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Lui & Lei

E poi, finalmente....


di Maranonperchiunque
07.01.2020    |    6.750    |    30 9.6
"Sentivo il suo membro gonfio che mi stava desiderando..."

E poi, finalmente....
Era autunno, una bellissima giornata di sole. Una brezza tiepida invitava ad uscire, trascurando le innumerevoli cose da fare in casa. Non ci pensai troppo, un rapido sguardo allo specchio, i capelli severamente raccolti a coda dietro la nuca erano perfetti, un ritocco al trucco, un leggero rossetto sulle labbra e i miei orecchini di brillanti preferiti, ai lobi delle orecchie, sembravano ammiccare divertiti, facendomi sorridere.
Indossai i miei amati pantaloni neri attillati e maglietta abbinata, sulle spalle un giubbotto rosso imbottito e ai piedi un bel paio di stivaletti dal tacco altissimo.
Presi al volo la borsetta e le chiavi di casa e via, per non so dove !
Mi diressi verso il centro città.
Il viale alberato era magnifico.
Un leggero vento smuoveva foglie che il sole illuminava, facendole brillare. Pareva un viale d’oro.
Alcune volteggiavano un po’ per aria, prima di depositarsi dolcemente a terra.
Cominciai a guardare qualche vetrina.
Effettivamente stavo pensando di comprarmi qualcosa di carino per l’indomani sera.
Marina, la mia cara amica, avrebbe compiuto gli anni e mi aveva invitata a casa sua.
Ci sarebbe stata una grande festa con numerosi invitati.
“ Almeno ti decidi ad uscire un po’ dal tuo guscio” ...mi disse, con ragione.
Camminavo e guardavo, osservavo e scansavo la gente distratta.
Poi, all’improvviso, notai una vetrina fuori dal comune, piena di abiti, neanche un pantalone.
“ Ecco _ pensai_ un’occasione per cambiare qualcosa! “
Entrai decisa.
Per fortuna le commesse erano occupate e potei girare indisturbata tra i vari scaffali.
E infine lo trovai! Bellissimo! Indescrivibile! Nero.
Lo provai, con una certa emozione.
Sembrava fosse stato cucito per me.
La profonda scollatura metteva in risalto il seno finendo sulle spalle con un pezzetto di manica bordata da piccoli cristalli.
Anche la schiena rimaneva scoperta e, scendendo con lo sguardo, potevo osservare quanto il mio sedere fosse deliziosamente fasciato.
Anche il bordo, a cinque dita dal ginocchio, finiva con un giro di cristalli.
Mi piacque e lo comprai, impaziente che arrivasse l’indomani sera.
E l’indomani arrivò.
Come intimo indossai solo il reggiseno e un paio di autoreggenti nere velatissime.
Sul mia corpo nudo l’abito mi stava come una seconda pelle.
Pettinata, truccata, due gocce di profumo dietro le orecchie e sui polsi, un paio di décolleté ai piedi, uno spolverino, la borsetta, il pacco regalo per la mia amica e viaaa !!
La bella villetta di Marina non era molto distante dalla mia abitazione, valeva la pena fare una passeggiata, visto che era ancora chiaro.
Arrivai che c’era già gente che non conoscevo e a cui Marina mi presentò, notando, con imbarazzo, certi sguardi maschili che mi stavano spogliando. In fondo, anche se sono timida, la cosa mi diverte.
Mi piace essere desiderata.
Stavo chiacchierando con una signora molto simpatica quando mi sentii dire :” Ciao Mara, che bello rivederti !”
Quella voce, un tuffo al cuore ! Non può essere lui, se ne è andato all’estero anni fa e non è mai tornato !
Mi girai lentamente sperando, sperando ardentemente fosse lui..Jonatan.
E mentre mi stavo girando in un lampo mi esplosero i ricordi, io e lui, i due anni passati insieme, innamorati e felici, prima della mia sbandata.
Mi girai.
Era lui, Jonatan, bello come il sole !
Non fu facile salutarlo tenendo a bada le emozioni che mi stavano sconvolgendo.
Lo presentai alla signora e ci eclissammo verso il tavolo dei beveraggi prendendoci un bicchiere di prosecco.
Eravamo entrambi imbarazzati e emozionati, per cui ci appartammo in un angolo dove potemmo raccontarci come avevamo vissuto in quei tre anni di lontananza.
