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È mio figlio


di geppettino2003
01.06.2017    |    92.804    |    11 8.6
"Ed il fine settimana mi era particolarmente gradito..."

È mio figlio

... lascio a mamma deliziarvi del dopo...

L'orologio con il suo display segna quasi le tre di notte quando, con fare nervoso, lo sento rientrare. Strano! Sarà successo qualcosa?
Era uscito per un'altro dei suoi, diventati costanti, fine settimana fuori di casa, o meglio chiuso in un'altra di casa.

Rifletto! Quelle sue iniziali frequentazioni per studiare, diventate in breve costanti incontri, sono il chiaro segnale che quel suo rapporto con la piacente professoressa si è consolidato.
Dai suoi rientri dopo cena, in breve, si è passati al mattino seguente e, adesso è sempre fuori per tutto il fine settimana.
Devo essere sincera comincio a non condividere questo modo di fare. Forse inizialmente poteva essere una bella esperienza di vita. Una donna matura sa essere guida per un giovane ragazzo. Può sostituirsi a quelle poche cosa che una mamma non potrebbe fare, e neanche dare!

Tanti pensieri che mi attanagliano. Mi è ormai certo che il suo è un rapporto che si è incanalato nella passione che ha il sesso come suo asse portante.
E questa cosa mi sta struggendo!

Lei è Carla, mia compagna di università, l'ho rivista con gioia. Un piacere che ti riporta indietro negli anni. Giorni spensierati dove sole, lontane dagli affetti più cari, si era costrette ad ingegnarsi per sopravvivere, per superare le difficoltà delle nostre quotidianità.
Si disponeva di poche cose, quasi nulle le risorse. Solo noi, i nostri corpi, le nostre voglie con le nostre fantasie!
Lei bruttarella, ma con un fisico sicuramente apprezzabile ed una espressione di esperta maiala. Particolari virtù le hanno consentito di superare i momenti difficili. Una ragazza forte e determinata. Sapeva cosa voleva e come fare per prenderselo. Quando la lingua non arrivava sopperiva con il corpo. Un corpo che, indifferentemente, dava piacere ad entrambi i sessi, e nel suo raccontarmi il dopo, solo di trasgressiva lussuria erano pervase le sue parole.
Ma ha sempre rifiutato di dare il suo bel didietro - È una cosa sporca - diceva.
Poi una carriera folgorante. Prima il dottorato, in breve assistente e, in meno di dieci anni, la cattedra!

Nel mentre io, alta, slanciata nel mio prorompente fisico e, a dire di molti, gran bella gnocca, preferivo dilettare, anima e ... corpo, con le giovani matricole!
E per rispettare l'atavico retaggio per noi ragazze del sud di arrivare illibate al matrimonio, il mio intrigante culetto sapeva, invece, come dare il giusto piacere.
Poi la laurea, il matrimonio, la casa, una sofferta separazione ed ora conforto di mio figlio...

Memore del nostro passato, l'iniziale piacere nel rivederla è
diventata subito preoccupazione.
È con lei che ho scoperto il trasgressivo piacere dell'amore saffico, quella sua plastica lingua sapeva portarmi verso l'oblio di un piacere oscuro e, adesso dopo, essere stata la gioia dei nostri docenti, lo vuole essere del giovane discente. Mio figlio!

