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Finalmente.... mamma


di geppettino2003
13.12.2020    |    19.705    |    0 9.3
"Una forma di vigliaccheria, forse paura, certamente rispetto, ha inibito il mio fare incidendo sulla mia voglia..."
Il delirio che stanno vivendo non consente loro di rendersi conto del mio assistere ad un alto momento di lussuria... Davanti a me non hanno come nascondere la loro perdizione...e Roberto continua a sborrare.....

È vero ho chiesto di raccontare le mie fantasie, una idea, una strategia per materializzare un perverso desiderio, una morbosa voglia che mi trascino da tempo!
Ne ho letto la trasposizione. Chi lo ha fatto mi ha dato quella forza, il coraggio, la determinazione che mi è mancata in tutti questi anni.
Onore al merito!

Da anni sono affascinata da mia madre, dal suo splendido corpo, dalle pronunciate labbra, dal bellissimo suo culo. L’ho spiata nelle sue erotiche performance con il suo uomo, mio padre. Femmina incontentabile ed incontenibile. Fantasiosa nel suo offrirsi. Imprevedibile nel suo concedersi, esigente nel pretendere, nel volere.
Magnifica nel godere!

Estasiata ho ammirato il suo lascivo abbandonarsi alla forza della eccitazione che sa trasmettere al compagno di una vita. Mi ha eccitata guardare il suo corpo accendersi alla lussuria, il salire del suo respiro, il muoversi impazzita, il chiedere piacere e ricevere fiumi di sborra.

Erotica, e porca, nel raccogliere con le dite il caldo seme dal seno, portarlo alla bocca, mimare un sontuoso pompino, l’altro mano giocare con la passera e, furiosa, scoparsi.

Sentire quei suoi gemiti ardenti di desiderio crescere in preda all’orgasmo ed inondarsi dei suoi umori sino ad accasciarsi sfinita sul suo uomo, continuare ad accarezzarlo, baciarlo con l’amore della donna innamorata, eccitarlo di nuovo e godere ancora!

Mamma non vive sola il suo piacere, lo vuole sempre condividere con il suo uomo.

Io essere attratta non già dal bel cazzo di mio padre, ma dall’eccitato corpo di mia madre.
Restare coinvolta dal suo essere femmina dal suo sapere trasformarsi in troia insaziabile.

Mamma è stata, e vuole ancora essere, una bella, e magnifica, porca.

Ho amato quello sguardo, quel suo corpo, quel suo saper materializzare eccitazione. Ho desiderato condividere il suo piacere. Ho sognato godere con lei!

Ma in tutti questi anni alcuna possibilità mi è stata concessa. Il mio abbracciarla, trasmetterle il mio desiderio, renderle concreta un diverso amore, non ha sortito alcun effetto. Una forma di vigliaccheria, forse paura, certamente rispetto, ha inibito il mio fare incidendo sulla mia voglia. Vergogna, forse il timore di una sua reazione, e restare con la rabbia al suo negarsi a me.

Seguo adesso il suo lottare con il tempo che passa, opporsi a quei segnali, non certamente i suoi ma quello del suo amato compagno.
Mi è chiaro che è un bel pò che non vive più quel suo intenso respiro, quelle calde urla, quel gridare il suo piacere, invocare, pretendere, godere! La maschia irruenza si è affievolita all’avanzare dell’età, non è più il giusto corollario alla intensa passione ancora alta nel corpo di sua moglie.

È diventato un freno mio padre!

Sono certa che ancora vuole vivere quelle intime emozioni, ne ho la convinzione nel suo guardare il mio Roberto, nei suoi occhi rivedo quella stessa espressione dei suoi momenti di più alto desiderio, quando bastava uno sguardo di languida passione per richiamare in mio padre il suo momento di piacere.

Mi convinco che a mia madre manca un bel cazzo, il desiderio di offrire il suo disponibile corpo alla emozione di intriganti mani spaziare sul prosperoso seno, calde labbra baciare i sensibili capezzoli, stringerli morderli, nervosa lingua spaziare tra la fica, mentre un dito le sconvolge il corpo inculandola, e lei liberare urli di ritrovata eccitazione.

E a me manca il suo corpo, desidero ancora quel suo urlare, vorrei poter gioire di quei suoi piccanti momenti, ascoltare i suoi
pensieri, vivere le sue emozioni, condividere ogni sua fantasia.
Goderne assieme!

Maturo questa opportunità nello sguardo di Roberto. C’è accondiscendenza alle sottili provocazioni di mia madre. Il crescere sfacciato del suo splendido bastone tra le gambe ne è la conferma!

