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Mia Zia Lucia - il giorno dopo -


di geppettino2003
28.12.2010    |    90.641    |    1 9.1
"Ti ho lasciato soldi sul tavolo, vai a farti una pizza con i tuoi amici che non ho voglia di cucinare” fu lo stizzito invito di mia zia che non mi diede..."
MIA ZIA LUCIA
Il giorno dopo
 
Una notte insonne mi accompagnò sino al mattino quando, come ogni giorno, con mio zio ci avviammo al negozio. Per tutto il giorno ero come assente, rivivevo le immagini della porcona mentre implorava il marito di sbatterla selvaggiamente e, non soddisfatta della conigliesca prestazione, masturbarsi furiosamente in bagno. Contemporaneamente, forte era la preoccupazione della plausibile reazione di mia zia nell’avermi visto spiare la loro intimità con l’uccello in mano intento a soddisfare il crescente piacere che mi aveva fatto vivere coinvolgendomi.
- Se lo riferisce allo zio - come mi metto!  - e…  ancora peggio - se lo dice ai miei” ….. - mi sono cacciato in un bel casino!!!
La visita improvvisa di un rappresentante che, nella tarda mattinata invitò mio zio ad un giro per la provincia, mi riportò alla realtà, speravo ardentemente che mi venisse esteso l’invito … ed invece…..  
“Tua zia sta venendo a prenderti, io starò fuori questo fine settimana farai tu, quindi, l’uomo di casa”
mi disse quasi ridendo.
 
Qualche minuto dopo mi ritrovai con mia zia in macchina diretti verso casa,  l’atmosfera era abbastanza tesa, il mio impaccio era notevole ma il suo non era da meno.
Cercavo qualsiasi cosa potesse avviare una conversazione e stemperasse la tensione  ma, per quanto mi sforzassi, non riuscivo a trovarne alcuno e, pur non volendo, ammiravo le lunghe cosce a mala pena coperte da un cortissimo copricostume della mia intrigante autista. Gli occhi spaziavano su di un corpo che sprigionava sesso da tutti i pori. Il suo prorompente seno era ben sostenuto da un toppino rosso aderentissimo che, indossato senza reggiseno, materializzava gonfi capezzoli che sembravano reclamare una avida lingua per leccarli.
Mi stavo incasinando di nuovo, fantasticavo, infatti, rapito da erotiche visioni quando la  sua voce ferma e dura
“PORCO! cosa guardi…cosa credi che l’avermi spiata ieri sera ti consenta certi lussi…” lasciandomi di sasso mi riportò alla cruda realtà,  e continuando
“…oggi stesso informerò tua madre..”
il suo era un assolo. Mi stava cazziando della mala maniera senza darmi alcuna possibilità di replica, ed ancora
“…. Ti pare che sono la serva che pulisce le tue porcate…”.
Il mio imbarazzo non aveva più limiti, volevo sparire sino a quando incazzata come una bestia aggiunse  
“.. Dovresti solo vergognarti… quelle cose si fanno  in bagno e non a letto sporcando tutte le lenzuola …  tanto …. c’è chi poi chi  pulisce .. VERO?  
“... E NO!…. zia...”  
immediata fu la mia reazione
“…… anche volendo, il bagno era …… occupato… c’eri tu con  che ti…….”  
un ceffone, forte e secco, troncò la mia riflessione!.
 
Arrivati a casa, senza che entrambi profferissimo più parola, andai nella mia stanza ed infilandomi il costume decisi di passare l’intera giornata nella piscina del loro complesso residenziale. Passai il tempo a rimuginare come potevo recuperare la situazione che era diventata abbastanza difficile, e lo sarebbe stata ancor di più specialmente se la stronza avesse veramente informato mia madre!
Però una considerazione mi attanagliava: ma per quale motivo era venuta a prendermi ostentando tutto il suo intrigante essere. Rientrato a casa quando il sole era abbondantemente calato con forte la preoccupazione di incontrarla
“.. ti ho lasciato soldi sul tavolo, vai a farti una pizza con i tuoi amici che non ho voglia di cucinare”
fu lo stizzito invito di mia zia che non mi diede alcuna possibilità di scusarmi.
 