I miei ricordi sono interrotti dai rumori che, l'esile parete che separa le nostre camere, mi restituisce. Sono lamenti continui che mi preoccupano, al punto che, il mio materno ruolo mi impone di accertarmene.
In penombra seguo un suo sonno smanioso.
È di spalle, le mani sotto il cuscino, una gamba raccolta. Il suo continuo muoversi lo ha privato del lenzuolo.
Dorme nudo!
Con l'orgoglio di mamma ammiro il disegno di un corpo che conferma l'aver abbandonato i tratti dell'innocente adolescenza per assumere quelli dell'intrigante ragazzo. Ammiro le fattezze di un corpo statuario, spalle possenti, gambe muscolose.
Pochi secondi per gioire della sua crescita.
Lenta mi avvicino e, china, raccolgo da terra il lenzuolo e, il suo contemporaneo girarsi, mi conferma, anche, ciò di cui ero ben convinta, cioè della bella grazia di Dio che gli ho donato. Forte, ed intenso, respiro l'inconfondibile odore di sesso di cui è pervaso segno, inequivocabile, di momenti di erotica passione appena trascorsi.
Compiaciuta constato quanto sia enorme nella sua quiete notturna, ascoltando il suo sillabare "... troia ti voglio ... inculare..." assisto ad una lenta metamorfosi. Quel suo invitante gioiello assume forma, si gonfia, cresce e, nel suo dormire, una mano lo stringe alla base. Una stretta forte i cui effetti esaltano quel suo diventare lentamente spaventosamente duro.
Non riesco a staccare lo sguardo da quella sua mano che, impugnato il massiccio palo, si muove lentamente.
Seguo inebetita ciò che comincia a pulsare frenetico. È chiaro che dorme, ed è un sonno profondo, ma è altrettanto evidente che deve essere piuttosto eccitatante!

Il mio solito pudore mi impone di lasciarlo al suo sogno, ed al lenzuolo il compito di coprirlo, ben certa di come, a breve, potrà concludersi.
Sulla porta, un ultimo sguardo e, solo per un attimo, soccombo al pensiero di come quella tosta mazza, unita alla focosa esuberanza del giovane stallone, può essere capace di far felice più femmine, anche contemporaneamente!

Al buio di una lunga notte abbandono i miei pensieri ad un sonno combattuto con la forte determinazione di saperne di più. Capire se è solo sesso che governa quel suo rapporto e, sopratutto, accertarmi se quell'iniziale enfasi è destinata a scemare, allora ci sta, è solo questione di tempo. Se invece sta concretizzandosi qualcosa di più serio, allora ha più di qualche problema e non solo lui!...

... È il gorgoglio della macchinetta del caffè che mi riporta alla mia realtà.
Mi è sempre stato piacevole portargli il caffè a letto. Ed il fine settimana mi era particolarmente gradito. Libera da impegni di lavoro, con il solo domestico fare, aspettavo che l'intenso aroma gli facesse aprire quei suoi vispi occhioni neri, seguivo il suo stiracchiarsi tra scomposte lenzuola, sino a quando collegava la mente al corpo.
Lunghi minuti di miei amorevoli vezzeggiamenti. Le mani, tra i suoi lunghi capelli, scorrere lentamente i tratti del suo bel viso, le lunghe unghie giocare sul suo petto. Le sue mani sul mio viso, per amorevoli carezze, le sue dita scivolare a fil di pelle sul collo, con piacere ascoltare il suo respiro, nel suo sguardo leggere il suo affetto. Nei delicati tocchi delle sue mani percepire l'amore di figlio.
Momenti che piacevano a lui quanto a me! Il mio ruolo di mamma era così gratificato.

Sino a quando, in uno di questi nostri intimi momenti, mi ha prima confessato del suo particolare interesse per Claudia e, poi, cominciare a chiedermi come materializzare il suo desiderio di conquista, come sorprendere la donna matura, come farle piacere.
Sorpresa della richiesta, e combattuta sul come fare, non mi è stato facile esaudire le richieste del giovane infatuato dal fascino della matura prof.

I nostri momenti si erano così divisi tra le mie dolci moine e le sue interessate domande, sino
a chiedermi, sfacciato, come fare per darle piacere!

Così tanto preso da quel intrigante rapporto che, per accontentarlo, con malizia, e certamente sbagliando, con eccessiva empatia, su come fare sentire femmina una donna, gli ho dispensato i miei più intimi consigli, precisando che una donna va rispettata sempre, specialmente, a letto.

