incesto
Mamma quanti piccanti ricordi in quelle foto
di geppettino2003
12.07.2011 |
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"Era chiaro dal suo modo di comportarsi nelle ultime settimane, battute con doppi sensi, qualche ammiccamento particolare e poi una certa sfrontatezza quando..."
“Tesoro, dove sei… vorrei vederti”“Mamma sono in facoltà… è successo qualcosa…”
“per questo parli piano…”
“e che sono impegnato… in una riunione… ma dimmi che c’è?”
“sai ho preparato delle cose che volevo guardassi, libri, foto, le tue collezioni di fumetti, qualche cimelio e altro, potresti passare e eventualmente prenderti quanto più ti interessa, in settimana darò corso a quei lavori in casa che mi hai suggerito, essendo sono ormai sola non ho bisogno di grandi cose ma lo spazio in casa non basta mai.”
“Ok mamma, appena… finisco… spero di rientrare nel pomeriggio e, prima di andare in studio passo da te, ma ho pochi minuti”
“e che caspita non ti vedo mai ti potresti pure fermare senza i tuoi soliti assilli. Non si vive di solo lavoro!”
Alle 17,00, ho sempre le chiavi di casa di mamma. Le ho tenute, lei è molte volte fuori, approfitta del suo essere donna sola per viaggiare spesso, quindi, per dare l’impressione della casa presidiata, almeno due volte a settimana ci faccio un salto. Qualche minuto, per dare acqua alle piante controllare la posta, insomma rendere tangibile l’impressione di una casa abitata.
Sino ad oggi, fortunatamente, nessun problema.
L’acqua della doccia sta scendendo, mamma è in bagno, mi avvicino alla porta per confermarle la mia presenza .
“Oh! ce l’hai fatta! scusa, ancora qualche minuto il tempo di sciacquarmi e sono da te …intanto ho lasciato alcune cose in salotto, controlla quello che può servirti… arrivo subito”
Il salotto è diventato un deposito. Una miriade di scatoloni, alcuni ben chiusi, altri in procinto di esserli. Un album di foto sul tavolino accanto ai divani richiama la mia attenzione. Incuriosito ne sfoglio le pagine. Una miriade di fotografie sistemate con ordine e rigorosamente in sequenza cronologica.
Anni di ricordi raccolti con paziente dedizione. Fotografie del periodo di vita sociale vissuta dai miei genitori che, mamma, vedova da quasi sei anni, per riempire le sue giornate si è dedicata a selezionare per ricordare momenti di spensierata gioia passata.
Tante foto, io piccolino. Ero bellino, il mio ciuffetto biondo, toh! guarda la mia prima bicicletta, che bel rosso fiammante, la mia prima vittoria in un torneo di tennis, ho ancora il trofeo a casa.
Altre foto nel giorno della laurea. Sfoglio le pagine, come ero teso mentre discutevo la tesi. Però che gran bella figura poi, finita la tensione, tutti a festeggiare.
Ma che stress quella giornata.
Poi quella grande busta con altre foto. Un flash per ricordare. Le guardo. Fotogrammi che mi ritraggono con alcune amiche di mamma! Riprese fatte in un arco temporale di qualche anno.
Io e Adriana!
“te le ricordavi quelle foto? erano proprio quelle a cui mi riferivo quanto ti ho chiamato, sono tutte tue pensavo che le volessi tenere tu… visto che sono piuttosto personali… e come dire particolari…”
Mamma mi ha raggiunto. Un cortissimo kimono in spugna di un giallo solare, castamente scollato, fascia un corpo piuttosto tonico. I lunghi capelli color oro delicatamente raccolti sulla nuca valorizzano i suoi bellissimi occhioni chiari. Si accomoda sul bracciolo della poltrona accanto a me. Accavalla le lunghe e slanciate gambe.
Gioisco della sua gran bella figura di donna. Mamma è ancora una bellissima donna!
“e come potrei scordarle… rivedendole torno indietro negli anni questa ad esempio l’abbiamo fatta con una vecchia reflex utilizzando l’autoscatto”
“non riesco a capire quando, ma dove siete… come mai è seduta sulle tue gambe, con quel sorriso piuttosto ambiguo?”
rido, sono passati quasi dieci anni e posso anche confessarglielo
“Adriana una bellissima donna, e lo è tutt’ora, nordica giunonica e statuaria, allora appena quarantenne…”
“ehi! quanti complimenti…”
“bhé! Ho avuto modo di frequentarla bene”
“in che senso?”
“tu, ovviamente non ricordi quella domenica d’estate, nella loro villa a mare, eravamo andati per passare una giornata intera poi tu e papà, doveste rientrare non so per quale motivo, lei invece ti pregò di farmi restare, mi avrebbe riaccompagnato a casa in serata.”
“e allora?”
“ricordi avevate aperto assieme una galleria d’arte dove, di tanto in tanto, passavo a fare il ragazzo di bottega, così racimolavo qualche soldino. Adriana, da diverso tempo, aveva posato gli occhi su di me. Era chiaro dal suo modo di comportarsi nelle ultime settimane, battute con doppi sensi, qualche ammiccamento particolare e poi una certa sfrontatezza quando capitava di restare soli. E quel giorno aveva deciso di rendere concreta il suo morboso interesse.
Rimasti soli in casa, l’ingegnere, suo marito era andato in studio, la scusa di dover ultimare alcuni elaborati per una consegna urgente. Quasi venti anni di età di differenza si facevano sentire, quantomeno nel loro rapporto di coppia.