Tornato quando ormai mezzanotte era passata da un pezzo e, titubante, rientrai a casa senza far rumore ed al buio mi diressi direttamente verso la mia stanza. La porta della camera di zia era chiusa e messomi a letto. Il caldo bestiale, ed i pensieri che, così repentinamente avevano modificato la mia situazione, non mi consentivano di dormire, per cui decisi di andare sul terrazzo che delimitava la zona notte della villa.  
La sua finestra della camera era aperta lanciai, quindi, uno sguardo all’interno, stava dormendo, con indosso un altro completino, più attillato di quello della sera precedente e piuttosto provocante. Cercando questa volta di non farmi sorprendere, ammiravo i lineamenti corporei che esaltavano tutta la sua intrigante matura figura.
Irrequieto era il suo dormire, la vedevo rigirarsi nel letto smaniando nel sonno, era chiaro che era una donna sessualmente insoddisfatta. Mi stavo convincendo che le intime sue voglie, represse durante tutta la giornata, erano malamente soddisfatte di notte da mio zio.
Passai lunghi minuti ad ammirare una donna che avrebbe saputo come godere del bel cazzo che già cresceva tra le mie gambe. La mia riflessione venne interrotta dal bisbigliare di mia zia. A mala pena percepivo
“ sss…..  or…… dai….”
ed ancora
“sc…pa.. mi .. vog…ca… zz…o….….”  
ma quel poco era la netta conferma che sicuramente stava sognando di farsi sbattere da qualche possente uccello che potesse, in qualche modo lenire, attenuandola la voglia, di cazzo che doveva essere forte nei suoi pensieri.
Nel suo dormiveglia aveva cominciato ad accarezzarsi, inconsapevolmente, il corpo, movenze ad alta carica erotica. Le mani lente, prima sul nudo seno, a massaggiare, strizzandoli, i capezzoli e poi con movimenti intriganti scendere sino al monte di Venere. Le dita veloci a superare il bordo di un piccolissimo slip blu notte ed arrestarsi sul folto ciuffo di peli neri che adornava l’intima fessura, sicuramente già intrisa di caldi umori
“… inf…. sbatt…… mmmmmm…”  
Cazzo sarei io il  porco!  fu la mia prima riflessione, una altra volta morbosamente eccitato con il cazzo che mi si era gonfiato a dismisura.
Sarà stata, l’arsura, la calura estiva e sicuramente lo stato di alta eccitazione improvvisamente mia zia si svegliò e, indossata una leggere vestaglia, uscì dalla camera controllando se fossi rientrato e non trovandomi si convinse che non fossi in casa. Dalla finestra la vidi andare in cucina, in alcun modo potevo seguirla, ne potevo rientrare in camera mia dalla veranda, avrebbe scoperto il mio essere in casa.
Fui fortunato zia tornò in camera da lì a poco. Un cesto di frutta fresca tra le mani, probabilmente non aveva cenato. Solo qualche secondo per privarsi della vestaglia e con una espressione di consumata troia ammirarsi, per pochi secondi, allo specchio. Seguivo mani tremanti scorrere lungo i fianchi, sostare pochi attimi per risalire intriganti sul seno, stringere entrambe le mammelle e sospirare con particolare trasporto. Dalla mia posizione seguivo il lascivo fare, con il cazzo che pulsava frenetico tra le gambe.  
Avendo cura di richiudere la porta della sua camera, si sedette sul letto, le gambe raccolte addentò, con evidente appetito, una mela che, per fame, divorò. Ero inebetito da quelle carnose labbra che scivolavano sul frutto del peccato.
Chissà quali erotici pensieri accompagnarono la sua mano nel prendere dal cesto una banana che, sbucciata con avidità, morse quasi con fare morboso. Un morso oserei dire languido, riuscivo a vedere come si manteneva l’erotico frutto in bocca e rigirargli sopra la lingua, ad occhi chiusi stava immaginando, forse, di succhiare un uccello animato.
Era palese, mia zia era morbosamente eccitata! Chissà quante altre volte si era dedicata a queste performance di solitario appagamento sessuale.
Una altra banana stavolta in tutta la sua lunghezza appoggiata prima sul seno, movimenti intriganti sulle plastiche mammelle, con la punta giocare con i cresciuti e gonfi capezzoli, pochi secondi e poi ascoltare lunghi, e profondi gemiti.
Dio che splendida troia!
Rapita dal suo fare seguii quella punta risalire il collo, soffermarsi attimi sulle guance, per poi accarezzare avide labbra. Poco ci volle che una nervosa lingua lubrificasse l’intero frutto. Vedevo sparire in una famelica bocca il fallico frutto, ed ascoltare i suoi gemiti farsi intensi e ripetuti. Ormai priva di controllo, lentamente, fece scivolare la banana sulla fica che, credo, già abbondantemente bagnata
“……  mm… mmhhhhuu….”
Un gemito strozzato mordicchiandosi le labbra
“…. ahhhh …. possiedimi ….. fammi godere ……”
Invito rivolto ad un etereo amante, mentre l’intero frutto spariva nascosto dal caldo pelo della fregna.
Quasi contemporaneamente, cercando di non perdere neanche un secondo dell’eccitante scena che si stava svolgendo sotto i miei occhi, mi smanettavo l’uccello che non aspettava altro che schizzare quanto l’eccitazione aveva prodotto nei testicoli.
Ammiravo il gran puttanone con le gambe oscenamente spalancate, scostando il lembo del minuto perizoma, si possedeva con il grosso frutto, spingendolo con forza dentro di se e godendo morbosamente. Con velocità sempre più crescente, il fallo artificiale entrava ed usciva dal suo corpo governato da sapienti movimenti
“ siiii… scopami ……. fai venire ….. tu…a ……. … zi…….. aaaaaa…. ohhhhhhhh….”
Ci vollero pochi secondi e, in preda ad una libidine indescrivibile, ebbe un violento orgasmo scuotendo selvaggiamente il corpo sul suo grande, e vuoto, letto. Io, simultaneamente, tiravo forsennato su di un cazzo pronto a spargere il mio seme sul davanzale della sua finestra. Era devastante la mia eccitazione quasi consapevole che la zoccola stava immaginando di godere del mio uccello.
Sconvolta dal piacere portò la banana, intrisa di caldi umori, in bocca
“si … ora …. vog…lio… succh….rti….”
Mentre, con una espressione da porca, con le dita sditalinava una fica non pienamente appagata, ed io schizzavo sborra in quantità industriale dirigendo tutto il mio piacere dalla finestra al suo corpo.
Un grosso dubbi mi assalì! Mi aveva visto? Era per me quella sua erotica performance? Era il mio cazzo che immaginava possederla? Subito una certezza: Sicuramente il suo era un bigottismo di facciata ma, immediatamente, una paura : e se avessi capito male …… se non ero io l’onirico suo amante. Pensieri che bloccarono subito ogni mia possibile, spudorata, iniziativa. Non volevo rischiare un altro sonoro ceffone e, forse, chissà cos’altro! Per cui anche quella notte passò in bianco.
Tornato in camera riflettevo sugli ultimi avvenimenti che, bene o male mi avevano coinvolto. non sapevo cosa fare. Una cosa era certa mia zia bramava per un cazzo muscoloso e sempre duro. Io potevo offrirglielo! Ma solo se fossi stato io l’oggetto del suo desiderio, altrimenti ero veramente incasinato.
 