Anche Claudia, e più volte, con la scusa del ritrovato rapporto, mi ha chiamato e, dopo gli sciocchi convenevoli, inevitabilmente le sue richieste sul carattere del mio ragazzo, dei suoi interessi, delle sue voglie e dei suoi desideri!

Quasi naturale la mia reazione alle sue parole. Chiederle, senza ricevere nessuna risposta, sul trascorrere delle sue notti. Solo l'immaginazione!
Fantasticare sul provocante gioco pieno di fascino e sensualità della esperta femmina, ed immaginare come la sua conosciuta arte portasse in paradiso il mio bambino. A lei il compito di dare piacere e lui, splendido toro da monta ammansire, con foga, la vogliosa giumenta.

Stargli accanto, parlargli, seguire il suo interesse alle mie parole, carpire dalle sue espressioni come nelle sue notti si fossero concretizzati i miei preziosi consigli, lentamente stava trasformando il mio essere mamma e, specialmente, il mio amorevole fare!
Mi stavo rendendo conto che qualcosa di morboso stava accadendo. Non so se per quella forma di protezione, sempre presente nel ruolo di mamma, ovvero per una strana forma di gelosia o invidia, so solo che stava cambiando il mio fare, rendendo difficile il governo delle mie mani e le reazioni di un corpo che diventava, mio malgrado, sempre più debole.
Un continuo lottare con la mente, impormi per non soccombere alla fantasia, e tentennare alla voglia di offrire, alle sue di carezze, un disponibile seno che, nel trasparire dalle pieghe di una morbida vestaglia, intrigante reagiva, gonfiandosi, agli effetti dei miei diventati profondi sospiri.

L'innocente tremore del suo corpo al mio fare, non so se riconducibile al suo immaginare altre intriganti dita, o il bel corpo della mamma, stava per travalicare il piacere, sconfinare nel peccato, potendo arrivare al peccaminoso.
Segno tangibile del nascere di un amore diverso i cui effetti si materializzavano in pensieri che cominciavano ad invocare un assurdo piacere che solo esperte dita, nei miei solitari momenti, riuscivano a placare, dandomi conforto!

Momenti che, turbata, ho censurato con paura e vergogna. Una mamma sa quando dover cessare. È la ragione che lo impone!
Ma la forza da sola non ti aiuta!!
Ed è per evitare di soccombere ai perfidi effetti della lussuria che ho cessato quei nostri intimi momenti, limitandomi al solo lasciare la tazzina sul comodino, la veloce, vigliacca, apertura delle imposte. Uno sguardo al suo lento risvegliarsi, leggere nei suoi occhi chiaro il suo bisogno di me, ed oppormi, imponendomi di lasciarlo solo.
È una cosa che mi manca e, anche se mi costa, è più giusto privarmene.

Ma oggi è diverso!

"Come mai a casa? Non dovevi dormire fuori stanotte? Cosa è successo?"
È a letto gli occhi stanchi dalla sua difficile notte.
Un veloce sguardo alla sua figura e, solo per un attimo, guardo se, tra le pieghe del lenzuolo, vi siano i segni del suo tormentato notturno sonno. Mi ci vuole poco per capire come il suo onirico piacere gli sia rimasto prigioniero in corpo, visto il persistere della sua dura eccitazione.
È immediato il distogliere il mio interessato sguardo : "Dai su alzati. È tardi. Devo sistemare camera ed uscire"

Mi sembra assente, pensieroso come se lo attanagliasse qualcosa, il volersi crogiolare a letto, ed il suo informarmi di una giornata priva di impegni, ne è più di una conferma.

"Bene! Allora oggi avrò il grande piacere di averti a casa tutto per me è godere della tua presenza."

Mi rendo conto delle ambiguità delle mia frase!

