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Lui & Lei

Elisabetta


di skizzoinfoiato
09.03.2017    |    19.178    |    4 9.8
""ahhh! cazzo brucia!" "oddio! scusa non capisco che è successo! aspetto ti asciugo!" "ti ho urtato io" risposi mentre lei..."
Elisabetta è una donna cinquantenne, madre di Fedele, il mio migliore amico, ci conosciamo fin... fin da quando ho memoria di avere un amico, da sempre, e di sua sorella Francesca più piccola di quattro anni.
Elisabetta era amica di mia madre fin dal liceo e si faceva chiamare col suo diminutivo, Betty.

Era una donna molto bella, capelli rossi, o meglio, un arancio scuro naturali, un viso leggermente tondeggiante, una quarta di seno, un pò di pancetta ma non dava particolarmente fastidio essendo alta quasi 1,80!.
due gambe molto lunghe e un sedere notevole.

Mia madre era mora ma di fisico le assomigliava molto anche se meno prosperosa.

Sapevo da Fedele dei problemi di coppia dei genitori in procinto di divorziare e già separati da qualche anno, tante volte ho ripensato a questo episodio e ancor oggi ho dei dubbi se fosse stata in qualche modo premeditato quanto accaduto.

Scusate non mi sono presentato mi chiamo Carlo il nome è di fantasia per non esser riconoscibile da qualcuno, sono un ragazzo robusto gioco a rugby, ho spalle larghe un fisico muscoloso, ma proporzionato, non posso lamentarmi avendo già all'attivo presenze nelle selezioni nazionali a livello giovanile.

Era un lunedì quando andai a casa si Fedele, era l'anno della maturità e ci stavamo preparando ad una verifica, nonostante l'appuntamento non lo trovai in casa.

"Buon giorno Carlo, Fedele mi ha detto che dovevi passare, mi dispiace ma ho dovuto mandarlo a fare delle commissioni urgenti dopo l'allenamento quindi tornerà fra un paio d'ore!"

"come un paio d'ore , perché non mi ha avvisato?", controllai immediatamente il telefonino, mi arrabbiai fra me e me, c'erano gli sms dove mi informava dello spostamento degli allenamenti sia delle incombenze di cui si doveva occupare.

"Non è una tragedia, fermati qua a studiare mentre lo aspetti, mentre poggi le tue cose ti va di bere una tazza di the con me?", disse andando verso la cucina.

Stavo andando a posare lo zaino in camera, mi voltai d'istinto apprezzando molto quel sedere fasciato da quella gonna che arrivava a metà coscia.

"grazie molto volentieri".

Tornai in cucina ma Betty mi disse che avremo sorseggiato il thè in sala da pranzo, e ci spostammo.

Mi sedetti su una poltrona del divano, mi stavo ancora sistemando che urtai involontariamente Betty mentre mi stava porgendo la tazza , il risultato fu quello di rovesciarne il contenuto sulla camicia bianca che indossavo e sui pantaloni.

"ahhh! cazzo brucia!"

"oddio! scusa non capisco che è successo! aspetto ti asciugo!"

"ti ho urtato io" risposi mentre lei stava prendendo dei tovagliolini dietro di se. nel piegarsi la gonna salì e la visione della forma delle sue natiche iniziò a farmi pompare sangue al cervello. In quegli attimi mille pensieri sconci e depravati si accavallarono.

"siediti, faccio io"

Betty cominciò ad asciugarmi tamponando la camicia.

"non posso rimandarti a casa conciato così, dai togliamo tutto che metto in lavatrice"

"ma non si asciuga in tempo" , un sorriso "abbiamo l'asciugatrice, è arrivata tre giorni fa! dai ora togliti questa roba sporca"

Rimasi in mutande, per altro anch'esse leggermente bagnate, Betty tornò appena finito di avviare il lavaggio.

"quanto mi dispiace tesoro!... ma ... ma sono bagnate anche le mutande? guardiamo se si rimedia con i fazzoletti."

Prese a tamponare il tessuto ma il contatto delle sue mani con il mio pube sortì l'effetto indesiderato, il mio amico si svegliò di colpo e più lei tamponava più lui cresceva. Era impossibile che non sentisse le dimensioni del mio pacco.

Continuò con un certo savoir faire, ma anche Betty alla fine dimostrò una reazione a quanto sentiva. Smise quasi ti occuparsi di asciugarmi con un tocco appena percettibile, che andava a massaggiare con una delicatezza sconvolgente la mia asta, che al tocco perpetuo ebbe un nuovo impulso e si impennò ulteriormente.

Le guance si colorarono di rosso, intanto a me stava provocando dei lievi sospiri e il membro prese a muoversi compulsivamente, pulsando pur trattenuto dal tessuto.

Betty fece cadere i tovaglioli e mi massaggiava, o meglio mi stava masturbando con le dita che sfioravano appena i contorni della mia turgidità.

Il suo sguardo era catturato dalle mie dimensioni, non ero messo male 19 cm e un paio di circonferenza, non una parola ancora era stata pronunciata.

"prometti di non dirlo a nessuno!"

"PROMETTI!", ripetè in tono imperativo "non una parola con nessuno!"

"va bene"

"Ho detto prometti!"

"Prometto solennemente!".

Alzò lo sguardo e vide certo il mio piacere scolpito sul mio volto, si protese in avanti e mi baciò.

Un bacio soave, le sue labbra morbide e bagnate si posarono sulle mie, una, due tre volte. ogni volta il tempo lontano dalle mie e la distanza si accorciava, tirò fuori la lingua e con la punta percorse la superficie delle mie.