Intorno alle 8,30 del mattino mia zia era alle prese con la sua principale attività : pulire sul pulito. Passava ripetutamente davanti all’uscio della mia stanza e, ogni volta, sembrava che rallentasse il suo passo come se fosse in qualche modo interessata al mio dormire.
Convinto che l’assiduità dei suoi passeggi lungo il corridoio, con soste davanti all’uscio della mia camera più prolungate, fossero interessate, immediatamente avviai una strategia: offrirle in visione tutta la maestosità del mio ridiventato duro cazzo, a mala pena celato dal lenzuolino che copriva le mie parti basse.
Trascorsa circa un ora di questo andirivieni durante il quale, di soppiatto seguivo il suo plastico sculettare. Il corto vestitino estivo osannava il suo bellissimo culo, e la profonda scollatura mi offriva, al suo chinarsi, l’opportunità di gustare di provocanti mammelle, mia zia decise di risvegliarmi con un caldo caffè. Entrò in camera, appoggiò la tazzina sul tavolino e sostando al mio fianco, non poté esimersi dal guardare il mio sfacciato uccello nel massimo del suo splendido fulgore, mentre io con la coda dell’occhio, facendo ancora finta di dormire, cercai di rendermi conto della sua reazione. Secondi interminabili durante i quali aspettavo una sua replica che, invece, tardò a arrivare, anzi mi accorsi che scrutava l’intera mia figura, soffermandosi sul muscolo che duro svettava dal lenzuolo. Ero ormai certo che avrebbe desiderato avvicinarsi ma, come se una forza superiore gli lo impedisse, si ritrasse e, quasi, sconvolta ritornò spedita in cucina.
Dovevo prendere il coraggio a due mani e, sfacciatamente, provocarla, pensai mentre seduto sul divano-letto lentamente sorseggiavo il caffè. Ormai ero certo che se mi fossi offerto mi avrebbe dato il meglio di se. Ma avevo un problema come fare?
Nel pianificare la mia successiva mossa la vidi appoggiata allo stipite della porta, una mano dietro la schiena in assoluto silenzio guardarmi con nell’altra una lunga banana. Il corto scamiciato sbottonato lasciava al trasgressivo completino blu notte, della sera precedente, di esaltare quel suo magnifico essere troia. Una espressione quasi inebetita accompagnava il suo guardarmi mentre lasciava alla banana il risalire lentamente un conturbante corpo.
“Zia, a quanto vedo ti piacciono le banane mature …. ne sei golosa...” sfrontato, e senza darle alcuna possibilità di reazione, aggiunsi “ti piacerebbe assaggiarne una più fresca e dura ” offrendole in contemporanea la visione del mio uccello in tutta la sua maestosa espressione, mentre con tutte e due le mani lo stringevo forte alla base  per far sì che la cappella diventasse di un paonazzo estremo “… dai che è questa che desideri…” e con fare impudente cominciai lentamente ad accarezzarmi intimamente come se stessi tirando l’ennesima sega avendo, però, cura di guardarla dritto negli occhi con forte intensità.
 