Solo qualche minuto ed eravamo soli. Il divanetto in vimini nel patio a mala pena offriva spazio a me, quindi figurati quando si è seduta accanto ed ha cominciato provocatoriamente ad accarezzarmi. Prima i capelli, poi entrambe le mani sul petto. Carezze studiate, finalizzate ad eccitare il ragazzino sedicenne ancora di primo pelo, al quale bastava una coscia leggermente scoperta per cominciare a spaziare chissà su quali erotiche fantasie.
Il boxer che indossavo ha reso subito tangibile il mio essere maschietto esuberante. Lei, piacevolmente compiaciuta, china davanti a me, sciolto il variopinto pareo, ha scoperto un superbo seno. Concupito, sono rimasto partecipe succube della sua voglia di impadronirsi della mia verginità.
Famelica, in tutti i suoi morbosi atteggiamenti, ore di focosa passione, non ricordo quante volte lo abbiamo fatto. Il suo corpo tra le mie dita fremeva, ed io tra le sue braccia scoprivo quanto è alto il piacere di un corpo di donna.
Ancora oggi ricordo l’intrigante calore di una bocca calda, quasi rivivo il corpo eccitato di Adriana nuda accanto me, dolce ed amorevole in tutte le sue manifestazioni.”
Un bel flashback!
“ora capisco perché seguiva con interesse la tua crescita, i regali che mi chiedeva di poterti fare, l’interesse per i tuoi studi e la tua disponibilità ad accompagnarla nelle diverse mostre.”
Mamma si sposta di scatto, come in un impeto di rabbia, quella collera insita in chi si sente tradita da una persona nella quale nutriva un forte affetto.
“sai… praticamente mi ha svezzato. Ho continuata a frequentarla l’ultima proprio qualche sera fa. Adriana è stata la mia prima e più sensuale donna con cui ho fatto… sesso. Per lei il sesso è vita. A lei devo l’acquisto della mia prima macchina, forzatamente di occasione anche per non farvi insospettire”
“…e bravo il mio ragazzo…”
Il kimono, piuttosto corto, reagisce a suoi scatti nervosi, la cintura come conseguenza allenta la sua stretta. L’ampia scollatura rende il giusto onore ad un opulento seno libero di muoversi. Nel piegarsi in avanti il mio sguardo si perde, per un attimo, tra il profondo solco delle sue morbide mammelle. Mamma accortasi del mio bel vedere, per pudore, si gira di scatto, lasciandomi di sasso nell’ammirare un intrigante e bellissimo fondoschiena.
Un’altra foto, alla mia sinistra insieme a me abbracciata c’è Eliana. È in topless. Donna veramente bruttarella, ma che riusciva a compensare il suo essere anonimo con performance di alto livello…
“come mai è mezza nuda…”
“mamma è in costume… eravamo a mare…”
“No! non mi dire che anche con lei?”
“Se devo essere sincero si!”
“ma era la tua pediatra…”
“forse per questo conosceva bene il mio …coso…
“e qui dove siete?”
“L’anno dopo la mia prima esperienza con Adriana andammo in Sardegna. Quel bellissimo villaggio sulla Costa Smeralda. Quell’anno con noi c’era la dottoressa con il marito. Lui molto amico di papà. Giorni bellissimi. A me piaceva stare, costantemente, in piscina mentre tu e papà dopo il ricchissimo buffet andavate a riposare. Io invece con il mio Diabolik aspettavo sotto l’ombrellone che arrivasse il tempo per fare il bagno.
Quel pomeriggio la signora Eliana era sulla veranda del suo appartamentino, stesa sul telo adagiato sulla sdraio a prendere il sole. Un fisico minuto, nulla di particolarmente attraente, il seno piccolo in un corpo inespressivo rispetto a quanto, madre natura, quell’anno aveva portato in quel villaggio.
Quante belle figliole!
Il marito era in camera a fare una pennichella.
Dopo circa un’ora fece un tuffo in piscina, una nuotatina di qualche minuto, poi avvicinatasi a me mi chiese se potevo farle il piacere di spalmarle dell’olio solare sul corpo.
Pur controvoglia la seguii stendersi sulla sua sdraio sotto il portico, e passandomi il flaconcino di abbronzante, mi pregò di ungerla:
- Dai piano piano, friziona le spalle lentamente, premi leggero, fai assorbire alla pelle l’olio, ecco così bravo, ora scendi dai polpacci e risali lentamente sulle cosce.”
Piuttosto imbarazzato seguivo diligentemente le sue direttive. Aveva raccolto il lembo del costume quasi tutto tra il taglio che separava l’unica cosa del suo corpo che in quel momento trovavo interessante.
Diceva che le piaceva prendere il sole integrale ma che non poteva farlo per il giusto rispetto nei confronti del marito che non apprezzava poter essere additato come possibile becco ”
“che troia!”
“veramente una gran femmina mamma. Ricordo le mie mani sui glutei, il suo divaricare lentamente le cosce, le mie dita scivolare sulla sua pelle e sfiorare, credimi senza volerlo, i ciuffetti che il piccolo costume raccolto tra le chiappe lasciava trasparire. Contemporanei suoi deboli gemiti, leggeri e soffocati, accompagnavano i miei, iniziali, innocenti massaggi.”
“Lo sai che sei veramente bravo Roberto -
Ansimava. Complimenti che incentivano la mia focosa esuberanza. Poi girandosi supina, offrendomi il seno privo del reggiseno, ha voluto che le ungessi anche il petto.
