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Io, Lalla, Filippo e.......


di Maranonperchiunque
03.04.2022    |    23.958    |    55 9.8
"La raccolsi con la lingua, mentre la mia mano gli accarezzava i testicoli..."

Finimmo in fretta di raccogliere le pesche, il pranzo ci stava aspettando.
Ciò che aveva appena raccontato Lalla mi aveva lasciata senza parole. I pensieri mi vorticavano nel cervello. Cosa avrebbe escogitato la mia amica? Sicuramente aveva già le idee chiare ed io ero curiosa di sapere.
Entrammo nella spaziosa cucina dove si stava espandendo un ottimo profumo di cibo.
In quel momento mi accorsi di avere una gran fame , non solo del mangiare, ma anche di poter accarezzare e succhiare un bel cazzo, sapendo che Filippo lo aveva: ma lui, me lo avrebbe dato ?
“Ma come siamo pensierose oggi !”
La voce di Filippo scosse i miei pensieri, mi sentii avvampare. Se avesse potuto leggere nella mia testa !
Terminato il pranzo e sbrigato le faccende in cucina, io e Lalla ce ne andammo in riva al ruscello, lontano da orecchie indiscrete.
L’acqua scorreva fresca e limpida, la sua musica era rilassante, ma non abbastanza per calmare i miei pensieri.
Ci coricammo sull’erba , all’ombra di una grande quercia. Lalla cominciò a spiegarmi ciò che aveva in mente.
Senza tanti preamboli avrebbe detto allo zio di avermi raccontato tutto e che io sarei stata contenta di giocare un po’ con loro...in fondo, che male c’era? Che impertinente!
Venne presto sera e dopo cena lo zio propose di fare una passeggiata fino in paese, visto che c’era la luna piena e non ci sarebbe stato nessun problema per il ritorno. La nonna preferì starsene a casa, sarebbe andata a dormire presto.
“Divertitevi!”
“Speriamo” pensai.
La mia amica propose di vestirci con un abitino leggero abbinato ad un maglioncino per affrontare il ritorno a casa nella notte e quando Filippo ci vide si complimentò con un fantastico sorriso.
Lui aveva indossato i jeans con i bottoni ed io sentii la mia patatina inumidirsi.....li adoro !
Ci avviammo verso il paese con lo zio fra di noi che, tenendoci abbracciate alle spalle, ogni tanto si chinava a darci un bacetto sulle guance.
Le mie mutandine cominciavano a bagnarsi.
In paese c’era una band che suonava nella piazzetta della gelateria. Trovammo un tavolino libero non senza avermi prima presentata ai suoi amici e amiche, simpaticissimi.
Era una bella serata, io mi sarei fermata ancora a sentire musica, ma sia Lalla che Filippo avevano fretta di tornare a casa.
Effettivamente era venuta notte, la luna rischiarava i nostri passi.
L’aria si era rinfrescata.
Filippo ci stringeva a sé per riscaldarci un po’, allorquando la mia amica propose di fermarci a riposare sotto la grande quercia, prima di rientrare a casa.
“ Non è che prenderemo freddo?”
“Non preoccuparti Mara, ti scalderò io!”
Guardai Lalla.
Il suo sorriso ammiccante mi rivelò che aveva già parlato con lo zio.
Ero confusa, imbarazzata e molto vogliosa.
Arrivammo alla quercia. Ai piedi del tronco c’era un grande plaid arrotolato e mentre Lalla lo distendeva , Filippo mi prese il viso tra le mani e disse :” Vuoi?”
Non ci fu bisogno di parlare.
Chiusi gli occhi e lo lasciai fare.
Le sue labbra si incollarono alle mie, la sua lingua cercò la mia con passione. Sentivo le mie gambe cedere dall’emozione, ma lui mi teneva stretta con un braccio e con una mano pian piano mi spogliava. Non sentivo freddo, anzi , un gran calore mi avvolgeva tutta, soprattutto la figa.
Avvertivo il turgore del suo cazzo.
Allungai la mano, lo accarezzai attraverso il tessuto ruvido dei jeans, cominciai a sbottonare e, mentre lui ansimava accarezzandomi il corpo ormai nudo, glielo tirai fuori, duro come il marmo, caldo e bello grosso.
Mi chinai, la luna illuminava la sua cappella lucida da cui usciva una gocciolina. La raccolsi con la lingua, mentre la mia mano gli accarezzava i testicoli.
Nel frattempo arrivò Lalla tutta nuda e, mentre, inginocchiata, mi godevo il pompino che stavo facendo, aiutò lo zio a spogliarsi.
Un fisico nudo fa sempre un certo effetto e quello di Filippo, al chiaro di luna, era stupendo. Il corpo giovane di un contadino ha qualcosa in più, esprime forza e vigore e di vigore ne dimostrava tanto con quel cazzo, duro e perfetto.
Iniziammo a giocare.
Il ruscello gorgogliava, sembrava cantasse.
Noi tre seguivamo la sua musica toccandoci, baciandoci. Le mani scorrevano sulle nostre pelli, la lingua di Filippo passava dalla mia patata alla figa di Lalla, facendoci gemere dal piacere, ma noi volevamo di più.
