tradimenti
Scatti Riservati Cap.15 - Lampedusa

14.07.2025 |
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"Appena usciamo dalle acque italiane, Crotti e Gerini non potranno più fare nulla..."
Il sole di Lampedusa filtra dalle tende leggere della cabina. Un chiarore morbido, quasi irreale, danza sulla parete. Marco è sveglio da un pezzo. Osserva il soffitto, disteso sul letto con gli occhi aperti, mentre Maddie dorme ancora, rannicchiata accanto a lui. Ha il respiro lento, le gambe avvolte nelle lenzuola leggere. Si volta appena. Le accarezza con delicatezza i capelli scompigliati, poi si alza in silenzio. Raccoglie la camicia dalla poltroncina e la indossa. Quando lei si stiracchia, lui è già seduto con una tazza di caffè tra le mani, lo sguardo perso oltre l’oblò.
«Dormito?» le chiede con voce bassa.
Maddie lo guarda da sotto le ciglia, gli occhi segnati dalla stanchezza. «Un po’. Tu?»
Marco scuote la testa. «Non molto. Dopo la cena con Martini…»
Lei si raddrizza lentamente nel letto, allarmata. «Ti ha detto qualcosa di preciso?»
«No. Ma ha fatto domande. Il tono era diverso, più sottile. Ha capito che non siamo solo due ospiti un po’ sopra le righe. Forse non tutto, ma… quasi.»
Un silenzio teso si stende tra loro. Maddie lo osserva, riflettendo. Lui riprende: «Per questo voglio portare Maria con noi a terra.»
Maddie lo guarda con diffidenza. «La Fuentes? Sei sicuro? Potrebbe essere un doppio gioco. Farsi salvare per poi smascherarci… magari sta lavorando per Martini.»
«Non credo. Quello che ci ha raccontato… è troppo dettagliato, troppo compromettente. Non ha senso mettersi così in pericolo solo per incastrarci.»
«O magari è solo un’ottima attrice.»
Marco la guarda fisso, gli occhi fermi nei suoi. «Non è più pericolosa di Ivan. Di lui almeno sappiamo con certezza da che parte sta.»
La frecciatina colpisce nel segno. Maddie abbassa lo sguardo per un istante, poi sospira. «Va bene. Facciamolo a modo tuo.»
Lo yacht attracca al porto di Lampedusa. Il cielo è di un azzurro accecante, il caldo vibra sull’asfalto come una danza liquida. I passeggeri cominciano a scendere a gruppetti, tra saluti, sorrisi e occhiali da sole. Nessuno sembra preoccuparsi, ma nell’aria c’è una tensione sottile.
Maria Fuentes scende da sola, elegante, rilassata, come se fosse in vacanza. Li incrocia con un cenno quasi impercettibile, poi prende la direzione opposta e va a sedersi nel primo bar all’angolo del porto. Ordina un caffè e aspetta.
Marco e Maddie restano a bordo ancora qualche minuto. Si scambiano un’occhiata d’intesa. Poi, senza fretta, si avvicinano a un uomo abbronzato, con una canotta sbiadita e pantaloni da pescatore.
«State cercando qualcosa?» domanda l’uomo con voce roca.
Marco sorride appena. «Un posto dove mangiare la pasta coi ricci.»
Il pescatore socchiude gli occhi. «Dallo Zio Gerry. Venite, vi accompagno.»
Marco lo ferma con un gesto. «Abbiamo anche un’ospite importante. Spero non sia un problema.»
«Di chi si tratta?»
«Una donna. Spagnola. Vip. Vuole solo chiacchierare in pace.»
L’uomo annuisce e si allontana per fare una telefonata. Al ritorno, sorride. «U ziu dice che i ricci sono pericolosi solo per chi è allergico. Se voi garantite che la signora non ha allergie potete portarla»
Poco dopo, Marco e Maddie si avvicinano a Maria. Lei li guarda alzando appena il sopracciglio.
«Ciao Maria, che fai qui tutta sola? Abbiamo trovato un posto che fa una pasta coi ricci fantastica. Vieni con noi?» Le chiede Maddie.
Maria sorride. «Mai mangiato ricci. Curiosa di provarli.»
La trattoria è una casupola poco fuori dal porto. Una lavagna appesa fuori recita a mano: Benvenuti dû Ziu Gerry. Dentro, atmosfera rustica e discreta. Luci calde, pareti di pietra, profumo di mare.
Un cameriere passa un piccolo detector sul corpo di Maria. Nessuna anomalia. Marco osserva con attenzione: è una precauzione standard, ma il livello di tensione è alto.
Si siedono a un tavolo in fondo. Ordinano acqua naturale e pasta ai ricci. Il piatto arriva dalle mani del proprietario: barba incolta, occhi acuti.
Maddie lo osserva per un istante. «Ci siamo già visti?»
Marco annuisce e ride. «Credo che tu lo abbia incontrato l’ultima volta a Forte dei Marmi.»
L’uomo sorride. «Il camuflage funziona» dice ridendo. «Ma non abbastanza per te Marco. Il tuo occhio fotografico non tradisce mai»
Poi si fa serio. «Dunque, chi abbiamo qui… la signorina Fuentes.»
