotto la fica di Simona che le lasciava una scia umida sulla schiena. Era felice di essere fra quei due, di partecipare alle loro gioie. Fra le sue cosce la fica distillava il suo nettare.

Poi tutti e tre ripresero posto vicino alla tavola. Le tre sedie erano fianco a fianco e Guido potè prendere le due donne, palparle fra le cosce che esse aprivano con compiacenza. “Senza Yvonne non sarei così sensuale come sono. Grazie a lei mi piace il cazzo, mio caro, ma amo anche la sua fica, la sua buona fica e anche masturbarmi. Mio piccolo, accarezza bene Yvonne, vedi come stiamo bene? Siamo due viziose, tu amerai Yvonne come ami me e quando vorrai potrai chiavarla col tuo grosso uccello. Chi vuoi fottere per prima?”.

Intervenne Yvonne “Vorrei vedervi in funzione voi due, madre e figlio”. Così dicendo afferrò la verga di Guido, la agitò velocemente, lo baciò sulla bocca, gli succhiò i capezzoli, lo prese per i coglioni. “Chiava tua madre, caro. Andiamo in camera sul letto, ho bisogno di masturbarmi mentre vi guarderò scopare. Ho bisogno di allargare le cosce per farmi. Su! Andiamo altrimenti incomincio a masturbarmi qui”.

Lasciando la sedia s’inginocchiò fra Guido e Simona, baciò a turno i loro sessi. Simona si mise in piedi, chiamò Yvonne “Vieni cara, guardaci, so che ti piace, ci ameremo in tre”. Le due donne si avvicinarono, si accarezzarono i seni dai capezzoli turgidi, poi si accostarono unendo i loro pubi pelosi. Guido si avvicinò, strofinò il cazzo fra le calde natiche di Yvonne ma dovette ritirarsi lestamente per non sborrare.

Entrarono nella camera da letto illuminata da una luce rosa, sensuale “Venite, venite a divertirmi tutti e due, Yvonne leccami, che ne ho tanta voglia”. Guido reagì, “E io allora rimango così da solo?ì”. Simona si mise di fianco, alzò una gamba mentre Yvonne insinuava la testa fra le sue cosce e cominciava a leccarle la fica. “Guido, baciami le natiche, ho sempre desiderato di essere leccata da due parti”. Il giovane si pose di traverso del corpo bianco, posò una mano su una natica, quindi abbassandosi si mise a baciarla. Il suo sesso era all’altezza del viso della madre. La donna lo prese e lo masturbò senza fretta. Poi chiese “Cosa fai Yvonne?” “Mi masturbo” rispose l’interpellata, dopo di che si gettò di nuovo sulla fica leccandola appassionatamente. Simona gemette “Non smettere ancora. Lui mi monterà, voglio sentire il suo cazzo, vedrai com’è eccitante il va e vieni del cazzo nella fica”.

Guido respinse Yvonne e per un istante ebbe la tentazione di mettersi anche lui a leccare la vulva aperta di sua madre ma poi preferì inginocchiarsi, puntare il cazzo sulla fica aperta e già bagnata di succhi e di saliva. Simona l’aiutò, lo mise al punto giusto appoggiandogli le mani sulle natiche per farlo penetrare meglio. Un attimo dopo emise un grido di gioia appassionata, cercò la bocca di Guido mentre le sue dita percorrevano il solco delle natiche di suo figlio.

“Yvonne, ci sono, vieni a guardarci”. Ritta Yvonne posò un piede sull’orlo del letto, la sua mano era appoggiata sul sesso aperto, aveva lo sguardo allucinato, poi di scatto ricominciò a masturbarsi. “Sborro insieme a voi due. E’ meraviglioso… vorrei anch’io…”. Ma la coppia non la sentiva, non vedeva che il proprio gesto osceno. Entrambi si accanivano nel possesso. Simona si sentiva posseduta mentre Guido aumentava il ritmo lavorando di reni. Poi vi fu un grido. Simona tese il pube con violenza mentre Guido si fermava irrigidito. Il ventre di sua madre si soddisfaceva con la sua verga. Lo sperma sprizzò ed egli si tese violentemente sprofondando dentro di lei.


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