Filippo fu il primo a parlare.
“ Ragazze, lo so cosa volete e lo voglio anch’io, ma stasera è impossibile. Non ho mai avuto una vergine, anzi, mai una ragazza e ho sentito che a volte succedono cose incredibili. Non vorrei correre dei rischi ed essere scoperti da mia madre.
Domani devo accompagnarla da sua sorella dove si fermerà due giorni. Abbiate pazienza, ma sicuramente ci sarà modo di divertirci parecchio.
A quelle parole noi, che in quel momento stavamo lussuriosamente leccandogli il cazzo, ci bloccammo guardandoci negli occhi spalancati.
Cosa aveva appena detto ? Mai avuto una ragazza?
“ Ma zio, cosa dici, allora dove hai imparato a fare tutte queste cose che ci piacciono tanto ?”
All’improvviso scese un silenzio imbarazzante, il suo bel pisello si ammosciò tra le mie mani.
Lalla gli si inginocchiò accanto, mentre io gli accarezzavo i testicoli.
“Dai , raccontaci zio!”
“Non è facile raccontare certe cose, non le ho mai rivelate a nessuno, ma forse è arrivato il momento. Penso che voi siate in grado di capire”.
Ci sedemmo stringendoci a lui e coprendoci col plaid.
La luna ci osservava, muta e luminosa.
“ Vedete, ragazze, fino a sedici anni sono stato un po’ bruttino, le ragazze non mi guardavano. Io avevo sempre il cazzo duro e mi facevo delle gran seghe . Mi piaceva da morire una ragazza più grande di me, ma lei non ne voleva sapere. La sognavo ogni notte e a volte sborravo dormendo. Al mattino mi vergognavo molto, ma mia mamma, che trovava le tracce, diceva che era normale.
Avevo una gran voglia di figa, ma non sapevo nemmeno da dove cominciare.”
Allungai la mano a cercare il suo pisello e incontrai quella di Lalla.
Cominciammo ad accarezzarglielo dolcemente, mentre lui continuava a raccontarci.
“ Andò così per tanto tempo ed ero sempre più triste, finché una notte sentii qualcuno entrare in camera, ma , siccome stavo dormendo, credetti di sognare..
Il “sogno” fu che una persona cominciò ad accarezzarmi il viso dandomi baci, anche sulla bocca, e poi pian piano scendere lungo il corpo fino ad arrivare al mio cazzo che nel frattempo era diventato un sasso.
Era una mano piccola, delicata. Mi menava il cazzo con maestria; mi piaceva da morire, non avrei più voluto svegliarmi. Stavo per sborrare quando sentii la sua lingua che mi leccava lungo l’asta, la sua bocca che me l’ingoiava.
Il calore delle sue labbra e l’umido della saliva era troppo eccitante e il mio cazzo ebbe un’esplosione di sperma.
Continuai a dormire soddisfatto e al mattino mi svegliai felice.
Sulle lenzuola e nel pigiama non trovai tracce di sperma, strano.
Ogni sera andavo a dormire sperando di ripetere il sogno, ma non succedeva, finché una notte in cui non riuscivo ad addormentarmi, sentii aprire la porta.”
Io e Lalla gli stavamo menando il cazzo ormai duro, ma a quelle parole la mia amica si fermò.
Aliquid quod Iam factum est. ( una cosa già accaduta).
La guardai sorridendo, le accarezzai la mano e riprendemmo il nostro delizioso gioco, mentre Filippo continuava a raccontarci.
“ Naturalmente feci finta di dormire cercando di calmare il mio cuore che batteva a mille. Non osavo guardare chi fosse, non volevo essere scoperto, ma ero ben sveglio, il pisello me lo stava dimostrando.
Questa volta andò subito al sodo.
Tirò fuori il cazzo duro dal pigiama e me lo spompinò ben bene finché un bel getto di sborra riempì la sua bocca, dopodiché lo rimise nel pigiama e se ne andò.
Questa volta non era un sogno ! Ma nemmeno l’altra volta !
Così, quasi tutte le sere veniva a trovarmi, finché una notte non riuscii a resistere, la presi per i fianchi, la rigirai sul letto, le salii sopra e le infilai il cazzo in figa. Era pronta a ricevermi , fradicia di umori. Gliela riempii subito, tanto ero eccitato. Era la prima volta che scopavo ed è stata una ebbrezza assoluta ! Il mio cazzo era ancora duro e continuai . La sentivo gemere dal piacere, mi abbracciava e mi baciava con la lingua in bocca.
Aprii gli occhi e la vidi.
Era mia madre e mi stava guardando con amore.
Non mi importava. Anche io l’amavo e facemmo l’amore tutta la notte coccolandoci a vicenda.”
Io e la mia amica eravamo esterrefatte, le nostre mani si fermarono, il cazzo palpitava tanto era duro.
“ Eh no ragazze ! Ora mi finite il lavoro, altrimenti domani ...niente !”
E noi lo finimmo, con la lingua , con la bocca, con le mani, aspettando il nostro domani.
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