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non è tutto un gioco?


di skizzoinfoiato
04.11.2022    |    15.182    |    4 9.6
"La tuta era calata fino alle ginocchia, e mentre ero assorta dalle sensazioni che il mio stesso corpo stava dando, non dimenticherò mai lo sguardo posarsi..."
Mi chiamo Sofia conosco Marta... direi da sempre, compagne di banco alla scuola d'infanzia alle medie e anche al liceo.

Eravamo al terzo anno, non solo amiche direi sorelle, amici in comune stessi gusti, simili nel carattere e anche fisicamente la somiglianza era notevole.

Praticavamo lo stesso sport, a dir il vero tutt'altro che femminile, da anni praticavamo muay thai e quest'anno ci siamo imbarcate nella disciplina delle arti marziali miste note con l'acronimo di MMA, insomma si combatte in quello che di fatto è un ring ottagonale circondato da una rete noto con il nome di gabbia.

Ci ha talmente affascinato che anche nella pausa dagli studi alla play station ormai si gioca solo a UFC, il gioco di MMA per PS.

Non siamo fisicamente dei maschiacci, anzi tutt'altro corpi ben definiti allenati ma manteniamo come dire, connotati assolutamente femminili.

Siamo entrambe castane, lisce con capelli che arrivano sopra le spalle, occhi marroni, il mio naso è un po' grosso con la punta verso il basso, quello di Marta longilineo, perfetto vorrei un naso come il suo. Gli allenamenti ci han scolpito gli addominali ma i bicipiti non sono così evidenti, e per questo ci sottovalutano sempre in combattimento. Abbiamo la stessa misura anche di seno si, una terza, la mia leggermente meno abbondante. Le gambe assolutamente lunghe per facilitare le prese, ma capaci di sprigionare una forza da togliere letteralmente il fiato.

Queste siamo noi, amiche, complici, affiatate, ma fino a quel pomeriggio nient'altro di più.

Eravamo tornate a casa dopo una mattinata di compiti in classe, e una seduta di allenamento di cui entrambe avremmo fatto volentieri a meno, quasi piegate in due dal dolore in ogni singolo muscolo possibile.

Nemmeno un secondo bagno in acqua bollente portò grande giovamento, e, mangiata un pò di frutta bastò un'occhiata d'intesa e "play??" dicemmo all'unisono iniziando una risata solare.

Ero più brava al gioco di quanto non lo fossi nella realtà a combattere, Marta era più dotata, eravamo sole, sedute sul grande divano in sala, io indossavo una maglietta bianca, con sopra una tipica tuta jeans tipo da meccanico con i bretelloni, per capirsi, Marta una maglietta con la stampa della marca, pantaloncini corti, non avevamo trucco ovviamente.

Nel giocare Marta infastidita dalla mia capacità di usare il controller ogni tanto cercava di ostacolarmi, e ricambiai la cortesia.
Aveva usato il solito shampoo dolciastro ma quel pomeriggio il suo profumo era diverso, e più cercava di ostacolarmi più quel profumo mi stava inebriando, non so, mi sentivo la testa come in preda ad un post sbornia.

Più mi ostacolava più i contatti fra noi si fecero naturalmente più vicini e frequenti, fu un attimo, ci fissammo a pochi centimetri l'una dall'altra, eravamo come sempre: complici.
Un libro aperto capaci di leggere nei reciproci occhi, un secondo, un secondo una mano a scostare una ciocca dei suoi capelli, Marta si avvicinò a me, e colmata la distanza le nostre labbra si trovarono per la prima volta.

Si sfiorarono e un fulmine mi scosse dentro, il suo profumo, la consistenza delle sue labbra fini, morbide, umide, il loro sapore fu un richiamo letale per ogni forma di resistenza che potessi avere.

Mi tolse i capelli dalla guancia e per entrambe il desiderio di avere il sapore delle reciproche labbra prese vita, e le bocche si unirono in un bacio così puro, genuino, che mi resi subito conto di non aver mai baciato un ragazzo né esser stata mai baciata da essi con lo stesso sentimento.

Colpire e affondate da cupido e dalla cupidigia di scoprirci, le lingue vennero fuori iniziando una vera e propria danza, come se si stessero presentando,
In effetti significava molto di più, era la reciproca consegna della chiave dei nostri lucchetti, l'apertura ad un mondo ancora per noi inesplorato, aggiungerei ancora per poco.

Non saremo state più le stesse entrambe, con quei baci, stavamo affermando la nostra volontà a proseguire.