Le mie mani, impacciate, seguivano il busto, cominciando dalle gambe, lento risalivo sulle cosce, sempre più divaricate. Cercavo di mantenere una sicura distanza dal bacino nei miei movimenti anche se cresceva la mia voglia di toccare morboso. Dall’ombelico risalivo sul seno, circoscrivendolo a debita distanza”
- Dai non ti vergognare anche il seno deve essere protetto dal sole, anzi è la zona tra le più delicate di una donna”
E mentre lo diceva inarcava delicatamente il busto, stringendo contemporaneamente le labbra e socchiudendo gli occhi.
Titubante le mie mani scorrevano tremanti sulla calda pelle del seno, confesso, non era il contatto che mi stimolava ma i suoi gemiti, di sicuro piacere, che crescevano di intensità, coinvolgendomi intimamente.
Ricordo che mi ero eccitato così tanto che ero diventato rosso dalla vergogna sforzandomi di mascherare il mio stato in ginocchio con il bacino praticamente sotto la sdraio.
Questa era la sua strategia risvegliare la mia fame di sesso”.
“puttana!”
La riflessione di mamma all’atteggiamento di Eliana!
“ho continuato per alcuni minuti seguendo le sue morbose indicazioni”
“ora lentamente sulle cosce, si… fermati lì… ecco… così… toccami…”
tremava fino a quando, dimenandosi, ha goduto”
“CHE TROIA!!”
“si ma quello era solo l’inizio…fattomi sdraiare sulla sdraio ha cominciato lei a ungermi il corpo. Le sue mani sapienti scivolavano sul corpo, lente e con moderata pressione. Era sfacciatamente palese il mio stato di forte erezione.
“Oh caro, sei proprio un bel ragazzo… ora ti voglio fare divertire io…”
Le mani lentamente si sono infilate tra il costume e la mia pelle, ed ancora più sfacciate hanno liberato completamente il mio muscolo sfacciatamente gonfio. Ancora olio solare, tanto, e solo sul muscolo teso, stavo morendo dal piacere, le mani scorrevano sulla mia unta intimità che, nel frattempo sembrava voler scoppiare.
L’espressione del suo viso manifestava qualcosa di più dell’interesse medico, era chiara invece la sua voglia di avviare un morboso gioco.
Unta per bene l’asta, lenta lo ha avvolto, con le sue esili gambe, e si è impalata animalescamente. Dentro di se scorreva tutta la mia eccitazione. Cavalcava selvaggia come poi non ho più rivisto fare a nessuna. I suoi gemiti crescevano di intensità restando strozzati in gola per limitarne gli effetti.
Oltre un'ora di sesso sfrenato. Non so quante volte ha goduto ricordo solo che, alla fine, ero spossato.
Eliana poi nel tempo mi ha insegnato come far godere una donna. Tanti segreti preziosi che ancora oggi danno i suoi frutti. Eliana era una donna insaziabile non le bastava mai. Praticamente una ninfomane!
“Ricordo papà dovette intervenire, per sopire gli effetti dirompenti, in una città di bigotti, di una donna beccata a letto con tre dei suoi assistiti.”
Qualche mese dopo lo scandalo si trasferì a Roma”
“Io, fortunatamente, ero appena andato via. Avevo la finale regionale di tennis”
Squilla il mio cellulare, è lo studio, tra poco ho un importante appuntamento “si conto di essere lì tra circa mezz’ora”
“ti preparo un caffè, ti va?”
“perché no… grazie”
Nel tempo di servirlo mamma si è cambiata. Ha indossato una vestaglia di seta nera, piuttosto corta. La morbidezza del tessuto disegna in modo intrigante la forma di un corpo stuzzicante. Un bustino di pizzo nero merlettato del tipo a balconcino, impreziosito con finissima organza, esalta il decolleté di un seno perfetto. Delicate calze nere esaltano le sue lunghe ed affusolate gambe e della scarpe dall’altissimo tacco completano l’esaltazione della sua femminilità.
“stasera ho la cena al circolo ed è bene che anticipi i tempi”
In quei pochi minuti, ero andato avanti.
Altre fotografie. Diverse.
Devo riconoscere che una foto ha il potere di farti rivivere momenti passati come se si potesse riassaporare le stesse sensazioni e le stesse emozioni di allora.
L’aroma del caffè si distribuisce nella stanza. Il caffè di mamma è sempre forte una miscela gustosissima. Ne apprezzo la fragranza mentre mi soffermo sui miei scatti con Caterina.
Che donna conturbante, napoletana verace, ma soprattutto una calda femmina.
Nell’imminenza dei miei esami di maturità si era offerta per colmare alcune mie lacune in matematica.
“no!…. non ci posso credere… Anche con lei!!!... ”
“Caterina la più focosa e calda donna con la quale ho fatto sesso. Per lei il sesso era vera trasgressione! Per tre giorni alla settimana, alle tre del pomeriggio, andavo a casa sua, il marito in ufficio e lei sottraeva al suo tempo di casalinga due ore per la mia ripetizione.
La prima settimana, in qualche modo, tutto era andato tranquillo, ma la mia esuberanza cominciava a manifestare i suoi effetti. Ero incantato dal suo accattivante seno, i lunghi capelli, a cascata, lo mascheravano solo in parte, le scollature delle camicette che indossava lasciavano trasparire le sue procaci forme, e che dire delle sue gonnelline sempre corte e strette, non solo mostravano due formosissime cosce, ma esaltavano un fondoschiena meritevole di essere ammirato.
E così cominciavo a deconcentrarmi, non riuscivo più a seguirla nelle spiegazioni, seguivo i movimenti delle carnose labbra ma non percepivo il senso delle sue parole. Figuriamoci se poi ero in grado di risolvere gli esercizi che mi assegnava.
