tradimenti

Carlo 4


di Maranonperchiunque
10.04.2023    |    4.099    |    27 9.9
"Lui stava immobile col cazzo duro in mano..."
La prima settimana passò veloce. Le giornate erano calde, la spiaggia era il territorio fisso dei ragazzi che avevano fatto amicizia con un gruppo di coetanei.
Eravamo abbastanza liberi.
Mi capitava di trovare nel cesto della biancheria qualche mio indumento bagnato di sperma, pareva quasi un messaggio, ma di chi ?
A volte si andava a cenare in qualche locale in riva al mare oppure nell’ entroterra.
Fu così che una sera mi lasciai andare alla golosità esagerando nel cibo.
Mi svegliai nella notte con un gran peso nello stomaco. Andai in cucina per prendere un digestivo e in quel momento il cellulare, che Carlo aveva appoggiato su un ripiano per la ricarica, trillò per una notifica.
Non è da me curiosare nelle cose altrui, ma, temendo fosse la ex moglie nuovamente in difficoltà, lo presi e lessi.
“ Amore mio, come stai? Non riesco a dormire, ti sto pensando. Ho tanta voglia di te anche se è passato poco tempo da quando siamo stati insieme. È stato bellissimo, come sempre. I prossimi due giorni mio marito sarà via. Ti aspetto.”
Non era la moglie.
Tornai a letto con mille pensieri, ma poi finalmente mi riaddormentai.
Che strana la vita, sembriamo, ma non siamo.
Ognuno di noi recita la propria parte, secondo la convenienza; la cosa, fondamentalmente, è molto triste.
Il mattino trascorse sereno, il mare era calmo e io e i ragazzi giocammo a palla in acqua. Ogni tanto mi scivolava una spallina e io facevo finta di non accorgermi che si scopriva il seno: volevo saperli eccitati, pensarli col cazzo duro. Erano la mia vendetta.
Carlo era rimasto a casa, gli piaceva cucinare e ci avrebbe preparato il pranzo.
Ritornammo affamati e, mentre stavamo mangiando degli ottimi pansotti al pesto, Carlo ci informò che aveva avuto una chiamata improvvisa; doveva assentarsi un paio di giorni per lavoro.
Cercai di nascondere il sorriso con una forchettata di cibo.
“ Mi spiace Mara, ma non ho potuto evitare, è una cosa importante, so che i miei figli sono in buone mani e confido nella tua pazienza.”
Lo rassicurai.
Io, di pazienza, ne ho sempre tanta, finché dura.
Aveva già i bagagli pronti e, dopo un caffè e un bacetto, partì.
“Davide e Luca, su, aiutatemi che sono un po’ stanca. Mettiamo in ordine e poi vado a fare un pisolino. Voi fate i bravi vero ?”
In camera faceva caldo, ma non mi andava di accendere il condizionatore.
Mi distesi nuda e mi appisolai finché un leggero rumore attrasse la mia attenzione. Stetti in ascolto, che fosse uno dei due?
La porta era socchiusa e Davide mi stava guardando, masturbandosi.
“ Vieni Davide, vieni qui.”
Non sapeva che fare, scappare o venire?
Mi alzai sorridendo, nuda, senza vergogna. Lui stava immobile col cazzo duro in mano.
Spalancai la porta, mi inginocchiai e glielo baciai prima di ingoiarlo fino alle palle.
Lo sentivo fremere mentre lo tenevo con una mano sul sedere, l’altra a giocare con i riccioli biondi del suo pube. La mia bocca affamata gli stava facendo un pompino che non avrebbe mai dimenticato. La pelle del suo cazzo virgineo era liscia come la seta e la mia vagina pulsava di piacere.
Non amo l’ingoio, ma, all’improvviso mi arrivò un abbondante getto di sborra; era dolce, calda e la mangiai come una crema.
Pur essendo sudato Davide tremava.
Lo presi per mano: “ Vieni a distenderti sul letto.”
Le lenzuola fresche accolsero i nostri corpi sudati e le nostre emozioni.
Era bello vederlo nudo. Aveva un pisello appetitoso; avrei avuto il coraggio di possederlo?
Gli chiesi se era stato lui a guardarmi mentre facevo la doccia. Mi rispose di si, che gli piacevo tanto e cercava sempre di guardarmi e poi si masturbava.
Ma mi guardava solamente o altro e come si masturbava? Capii che non era lui a usare i miei indumenti, ma non glielo dissi.
Mi confessò che non aveva mai baciato in bocca nessuna e non aveva mai toccato una figa.
Gli presi la mano: “ Senti la mia com’è bagnata”
Le dita morbide da adolescente entrarono a esplorare la mia patatina rasata. Incontrarono il clitoride, poi le piccole labbra e infine entrarono, sprigionando un fiotto di umori.
“ Continua tesoro!”
Mentre, ubbidiente, continuava a farmi godere, gli presi il viso fra le mani, accostai le mie labbra alle sue con piccoli baci per poi penetrare con la lingua nella sua bocca in un lungo, appassionato bacio. Lo sentivo mugolare di piacere, mentre la mia mano andava a cercare e a trovare il suo cazzo nuovamente duro come una roccia.
Confesso, non seppi resistere, me lo montai a dovere mentre ci guardavamo negli occhi, mentre lo baciavo e lui mi stringeva le tette. Ero la sua prima donna, la sua prima femmina e questo pensiero mi eccitava al massimo. Munsi il suo uccello fino all’ultima goccia.