Maria lo guarda con cautela. «E lei chi sarebbe?»
«Zio Gerry per i locali. Gerini per i colleghi.»
«Un agente sotto copertura con la passione per i ricci di mare?»
«Diciamo che mi adatto a quel che serve. Oggi sono uno chef. Domani potrei essere un tassista.»
Maria lo fissa per un momento, poi abbassa le difese. Espone tutto: nomi, movimenti, transazioni, contatti. Maddie consegna chiavette, schede e file. Gerini ascolta, prende appunti, incrocia date e dettagli.
«Vi rendete conto del materiale che mi avete messo in mano?» dice a un certo punto. «Questa roba non solo è esplosiva, è oro puro per chi sa leggerla.»
«E tu sai farlo?» chiede Maddie.
Gerini sorride. «Non sarei qui altrimenti.»
Dopo oltre un’ora, Marco e Maria escono per prendere una boccata d’aria.
La luce è calda, la brezza sa di sale.
«Servizi segreti…» dice lei, osservandolo. «Pensavo lavorassi per Rade. Invece sei una spia italiana. Così giovane.»
«Non proprio. Siamo stati… reclutati. Maddie aveva l’invito, i servizi ci conoscevano…»
«Per cosa?»
Marco ride, abbassando lo sguardo. «Una lunga storia. E probabilmente non ci crederesti.»
«Prova.»
«Magari un’altra volta.»
Lei lo guarda seria. «Non ci sarà un’altra volta. Da oggi inizia la mia nuova vita. Grazie a te.»
Un istante di silenzio, sospeso.
«Breve, ma intenso.»
«Già.»
Lei lo abbraccia. Poi, decisa, lo bacia. Un bacio pieno, lento, carico di un addio consapevole. Marco rimane sorpreso, poi ricambia.
Quando si staccano, vedono Maddalena all’ingresso della trattoria. È impietrita, lo sguardo fisso su di loro.
«Maddie…» prova a dire Marco.
Maria si volta e le si avvicina. «Non prendertela, MadSex. È il mio modo di dire addio.»
E senza attendere risposta, bacia anche lei. Un bacio dolce, sensuale. Poi si volta, rientra nel locale, prende uno zaino e sale su una jeep nera che l’aspetta dietro l’angolo.
Un ultimo cenno verso i due, e sparisce in una nuvola di polvere.
«Venite» dice Gerini. Li guida sul retro in una stanzetta con tre schermi accesi. Tutto è silenzioso, tranne il ronzio monitor sul tavolo. Le immagini parlano chiaro: Martini è sbarcato.
«Abbiamo tre agenti e un drone alle costole del nostro amico»
Sul display centrale, una macchina scura avanza tra le strade sterrate dell’isola, seguita da un furgoncino bianco. All’interno: Martini, Zorban, Santos e Rosicky.
Arrivano al Centro di Accoglienza Immigrati. Zorban scende per primo e parla con il piantone. Un ufficiale lo raggiunge, riceve una borsetta nera. La apre, controlla, annuisce. Il greco fa un cenno verso il mezzo.
Dal SUV scende Santos. I tre entrano nel centro. Passano quindici minuti.
Quando riemergono, sono seguiti da quattro ragazze africane, magre, vestite alla meglio. Rosicky apre il retro del furgone, con un fucile in mano. Le ragazze salgono a fatica. L’ultima riceve un calcio che la fa gemere.
La macchina riparte in direzione porto.
«Li abbiamo» dice Gerini. «Il problema è il tempo.»
Marco stringe i pugni. «Dobbiamo intervenire. Possiamo salvarle.»
«No. Se vi muovete ora, salta tutto. Dobbiamo sapere chi è Mister D. Il vertice sopra Martini. E se è coinvolto in questo traffico.»
«Non possiamo lasciarle a loro!» protesta Maddie, gli occhi pieni di rabbia.
Gerini resta impassibile. «Marco, Maddie… avete fatto un lavoro eccezionale. Ma ora dobbiamo muoverci in silenzio. Non serve più esporvi. Serve finezza. Ogni mossa impulsiva può essere fatale.»
I due si guardano. Rabbia, frustrazione. Ma alla fine, annuiscono.
«Tornate a bordo. Cenate normalmente. Ma occhio ai due ragazzi che vi seguono. Non sappiamo chi siano. E questo è il dettaglio più pericoloso.»
Di ritorno sullo yacht, decidono di cenare in salone, come se nulla fosse. Tra risate, bicchieri e musica, si avvicina Keller col volto preoccupato.
«Non vedo più Maria. Che fine ha fatto? Sapete qualcosa?»
Marco si avvicina. «Ha collaborato. Poi ha chiesto una via d’uscita. Le abbiamo dato una chance sull’isola. Ora è al sicuro.»
Keller lo fissa. «Una via d’uscita… interessante. Be’, spero per lei che funzioni. Era una pedina utile.»
«Anche per voi?» chiede Maddie.
«Ognuno ha i suoi canali. Ma voi, voi siete speciali. Attenti.»
Li lascia soli. Marco si guarda intorno. I due ragazzi francesi sono lì. In silenzio, osservano.