Stamattina è già da noi. Uno stupido incidente costringe il mio Roberto ad una lunga convalescenza. Già un mese a casa ed ancora almeno un altro. Le rispettive mamme si alternano per accudirlo in mia assenza. Al mattino spetta alla mia nel pomeriggio tocca a sua madre.
Condividere lo stesso complesso residenziale, una villetta trifamiliare ci offre questa possibilità.

Un rapido saluto per notare oggi, il suo proporre la femmina matura e procace che sa di essere. Un variopinto, corto, vestitino, stretto, aderente, su alti sandali, fascia una piccante figura pronta per il suo domestico (sicuro erotico) fare. Tette che gonfia ad ogni suo respiro, e un culo che plastico ondula al suo intercedere,
Il suo muoversi poco, o nulla lasciano all’immaginazione. So che quel suo fare ha uno scopo. Vederla e tornare indietro negli anni. Vederla ed immaginarla godere ancora di un bel cazzo. Roberto può rifarle rivivere, sicuramente, quella gioia.
Il suo fare risveglia la mia voglia di godere del suo corpo. Ed io non sono gelosa!

Uscendo noto lo sguardo di mio marito sul corpo della matura femmina di casa che tradisce il suo interesse. Mamma lo ricambia con eloquenti sorrisi.

Di nuovo quel mio desiderio mai sopito mi sconvolge. L’idea di potermi gustare ancora l’eccitazione di mia madre sbattuta da un potente cazzo mi porta indietro negli anni quando spiavo quel suo sfacciato chinarsi per raccogliere lo sporco da terra. Quel ben di dio di seno riversarsi fuori dai trasgressivi suoi décolleté sotto gli occhi di mio padre che, subito, allungava le mani su di un disponibile culo.
Pochi secondi di maliziosi atteggiamenti per porsi in ginocchio di fronte al suo uomo e, senza troppi preliminari, leccandosi le labbra avide di desiderio, abbassare la cerniera dei pantaloni, infilare svelta le mani e trarre un duro uccello, teso già colmo di eccitazione.
Maliziosa, e troia, sentire l’uccellone esplodere tra le mani, pronta ficcarlo in bocca, lavorarlo con la plastica lingua come solo una splendida, ed esperta, porca sa fare. Lunghi minuti di un eccitante pompino, arrapata, incurante della possibilità di essere vista, proseguiva materializzando le più trasgressive pose del suo intimo repertorio.

Io, nascosta al loro fare, mi eccitavo nell’ammirare quello intrigante corpo concretizzare un morboso piacere.
Seguire il suo inginocchiarsi sul divano, mettersi a pecorina, offrire un invitante culo, con lo sguardo cupido pretendere, ed accogliere, quel po’ po’ di nerchia che papà, con estenuante lentezza, le schiaffava in culo. Stantuffare poderosa su quel palo, inusitato ed infinito, al ritmo di smodate e, sguaiate, urla di piacere.

Abbandonarsi a potenti strilli, sbattere nevosa il capo, ad occhi chiusi, stringere tra le dita turgidi capezzoli, e gridare il suo primo orgasmo.
Il primo di una lunga serie!

Pochi secondi e seguire il suo inarcare la schiena, sfilarsi l’enorme proboscide dalle visceri, e con papà infoiato, ansimante come un toro, con entrambe le mani massaggiare il duro cazzo, osservarlo con sguardo avido e ammirato, portare la grossa cappella violacea di nuovo alla bocca, leccarla con la consumata sapienza del suo essere magnifica puttana per poi di schiena montare a cavalcioni e, con abile mossa, far sparire in un attimo lunghi centimetri di carne turgida nell’antro insaziabile della sua caldissima fica.

Avviare una cavalcata pervasa di passione, ardendo di desiderio con la lunga asta entrare e uscire, per tutta la sua lunghezza, dal corpo della matrona, al ritmo indiavolato delle sue movenze, sino a strappare le urla di piacere di papà.

Guardavo solo mia madre, il suo essere infoiata, il prosperoso seno reagire ai fendenti di uno splendido cazzo, mi toccavo senza ritegno, nascosta a pochi metri dal loro amplesso, eccitata dal solo suo continuo, altissimo, piacere.

Quando papa, muggendo come un cavallo imbizzarrito, sussurrava qualcosa all’orecchio mamma, strillando come una puledra in calore, si sfilava l’attrezzo dalla sfondato fica, scivolava dal divano e di nuovo in ginocchio aspettava.

Era il loro, convenuto, segnale!