“ Mara, che giornata meravigliosa! Non la dimenticherò mai!”
“ Ne avrai altre, se vorrai”
Mi riempì di baci.
Raggiungemmo poi Luca in spiaggia.
Venne presto sera e andammo a mangiarci una pizza per poi tornare a casa. Il padre non si era fatto sentire, troppo impegnato col “lavoro”.
Guardammo un po’ di televisione e poi Davide andò a dormire.
Io, invece, andai in giardino, mi distesi sulla sdraio ammirando le stelle e pensando a Luca che si masturbava con le mie mutandine. Chissà se prima le annusava ?
Poco dopo mi raggiunse. Nella penombra era ancora più bello con i muscoli giusti di un diciottenne.
Chissà com’era il suo pisello.
“ Che caldo! Ti dispiace se mi spoglio?” Dissi cominciando a togliermi le mutandine.
“Me le puoi tenere un momento, mentre mi tolgo il resto ?” E gliele diedi in mano.
Guardai i suoi pantaloncini, si, erano gonfi al posto giusto.
La mia patatina ebbe un fremito di gioia.
Mi denudai completamente mentre lui mi guardava, poi gli presi le mani che tenevano le mutandine, gliele portai al naso: ‘Ti piace il loro profumo?”
Andai ad abbassargli la zip.
Il cazzo era duro, caldo, voglioso; non c’era bisogno di parole.
“Fammi vedere come fai a godere” gli dissi togliendogli i pantaloncini.
Mi fece vedere le mie mutandine intorno al cazzo e la sua mano che menava il tutto, sembrava in estasi.
“ Aspetta, ti faccio provare una cosa diversa”
Mi distesi sull’erba, allargai le gambe.”
“Prendimi”
Il suo cazzo era più lungo e grosso del fratello e del padre, mi stava scopando col vigore dei suoi diciotto anni, mi sentivo femmina fin nel profondo dell’anima.
Ci stavamo usando a vicenda, senza baci, senza carezze, come due animali.
“ Luca, hai già scopato con altre?”
“ No, è la prima volta. Ho sempre sognato di farlo con una troia come te. Sei una vera puttana.”
Il suo cazzo era instancabile e io godevo.
“ Oggi ho visto che hai fatto un pompino a Davide, brutta porca. Ho dovuto segarmi. Chissà cosa hai fatto poi.”
“ Me lo sono scopato.”
“Troia!”
Mi misi a ridere, lo afferrai tirandolo a me e, al ritmo dei suoi colpi di cazzo , baciai quella giovane bocca che tanto mi aveva attirata. Era morbida, carnosa ed esperta. Ora non eravamo più animali, ma due amanti, un ragazzo e la sua femmina…troia.
Mi girai scostandolo. Mi misi carponi.
“ Ora prendimi così e riempimi di sborra”
E così fece.
Ci rialzammo.
Davide era sulla porta di casa e ci stava guardando. Chissà cosa e quanto aveva visto ?
“ Davide, cosa fai alzato?”
“Luca, avevo sete e ho visto che non eri in camera.”
“ Senti Davide, quando tornerà vostro padre io dovrò tornare a casa, ma prima vorrei stare con voi due, soli soletti, a fare giochi d’amore. Ti va ?”
I suoi occhi si illuminarono, corse ad abbracciarmi felice.
E così ce ne andammo a dormire in attesa del nuovo giorno.
Dormimmo fino a tardi e, invece della colazione, preparai un pranzo veloce. I giochi ci aspettavano Giravamo per casa nudi, in piena libertà, come piace a me. Davide mi passava accanto e mi dava un bacio, Luca mi toccava la patata, io davo una leccata ai loro cazzi duri fra una rimescolata e l’altra alla pasta che stava cuocendo.
Mangiammo in fretta, non avevamo tempo da perdere. Il loro desiderio era evidente.
Fu un pomeriggio entusiasmante e lascio a te, lettore, immaginare cosa possiamo aver fatto o cosa posso aver insegnato loro.
Verso sera andammo a rinfrescarci in mare, ci voleva proprio.
In paese c’era festa, cibo e musica. Andammo.
Mentre loro si divertivano ballando, io li osservavo, pensando a quanto ero stata bene.
La signora accanto a me:” Che bei figlioli che ha
! Si vede che le sono molto affezionati!”
Sorrisi.
“ Si, sono molto fortunata, sono bravi ragazzi.”
Carlo aveva chiamato, sarebbe arrivato al mattino, verso le undici.
Avevo tutto il tempo di preparare le mie cose e lasciare tutto in ordine. Avrei anche prenotato un taxi.
Alle 10.30 era tutto pronto. Mi ero segnata il numero cellulare di entrambi. Avevo promesso che avrei mandato un numero nuovo e avrebbero potuto chiamarmi in qualsiasi momento; l’importante che il padre non sapesse nulla.
Verso le 11 Carlo arrivò e subito dopo il taxi che avevo prenotato.
“ Cosa ci fa un taxi qui?”
“È per me. Devo assolutamente tornare a casa. Passerò da casa tua a prendere la mia auto. Ho chiamato Maria che mi venga ad aprire. Non volevo approfittare di te, sarai stanco.”
“Ma è successo qualcosa ?”
“ No no, tranquillo, mi hanno bisogno urgentemente per lavoro “
Abbracciai Davide che aveva gli occhi lucidi, diedi due baci sulle guance a Luca che mi sussurrò: “ Ciao bella troia” e un bacetto a un Carlo attonito.
Salii sul taxi, felice della mia ritrovata libertà.
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