Il trillo del mio cellulare mi riporta al mio fare.
È Carla! Mi allontano lasciandolo solo.
Stavolta nessun convenevole, in breve raccolgo lo sfogo di una donna offesa nel suo letto.
Subito le esterno il mio pensiero: ci può stare offrire ad un giovane ragazzo l'intrigante opportunità dell'esperienza della donna matura, ma proprio l'esperienza le avrebbe dovuta dare la forza di condurre lei il gioco e non, invece, restarne succube!
Dalle sue parole realizzo che il problema è intimo e personale. Mi è subito chiara la difficoltà del loro rapporto di coppia - buon Dio doveva pur sapere che oltre vent'anni di differenza avrebbero inciso - mi confessa con particolare difficoltà come il mio ragazzo sia tanto caro e disponibile durante il giorno, quanto piuttosto duro ed esigente la notte. Ed in quella appena trascorsa non ha avuto rispetto! L'ha trattata come una volgare donnaccia dopo che si è opposta ad una richiesta, per lei, immorale.
Certo parlare lei di moralità!
Il suo sfogo mi appare più una richiesta di aiuto ma non riesco a distinguere se cerca più la solidarietà della donna amica e complice, o il conforto nel mio ruolo di mamma.
Ascoltando il suo parlare cerco di dare immagini alle parole di una donna ferita. Vedo corpi rapiti dalla libidine, il giovane forte maschio imporre il suo ruolo e lei, debole femmina, rifiutarsi al focoso amante, sino a esserne sopraffatta.
In poco mi diventa abbastanza chiaro cosa l'abbia offesa, e come lo abbia fatto che, ancora, ignoro.
Non mi è, comunque, facile individuare quali sono le colpe, a chi attribuirle, e se sono sanabili. So solo che me ne attribuisco, in parte, la responsabilità.
Si impone quindi che ne parli con lui ma so che non mi sarà facile farlo aprire.

Una considerazione accompagna i miei passi verso la sua camera: il mio bambino merita ben altre attenzioni… quelle attenzioni che solo l’infinito amore della sua mamma può dargli!
Pochi secondi e gli sto davanti.
"Ancora a letto!"
È veramente sofferente, una sofferenza più fisica che mentale se è vero, per come è vero, che tra le gambe il lenzuolo mostra chiaro il disegno di quel suo invitante dono di natura che, netto e tangibile, traspare nel suo splendido fulgore. Fanciulleschi sono i suoi tentativi di mascherarmi lo stato del suo attuale malessere, mentre seduta sul ciglio del letto tento di raccogliere la sua verità.
"È successo qualcosa? Hai litigato con la Claudia?"
Il suo sguardo mi sembra assente, sicuramente la mente sta rivivendo l'accaduto incentivando il morboso, lento, movimento della mano.

"A che stai pensando?"

Glissa incrociando il mio sguardo mentre, presa la tazzina del caffè, con lo sguardo intendo confermargli che la sua mamma è presente ed è disponibile ad ascoltarlo e, magari, consigliarlo ancora per trovare una soluzione alle sue attuali pene distogliendolo da quell'intrigane fare che lascia un suo profondo respiro morirmi sul seno.
Un caldo respiro. Un lungo sospiro pieno di intensa eccitazione!

Certo oggi non sarà facile controllarmi!

"Mamma oggi ho proprio il desiderio di stare a casa, rilassarmi. Che dici posso usare l'idro?"

"Dammi qualche minuto faccio la doccia e poi il bagno è tutto tuo."

Preoccupata lo lascio ai suoi pensieri e alle sue pene d'amore, raccogliendo le mie emozioni sotto il getto della fredda acqua.
Quella sua notturna frase che riecheggia nella mia mente è la conferma che il mio bambino ha particolari gusti.
Ormai mi è chiaro a quale eccitante momento Carla si è opposta. L'amore mio aspirava a deflorare quel suo intrigante culetto. Ma come ci si può offrire al giovane stalliere, condividerne momenti di integrante passione, eccitarlo con lussuriosa arte, e privarlo del dono più accattivante che si possiede rifiutandosi alla sua maschia esuberanza?

