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Lui & Lei

Non poteva dirmi di no...


di skizzoinfoiato
07.12.2019    |    13.754    |    3 9.6
"Sussultai più volte sotto l’incedere di quelle mani grosse pesanti, calde che con fare esperto accarezzavano le mie gambe, ora le cosce..."
Quell’estate i miei genitori accettarono di passare l’estate assieme ai loro cari amici Andrea e Matilde, e mai la potrò scordare, questi i fatti di oltre 30 anni fa.


Mi chiamo Chiara avevo 22 anni, compiuti da poco, avevo sempre visto quella coppia di amici dei miei genitori come quella che dalla vita aveva avuto tutto, e che per un’ingenuità di mio padre, che non ebbe la prontezza di credere nella genialità del suo amico e diventarne socio.

Ciò non sciupò la loro amicizia, ma aumentò negli anni un mio senso di gelosia, anche verso Matilde, una donna che poco aveva di fascinoso, sul bassino e pienotta, vestiva sempre con poca cura al contrario di Andrea, che era sempre vestito di tutto punto.

Oltretutto Andrea era pure un figo da paura, alto 1,85 magro, con i capelli, negli anni diventati brizzolati, era ancora più affascinante.
E lo desideravo per togliere a Matilde quella parte di felicità che sentivo mancarmi.

Fu d’inverno mentre venne a recuperarmi ad una festa che gli dissi che doveva smettere di tingersi i capelli, e quell’estate quel capello mosso e brizzolato faceva risaltare ancor di più il suo sguardo intenso dato da due grandi occhi blu.

I giorni passavano e io ero sempre più insofferente, annoiata e carica come un fucile perché a casa, separata da una parete sottile non potevo soddisfare le mie perenni voglie.

Scoprii origliando che tutti erano propensi ad andare a vedere una mostra d’antiquariato, i miei sono mercanti di mobili d’epoca, dovevo coglierli in contropiede.

A cena esordii che ancora Andrea non ci aveva portato a fare un giro sul “satisfection” suo tanto declamato motoscafo, e i giorni della vacanza stavano volgendo al termine, facemmo un mini crono programma e nei giorni seguenti non sarebbe stato possibile, ma la mostra non potevano perderla, mostra che interessava molto pure Matilde, così fu deciso proprio da loro, che Andrea mi avrebbe portato in barca e gli altri sarebbero andati alla mostra.

Il giorno seguente ci alzammo prestissimo, tanto che gli altri dormivano ancora, e appena raggiunta la barca salpammo. A largo, impostato il pilota automatico mi portò a fare un giro sottocoperta. Un albergo a 5 stelle aveva lo stesso lusso, cucina , tre camere con bagno privato, un salotto enorme… mi illustrò la mia cabina dove potevo cambiarmi.

“non ne ho bisogno, ho il costume sotto!” e slacciato dal collo feci scendere lungo il mio corpo il tessuto che raccolsi da terra, chinandomi in avanti a gambe tese. Fu un gesto lento e misurato, il mio fisico è bello quanto il suo, sono alta 1,76 magra addominali leggermente scolpiti da anni di palestra, le gambe sode, e certo il mio lato B era da paura, facendo sbavare più di qualche mio coetaneo e non solo.
Il costume verde brillante risaltava sulla mia carnagione imbrunita dal sole, nel girarmi lo sorpresi con lo sguardo imbambolato, e a fatica, si affrettò a girarsi chiudendosi in camera per mettersi il costume.

Quanto era bello Andrea, un uomo di 58 anni con un fisico scolpito che sembrava di marmo, glabro… mi fece bagnare all'istante.

Dopo una mezz'ora di navigazione alla massima velocità arrivammo nella sua baia preferita, una baia piccola, circondata da vegetazione e irte pareti, insomma irraggiungibile via terra.

Eravamo soli, e non ci mettemmo molto a tuffarci in acqua e a giocare in modo infantile per un bel po', ma io desideravo di più da quella giornata, e risalita mi andai a sdraiare sul prendisole a prua.

“piccola se non ti metti la crema di brucerai!”, mi disse Andrea raggiungendomi con in mano un flacone.

“grazie me la spalmeresti te?” lo implorai slacciandomi all’unisono il reggiseno, sotto i capezzoli erano marmorei e mi dolevano contro il materassino, il cuore sembrava un martello pneumatico tanto veloce batteva.

Le sue mani non tardarono a poggiarsi sulle mie spalle e scendere più in giù sempre con minor energia, come se stessero esplorando ogni centimetro della mia pelle, ed io proprio così mi sentivo: esplorata.

Il tocco divenne sempre più lento e avvolgente, scendevano e salivano, come in una danza, fino a sfiorare il pezzo sotto del costume.

“Ti si stanno arrossando le gambe!”