Restavano solo tracce sull’immacolato foglio bianco.
“Ragazzo mio così non andiamo d’accordo è un po’ che sei particolarmente distratto…”
“oggi non sto molto bene… forse ho mangiato qualcosa che mi ha fatto male...”
La più banale delle scuse!
“prova ad andare in bagno…”
I suoi due figli, ancora piccoli, giocavano per casa chiassosi come non mai, innocentemente invadenti come sanno essere i pargoli in certi momenti.
Enorme era la vergogna nei miei lunghi minuti in bagno, tanta acqua fredda sul pube ma niente, solo accarezzandomi potevo in qualche modo lenire il mio stato, ma me ne mancava il coraggio.
“Allora dai… si sta facendo tardi”
Balbettavo al di la della porta non sapevo cosa rispondere
“Dai apri fammi entrare!
Come un automa ho aperto la porta facendola entrare
“tesoro con quel coso che ti ritrovi così duro in mezzo alle gambe cosa vuoi apprendere, o facciamo qualcosa oppure tu esame non ne riuscirai a fare… ”
Praticamente sfacciata
“Adesso ti faccio vedere io”
Inebetito seguivo i suoi movimenti. Seduta sul bordo della vasca, un po’ di saliva sull’uccello e una mano ha cominciato a scorrere libera, e con particolare trasporto, sulla mia asta. Ho allargato le gambe, un movimento assolutamente naturale, per godere del perverso contatto. Bravissima stringeva le dita, senza pressione, ma con una delicatezza sopraffina. Davanti a me le sue mammelle, sfacciatamente scoperte, mi sfioravano intimamente mandandomi in estasi. Lentamente senza fretta le sue labbra si erano impossessate del mio uccello. Ho goduto del morboso calore della sua bocca e dei suoi intensi sospiri.
“Per mesi abbiamo fatto sesso nel bagno. Quel piccolo servizio era diventato la nostra alcova, in ogni angolo di quell’angusto ambiente c’erano le fragranze dei nostri caldi corpi. Ogni volta in una posizione nuova sempre più eccitante”
“ma i bambini… non erano in casa?”
“Lei strozzava i suoi gemiti per non farsi sentire dai bambini e per farlo teneva le labbra impegnate sull’oggetto del suo morboso desiderio.
La sua pelle morbida e vellutata è il ricordo che mi più di ogni altro mi è rimasto. È proprio vero come la pelle di una donna, dopo l’amplesso, ricordi la superficie vellutata di un petalo di rosa.
Devo a lei il mio sessanta agli esami di maturità
Quasi contemporaneamente, subito dopo, giunse il trasferimento, in altra sede, del marito, interrompendo, così, di fatto il nostro erotico menage. Questa foto me l’ha voluto regalare prima di partire”
“è un po’ osé direi…”
“no… dai è una bellissima foto… fatta con la sua polaroid. Avevamo fatto sesso sotto la doccia, era il giorno prima della sua partenza, i bambini non c’erano. Coperta da quell’intrigante scamiciato che, bagnato, sembrava scolpire la sua provocante figura…veramente una gran fic….”
“ti prego non essere volgare!”
Mi scuso mentre ancora uno squillo del telefonino. Rispondo. Mamma si china, sempre più sdegnata, per raccogliere alcune foto nel frattempo cascate a terra. Il mio sguardo si perde ancora, con fare poco innocente, tra il profondo solco del suo delicato seno e mi compiaccio della sua particolare figura sensuale. Pochi secondi di una vista paradisiaca. Mamma con i suoi cinquanta anni ha un fisico da vera pin up. Tonico e accattivante. Plastica nelle forme e delicata negli atteggiamenti. Girandosi mi lascia apprezzare, con l’ingenuità che ha sempre contraddistinto i suoi modi, un fondoschiena veramente pregevole sostenuto da flessuose gambe che, dalle esili caviglie, mi accompagnano a fantasticare su ciò che in una donna mi è sempre piaciuto. Il culo!
La mia telefonata è piuttosto lunga, ho deciso di rimandare la mia riunione, è veramente piacevole il tempo che sto trascorrendo, specialmente leggendo nello sguardo di mamma un mascherato disappunto nel dover andare via. Dispongo che la mia segretaria annulli, per oggi, tutti i miei appuntamenti. In fin dei conti mamma è anche una mia cliente alla quale devo dedicare il giusto tempo nell’imminenza dell’avvio di lavori di adattamento del suo appartamento che ho progettato.
Mentre concludo il mio colloquio mamma si è soffermata su un’altra foto. Sono abbracciato a Mirella, nella sua espressione leggo la curiosità di conoscere gli inevitabili peccaminosi particolari anche di questa mia ulteriore conquista. Si perché adesso lo da per scontato!
“anche Mirella ha lasciato, indelebile, in me un suo caldo ricordo…”
“con lei come è stato!…”
“Mirella, sensuale ed affascinante, tra le mie donne è stata quella più esigente, mi ha insegnato come governare i miei sensi per soddisfare al massimo le sue voglie.
Te la ricordi la vostra boutique sulla via principale, allora ero iscritto al II° anno di architettura e cominciavo a dilettarmi come arredatore.
Ad ogni cambio di stagione, al momento dei nuovi arrivi, la sera dopo la chiusura venivo a fare le vetrine. Mentre io cominciavo a fare qualcosa seguivo i vostri commenti sui nuovi capi da proporre. Quell’anno portaste per la prima volta anche capi di finissima lingerie.