Il cazzo pulsava mentre veniva accudito dal palmo destro della mano che, di quando in quando scendeva a soppesare i testicoli.

le bocche si unirono in un bacio potentissimo, gli occhi mi si chiusero e la mente viaggio lontano mentre le lingue si intrecciavano e esploravano la bocca l'un l'altra.

La testa girava, non avevo mai avuto rapporti con una ragazza men che meno con una donna, né mai ancora ne avevo baciata una, mi venne naturale, come prenderle il volto fra le mani.

Ci staccammo per riprendere fiato: "quanto sei bella Betty"

"davvero ?", disse con voce imbarazzata, "non lo faccio con tutti sappilo, e sono un pò arrugginita!"

"non ho metri di paragone ma a giudicare da lui... mi sembra tu vada forte".

Un altro bacio e le sue mani presero possesso dell'elastico dei miei slip, sollevai il bacino consentendo di sfilarmelo.

"è bollente!"

"merito tuo", un altro sorriso di soddisfazione, un bacio a stampo e mentre una mano adesso impugnava a martello la mia asta percorrendola dal basso verso l'alto e viceversa, l'altra scendeva, precedendo la sua bocca sui miei pettorali. mi succhiò i capezzoli e il cazzo sussultò ancora di piacere. le sue mani sbottonarono veloci la camicetta blu scuro e poi il reggiseno.

Il mio primo seno che vedevo da così vicino.

"oddio come sono belle"

Betty era contenta dei continui apprezzamenti che riceveva, posò le mie mani sulle sue mammelle, grosse piene, sode, mi sembravano ancor più grosse, in cima due capezzoli grossi come la terza falange di mignolo a sormontare le areole anch'esse molto scure a risaltare sulla chiara carnagione.

Mentre stavo prendendo dimestichezza con quelle cose enormi fece adagiare il mio cazzo nel solco, mi indusse a stringere il seno imprigionandone l'asta, e condusse le mie mani in una danza che andava a masturbarmi indirettamente.

Il sangue al cervello fluiva in modo abnorme, contro ogni principio mi sembrava in preda ad una cascata retrograda, le tempie pulsavano, il cuore batteva all'impazzata,

Gemevo sempre più forte, si fermò, guardò il mio sguardo implorante, come ad un bambino a cui han tolto il gelato preferito dopo averglielo fatto assaggiare,e , il paragone è molto azzeccato.

"abbiamo appena iniziato mica vorrai giocare da solo!" si era alzata mentre parlava e sentii la zip che scendeva, la gonna cadde a terrà.

Il cazzo continuava a pulsare, lo impugnai.

"Lascialo ci penso io a lui!", esguii, era in perizoma nero, e autoreggenti. mi fece alzare e mi spinse sul divano. si sfilò il perizoma con una lentezza e un'atteggiamento da spogliarellista che quasi mi fece schizzare.

La prima fica che vedevo, wow, le grandi labbra erano adese, il monte di venere era coperto da una striscia di ca mezzo centimetro di pelo ben rasato e curato, come l'ho sempre immaginata.

Tornò in ginocchio e iniziò a leccare la mia asta in modo sublime, saliva e scendeva in modo lento, lubrificando il mio membro depositandoci quantità anormali di saliva. scese ad imboccare un testicolo, poi l'altro suggendoli leggermente, la testa riava come fosse una trottola.

tornò sull'asta imboccò il membro, mi dette l'impressione di agganciarsi alla cappella che iniziò a succhiare co,e in un sotto vuoto.

i miei gemiti di piacere riempivano tutta la casa, l'aumentare del respiro fece fermare Betty, ancora una volta si era fermata prima di liberare il mio orgasmo. Un'altra volta la guardai implorante.

Salì sul divano, in piedi, dischiuse con due dita le sue grandi labbra rivelando le rosse carni: "Leccami!"

Non sapevo come fare, ero inesperto, ma il profumo che emanava suggerì al mi cervello il da farsi.

Baciai l'esterno prima un lato poi l'altro, con la punta solleticai il l'interno, un gemito di piacere mi confermò che avevo fatto centro, almeno per l'inizio.

Usai l'intero corpo della lingua per percorrere dal basso, dalla zona perianale, verso l'alto quella spaccatura, al punto giusto infilai la lingua dentro, e iniziai a muoverla in ogni direzione in modo confusionale.

"il clitoride Carlo, il clitoride"

"non so dov'è!"

"è questo! lecca e succhia questo!" disse indicandomelo con un dito.

Mi stava mostrando una piccola protuberanza che emergeva da dentro, all'attaccatura in altro delle piccole labbra, un piccolo glande grande, almeno il suo, come la punta di un grissino.
andai a leccare e suggere quel piccolo organo e i gemiti di Betty aumentarono, sentivo le sue cosce tremare, infilai un dito dentro al vagina, spinsi verso la mia bocca.

"ahh ahhah , ohhhh oh oh ahhh! braa...vo... mmmmmm! continua, no più su si così ahhh!"

Gemeva a e mi indicava come voleva che le procurassi piacere., non ero sicuro ma mi sembrò che dal clitoride iniziasse a fuoriuscire liquido, era dolciastro buono, mi piacque e continuai a leccare e succhiare.
Venne nella mia bocca urlando sconquassatamente il suo piacere all'appartamento, si accasciò sullo schienale prima di sedersi accanto a me.

Il suo viso era sereno, felice, in pace con se stessa e col mondo.

"sei la prima donna che faccio godere"

"l'ho capito... ti è piaciuto?"

"tanto .." "allora non sai quanto ancora ti piacerà fare l'amore con una donna!", appena riprese le forze mi prese per mano e mi portò in camera sua.

continua
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