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Ho baciato il pisellino di mio figlio...


di geppettino2003
27.09.2018    |    80.958    |    15 8.6
"Titubante accarezzo piano i testicoli, la forma perfetta, li sento belli pieni tra le mani, con un po’ di paura sfioro il pisellino, le dita cominciano..."
Ho commesso un grosso errore, una grave leggerezza.
Non mi capacito come sia potuto accadere.
Non so darmi una spiegazione che sia logica, che giustifichi il mio operato, che assolva il mio essere stata una mamma incosciente.
Come adesso posso limitarne gli effetti, evitare che possa accadere di nuovo. Come riuscire ad oppormi a quella intima emozione che, comunque, ho vissuto. Riuscirò a reagire a quella sicura debolezza di vogliosa femmina nell’averlo accanto.
Sarò capace di resistere? Di impormi!

Davanti alla tv, sul divano, come ogni sera, il solito suo accucciarsi sul mio grembo, le mie amorevoli carezze, ed il suo abbandonarsi al mio coccolarlo.
Amo questi momenti, li considero come una sorta di gratifica al mio diurno fare. Una trottola, una pallina da ping pong, sempre in movimento in giornate piene di continui impegni e stress.
A sera mi ricucio minuti che mi sono linfa vitale, rilassandomi recupero forze, ed energia, per essere pronta per una nuova giornata, con i gravosi impegni di moglie, con una casa da gestire, e di mamma con un figlio da accudire.
Mi piace quando si distende poggiando la testa sulle mie gambe, le mie cosce sono il suo cuscino preferito. Così lascio alle mie mani seguire il suo giovane corpo, libere di spaziare. Lento il passare del tempo, ed il suo appisolarsi alle mie piacevoli effusioni, ascolto il suo cadenzato respiro diventare leggero e costante.

Aspetto la fine dei programmi di prima serata e, come ogni sera, lo sveglio per mandarlo a letto.
Come un autonoma è il suo intercedere assonnato verso il bagno. Anche lui stanco, scuola, studio e lunghe ore di allenamento in piscina.

Seguo il suo stirarsi, alte le braccia e stasera, per la prima volta, il suo leggero boxer, ha lasciato trasparire, in modo netto, una chiara, fanciullesca, erezione che ha richiamato la mia materna attenzione.
Curiosa, forse anche divertita, non certamente preoccupata, normale per un bambino di 15 anni, ho scacciato subito il dubbio che quella naturale pulsazione possa essere stata figlia delle mie affettuose, ed innocenti, carezze.
Probabilmente nemmeno si è accorto di quel suo stato se, in pochi minuti, dal bagno, è già a letto.

Sola sul divano è stata spontanea una domanda: il mio bambino ha cominciato a toccarsi, succube di quei primi pruriti propri della sua giovane età, e se lo fa, cosa lo stimola, cosa gli piace e, principalmente, a chi dedica le sue erotiche fantasie.

Non è preoccupazione, solo la curiosità di mamma. È inevitabile che accada. È legge di natura! Ma se lo fa, quante volte in un giorno.
In casa, ad oggi, comunque nessun segnale che risponda alle mie domande. Ma sono certa, arriverà quel momento.
È solo questione di tempo.

Il tempo di rassettare le ultime cose in cucina, spegnere la tv,
prepararmi per la notte, e passo dal mio bambino, pochi minuti, per il consueto bacino della buonanotte e così concludere, come sempre, la mia giornata.

Confesso un po’ incuriosita, e, perché no, forse anche divertita, ma voglio accertarmi se quel suo stato è rientrato, ritornando normale.

In camera, la sola luce del corridoio illumina il suo riposare. Nel suo stato di primo sonno è sdraiato, le mani sotto il cuscino, una gamba raccolta l’altra stesa. Il primo caldo estivo già comincia a farsi sentire, il leggero lenzuolino è a terra, ai piedi del letto, e lui dorme senza magliettina.