Ogni volta eravate le prime clienti della vostra merce, passavate ore a misurare gli abiti più belli delle collezioni scelte. Abiti succinti, dove le trasparenze erano il senso del glamour che emanavate. Ti ricordi era il periodo nel quale mi dilettavo a stampare i miei scatti giù in cantina. Con la vecchia reflex mi divertivo a scattare foto, anche in negozio con la scusa di immortalare la mia fantasia di arredatore. Fotogrammi di angoli del negozio che, negli anni mi sono serviti come ottima pubblicità nel mio lavoro di arredatore.
Quella volta i vostri corpi erano impreziositi da intriganti capi in pizzo, delicata seta e organza traforata i cui effetti trasparenti esaltavano corpi vogliosi di essere ammirati. la vostra personale sfilata mi coinvolsero, senza volerlo, direttamente. Ho ammirato due corpi impreziositi dalla lussuosissima lingerie. Due splendidi corpi che leggiadri quasi giocavano civettuole ammirandosi allo specchio.
Devo riconoscere che eravate veramente belle”
“che vuol dire ERAVATE! Adesso sono da buttare”
“no!... scusa non intendevo questo …”
“lascia stare stavo scherzando”
“…volevo dire che la vostra seduzione è il massimo che si possa chiedersi ad una donna, ed in quel momento ero veramente attratto dalle vostre accattivanti forme.
Finito il defilé ti dedicasti alla spunta dei diversi capi nel piccolo mezzanino, Mirella nell’atelier mi chiedeva, provocatoriamente, commenti sulla nuova collezione. Non potevo esimermi dal riconoscere dell’ottima scelta fatta, e come questa potesse arricchire le notti delle vostre clienti.
Ero, però, curioso di sapere chi delle due avesse fatto le intriganti scelte.
Con fare ambiguo mi conferma che eri tu l’artefice di quelle scelte così sfacciatamente intriganti.
“se sei bravo come mamma perché non mi dai qualche prezioso consiglio per risvegliare i sensi del mio compagno… sai nell’ultimo tempo è un po’… svogliato…”
“se ne lamentava spesso anche con me…”
“Ormai avevo perso vergogna ero diventato spigliato e reattivo, l’esperienze fatte erano servite anche a questo. Per cui l’ho invitata ad indossare per me qualche capo, scegliendolo personalmente tra quelli che ritenevo i più seducenti della vostra collezione.
Un primo completino veramente intrigante, e lei frivola piroettava mostrandosi seminuda, un secondo piuttosto sfacciato, esaltava un corpo sinuoso e provocante.
“sai Mirella non basta l’abbigliamento occorre anche altro…”
Piuttosto sfrontato
“e tu cosa ne puoi sapere?”
“il sesso non è solo godere del proprio corpo e di quello del tuo compagno è essenzialmente piacere, ed il piacere viene dall’intrigo, dalla trasgressione e dalla passione…non devo mica insegnarti io come si fa?”
“vuoi dirmi che sei un esperto? …”
“il sesso è anche gioco, fantasia… non deve avere limiti…”
Sorride, con uno sguardo ambiguo, alla mia ultima riflessione Un attimo per cambiarsi ancora e si presenta coperta solamente dalle eccitanti trasparenze di un intrigante babydoll di seta nera. Nient’altro sotto! Sculettando mi trascina nello stretto camerino. Le sue labbra si sono subito incollate alle mie. Il suo corpo strusciava provocante al mio, le mani, fremendo, scivolavano lente sul mio corpo. Lunghi minuti di contatti morbosi.
Abbiamo fatto sesso in piedi sconvolgendo i nostri sensi, il suo godere era negli intensissimi respiri che la sua eccitazione materializzava. Vocalizzi sussurrati che emanava sconvolta mentre il suo corpo nudo fremeva al contatto della mia pelle.
Mirella, una donna che amava la mia spigliatezza e nel circuirmi come suo giovane amante si sentiva sessualmente viva. Veramente una grande femmina. Per mesi abbiamo goduto dei nostri corpi ed ogni volta una esperienza nuova, travolgente, sempre in negozio e con la tua presenza che aleggiava sui nostri corpi in tensione.
Ero esaltato dalla tua presenza a così poca distanza da noi. Saperti poi così vicino invece di inibirmi mi dava una carica di particolare trasporto sessuale che la mia eccitazione accentuava.
Mirella un artista del sesso mi ha insegnato come fare gioire una donna, guarda l’espressione del suo viso. È estasiata!”
“dio non mi sono accorta di niente”
“Sai ho anche immaginato che il suo intendimento fosse quello di coinvolgerti morbosamente nel suo piacere. Per qualche tempo ho anche fantasticato del vostro essere calde amanti.”
“MA CHE DICI?”
“mamma l’ho solo pensato!”
Mamma ride commentando
“figlio mio… non ti sapevo così… stallone… e da quanto racconti anche… bravo…ora capisco come mai, per un po’ di tempo, non se ne lamentava più”
L’album nel sfogliare le sue fotografie giunge quasi alla fine mancano ancora poche foto.
“e Paola… mia sorella? che c’entra?”
“C’entra anche lei…”
stupita segue il mio ricordo
“Ho passato quasi un semestre, in Sicilia, per preparare la tesi. La zia si era offerta di ospitarmi in casa loro. Attenta e premurosa in tutti i suoi atteggiamenti.
Il giorno diviso tra incontri con il relatore e interminabili ore in biblioteca, e la notte tentavo di recuperare gli inevitabili ritardi.