Ancora oggi non riesco a capire i motivi di questa sua ferma presa di posizione.
Quello per me era, ed è ancora, un momento di sublime godimento. I miei uomini hanno creduto di materializzare il proprio ruolo di maschio convinti di poter sottomettere la donna, ma è la femmina, che nel concedere tutta se stessa, governa il piacere di entrambi.
Trovo bello stringere tra ospitali chiappe una dura verga, sentire ogni centimetro pulsare mentre, lentamente, scivolando dentro ti taglia il respiro, e tu acceleri il movimento del tuo corpo. La mente governa ogni tuo muscolo e, capace di capire quando è pronto, gridi il tuo piacere quei pochi istanti prima che un caldissimo seme ti riscalda l'ospitale bocca, con la plastica lingua che ne raccoglie l'essenza mentre violenti schizzi ti sporcano il viso.
Pensieri che restituiscono al mio corpo i fremiti di quei momenti, e alla mia fantasia la voglia di riviverli!...
Una donna se ama si deve concedere tutta, dare ciò che le viene chiesto. In amore è tutto lecito nulla è immorale. La passione comanda la mente offrendo al corpo i tremori dell'eccitazione.

Sorpresa dei miei pressanti pensieri mi impongo di reagire convincendomi che per il mio ragazzo quello non è amore, è solo l'infatuazione di un momento. E oggi è solo di lui che mi importa. Stamattina è particolarmente sofferente ed è del mio amorevole conforto che ha bisogno.
Per questo lascio libere le mie mani di spaziare tra i cassetti dell'armadio, cercare, trovare poi, maliziosa sorridere alla mia immagine che lo specchio rivela essere, particolarmente, ammiccante.
Il rosso colore del peccato mi trasforma in una figura sensuale e seducente. Mi abbandono al pensiero di come tra giovani e forti braccia saprei come esaltarmi, capace di superare qualsiasi sciocca barriera e, nel cedere al piacere, offrire gioia.

Subito cancello morbose fantasie e, piuttosto frastornata, indosso veloce il corto accappatoio e ritorno ancora da lui, giusto un paio di minuti, per raccogliere i suoi indumenti, rassettare alla meno peggio ed uscire.
Ho sempre le incombenze domestiche, e la casa, da dover gestire.

"Ancora a letto!"

China raccolgo il suo boxer, ed incrociando il suo sguardo, ho la piena conferma del suo stato di intima sofferenza. Vorrei poterlo scuotere offrendomi disponibile per ulteriori consigli : "Sai non è facile prenderci, abbiamo le nostre fisime e ci vuole molto pazienza e sapere aspettare. Ti va di parlarne?"
La mia presenza dovrebbe fermare quel lento movimento della mano che, nascosta dal leggero lenzuolo, segue ciò che ora mi appare nelle sue reali enormi dimensioni.
Rapito dal suo fare mi è praticamente assente. Nei suoi occhi la difficoltà di un momento, tra le sue mani mi è netto lo stringere il sempre più corposo effetto dei suoi eccitanti pensieri.

L'essersi portato a casa le sue voglie, i suoi desideri, e sentire l'esigenza di doverli soddisfare, incurante della mia presenza, mi indispone al punto che decido di intervenire con l'intento di incidere correttamente su questo suo momento, redarguirlo, fermarlo, rendergli palese il suo stato ed esternargli la mia più giusta reazione, riportandolo ad una più consona realtà!

Repentino quindi, è il mio rimettermi in piedi, le mani sui fianchi, e con voce dura "Non vorrai passare l'intera giornata a letto a pensare a quella lì e...!"

Il suo è un immediato, ed interessato, guardarmi. Seguo i suoi occhi fissarsi sul mio corpo. Mi accorgo che il mio scomposto fare ha allentato la stretta del morbido accappatoio. Dovrei condannarmi per averlo impreziosito di raffinata lingerie, ed il suo sicuro apprezzamento ad un procace seno, esaltato dalla delicata trasparenza di un accattivante reggiseno, mi è chiaro, alimenta la sua voglia, inibendogli di gestire gli istinti e controllarne i morbosi effetti.