«Maddie, non è ora di entrare in contatto con loro?»
Lei li scruta. «I loro volti… mi sembrano familiari. Giurerei di conoscerli.»
Marco riflette. «Sono francesi. Alain è francese. E ti disse quella frase enigmatica… tu da bambina hai vissuto in Francia…c’è qualcosa che non mi hai detto?»
Lei resta in silenzio, assorta nei suoi pensieri. Poi sembra avere un’illuminazione, sussurra: «Evangeline… e François.»
D’un tratto, due uomini della sicurezza in giacca nera entrano nel salone. Si dirigono verso un cameriere giovane, dai capelli scuri. Uno lo afferra per un braccio, l’altro gli mormora qualcosa all’orecchio. Il ragazzo impallidisce, poi annuisce piano.
Marco si irrigidisce. «Cazzo. Cazzo cazzo cazzo…»
Maddie si scuote dal suo viaggio mentale. «Che c’è? Che succede?»
«Quel cameriere… è Delta 342.»
«Il contatto? Quello che ti ha avvisato dello sbarco?»
«Sì. Se hanno preso lui… vuol dire che sanno. O stanno stringendo il cerchio.»
«Merda.»
I due ragazzi francesi si alzano con nonchalance, buttano un’occhiata ai presenti e si avviano verso l’uscita opposta. Marco e Maddie li seguono con lo sguardo, poi si alzano e prendono la direzione verso cui sono andati due uomini col loro contatto, cercano di mantenere un profilo basso. Percorrono il corridoio ma della sicurezza e di Delta, nessuna traccia. I passaggi sono deserti, silenziosi.
«Persi.» Marco stringe i denti. «Se sono arrivati a lui, i prossimi saremo noi.»
«Che facciamo?» chiede Maddie, camminando avanti e indietro. «Torniamo in cabina?»
«Sì. Proviamo a contattare la base. E prendiamo tutto. Magari possiamo scendere al porto e...»
Marco si blocca davanti all’oblò. Le luci della costa si fanno sempre più piccole, inghiottite dal buio. Il porto di Lampedusa è ormai lontano, solo una linea tremolante all’orizzonte.
«Troppo tardi, Maddie.»
Lei si avvicina. «Cosa?» »
Marco indica il vetro. «Siamo già ripartiti.»
Maddie lo guarda, il fiato spezzato.
«Ci ha fregati. La prossima destinazione è Malta. Appena usciamo dalle acque italiane, Crotti e Gerini non potranno più fare nulla.»
Un lungo silenzio si stende nella cabina.
«Siamo soli.»
«La costa non è troppo lontana» dice Marco guardando fuori dall’oblò. «Potremmo buttarci in acqua con un salvagente e raggiungerla. O magari rimediamo un canotto di emergenza.»
«È troppo rischioso» ribatte Maddie. «Non è ancora completamente buio, ci vedrebbero subito. Scriviamo a Crotti, gli diciamo di rimanere sulle tracce dello yacht. Appena fa buio ci lanciamo e lui viene a ripescarci. Nel frattempo potremmo andare da Keller e chiederle di nasconderci, almeno per qualche ora.»
Marco annuisce. «Ottimo piano. Andiamo.»
Apre la porta del corridoio… e si blocca. Davanti a loro, come sbucati dal nulla, ci sono Zorban e Ivan.
«Ma guarda un po’…» dice Zorban con un sorrisetto. «I due topolini che si muovono nell’ombra.»
«Andrei» sbuffa Maddie «sempre appresso a noi. Sei la mia ombra. Ammettilo siamo la tua ossessione»
Zorban ride, ma Ivan si fa avanti, la guarda come se volesse assaggiarla con lo sguardo. «No, bambolina. Tu sei la mia ossessione.»
Poi il greco si rivolge a Marco. «Lui invece è l’ossessione di Martini. Vuole vederti. Cammina.»
«E tu, Ivan… intrattieni la ragazza.»
Due mani forti li separano. Maddie viene sospinta lungo il corridoio, Marco spinto nella stessa direzione ma seguendoli da più indietro. Scendono di un piano. Maddie e Ivan entrano in una cabina laterale, Marco viene spinto nella porta accanto, che si apre su una stanza fredda e spoglia.
All’interno, Martini è in piedi accanto a un mobile bar, un drink color ambrato tra le dita. Alle sue spalle, Rosicky si asciuga le mani con un asciugamano completamente zuppo di sangue, i lineamenti impassibili come se avesse appena lavato i piatti.
Marco si blocca. Il cuore gli martella nel petto.
Su una sedia, legato, c’è Delta. Torso nudo, ferite sanguinanti sul petto, bruciature, tagli ancora freschi. Il volto è una maschera di sangue e dolore. Un occhio è chiuso, gonfio come una prugna marcia. Un gemito flebile gli sfugge dalle labbra gonfie.
Martini si volta con lentezza. Gli occhi brillano.
«Caro Markus» dice con un sorriso gelido. «Dobbiamo scambiare due chiacchiere.»
Cosa succederà ora? Scrivete pure le vostre ipotesi nei commenti!
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