In uno dei miei impegni notturni ho avuto modo di ascoltare un suo intenso ansimare. Preoccupato ho seguito il suo vociare accostandomi alla camera da letto degli zii, per ascoltare una strana supplica
“…no ti prego… non lasciarmi così…”
“frasi quasi sillabate. Poi lunghi minuti di assoluto silenzio, spezzati da strani gemiti, respiri che nell’oscurità di una silenziosissima notte crescevano di intensità.
Non so erano singhiozzi di sconforto o di delusione. Il suo rapporto intimo era diventato statico, quasi inesistente. Eppure tua sorella gemella meritava più di una particolare attenzione. Praticamente siete due gocce d’acqua, anche lei alta formosa un corpo che si lasciava apprezzare in tutte le sue manifestazioni. Forse i tanti anni di matrimonio avevano raffreddato i sensi dello zio e lei era priva di quelle emozioni che, invece, meritava eccome!
Ero ormai talmente smaliziato da conoscere bene la psicologia di una donna in pena d’amore. Avevo deciso, quindi, di avviare una sottile strategia.
Provocare la sua reazione!”
“ma sei un maiale! Non porti rispetto a nessuna donna”
“Una mattina, nel portarmi il caffè a letto le ho reso quasi palpabile il mio intimo. Mi bastava un po’ di erotica fantasia per risvegliare i miei sensi e renderli spudoratamente tangibili dal leggero lenzuolino che copriva le mie forme. Durante la giornata mille ambigue scuse per strusciare il mio corpo al suo e percepivo chiari i rossori che pervadevano il suo viso, figli di vampate di calore che infide le risalivano dal bacino.
Vivevo i suoi intimi sussulti!
Tremava come una foglia scossa dal vento e quella brezza ero io”
“ti dovresti vergognare”
“ascolta e poi vedrai… la mia unica colpa era quella di averla stimolata sessualmente. Ero certo che, in poco, avrebbe ceduto alle sue esigenze di donna sessualmente calda ma trascurata.
E così è stato!
Sono bastate un paio d’ore di sfacciata provocazione per farla cedere alle sue, e alle mie, voglie. Le mie perverse istigazioni avevano sortito gli effetti sperati.
Nel piccolo tinello della cucina, schermato dalla zona pranzo da una parete in vetrocemento, la zia preparava le ultime cose per la cena, lo zio era già a tavola mentre io le davo una mano. Stranamente la zia era piuttosto tesa, aveva indossato una t-shitrt piuttosto scollata e stranamente larga, la scollatura però evidenziava in maniera chiara le sue forme prive del reggiseno, la gonnellina, anch’essa larga quasi a voler mascherare volutamente l’accattivante disegno di un bel culetto.
Io ho continuato nella mia perfida strategia, alle sue spalle trasferivo leggermente, tra il collo e le spalle, il mio respiro, volutamente accentuato ciò favoriva il suo sussultare. Sfioravo sfacciato il suo fondo schiena e sentivo irrigidirsi di scatto il corpo. Il tutto senza curarmi della presenza dello zio al di là della vitrea parete in attesa della cena. A tavola, ho strusciato ripetutamente la mia gamba alla sua. Movimenti studiati con erotico intendimento. Il mio sguardo penetrava i suoi occhi. Tutta la cena con i miei sfacciati atteggiamenti.
Quando lo zio, finita la cena, si è trasferito in salotto per seguire i suoi programmi io lo seguita nel tinello ormai certo che avrei sconfitto ogni sua resistenza.
“sei stato un pazzo…”
“ricordo che ero talmente eccitato che non avrei saputo come raffreddare i miei bollenti spiriti e lo era anche lei. I suoi occhi erano costantemente fissi sul mio bacino”
mentre parlo mamma ondeggia con il corpo sul bracciolo, lo sguardo stranamente intenso.
“ho fatto cadere volutamente una posata ai suoi piedi, e chinandomi per raccoglierla la mia mano è risalita veloce sotto la lunga gonna sino al pube, per incontrare i suoi ciuffetti, sorprendentemente, liberi dell’intimo indumento e perversamente umidi.
Un gemito profondo, secco, per confermarmi la sua altissima eccitazione. Le cosce strette a serrare la mia mano, per invogliarmi a continuare nel morboso contatto. Lunghi minuti, con il solo suo respiro a scandire i secondi che trascorrevono. La mia mano a raccogliere il suo intimo, e abbondante, calore. Le sue mani appoggiate al lavello, le labbra serrate, per non emettere gemiti, gli occhi completamente chiusi e le gambe che lentamente si divaricavano.
Stava godendo delle mie carezze.
Lo zio completamente rapito dalla programmazione televisiva, mentre a pochi metri si consumava un fedifrago accoppiamento.
Persa ogni inibizione zia Paola si stava abbandonando completamente ai piaceri della carne.
Spinto sulla sedia, in religioso silenzio, rapida ha liberato dallo zip dei jeans il mio muscolo, restandone piacevolmente affascinata, e sollevata la morbida gonna lo ha mascherato con le sue gambe strette ai miei fianchi.
Completamente eccitata si è posseduta in un unico gemito. Le mani strette sul mio capo a spingere le labbra sul suo seno completamente nudo offertomi come in dono.
E subito dopo le nostre lingue unite in un perverso gioco.
Ha goduto pazzamente quasi subito, i suoi singhiozzi sussurrati erano l’estremo piacere che viveva quando, completamente esaltata dal suo corpo elettrizzato, si è abbandonata ai piaceri della carne.
Ha aspettato che il mio calore le riempisse l’intimo corpo per poi staccarsi da me con uno sguardo carico di promesse erotiche.”
“MIA SORELLA!”