Mi ricucio un angolino al suo fianco, solo pochi minuti di innocenti carezze, per accompagnarlo tra le braccia di Morfeo.
Le mani perse tra i capelli, scivolano lente sulle spalle, con l’emozione di una mamma felice del crescere sano, e forte, del suo bambino.

Ancora un pensiero chissà se qualche ragazzina gli ha fatto già scoprire le gioie del sesso, regalandogli attimi di piacere. No! Non credo sia accaduto. Una mamma sa bene quando succede. Non servono confessioni basta solo guardarlo negli occhi.

Guardo il suo corpo spalle forti, perfette e, con l’orgoglio di mamma, innocenti la dita superano il bordo del boxer, tastano un bel culetto tondo e sodo. Irresistibile la voglia di pizzicarlo.
Evito per non svegliarlo.

Mi accingo ad andare via ma il suo naturale voltarsi mi offre la possibilità di guardare un corpo che comincia a prendere forma, abbandonare i lineamenti adolescenziali e lasciare ai muscoli modellare la sua giovane figura.
L’espressione del viso sereno, ed il normale respiro, mi confermano che il suo sonno sta diventando pieno.
Le mie mani sul viso, le dita seguirne il contorno, scivolare sul petto nudo, ne apprezzano la pelle delicata, liscia. Le lunghe, e curate unghie, circoscrivono il contorno dei suoi piccoli capezzoli. Mi piacerebbe giocarci, ma lascio stare. Sull’addome apprezzo la forma perfetta del giovane corpo. Prendo atto che sta crescendo! E anche bene.

Immediato un pensiero: perché non approfittare del suo essere assente per accertarmi del suo intimo crescere. Perché non farlo. È molto tempo che non vedo mio figlio nella sua completa nudità.
Comandato dalla curiosità di mamma è incontrollabile il mio lento denudarlo.
Timide le dita oltrepassano il bordo del boxer, soffermarsi sui primi cortissimi peli del pube.

Il suo muoversi, stendere entrambe le gambe, per un attimo, allungare le mani come cercasse qualcosa, il sfiorarmi, dovrebbe impormi un più corretto atteggiamento, ed invece, paradossalmente, agevola il mio materno fare.

Mi ripeto innocente che la mia è solo la curiosità che impone ad una mamma il suo fare. Un fare dovuto, posto in essere solo per il giusto conforto unito, forse, anche all’emozione di scoprire come cresce il suo bel figliolo.
Per la prima volta, e probabilmente, anche l’ultima, ho l’opportunità di guardare la sua adolescenziale trasformazione, prenderne atto e, tranquillizzarmi.

Subito un sobbalzo! È qualcosa di grande ciò che ha tra le gambe. Un pisellino che, nel suo ritornato stato di quiete, già preannuncia un meraviglioso futuro.

Immediato il conforto, che le mie affettuose moine, l’innocente contatto con le mie cosce, non erano dirette responsabili della sua eccitazione.

Pochi secondi per sorridere al pensiero del suo, sicuro, diventare presto un gran bel maschietto, non senza compiacermi per averlo fatto perfetto.
Con una punta di stupida gelosia, sorrido al pensiero per la gioia che, a breve, potrà offrire a qualche disponibile ragazzina.

Lo guardo con gli innocenti occhi di mamma, affettuoso è il mio baciarlo sulla fronte, come se volessi accertarmi che il suo sia un sonno pieno. Ed il suo esserlo è, come un invito a continuare nel mio amorevole fare.

Guardo il suo pisellino, inerme reagire solo al suo respiro. Fermamente convinta quello che sto facendo è normale, dovuto, imposto dal mio ruolo di attenta, ed affettuosa, madre voglio sincerarmi che sia tutto a posto.

Certa che a breve subentrerà il suo pudore, la sua vergogna, insite in quella forma di paura di fare qualcosa di sbagliato, che mi priverà di ogni possibilità di seguire il suo crescere.
Il bagno di casa sarà sempre più volte occupato, un tempo sempre più lungo.
Cominceranno le macchie sul lenzuolo, figlie di oniriche notti di eccitanti fantasie e la, certa, difficoltà di controllare le sue, certe, poderose eccitazioni.