La mia azione la sconvolse, mi accorsi che strinse le gambe come se stesse già assaporando il mio uccello dentro di se. I suoi occhi erano lucidi pervasi di una libidine che credo ormai avesse preso il sopravvento sulla sua ragione. Continuai nel mio fare. Sempre più lentamente accarezzavo un cazzo stratosferico mentre sempre più velocemente saliva la mia eccitazione - cazzo non voglio fare la figura di mio zio - pensai mentre lei, lasciato cadere il frutto in terra, si avvicinò lentamente, ed inginocchiatasi davanti a me senza pronunciare parola, con dolcezza mi scostò le mani sostituendole alla sua bocca.
Ingoiò l’intero muscolo con una facilità estrema e con fare lussurioso con la lingua faceva saettare colpi fermi sul glande. Ero talmente eccitato che sentivo pulsare il cervello ad ogni colpo di lingua.
Vederla genuflessa davanti a me e con il capo chino sull’oggetto del suo desiderio mi inebriava, i gemiti del suo stantuffare sul mio uccello mi restituivano una donna sconvolta dal piacere. Il grosso cazzo le spariva tra il procace seno in un ispanico massaggio. Una spagnola resa fenomenale dalla morbidezza delle sue tette. La tensione saliva e con essa lo stato di eccitazione di entrambi .
La mia inesperienza però non mi consentì di controllarmi. Stavo per esplodere, sentivo i testicoli talmente gonfi da farmi quasi male. Volevo impormi ma non ci riuscì. Lei, guardandomi dal basso in alto con gli occhi supplichevoli di una esperta ninfomane  
“dai …. vienimi in bocca …forza …. fammi bere …..  che sono asset ….” non le lasciai  neanche il tempo di finire che le riempì la bocca sporcandole il viso di intense scariche di sborra. Ad ogni mia contrazione pelvica, spruzzi di sborra fuoriuscivano dal mio uccello, che non avevo mai visto così grande. Schizzi impetuosi che la troia ingoiava senza perderne una goccia, roteando la lingua alla ricerca della più piccola dose di seme, passandosi il cazzo su tutto il viso e scoprendosi il seno per spalmarsi sui capezzoli, irti e duri, quel seme che sfacciato veemente schizzavo.
“…sei proprio un bel porco! Ti ho fatto venire presto di proposito per godermi … adesso … tutta la durezza del tuo bellissimo cazzo”
e così dicendo si accomodò sul divano offrendomi il pelo nero della sua intima fica
“prima … però …bevi … anche tu il mio caldo liquido… ”
guidando la mia testa verso l’intima foresta nera di peli ispidi. Leccai con ardore e, solo inizialmente il sapore acidulo che assaporavo mi rese perplesso
“…. cosììì………dai ….. non ti .. fermareee…….”  
gemiti di piacere che risuonando nelle mie orecchie mi restituivano la sua enorme eccitazione
“…succ….iaaa… infil…un dito…. forza….”
seguivo il suo consiglio continuando ad assaporare il suo intimo e subito
“…. mmmhuuu  …. eccom…….. lecca…t…. utto …… ahhhhhhh.  siiiiiiiii……..”
mia zia mi venne in bocca con un orgasmo clitorideo che chissà da quanto tempo aveva dimenticato.
Il mio cazzo aveva già ripreso le sue dimensioni più vigorose e subito mia zia, non ancora appagata, si mise a cavalcarmi come quella sera aveva fatto con il marito
“ mmmmhhuuu… dai ….. scopami … ahhhhhg……  fammi vedere quanto sei duro ….. forza …. siiii… “
il calore delle sue intime labbra mi eccitavano terribilmente, il seno quasi mi sbatteva in faccia facevo fatica a controllarne il movimento. Il suo viso era trasfigurato dall’eccitazione, assatanata e senza alcun pudore si offriva in tutta la sua libidine
“ti è piac….iuto … vedermi … scopare … quante pugnette mi hai dedicato … mentre mi mastu…. rbavo in bagno  …”  
Una lussuria devastante accompagnava la sua confessione “mmmm… mmhh… hhuuu… stanotte …. io ti ho dedicato ….. il mio corpo… pensavo a te mentre mi toccavo…… e ti ho visto che mi stavi spiando…… ooohhhh…… sssssiiiiii…. sto ….venendo …siiiiii non ti fermare …… ti ho visto sborrare... sai mi sono leccata la tua calda sborra eccomi dai….  ahhhhhhgggg ……….”
Un secondo orgasmo le stava sconvolgendo il corpo mentre ancora duro continuavo a possederla e lei, senza fermarsi, dava colpi forte sul mio uccello che imperioso riceveva l’intera fica senza piegarsi agevolato dagli umori che ne lubrificavano l’intera lunghezza .
La possedevo, o meglio mi possedeva, con una foga bestiale non sazia della razione ricevuta, e stravolta dal godimento continua a cavalcarmi come una ossessa, stringendomi con le cosce il bacino con forza
“…daiiiii…….ti sento….. mmmmhh…
dentro….”
e percependo la mia imminente esplosione
“ … vienimi dentro…. siiii ….. non ti preoccupare…. mmmmmhhhh” schizzavo sperma su tutto il suo corpo, viso seno, fica imbrattando anche lenzuola, divano, pareti non riuscivo a controllare la direzione della mia potenza e memore delle sue fisime  per la pulizia  la indussi a pulire con la lingua quanto stavo sporcando
“troia …… pulisci…. ”  
ormai non avevo più alcun rispetto in quel momento mia zia per me era solo una grande zoccola che meritava il rispetto che solo il cazzo poteva darle
“….. lecca forza….PUTTANA…..”.
 