Così seppi che era tornato da pochi giorni e non sarebbe ripartito. L’azienda presso cui lavorava lo aveva bisogno in Italia.
Aveva chiesto di me a Marina e lei lo aveva invitato alla festa. Si, la mia amica sapeva del mio rimorso e di quanto rimpiangessi Jonatan. Era sicura che la sorpresa mi avrebbe fatta felice.
Poi ci sedemmo a tavola vicini, chiacchierando allegramente tra un boccone e l’altro. Il buon cibo e l’ottimo vino ci stavano aiutando a sciogliere ogni vecchia barriera.
Ma ormai la festa stava finendo. Dopo la torta e il brindisi si stava facendo tardi e qualche ospite stava già accomiatandosi.
Ora di tornare.
Tristezza.
“ Ti spiace se ti accompagno a casa ? Ormai è notte e mi hai detto che sei a piedi”
Ero sicura di non averglielo detto...che biricchino !
Salutammo chi era rimasto, un abbraccio con un grazie a Marina ed uscimmo.
La notte ci accolse con le sue luci e ombre immerse in un’aria tiepida che consigliava di passeggiare per smaltire la cena.
Mi venne spontaneo prenderlo sottobraccio, pareva di essere tornata indietro nel tempo, ma consapevole più che mai di avere perduto una persona straordinaria.
Passeggiavamo in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri.
Il vento durante il giorno aveva fatto cadere le foglie e i nostri passi , sollevandole , le facevano frusciare, era come una musica che ci accompagnava nel nostro cammino, verso dove ?
Poi, all’improvviso si chinò, prese una manciata di foglie e me le tirò addosso ridendo, poi un’altra e un’altra ancora.
Era un gioco che ci era sempre piaciuto fare, ci faceva tornare ragazzini e allora raccolsi anch’io manciate di foglie tirandole per aria. Alla luce dei lampioni sembrava piovesse oro..oro..oro
Poi mi spinse contro un albero abbracciandomi stretta e baciandomi con tutta la passione di cui era capace.
Quanto avevo sognato quel momento, quante volte avevo immaginato di sentire la sua lingua che cercava la mia ?
Mi avvinghiai a lui rispondendo ai suoi baci, passando la mie dita fra i suoi capelli, stringendolo forte a me, pazza di gioia. Sentivo il suo membro gonfio che mi stava desiderando. Sentivo le sue mani che mi frugavano, mi accarezzavano il seno, la schiena. Mi baciava e mi sussurrava che mi aveva sempre pensata, prima con odio che si era trasformato in una grande nostalgia ed era ritornato amore. Mi baciava e mi chiamava puttana e poi amore mio.
Mi baciava e mi diceva che per tutta la sera aveva aspettato questo momento, immaginava di stendermi sul tavolo, di alzarmi il vestito, allargarmi le gambe e scoparmi lì, davanti a tutti, facendomi urlare dal piacere .
Lo baciavo e piangevo, la mia patata aveva un bisogno folle del suo cazzo, lo stava aspettando da tempo, da troppo tempo.
Mi guardai intorno, avevamo camminato senza renderci conto di dove stavamo andando. Vicino a noi c’era un piccolo spazio in ombra, non c’era anima viva intorno, solo silenzio, solo foglie d’oro.
Lo presi per mano e lo invitai a radunare le foglie in un angolo. Le coprii con lo spolverino e mi coricai.
Il mio abito era salito scoprendo le mie gambe velate dalle autoreggenti. Le allargai mostrando a Jonatan una vagina fremente che lo stava aspettando e lui, come una furia, si precipitò con la testa in mezzo alle mie cosce, con la lingua che mi faceva impazzire il clitoride e poi scendeva a succhiare il liquido del mio piacere, mentre le sue mani mi attanagliano le natiche. Ero in estasi, godevo, ero felice.
Ma volevamo di più.
Mi sollevai, mi misi in ginocchio:” Ed ora prendimi, sfondami , godiamo insieme, riempimi di te...ti prego, amore mio ! “
E fu così che godemmo selvaggiamente, insieme.
Si era fatto tardi, ormai faceva fresco.
“ Ti va di venire a dormire a casa mia Jonatan ?
Arrivati a casa ci gustammo una bella doccia bollente, lavandoci a vicenda accarezzando i nostri corpi in ogni dove, baciandoci, leccandolo, succhiandolo per poi fare finalmente l’amore.
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