Il mio fare forse è stupido, ma solo affettuoso, e non può generare alcun pericolo, poi il suo dormire mi tranquillizza, quasi autorizzandomi a continuare.

Titubante accarezzo piano i testicoli, la forma perfetta, li sento belli pieni tra le mani, con un po’ di paura sfioro il pisellino, le dita cominciano lentamente a tastarlo, toccarlo, dimensioni, e forma, sono pari a quelle di una piccola banana.
Continuo, la logica sequenza è prenderlo tra le mani, palparlo delicatamente, stringerlo lentamente.

Una sua reazione naturale, non certamente comandata, ne voluta, mi scuote. È il caso fermarmi ma ciò di cui volevo accertarmi non è ancora fatto. Le mani lo sfiorano ancora una volta, l’ultima. Piano piano lo scappello, la pelle ricopre tutta la piccola punta.
Sposto il capo per consentire alla fioca luce di darmi l’opportunità di guardare meglio, mi devo avvicinare, la cappella è di un intenso rosso fuoco, bella, lucida.

Con l’orgoglio di mamma apprezzo quello che ho in mano. Soddisfatta, palpeggio il suo generoso sesso e, sorpresa, ma anche incredula, assisto ad una sua naturale reazione. Lentamente quel suo ancora piccolo sesso comincia a prendere forma, crescere, modellarsi, trasformarsi.

Una reazione di cui sono stata artefice e di cui mi sento responsabile.
Avrei dovuto immaginare quali gli effetti della mia innocente manipolazione, ma non mi condanno. È giusto così, era quello in fondo di cui volevo accertarmi.

Piacevolmente emozionata mi abbandono ad un primo pensiero! È bello nella forma e intrigante nelle dimensioni, ci sono tutte le premesse che diventi un gran bel signor cazzo! Sarà la gioia delle ragazzine con le quali, quanto prima, si accompagnerà il sabato sera.

Compiaciuta dovrei riprendere forse quel più giusto ruolo di mamma, attenta premurosa, disponibile, invece mi soffermo ancora, come fossi attratta del giovane pulsare tra le mie dita.

Razionalmente sobbalzo. Si svegliasse ora come dovrei reagirei, cosa mi potrei inventarmi per giustificare la mia presenza al suo fianco, impegnata in un materno fare difficilmente dimostrabile.
Ma è proprio il mio ruolo che mi impone di continuare. Ed il suo profondo dormire me ne da forza e coraggio.
Una realtà di una mamma apprensiva che sa che mai più avrà la opportunità di vedere la trasformazione di quel bel segreto che cela tra le gambe.

Leggermente lo scuoto, per accertarmi che il suo dormire sia diventato profondo.

Più incosciente, che incurante guardo, con l’affetto di mamma, la forma del suo sesso continuare a gonfiarsi ancora tra le mie dita, e diventare duro.

Lo guardo, nel suo sonno pieno, l’espressione è serena, tranquilla, quasi inconsapevolmente compiaciuta. Forse sogna la sua dolce mammina coccolarlo ancora, vezzeggiarlo in un modo certamente diverso da quanto, in realtà sto facendo io.
Una realtà di una affettuosa mamma accanto all’amore della sua vita impegnata in un fare comandato, solo, dal ruolo pedagogico e
di educatrice.
Una mamma accanto al suo bambino con i pensieri rivolti alle sue prime esperienze formative e la preoccupazione di come assisterlo, dei primi consigli da dargli, come guidarlo nelle sue prime difficoltà.

Quante mamme vivono quei momenti, li aspettano, consapevoli che sapranno fare poco, forse niente, se non assistere ai repentini cambiamenti di umore, e da quelli percepire i suoi stati d’animo, i primi problemi, le prime pene d’amore.
In che modo penseranno di superare le prime, inevitabili, perniciose fantasie del proprio piccolo, come si approcceranno al problema, con quali difese. Quante avranno la possibilità di sapere e gioirne felici!