Non so cosa dire ma, soprattutto, non so cosa fare, come comportarmi. Per la prima volta sono in difficoltà nel rapporto con il mio ragazzo. Quel suo fare mi indebolisce, e la forte essenza di maschio, che intensa risale dal suo intimo che stringo tra le mani, mi priva di ogni più giusta azione!

Mi allontano da lui, con la paura di chissà quale mia possibile reazione ed, inerme, lo lascio al suo fare e, cercando di essere naturale, mi dedico al mio di fare.
Pochi minuti e lo lascerò solo di sfogare! Ma un dubbio mi assale : Perché lo fa adesso, perché non aspettare di essere solo?

Dal riflesso dello specchio ho conferma che il suo guardarmi alimenta il suo tormentato fare. Uno sguardo intenso! Seguo i suoi occhi risalire il frivolo righino, sino al bordo più scuro, di velatissime autoreggenti nere, che impreziosiscono le mie tornite cosce.

Ma lo specchio riflette anche l'immagine di un corpo debole che stenta a restare in equilibrio. Con il fiato corto ed il cuore che, impazzendo nel petto, martella la mente. La ragione dovrebbe richiamarmi ai miei più giusti pensieri di madre, e una voce dentro di me esprime tutto il suo più giusto disappunto: “... È tuo figlio!..."

Ma, incosciente, non riesco ad oppormi ad una forza che mi spinge a piegare di quel tanto il busto che è un invito a fargli apprezzare anche l'accattivante mio erotico fondoschiena.

Subito percepisco il suo strozzato respiro, diventare lungo e profondo, mentre richiama le gambe, il movimento della sua mano, spudorato, segue lentamente l'alto piacere della sua eccitazione. Abbandonando il suo alto rispetto verso il mio essere, si lascia andare a chissà quali porche fantasie che, sicuramente, mi coinvolgono!

Sfacciato, è consapevole di aver raggiunto il punto di non ritorno. L'espressione tirata, il viso sofferente, ad occhi chiusi, il corpo reagisce nervoso al diventato veloce movimento della mano. Trema, eccitato della sicura mia provocante visione.
Seguo la mano accompagnarlo veloce verso un perverso piacere e, con un profondo gemito, indirizzare potenti schizzi raccogliersi sul suo petto.

Mi giro, i nostri sguardi si incrociano, lo guardo impaurita, è la paura del dopo che mi impone di non oltrepassare la diventata esile barriera del lecito, raccolgo le poche forze in corpo e con un filo di voce
"l'idro è pronta" tornando in fretta camera mia.
Non voglio che si accorga del mio debole stato!

Davanti allo specchio abbandono l'accappatoio ai miei piedi, non solo turbata per aver assistito al suo morboso piacere, ma anche sconvolta da una atroce verità : Ho contribuito, complice, ad alimentare la sua eccitazione e, inerme, al suo cospetto, alta era la voglia di assistere a quel suo intrigante momento di piacere.
Ma una madre può fare questo? Sino a che punto è giusto? Ed ora cosa starà pensando di me? Quale adesso sarà il suo approccio con me? Come si comporterà!
Ed io sarò capace di trovare la giusta forza per controllare quei miei crescenti insani pensieri?

Interrogativi subito distolti dal sostare, nudo, sulla porta di camera mia dell'amore mio. Attimi per apprezzare quella sua imponente virilità fattasi uomo.
Proprio un gioiello di maschio!
Solo pochi secondi e poi correre in bagno lasciandomi sola a combattere con i miei tormenti che, infidi, cominciano ad offuscarmi la mente!
Dovrei impormi il mio più giusto ruolo, ed invece... voglio capire, o cercare una ragione! E per avere conferme che lascio le mani ancora libere di spaziare tra le ante dell'armadio e, in breve raggiungerlo.
Il trillo del telefono. Ancora Claudia ma, rapita dagli effetti del suo morboso piacere sparso sul pavimento, non rispondo...