Pompando con la mano sul duro cazzo papà lo avvicinava alla bocca di mamma, che pronta aspettava di riceversi l’imminente piacere.

Un vero fiume di caldissima sborra sporcava, ripetutamente, il viso trasfigurato da porca della porno casalinga.

Schizzi ripetuti di incredibile copiosità, spargersi sul viso, imbrattandone capelli, occhi, soprattutto labbra, bocca, con mamma, con evidente perverso piacere, leccarne ogni disponibile goccia succube di un violento, intenso, secondo, orgasmo.

Con gli occhi, e la mente, su quella splendida fica spalancata, quel bel culo oscenamente aperto, la famelica bocca con le labbra sbrodolanti sul duro cazzo di mio padre, aumentavo il ritmo al crescere dell’eccitazione fino a raggiungere l’apice in un parossismo di manate velocissime nel culmine del mio di piacere. Mi toccavo come un ossessa unendomi al suo godere con fiotti di umori bollenti che, in successive ondate, scaldavano furiose le mie dita.
Dio che femmina!

“Katya!”
Sul pianerottolo di casa incrocio mia suocera, Donna Maria, il suo chiamarmi spezza i miei ricordi.
Lei è tutto il contrario di mia madre. Compita, riservata, introversa, forse anche un po’ bigotta. Anonimo nel suo essere donna, sempre presente nel suo ruolo di mamma.

Sin dall’inizio del mio rapporto con Roberto sono rimasta colpita dal suo materno amore verso il figlio. Un amore viscerale, completo. In ogni atto, in ogni sguardo, in ogni sua azione, mi era chiaro il dedicarsi con trasporto all’unico amore della sua vita.
Per lunghi anni in casa solo un maschio, fanciullo adolescente, crescerlo con l’amore che solo una mamma sa dare, e farlo diventare uomo.

Le sere a casa sua per il rispetto dovuto ad una donna sola, ho limitato l’esuberanza del suo Roberto in sua presenza. Mi sono sottratta al suo continuo palpeggiarmi, sfacciato, il seno, le mani sul culo, un dito sfiorarmi la fica.
Ma nulla potevo fare per mascherarle la potente erezione che intrigante il suo sfrontato fare gli procurava, incurante della presenza di sua madre. E lei sembrava soffrirne!
Guardare l’aitante figliolo ed accorgermi del crescere dei suoi turbamenti, dei continui rossori diffondersi sulle gote. Redarguirlo senza molto convincimento e subire la sua sfacciataggine.

Donna rimasta sola dopo il mio matrimonio.

Ora è un po’ che ho il dubbio che subisca il mio notturno piacere, nell’offrirmi al mio uomo con la stessa passione di mia madre. L’esile parete che separa le rispettive camere da letto non contiene le grida della nostra eccitazione nell’unisono momento del rispettivo orgasmo.

Nel mio solito rituale del saluto mattutino ho notato il suo languido guardarmi, il diffuso rossore presente sul viso e accorgermi dal gonfiore dei suoi capezzoli il tradimento di un debole corpo.

È se avessi risvegliato dimenticate emozioni? E se la materna curiosità si stesse mutando in interesse e, lentamente, trasformarsi in eccitazione.

Spontanea comincio ad immaginare le sue notti, sola nel grande letto, ascoltare il piacere di suo figlio che prende corpo e forma nei suoi gemiti.
La immagino, ad occhi chiusi, sola in camera sua, subire la nostra passione e non controllare una mano scendere ad accarezzare il suo desiderio tumescente, lentamente, con le lunghe dita, scorrere su umide labbra.
Non reagire, non riuscire ad opporsi, non ne ha la forza né credo l’intenzione, fino a sciogliersi in un caldo e liquido piacere.

Fantastico sulle sue lunghe notti di solitarie passione!

Una donna innamorata sa leggere negli sguardi la passione, l’amore il desiderio. La voglia!

Un pensiero mi intriga: E se lo desiderasse anche maschio!
Le mie fantasie di figlia trasferiti in quelli di madre.
Come se nel gioco delle parti si invertisse i ruoli nella assurda equazione:
- Amo mia madre come sua madre ama suo figlio, il cui risultato non può che essere passione all’infinito. -

Mi lascio trasportare sempre più dal crescere incessante di una morbosa fantasia: scopare uno splendido cazzo, eccitare sua madre. Provocarla, farle vincere la certa vergogna, liberare le sicure voglie, e portarla a vivere quel morboso piacere che per anni è stato il mio assillo. Poi sicura che la mia di madre si gode il cazzo del mio uomo, lasciando agli eventi il materializzare una provocante strategia....

Io artefice e regista con Roberto inconsapevole complice!