E cercando di simulare un tono di voce rilassato e quasi addormentato gli chiesi di provvedere, ma dentro di me c’era una tempesta in piena regola, una tempesta di desiderio e passione che non vedeva l’ora di manifestarsi in tutta la sua potenza.

Sussultai più volte sotto l’incedere di quelle mani grosse pesanti, calde che con fare esperto accarezzavano le mie gambe, ora le cosce. Quasi venni, quando con dolcezza me le allargò per poter spalmare meglio la crema anche all'interno. Le mani si muovevano libere sulla pelle unta dalla crema arrivando quasi all’ inguine.

Feci sobbalzare i glutei un paio di volte chiedendogli se fossero arrossati quanto le gambe, sapendo che tale movimento non avrebbe potuto lasciarlo indifferente.

Si dovette schiarire la voce prima di rispondermi, lo percepii chiaramente dandomi il coraggio di osare di più.

Con rapidità slacciai i fiocchi dello slip ai alti del bacino che alzai altrettanto velocemente consentendomi di sfilarlo di lato.

Non dovetti chiedere, Andrea mi schizzo entrambe le natiche di crema e inizio a palparmi, si il termine giusto è proprio a palparmi di gusto il culo, non a spalmarmi al crema, mi afferrava i glutei allargandoli tanto da esporre non solo il mio roseo fiorellino posteriore ma anche far capire che la mia farfallina era depilata.

Mi stava solleticando sempre più, ora scorrendo sulla mia schiena, ora divaricando le mie natiche, oppure passando, di quando in quando la mano o le dita nel solco fino alla mia rosellina. Era talmente bello che stava diventando una tortura dovevo, volevo godere.

Mi girai trovando a poca distanza la sua bocca lì, vicino a mia disposizione incollandomi ad essa per placare almeno nello spirito quei bollori che avrebbero voluto esplodere.
Mi fermai giusto in tempo.

“non qui, ti prego, portami giù!” Si allontanò per farmi alzare e lo precedetti sculettando davanti ai suoi bramosi occhi, raggiunsi la camera padronale , al cui centro dominava un letto matrimoniale enorme libero su tre lati, gettai senza cura i suoi abiti per terra e mi sdraiai prona di traverso, dopo una bel giro su me stessa facendogli così posare gli occhi anche sulla mia quinta misura, dura, piena non c’era spazio fra i due globi…e i miei capezzoli turgidi erano dritti come falangi.

Sorrisi nel vederlo attonito con quel bozzo poco domabile dei suoi pantaloncini. Mi sdraiai allargando un poco le gambe, mi venne di fianco, dopo aver rovistato in un cassetto. Ero in attesa.

Un rumore riempì la cabina, un ronzio fisso e ritmico, un corpo vibrante sfiorò le mia labbra scatenandomi un ondata di marea. Crebbe al pari di un’onda anomala, il ronzio crebbe e con esso il piacere che mi lasciò letteralmente senza fiato e, incapace di una qualsiasi reazione.
Uno tsunami mi devastò, non riuscii a fermarlo in nessun modo, ero inerme, le mani cercavano di allontanare quel vibratore che senza nemmeno violarmi mi stava regalando un orgasmo tanto unico quanto irripetibile.

Esplosi con un gemito soffocato sulle candide lenzuola di seta sotto me. Il ronzio di colpo smise, e Andrea, cambiò posizione venendomi difronte.
Sembravo svenuta, ma tutto ero meno che svenuta, ancora in preda a piccole scosse di piacere nel basso ventre e con un desiderio non più contenibile di farlo mio.

Sfilato l’unico bottone dall'asola faticai a sfilare il pantaloncino, per quel corpo duro e teso, tanto che dovetti usare le mani per trattenerlo mentre Andrea provvedette a farlo passare oltre.

Un totem, così mi ricordo quel palo di carne che mi si presentò davanti agli occhi. Un totem, lungo e largo, con delle vene ben pronunciate, la cappella ancora avvolta dalla pelle, un fremito mi percorse lungo tutta la spiane dorsale.

Era bollente, scoprii la cappella che si presentò subito con una piccola goccia di preecum. Sorrisi anche per mascherare un brivido di preoccupazione nel dover affrontare un cazzo tanto grosso.

La mia famelica lingua andò a raccogliere quella singola goccia che risultò dolciastra, poi non soddisfatta passai ad inumidire pian piano tutta la cappella, quella grossa cappella che pian piano feci entrare, e non senza fatica nella mi bocca.

Mi sentii piena e ciò mi conferì un senso di appagamento, che mai nessun ragazzo era riuscito a darmi. Quel cazzo che mi stava allargando le fauci tanto da iniziarmi a far dolere l’articolazione della mandibola mentre proseguivo nel mio pompino.