Nel suo sguardo è chiaro il suo apprezzarmi come donna.... ho indossato una bianca camicia, e l'aver raccolto i lunghi capelli, rende ardito un intrigante voluto décolleté. Una stretta gonna in pelle con un frivolo profondo taglio laterale, fascia il corpo forse in maniera troppo appariscente se, è vero, che netti traspaiono maliziosi i bordi della brasiliana che indosso. Erano anni che faceva muffa nell'armadio! Scarpe di vernice rossa, con tacco 10, favoriscono il mio accentuato plastico ancheggiare entrando in bagno.

Pochi minuti allo specchio per giocare con il rosso colore del peccato sulle labbra e seguire il suo essere immerso nell'acqua, con il busto appoggiato al bordo vasca... e la mano che lentamente riprende a percorrere l'intera sua splendida asta.
Un brivido violento mi sconvolge mentre cresce la sua eccitazione. Non riesco a distogliere lo sguardo dal movimento di quella sua mano che stringe un magnifico cazzo… lo splendido cazzo di mio figlio!
Lo specchio trasforma la mia espressione… l’espressione di una madre che sta guardando il figlio masturbarsi e che soccombe a cattivi e pensieri.
Netta mi è la sensazione che sollevi il bacino nel morboso intento di farmi apprezzare un cazzo… gonfio e pronto spargere di nuovo il suo caldo nettare.
Oramai mi è chiaro cosa lo spinge a farlo! Quel mio dubbio diventa certezza! Era tutto per me quel suo piacere, sono io la musa ispiratrice della sua eccitazione. Ammaliata seguo la sua mano accarezzare morboso il suo splendido uccello, e riprende quella mia battaglia interiore tra amore e rispetto, tra bene e male.
Ma prendo atto che stavolta è diverso!
Non sono solo io ad avere avuto, per lungo tempo incestuosi pensieri se adesso lui si mostra, spudorato, ai miei occhi con il cazzo in mano… lui mi desidera…
Dovrei essere turbata o, meglio, sconvolta, ma sentirmi desiderata da mio figlio mi da un emozione che non so descrivere...mi sento più bella, più femmina!
Pensieri che lottano tra di loro!
Ma perché rinunciare! Non voglio più porre limiti alla mia perversione!!!

Sarebbe meraviglioso godermi quel cazzo che adesso guardo con ardente desiderio, fottermi mio figlio… farlo felice...
appagare il suo incestuoso desiderio di possedermi e, finalmente liberare il mio essere porca!

Definitivamente sconfitta dai miei pensieri stringo tra le mani il bordo dell'accapatorio che ha raccolto il suo caldo seme.
Libero definitivamente l'indole che non mi ha mai abbandonato e che, per ovvie ragioni, per lungo tempo gli ho tenuto nascosta. Lunghi mesi di sofferenza interiore, di pena, di intime rinunce quando invece sarebbe bastato solo un po' di sfacciato coraggio per trasformare in travolgente passione il mio amore.

Fantasie che dovrei abiurare, e che invece portano sulle mie labbra il mio dito sul quale è intenso l'odore di maschio che, senza più controllo, segue il contorno delle labbra lasciando ad una ruffiana lingua di assaporarne l'erotica essenza.

Non ho più la forza di oppormi al suo perverso invito, mentre quella sua mano continua nelle sue perverse carezze mi avvicino, mi chino non so cosa fare, so solo che sento crescere la voglia di stargli accanto non più come amorevole mamma ma come disponibile femmina.
Toccarlo, apprezzare il suo essere uomo, appropriarmene ed inebriarmi del sicuro piacere che saprà darmi.
Stargli davanti ed accertarmi che la sua difficoltà è eccitazione pura, poco può fare per mascherarmi quel suo intenso desiderio di me. Quella perversa voglia di scoparmi!...