Marta iniziando a giocare con la bretella della mia tuta mi invitava a toglierla, fu per me naturale alzarmi leggermente e aiutarla ad abbassarla, occhi lucidi, lussuriosi, si scambiavano sguardi che erano tutto un programma, i baci, quei baci lenti, dolci mi scioglievano, ero in preda a qualcosa di sconosciuto.

MI baciava toccandomi i fianchi, ora i glutei ancora doloranti, in un attimo di pausa sentii il calore delle sua mani farsi audace sotto la mia maglietta, la alzai scoprendo il mio seno, le areole erano gonfie, i capezzoli già turgidi, tutto il mio seno sembrava più di tutto, più grosso, più sensibile.

La tuta era calata fino alle ginocchia, e mentre ero assorta dalle sensazioni che il mio stesso corpo stava dando, non dimenticherò mai lo sguardo posarsi sulla sua mano mentre con fare incerto si faceva strada in mezzo alle mie cosce, posandosi lentamente sulle mie bianche mutandine adornate da petali rossi, il contatto con l'umido del mio piacere, il suo tocco delicato che nel farmi ansimare a più riprese e barcollare sembrava rispettare il pudore dell'imbarazzo provato.

Un bacio come quelli fin lì scambiati, teneri appena accennato ma carico di intensità mentre inesorabile quella mano esplorava da davanti a dietro la mia intimità scorrendo sopra quel tessuto che avrei voluto veder volar velocemente via, il tocco di quelle sue dita affusolate che lambivano a fine corsa i miei glutei, era una vera e propria cascata di piacere.

Una piccola pausa un altro bacio scambiato con una pressione di poco superiore sancì la fine del suo turno, le mie mani si posarono sul suo seno, Marta apparve quasi dispiaciuta ma ben consapevole di cole quel momento richiedesse un'equa alternanza di ruoli.

La maglia fu la prima a raggiungere il pavimento, sembrava interessata a farmi scoprire il sapore del suo petto, che mi attirava come una calamita attira il polo opposto, invece resistendo all'impulso andai ad occuparmi dei suoi short che calai fino a metà coscia.

Assecondò le mie operazioni e tornammo a baciarci con maggior intensità, fu buffo pensare come avessi visto Marta tante volte senza vestiti, eppure era cristallina in me la sensazione di vederla nuda per la prima volta.

Impressa nella mia mente la brasiliana di pizzo bianco che inizia a tirare e muovere in modo circolare sul clitoride di Marta che rispose con gemiti e spasmi. le guardai la glabra vulva e inizia a masturbarla sfiorando il clitoride, i seni danzanti davanti al mio viso furono un richiamo irresistibile, presi in bocca il piccolo roseo capezzolo alla mia sn, e Marta con fare lesto prese il tempo e l'occasione per sfilarsi di colpo ogni residuo vestito indossato. nuda, era nuda alla mia vista.

Molto più bella per me della venere di botticelli, era lì in carne ed ossa, per me! giocai per un tempo indefinito con i suoi seni, era minimo il contrasto di colore fra il colore del seno e quello di areole e capezzoli, appena percettibile, eppure l'areola emergeva gonfia e dura come pietra sovrastata da quella piccola torre il cui odore e sapore mi stava trapanando il cervello.

Una danza, come dicevo, un bacio, un occhiata d'intesa... il mio turno era finito, riprese il controllo del gioco Marta, sfilò la mia maglietta e senza indugio andò anche lei a saggiare il sapore del mio seno, trovai così naturale posare una mano sulla sua testa come per tenerla ferma in quella posizione.
Anche se la sensazione provata rasentava il dolore, non nego a voi né a me stessa che il contatto della ruvida calda e umida lingua su quella parte di corpo tanto sensibile mi sembrava capace da sola di regalarmi splendidi orgasmi.

Ero assetata dei suoi baci, e come d'incanto le nostre bocche tornarono a trovarsi e ad esplorarsi, un solo aggettivo: meraviglioso.

Entrambe nude ma certo non avvezze al piacere saffico, non trovammo di meglio che affidare i nostri orgasmi ad un piccolo vibratore.

Fu Marta ad allungarsi sulla seduta offrendosi a me, iniziai a stimolarla col vibratore fermandomi ovvio sul suo clitoride, di quando in quando mi allungavo sul suo corpo per godere dei suoi capezzoli e dello scambio di calore che i nostri corpi si davano, il suo orgasmo non tardò ad arrivare con un gemito di totale assuefazione.

Rimane un solo rammarico il non aver osato o solo pensato di assaggiare il primo orgasmo donatole per mano mia.










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