“Si mia zia. Una maiala! Ogni notte esasperava il mio corpo e io mi abbandonavo in lei. Sai non ha mai voluto fare sesso a letto e men che meno nel suo. Ha, ancora, una strana forma di rispetto verso lo zio.”
“PUTTANA!”
Credimi una donna che non aveva, e non ha tutt’ora limiti”
“Perché ancora?…”
Sai per quell’incarico in facoltà una volta al mese attraverso lo Stretto… e lei è sempre disponibile per il suo nipotino. Stamattina quando hai chiamato ero da lei… mi hai beccato sul più bello… tua sorella ha delle splendide labbra…..
Guarda questa foto. Una foto che ho preteso dopo averla posseduta l’anno scorso quando andammo per un fine settimana nella loro casa in collina. Voi eravate nel soggiorno in attesa del pranzo e io la stavo aiutando in cucina… Quella volta manifestò il suo essere una magnifica porca!
“però sei stato un vero sporcaccione… sai se queste foto le avessero scoperto tuo zio come ti saresti messo”
“il rischio decuplica il piacere…in tutti questi anni ho potuto accertare che farlo in condizioni di particolari situazioni di pericolo aumentava la mia….come dire… eccitazione! Poi per zia il piacere non aveva limiti. In questo posso affermare che siete identiche sia caratteri somatici che nel vivere i vostri piaceri le vostre emozioni”
“E tu come lo sai”
Bhè ho anche vissuto, senza volerlo, anche i tuoi particolari momenti di passione. Li subivo nella quiete di notti silenziose. Liberavi la sessualità del tuo corpo tra le braccia del tuo uomo con atteggiamenti oserei dire di vera esaltazione carnale. Ti concedevi con tutta te stessa, senza limiti con una passione che travalicava il lecito. Un lecito permesso dalla lussuria!Al mattino il tuo sguardo era l’essenza del piacere vissuto!
Mamma ha tra le dita le ultime foto della mia particolare collezione. È lei il soggetto ritratto.
“e di queste cosa mi dici ….”
“devo essere sincero anche qualche mio pensiero licenzioso ti ha coinvolto. Da quando, quasi per gioco, in boutique, mi hai offerto l’opportunità di ammirare il tuo splendido corpo, ho cominciato a fantasticare sul tuo corpo impreziosito da quei particolari capi intimi. Ho immaginato che sfilavi solo per me.
Una strana morbosa voglia più di una volta mi ha assalito, cercavo il profumo della tua sensualità tra i tuoi cassetti. Ogni occasione per me era motivo per scattare fotografie. Il più delle volte sicuramente lecite, ma qualche scatto intrigante sono riuscito pure a farlo. Ho cominciato a rubare la tua immagine in giro per casa, niente di particolare ma qualche maliziosa posa pur sempre sono riuscito a farla. La digitale che mi avevi regalato mi è servita”
“a tutto avrei pensato tranne che la usassi per questo cose sconce…ti rendi conto che hai tradito la mia fiducia”
“Eri stupenda nei tuoi plastici ancheggi…. guarda che fantastico fondoschiena… mi ha sempre fatto impazzire…”
Mamma segue, inebetita, le mie parole che adesso si sono permeate di piccanti ricordi piuttosto personali. Ricordi che non solo stanno stimolato i miei pensieri ma risvegliano anche la mia fantasia.
“mi piaceva da morire questo tuo vestitino un po’ scollacciato. Ricordo la reazione scomposta di papà al tuo presentarti in teatro con quel nude look particolarmente provocante, capace di esaltare la tua conturbante figura…”
“dopo tutto a tuo padre piaceva che lo provocassi… mi chiamava la sua splendida femmina da letto”
Mamma accavalla le gambe, un movimento nervoso, che libera la sensualità di un corpo in fermento, lasciandomi intravedere, suo malgrado, la candida pelle chiara al di la del bordo scuro di quelle calze sorrette da civettuoli reggicalze. Ed ho netta la sensazione che se ne sia accorta!
“questa l’ho fatta giusto un mese fa mentre preparavo i documenti per dare corso ai lavori in casa. Come eri provocante con quella magliettina aderente e quei pantaloncini succinti...”
In un attimo prendo atto che i miei ricordi tanno travalicando il limite di ciò che è lecito nel rapporto tra figlio e mamma.
Mi alzo, si è fatto tardi…
“Mamma è il caso proprio che vada via…sono quasi le otto…devo comunque fare un salto in studio”
Mi chino per baciarla in fronte ma non riesco a staccare lo sguardo dal suo decolleté. Il corpetto ha i primi gancetti sbottonati, e gli occhi si perdono tra il profondo solco di un magnifico seno. I lembi della vestaglia si sono diradati per effetto dei suoi continui movimenti. Le calze nere esaltano le sue bellissime gambe.
Percepisco il calore di un corpo elettrizzato.
“amore ed io in tutti questi anni non mi sono mai accorta dei tuoi intrighi, delle tue passioni e delle tue assurde trasgressione”
L’espressione è languida mentre tenta di coprire la sua conturbante nudità
“scusa sono mezzo nuda non me ne sono accorta”
Mentre lentamente le sue mani seguono il corpo sino ad arrivare a stringere tra le dita i lembi del morbido tessuto
“Ehi… ma sei diventato tutto rosso, che ti succede non sarà che le mie gambe ti fanno ancora uno strano effetto…. dai non ci posso credere”
Il guaio è che mi sono veramente eccitato, come mi accadeva anni fa, quando fantasticavo su qualcosa di irrealizzabile. Scopare una donna capace di coniugare sensualità e seduzione!!