La mia mano a pelo d'acqua stende le dita, quasi sfiora quella la sua dura asta.

Allunga la mano verso di me, accarezza il mio volto, è come se approfittasse del mio non riuscire ad oppormi al suo morboso fare. Non aspettava altro?
La sua mano segue lineamenti contratti di un viso impaurito, mentre il suo perverso menarsi l’uccello, mi sta mandando fuori di testa! Tra le gambe è forte il calore… è il segnale della mia definitiva, incondizionata, resa ad una sconvolgente libidine!

Sillaba il mio ruolo mentre, superato ogni limite di pudore e rispetto, stringe sfrontato il suo meraviglioso cazzo pochi attimi prima di restare sconfitto dal piacere.

I nostri sguardi si incrociarono… nel suo sguardo è intensa l'emozione del momento, la sua espressione tirata mi conferma che il mio tesoro sta per godere… gode…dedicando il suo piacere a me… sua madre!

Quel meraviglioso cazzo sta per schizzare! Lo stringe forte alla base, un lungo gemito di intenso piacere e...solo l'acqua resta come ultima barriera al proibito!

Lente le dita, non più guidate dalla ragione, affondano a pelo d'acqua, la mano cerca il perverso e mentre il corpo freme...raccoglie la ormai diradata schiuma. L'acqua scorre tra le dita lasciando sul palmo il solo denso seme del suo peccato.
Sollevo la mano quasi sospesa in aria, l'avvicino alla bocca, lascio scivolare sulle carnose labbra quel suo perverso seme.
Una prima goccia densa, subito la corposa seconda.

È sorpreso dal mio erotico fare, mentre segue la mia plastica lingua raccogliere la sua calda essenza di maschio e spargerla su vogliose labbra.

Ancora una goccia scivola lenta su quel mio invitante solco, con un profondo sospiro accentuo il provocante disegno di un procace seno.
Ancora acqua tra le mie mani che lascio cadere sul petto rendendo trasparente i ghirigori del mio delicato reggiseno. Stringo le mammelle per esaltare il mio essere,
definitivamente sconfitta dalla lussuria, quel totale senso di abbandono al piacere sessuale.

L'intrigante turbamento della mia ragione, e della sua volontà, ormai ha accecato la mente materializzando quell'assurdo mio egoismo personale che è la negazione dell'amore materno. Definitivamente incapace di controllare la mia intima passione cedo all'assurdo mondo del peccato incestuoso giustificandone il reale motivo.

Mi avvicino a lui, sensuali le mie labbra sfiorano le sue… con la lingua ne seguo i perfetti contorni trasferendogli il suo seme. Il silenzio impera, solo i nostri respiri parlano per noi… del nostro amore… del nostro, reciproco, perverso desiderio!

La mano cerca la sua prorompente vitalità, il corpo freme mentre stringo forte il maestoso cazzo, ne apprezzo tutta la splendida forza ed il nervoso, ritmico, palpitare.

In piedi mi privo della stretta gonna, lentamente sfilo la bianca camicia e, di spalle, prona, con l'amore di una nuova passione, finalmente troia, offro ai suoi occhi il mio accattivante culo.
Era questo che volevo ed è proprio quello che voglio. Timida la sua mano risale lentamente lungo le cosce, ardite dite superano il bordo della brasiliana, si infilano sfacciate tra il solco di un eccitante culo, giocano intriganti sul piccolo buchetto.

"Amore ti piace il culo di mamma..."
Sorpreso, ed incredulo, mi ascolta mentre il telefono trilla. Ancora Claudia!...
Maliziosa sorrido lasciandolo inutilmente squillare

"...nei hai ancora sborra per riempirmi il culo!...Poi mamma ti aiuta ad inculare anche lei....."






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