Distratta dal come io potrei affrontare quei momenti, se me ne desse l’opportunità, continuo nelle mie delicate carezze senza rendermi conto del suo essere diventato ancora più duro. Il pisello è veramente cresciuto. Il mio impegno ha risvegliato i suoi prolifici ormoni.

Forse sbaglio, ma continuo nelle mie integranti moine, come fossi contenta del crescere ancora del suo pisello, è come se mi piacesse percepire il suo continuo pulsare. Come se ignorassi quale reazione, quale gli effetti. Lui dorme ed il suo ricordo potrà essere solo il sogno di cui è ora coinvolto.
Mi convinco che nessuna colpa al mio fare. Nulla resterà nei suoi ricordi.

Nessun pensiero con solo la forte convinzione che una madre può e, se ne ha la possibilità, deve esercitare a pieno il suo materno ruolo per il bene del proprio figliolo.

Lascio, quindi alle mie esperte mani di stringere ancora un po’ più forte, il piccolo palo di carne. È veramente duro, reagisce come si volesse opporre al mio, innocente, diventato intrigante impegno.

Quasi euforica, oserei dire contenta, prendo atto gioiosa che il mio bambino è sano, cresce forte e con la giusta esperienza saprà divertirsi nel far godere.

Soddisfatta mi impongo di concludere il mio operare. Con l’intenzione di ricoprirlo, le dita prendono i bordi del boxer, non mi è facile sistemare un pacco di dura carne al suo posto.

Stavolta è scomposta la mia reazione ad una piccola goccia, trasparente far capolino sulla punta della rossa cappella. Lenta la vedo riempirsi, gonfiarsi, assumere il volume e il peso che serve perché scivoli tra le mie dita.
Forse ho esagerato non rendendomi conto che, per quanto ancora bambino, gli effetti del mio intrigante fare avrebbero potuto sicuramente generare.

Una goccia che sembra innocente acqua, fluida, inodore, ancora troppo piccolo perché possa trasformarsi in seme. Senza un preciso motivo, nessun comando, nessuna intenzione, solo un naturale fare e prendo atto che è anche insapore.

Non so se sconvolta o preoccupata, ma è repentino il mio togliere il dito dalla bocca, comprimere le labbra, scostarmi, alzarmi, allontanarmi. Stravolta mi impongo riprendere immediatamente il mio più giusto ruolo, reagire, e lasciarlo solo.

Ascolto il suo respirare, netto è un suo profondo sospiro, chiara reazioni ad una sua mano che, sostituitasi alle mie, sembra voler dare risposte alla sua dura eccitazione.

Seguo quella sua mano accarezzarsi, è innocente quel suo fare. È un attimo il suo stringerlo in un pugno, scappellarlo e subito rilasciarlo, e il pisello opporsi con la forza di una prorompente eccitazione. Sembra lo offra alla mia vista come a darmi il merito del suo intimo stato.

Spaventata dal suo possibile svegliarsi e vedermi accanto a lui, con la corta vestaglia che nel controluce lascia trasparire chiari i tratti della mia figura e lui nudo, e per di più eccitato, mi impone la più semplice, così come la più stupida, soluzione.
Accovacciarmi al suo fianco e nascondermi al suo possibile, imminente, risveglio.

Pochi secondi, il silenzio è interrotto solo dal suo tornato normale respiro. Mi convinco che quel suo accattivante fare è stato solo una naturale reazione, nel suo dormire, al mio fare!

Guardo il suo inerme corpo. Non so se ci sono le condizioni per condannarmi. Mi convinco della amorevole innocenza del mio fare, certa che in pochi minuti tutto tornerà normale.
Ma il pisellino ancora si erge nella sua magnifica rigida durezza e, senza accorgermi, il mio respiro, diventato lungo, e profondo, quasi muore sulla sua rossa piccola cappella.
Bello è percepire l’invitante odore di giovane maschio farsi intenso in una seconda goccia che si sta spargendo sulla rossa cappella.

Sto prendendo atto della intrigante crescita del mio bel bambino.....e non so ora cosa fare...
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