“sai è tutto il pomeriggio che noto i tuoi sguardi… Dimmi mi trovi ancora attraente?”
Mentre scosta lentamente i lembi del morbidissimo tessuto mostrandomi l’accattivante corpetto che termina con il reggicalze e praticamente nient’altro. Mamma è completamente nuda. Comincia lentamente ad accarezzarsi. Entrambe le mani scivolano con estrema lentezza su un intimo delicatamente rasato.
“MAMMA!!!”
“ormai sai mi piace vivere il sesso come piacere del corpo, piacere come gioia di vivere, è certe emozioni solo una donna esperta riesce a darle e…. tu queste cose le hai scoperte da solo ”
Lentamente una gamba si sposta sul bracciolo del divano, mentre l’altra lentamente si divarica
“resta ancora un po’”
Il tono della voce e il suo sguardo sono sinonimo di una cresciuta eccitazione.
“quante volte hai fantasticato sul mio corpo”
Dio che fica che è mia madre!
“Sai quante notti fremo sola…di notte nella solitudine della mia camera da letto mmhhhh”
Geme sussurrando, mentre un dito esplora intime labbra.
“Sono tutta bagnata, mi hanno fatto eccitare i tuoi racconti sei stato bravo a scoparti quelle troie… e ancor più bravo a raccontarli. Ho vissuto il piacere di Adriana, le sconcezze di Eliana, la conturbanza di Caterina, di Mirella conosco bene la sensualità e di mia sorella so quanto è esigente e porca in fatto di sesso... mmmhhh”
Mamma sta godendo!
“si mamma… sei sempre stata una donna calda… continua mi fai morire… per anni ti ho sognato”
“ti piace guardarmi?”
“si mi piace guardarti… è bello”
Mamma dimostra tutta l’esperienza di una femmina che ha vissuto il sesso in modo pieno e assoluto donandosi al suo uomo con la passione della donna innamorata. E ora soffre della sua solitudine!
Un dito lentamente è intimamente dentro, le cosce tremano di eccitazione, i suoi occhi sono carichi di lussuria
“Oddio sii… mmmhh”
respiri intensissimi e ripetuti la sconvolgono. Mamma sta godendo delle sue carezze
“mi piace toccarmi mentre mi guardi”
Che troia che è mia madre sta godendo del suo estremo piacere.
Si avvicina a me. Si accovaccia, lentamente t ra le mie gambe,libera un cazzo che già pulsa frenetico tra e sue esperte dita. Mi guarda, mentre comincia a giocare con la famelica lingua sulla cappella. Succhia l’uccello, lo ingoia lenta, la lingua impazzisce su tutto il cazzo
“mamma….ti prego continua sii così brava… sei fantastica…”
La lingua lenta, sosta solo sulla cappella giocando alternativamente con le carnose labbra. La lingua rotea impazzita sulla grossa cappella, ripetutamente, si interrompe mi guarda, e ingoia ancora tutto il mio grosso cazzo. Lunghi secondi dove il mio piacere è assurdo. Mi sta facendo morire!
Ad occhi chiusi ripasso la mia adolescenza e le mie solitarie carezza a lei dedicate.
Una sua mano stringe l’uccello imperioso, masturbandolo mentre la bocca ne avvolge la dimensione. Ha gli occhi chiusi rapita da un piacere intenso.
Lenta la lingua percorre tutta l’asta pronta ad esplodere, alterna con maestria labbra e lingua
“si mamma succhia… ancora… non smettere… continua… succhia tutto cosìì dai… ooooh”
lo impugna con forza mentre succhia, stringe forte per sentire l’uccello pulsare!
“Adesso ho voglia anch’io di questo bel cazzo…fammi vedere quanto sei bravo”
Si alza, le gambe cingono le mie, la vestaglia ormai copre solo le spalle, una mano dirige l’uccello tra le sue intimissime labbra. Con un intenso respiro d’impeto si possiede
“si oohhh caro… mmmhh è bellissimo… mmhh…”
geme ripetutamente
“ohh… ohh… ohhhhmm”
Mamma cavalca forsennata, sconvolta dal piacere, geme mentre tra le dita stringe i cresciuti capezzoli, geme mentre è padrona assoluto del mio corpo.
Le mie mani sui suoi fianchi la governano, gode ancora accarezzandosi la fica. Trema tutta è un fremito
“oddio mi fai morire oooohhh… ooohhh…”
I nostri gemiti si perdono nella stanza
“Mamma sei bellissima”
“sto godendo… è meraviglioso… SIII”
“mamma mi fai venire è bellissimo… mmmhh…”
Impugna stretto il cazzo mentre comincio a schizzare tutto il mio piacere
“ssiii mamma… OOOOHHH…”
Geme anche lei offrendo il suo seno al mio seme, e geme ad ogni fiotto di sperma che la colpisce, impazzita di piacere lo spalma su entrambi i capezzoli. Lo succhia mantenendolo per lunghi secondi in bocca. Le caldissime labbra di una donna insaziabile.
“leccalo tutto… si succhia, dai succhia mmmhhh… ancora non ti fermare…”
gioca con l’uccello che pulsa tra il suo seno, dirada lo sperma sui suoi capezzoli, continua a succhiare.
Nei suoi occhi c’è solo lussuria. Voglia di godere del suo corpo. Voglia di materializzare la sua libidine.
“Perché non resti a cena….”
“ma il tuo impegno…”
“non è per niente importante… in poco posso preparare la cena… tu intanto fai una doccia, in camera c’e ancora qualcosa di tuo, e po … ho aancora d completare il mio album… hai con te la digitale desidero fare la tua… pornomodella…”
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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