“Si scopami...dai sbattimi... oooooohhh.........Dio che bel cazzo ti ha fatto tua madre. Cristo come sei duro... mmmhhh... scopami...così!...Ora nel culo... dai inculami...Dio che bello...spingi forte.... si tutto dentro...adesso mettimelo in bocca... lo voglio leccare tutto... dai sborra.... così... siiiii... sporcami tutta... sborra.... sssiiiii... ooohhhmmm.........”

Lascio Roberto spossato nelle braccia di Morfeo e sono sul balcone certa che la mia strategia abbia sortito effetti. Al silenzio di una stellata notte ascolto impercettibili singhiozzi dalla adiacente sua camera da letto.
Mi accosto alla portafinestra. Il televisore acceso mi consente di vedere Donna Maria in piedi, la schiena appoggiata alla parete che separa le nostre camere, la lunga vestaglia, a malapena, copre gambe semiaperte. Il viso sconvolto dal piacere. La lingua golosa bagna labbra inquiete, le morde, un attimo e scorgo una mano tra allargate cosce, le dita dalle lunghe unghie nascoste tra i ricchi peli, soffermarsi sulla spacca, avida frugare gli anfratti umidi, titillare il gonfio clitoride, gemere agli umori che stanno bagnando dite impazzite, e spezzano un respiro profondo, con la spacca gronda umori di una morbosa, intensa, eccitazione subita. Ascolto il mutare di quel respiro in mugolii, in lamenti pervasi di intimo desiderio. La mano guizza con crescente intensità, affonda tutte le dita nella fradicia ed empia fica, il corpo freme dal piacere. Si possiede frenetica, e sta per godere.

Non resisto. Vederla e tornare indietro negli anni e crescere una voglia, sopita, repressa.
Nella penombra mi avvicino, con forte il desiderio di voler condividere il suo piacere.
Sussulta al mio accarezzarle il viso. Non le do il tempo di ricomporsi, non può nascondermi il suo stato, l’espressione spaventata di chi sa di essere stata scoperta. La vergogna ha preso forma tra i delicati tratti del suo bel viso.
“Sei bellissima!

Nel baciarla sul collo mi approprio dell’intenso tremore del suo corpo.

Non si oppone al mio slacciare la morbida vestaglia, inerme lascia alle mie mani sfiorare il bellissimo seno, cede al mio stuzzicarle i duri capezzoli. Baciarli, leccarli, succhiarli.
È profondo un suo sospiro!
Le mani seguono i morbidi fianchi, poi tra le cosce, in mezzo le dita sfiorare riccioli lucidi di umori, ne raccolgono l’essenza prima di portarle alla bocca e saggiarne il caldo sapore.

Un ultimo, debole, tentativo per fermare una mano lanciata verso il piacere.

In lei non c’è più paura!
Libero il corpo dalla delicata vestaglia, l’invito a schiudere le gambe, ammirare una fica aperta e bagnata.
Rimane preda, immobile per un tempo infinito. Le mie labbra sulle sue, forzare leggermente, la lingua stuzzicare un seno e una mano persa sul folto cespuglio. Lunghi secondi e inarcare il corpo ad una violenta scossa che pervade un corpo che invoca lussuria.

Inginocchiata davanti a lei e, subito, un pensiero vorrei fosse mia madre!

Un morsetto leggero alla base del clito. La goccia che fa trabocccare il vaso. Si irrigidisce gridandomi il suo piacere, inondandomi dei suoi succhi. Un urlo strozzato in gola, mentre il bacino è squassato impazzito al ritmo dell’intensissimo orgasmo che la sconvolge.
Sfinita si accascia su se stessa, il respiro stenta a tornare normale.

“È lui che vuoi vero?”

Nella languida espressione che illumina un volto, su cui è soffuso il rossore, la sua non risposta....

Sveglia sino all’alba con la mente spaziare in una sola intrigante fantasia.

Stamattina, lasciata la provocante presenza di mia madre a casa, nel mio solito rituale del saluto a mia suocera, noto il suo dolce volto, incorniciato da lunghi capelli neri, l’espressione angelica, soddisfatta, le morbide labbra rosse, gli occhi chiari e lucenti e le guance arrossate.
La stessa morbida vestaglia disegna il contorno di capezzoli ancora irti, nel viso una nuova, e diversa, emozione figlia di una notte di un diverso piacere, non certo quello desiderato, non quello voluto, ma neanche subìto!