Era magnifico sentirlo pulsare dentro di me, segno del piacere che gli stavo procurando. Era faticoso e ogni tanto dovevo, se pur controvoglia, estrarlo per riprendere fiato.

In una di queste circostanze indietreggiò e mi sentii quasi ferita come una bambina a cui era appena stato tolto il gelato preferito.

Indietreggiò ma capii dal suo sguardo che non era finita ma eravamo solo all’inizio e ciò mi rassicurò preparandomi mentalmente ad esser dilaniata dal mio amante.

Salì sul letto e si mise a cavalcioni sulle mie gambe, la mia fica grondava, ero un lago e ben pronta ad accoglierlo anche per l’orgasmo già avuto. Ma un uomo, come ritengo sia giusto, riesce sempre a sorprenderti e quando la sua cappella violò il mio fiorellino il fiato mi mancò e il cuore sembrò fermarsi.

Una, due tre spinte e alla quarta cedette entrandomi fino in pancia. Il dolore si attenuò leggermente appena iniziò a muoversi, ero invasa da un palo!

Con le spinte mi sembrava potesse raggiungermi lo stomaco, ma non ci volle molto perché il dolore si trasformasse in leggero sadico mix di fastidio e piacere.
Non lo avevo mai dato il culo e con cazzo del genere fu tremendamente tragico e bello.
Una donna dovrebbe provare sempre quella sensazione di pienezza che solo un grande cazzo ti sa dare. Doloroso? Si, ma il piacere, sadico ripeto, che si prova e quel piacere che si sa dare al proprio uomo fa sopportare ogni sofferenza.

Mi cavalcava senza sosta cambiando posizioni e assumendone di scomode, finché provato da queste non mi mise nella classica posizione e quattro zampe per raggiungere a breve il suo orgasmo che scatenò di riflesso il mio che urlai a pieni polmoni con fare liberatorio.

Sfiniti per l’amplesso ci addormentammo fino a metà pomeriggio. Mi svegliò con un tenero bacio.

“mi faccio una doccia…. Poi vado a salpare, si sta facendo tardi resta quanto vuoi!”

Mi feci poco dopo una doccia, il tempo era cambiato, il mare era mosso e non fu facile farsi una doccia, pensai al mio costume, rimasto in coperta. Nuda mi affacciai di sopra mentre Andrea al timone controllava attorno a se.

“sei stupenda Chiara… ma non dovrà succedere di nuovo!”
“grazie Andrea anche te sei un gran figo” e girandogli la testa lo baciai.

Rispose al bacio ma staccandomi mi chiese conferma se avessi capito.
“lui non mi sembra molto d’accordo!”, dissi posando la mano sul suo cazzo di nuovo pronto per un altro round.

“Chiara non scherzo!”
“e cosa dici a Matilde … che ti vede col cazzo duro! Ti aiuto io … poi ne riparliamo!”
“no ! non voglio!”

Ma io ero già in ginocchio a solleticare quel palo che mi fece di nuovo bagnare. I Salti della barca sulle onde mi costringevano ad ingoiare oltre modo quel cazzo che mi raggiungeva la gola quasi facendomi sopraggiungere dei conati di vomito.

Ma la cosa piacque particolarmente ad Andrea che già non lo sentivo più sindacare su cosa dovessimo o meno fare, solo il rumore dei suoi gemiti di piacere giungevano ai miei orecchi misti ad altre frasi, che il solo udirle mi stavano eccitando come fossi un’esperta porca.

“Si continua, cazzo in gola prendilo in gola…. Succhia adesso succhialo tutto|! Brava la mia porca a cui piace succhiare i vecchi cazzi duri! “ dai ancora continua!” alcune delle frasi che mi pronunciava, ci misi circa 15 minuti anche perché il continuo sobbalzare non riusciva a farmi tenere un giusto ritmo sulla sua asta, ma il mio lavoro fu premiato.

Fiotti densi e dolci riempirono la mia bocca, calda e accogliente, tanta ne stava rovesciando che non riuscii ad ingoiarla tutta, dovetti cedere e lasciarla colare ai alti della mia bocca.

“wow…. Sei sempre così carico o è merito mio?”
“mio dio sei fantastica! Ora è il tuo turno!”
“Andrea, non posso ho il culo a pezzi.. mi fa ancora male non ce la faccio, ma la prendo come una promessa…. !”

Eravamo ormai quasi in porto, appena raggiunto il ridosso abbassata la velocità scese giù di corsa a darsi una pulita e rivestirsi.

I nostri sguardi quella sera erano complici, mentre i nostri parenti parlavano di quella mostra e degli acquisti fantastici fatti, mentre le nostre teste, collegate quasi telepaticamente stavano ripercorrendo l’un'altra le sensazioni provate, tanto che mi sembrò di sentirlo ancora dentro di me.

Ma ci sarebbe stata una seconda volta?




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