Leccava con una voracità assurda la mancanza di cazzo  le aveva fatto perdere il rispetto di se stessa era diventata schiava di ogni mia richiesta, la lingua recuperava ogni minima goccia di sperma  mentre ancora pervasa di libidine si masturbava infilandosi le dita dentro la fica.
Messa  prona mi offriva direttamente quel culo bestiale che avevo ammirato restandone estasiato con una voglia di scoparla per niente assopita da due intensissime sborrate ….
“zia adesso ti voglio inculare ..…….… hai un culo da favola voglio sfondarti…”
“Si a… chi aspetti….., tuo zio non lo fa più da tanto tempo…. ho voglia… fallo…..”
e neanche il tempo di pensare che già si era diretto la punta del cazzo in direzione dello sfintere avendo avuto prima cura di inumidirlo con la saliva.
Io ragazzetto di primo pelo non solo avevo  posseduto per la prima volta una donna,  avendo offerto   la mia verginità a mia zia ma adesso stavo godendo delle gioie di un rapporto anale che, nel tempo ho scoperto essere il massimo dell’azione possessoria di un uomo su di una donna.
Aggrappato ai fianchi le rifilavo colpi secchi e forti la mia era una azione di completo possesso godevo ad ogni inculata mentre i suoi gemiti erano il preludio di un altro orgasmo, la sentivo stringere i glutei ad ogni colpo come se volesse tenersi il più a lungo possibile quel cazzo dentro il culo  “dai …. aaahhhhhiii…… Roberto … sfondami…….. siiiiiii….”
Altri umori le colavano tra le gambe,  mentre per me ci volle qualche minuto in più perché la rinondassi di sperma e mentre le donavo il mio seme le offrii tutta la maestosità del mio uccello affinché potesse succhiarmi ogni goccia ancora presente.  
 
Mi resi conto che 3 orgasmi avevano sfiancato mia zia che aveva completamente mutato i lineamenti del viso, paradossalmente mi sembravano più leggeri e dolci come se il giovane muscolo che le avevo offerto avesse lenito una sofferenza che si trascinava chissà da quanto tempo.
Il calore del suo corpo si fuse al mio. Il suo sguardo aveva assunto l’amorevole espressione di una mamma. Mi coccolava stringendosi a me.
“dai …adesso è tardi… facciamo colazione… che saranno due giorni molto intensi… se ti va?”
 
Non solo quei due giorni furono all’insegna del sesso più sfrenato, ma l’intera estate passò all’insegna di un nuovo rapporto con mia zia che nel decidere di trasferirsi al mare aveva in serbo altra intriganti sorprese …..
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