Sollevo il volto verso il mio, la stringo dolcemente in un abbraccio, lascio al mio respiro morire sul collo, percepisco il suo tremore quando mordicchio il lobo di un orecchio.
Si abbandona tra le mie braccia, cercando qualcosa da dire, senza riuscirci. Con una mano accarezzo il magnifico seno, prima da fuori poi, a fil di pelle, da dentro la vestaglia. Sorpresa mi da della matta ma non si sottrae al mio provocante fare.
Slaccio la cintura, lascio cadere ai suoi piedi la vestaglia, le mani sui fianchi, lentamente risalgono il corpo, sfioro il seno, lo accarezzo. È bello grosso, svetta verso l’alto, con due capezzoli bruni in mezzo a due piccole, e chiare areole. Ammiro belle, sode, e rotonde, natiche su affusolate cosce.

Le nostre labbra si incontrano, le lingue si intrecciano guizzanti. Mi approprio del suo caldo respiro.
Risponde con furia al mio bacio, stringendomi la mano tra le cosce.

Impacciata, non si nega mentre spingo il suo corpo al tavolo, scoprendo tra le gambe un caldo umido che già le pervade... e pensare a mia madre.
Mi piacerebbe ci fosse lei qui, ora con me...con noi.....

Il suo respiro diventa affannoso, tra le dita forte stringo gli irti capezzoli ed ascolto il salire del suo urlo non solo di dolore.

Si sdraia immobile, la bocca socchiusa, il corpo vibrante, le accarezzo leggermente, l’inguine, le gambe ancora chiuse, i seni, tormento i capezzoli, inginocchiandomi davanti a lei, dolcemente schiudo le gambe. Lentamente, vedo la vulva aprirsi, mostrare le grandi labbra carnose ed ornate di peli, le piccole tenere e rosee, infine la coppa del piacere dove infinite goccioline mostrano il salire della sua eccitazione. Con le dita apro di più la fica, la ammiro in tutta la sua bellezza circondata da una corona di riccioli neri. La accarezzo dolcemente, con la punta del dito, consapevole che è da lì che la porterò a vivere un nuovo orgasmo.

“Sei bellissima, stanotte mi hai eccitato, sai sono ancora bagnata.”
Sfacciata confesso la mia alta eccitazione, mostrandole la mia mano umida.

“Adesso chiudi gli occhi”
con una voce suadente e sensuale

Continuo a guardarla, la bocca aperta, ferma di fronte a me, le gambe più divaricate. Scopro il pube, coperto da un rigoglio di pelo nero, la fica pulsa di desiderio. Basta aprire un po’ le gambe perché anche lei si apra come una conchiglia vogliosa di essere penetrata dal mare.

Una mano risale a giocare con i seni, l’altra si infila lentamente, delicatamente, nella fessura bruciante.

Introduco, lenta, un dito tra le grandi labbra che si schiudono al mio tocco. Lo faccio scorrere su e giù, da cima a fondo, per poi impadronirmi del suo clitoride. Stringo tra le dita la piccola bacca, lambisco con la lingua, la prendo tra le labbra, succhiandola come se fosse una caramella e introduco di nuovo il dito in profondità nella sua vulva rorida di umori. Prima uno, poi due
“SSSIIIIiiii....”
È un corpo sconvolto che strilla il suo piacere!

“Desideri il suo bel cazzo vero?”
Muovo le dita al ritmo del suo cresciuto respiro, succhio famelica il caldo grilletto. I nostri respiri si fanno ansanti, rantolanti. I suoi gemiti diventano mugolii frenetici, sento il piacere salire, salire da tutti i punti del suo corpo per concentrarsi in uno solo punto pronto ad esplodere!

“È lui che ti prende, che ti scopa, che ti fa gridare il tuo piacere”

Spingo le dita più a fondo che posso, le mordo il grilletto, fiottando la lingua tra le sue calde labbra.

Inarca il corpo gemendo forte.
“Aahhhhhh! Mi fai godere! Siiiiiiiii......Godooooo!”

Muovo ancora le dita, accompagno il pulsare della fica con un liquido caldo e vischioso che inonda la mia mano.

Sollevo la testa e la guardo. È più bella che mai. I sui occhi brillano di un espressione nuova, immensa, le sue labbra socchiuse scintillano.

Mi allontano, a malincuore, dalle labbra vellutate, accosto le mie labbra su rosse guance, in un amorevole bacio le trasmetto un ultimo pensiero:
“Oggi fatti bella offriti a lui.....Una madre ama sempre, anche quando non può!”

Prende le mani, guardandomi dritto negli occhi, con voce dolce, sussurrata, sorride con ritrovata maliziosa
“Si! Oggi voglio tornare donna! “...
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