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Marco e le amiche di mamma...


di Membro VIP di Annunci69.it xNemesi
10.01.2023    |    13.853    |    3 9.9
""Si mamma, abbiamo finito proprio adesso, venti minuti e sono a casa..."
Lo ammetto, quando Carla arrivò a insegnare nel mio stesso istituto scolastico, la sua storia mi aveva un po’ intenerita.

Arrivava da una grande città, si era trasferita da noi in provincia dopo un brutto divorzio, un po’ per tagliare i ponti col passato ma anche per consentire al figlio Marco di proseguire gli studi di ingegneria all'università lì vicino.

Certo non potevo immaginare minimamente, la prima volta che la invitai a uscire per unirsi al nostro gruppo di amiche che presto sarebbe diventata così popolare.
E’ che non mi pareva avesse poi tutte queste qualità, anzi a me risultava abbastanza noiosa e superficiale, eppure non c’era una delle mie amiche che non la adorasse.
Per dirla tutta, dopo qualche settimana sembrava che facessero tutte a gara per ingraziarsela, invitandola spesso anche a casa loro e onestamente la cosa mi aveva fatto anche un po’ ingelosire, visto che prima del suo arrivo la leader del nostro piccolo gruppo ero io.

Durante il nostro ultimo incontro pre Natalizio, in cui l’argomento di conversazione principale si era concentrato sulle prossime partenze con le famiglie per le vacanze invernali, Carla mi prese in disparte per chiedermi, visto che aveva in progetto una breve vacanza a Firenze, se potevo farmi carico almeno per pranzo di suo figlio, dicendomi che non me lo avrebbe chiesto ma che tutte le altre nostre amiche erano via.

***

Avevo sempre immaginato Marco come un ragazzino e a dire il vero lo era davvero ancora sotto molti aspetti ma per altri lo avevo davvero sottovalutato. Aveva il fisico, e presto scoprii anche le voglie, di un uomo adulto ed anche piuttosto perverso.

Quel giorno, senza troppo pensarci avevo detto a sua madre che lo avrei accolto a pranzo con piacere per quei tre giorni che lei non c'era.
Quello che non potevo immaginare è che Marco fin dal primo giorno in cui entrò in casa mia, ogni volta che mi passava accanto o entrava in cucina per mettersi a tavola non perdeva occasione di avvicinarsi a me, sfiorandomi e toccandomi in un modo che non poteva essere così casuale e con tutto il vigore e la sfrontatezza dei suoi 22 anni appena compiuti.

Ammetto che se all'inizio questa cosa mi aveva messo un po’ a disagio, adesso se chiudevo gli occhi per un istante riuscivo persino a dimenticarmi che fosse il figlio della mia amica e il pensiero che ormai eravamo al nostro ultimo pranzo insieme, (nel pomeriggio lei sarebbe tornata), mi creava un po’ di agitazione ed anche di tristezza.

Come tutti i giorni Marco dopo essersi sciacquato le mani nel lavandino della cucina, nel passare e andarsi a sedere al suo posto si strofina a me.
Cosa mi sta succedendo? Mi rendo conto che non aspetto altro, sporgo leggermente in fuori il sedere per sentire il contatto del suo corpo contro il mio.
Torna indietro. Simula di aver dimenticato qualcosa, si allunga verso uno asciugamano, poi ritorna e mi da un’altra ripassata ma questa volta indugiando lentamente approfittando dello spazio ridotto, con il suo corpo sfacciatamente aderente al mio e non posso sbagliare, quello che sento appoggiarsi tra le mie natiche è il suo cazzo già duro.

"Dai, dai, muoviti!", gli dico dandogli qualche colpetto sulla spalla sperando che si scansi al più presto, e soprattutto che non si accorga che ho già il fiato corto dal desiderio di prenderlo tutto.

"Alle altre donne piace quando faccio così. A te no?", mi chiede con noncuranza come se parlasse del tempo.
"Non ho capito, scusa?" temporeggio
"Si vede che non hai capito. Sapessi come piace alle altre amiche di mia mamma quando mi appoggio ai loro sederi facendogli sentire l'uccello. A te invece sembra di no. Sono già due giorni che mi metti la pasta nel piatto senza che succeda nulla. Allora ti piace o no?"

Sono incredula: questo ragazzetto ci stava provando senza alcuna vergogna e restando in piedi, di fronte e a pochi centimetri da me.
Con un grande sforzo e cercando di distogliere il pensiero dalle mie mutandine che sento già completamente bagnate, cerco di uscire dall'angolo.

"Ma cosa stai dicendo?!?!"
"Sto dicendo, che mi piaci da impazzire, che vengo qui a mangiare solo perché ti scoperei a sangue e che non capisco perché ti sono indifferente"
"Ma che arrogante bamboccione! Vai a tavola, su…, mangia e poi fila subito a casa!"

Anche perché se non sparisce, finisce che gli salto addosso io, penso.
Mi immagino di passargli la lingua sul torace ben disegnato, mentre con le braccia muscolose mi spinge giù, in ginocchio sul pavimento della cucina, verso il suo cazzo che da quel che si vede dal rigonfiamento abnorme nei suoi jeans deve essere davvero notevole. E insieme a quel suo gran cazzo mi pare quasi di sentire le mie mani aperte afferrare quelle sue natiche sode a cui aggrapparmi per farmi scopare in bocca e fino in fondo alla gola.

Lui si siede, afferrandomi e trascinandomi con sé e gli finisco in braccio, seduta direttamente sul cazzo e mi risveglio dalla mia immaginazione precipitando in una realtà ancora più grossa e dura di come mi ero immaginata. Cerco di alzarmi, ma Lui mi trattiene.
"Ferma. Respira che non succede nulla. (…mi accarezza il viso…).
Sei bellissima quando ti arrabbi, (...scende con un dito lungo il collo...), ma secondo me c'è anche dell'altro. Un po' ti piaccio, anche se ho meno della metà dei tuoi anni e non sai ancora che fare. Ma lo senti come riesci a farmelo diventare duro? E’ tutta colpa tua sai?"

Io cerco ancora di divincolarmi ma sempre meno convinta e poi anche riuscendo a ignorare quel vulcano in eruzione e in fiamme che ho tra le cosce, quelle sue parole e quel suo tono di voce calmo e sensuale ed allo stesso tempo così urgente mi affascina e mi fa sentire così desiderata che…

Mi bacia il collo tenendomi ferma per i fianchi.
Mi lecca il mento per arrivare alle mie labbra e delicatamente ci passa la punta della lingua, percorrendole piano.
Cazzo ho sempre più voglia, apro la bocca e la sua lingua si fa strada a cercare la mia, ormai non deve più trattenermi con le mani, mani che in un attimo mi strappano la camicetta di dosso per riempirsi dei mie seni. Si allunga per baciarne uno poi trattiene un capezzolo tra le dita e lo morde mentre con l’altra mano solleva gonna e mi fruga tra le cosce trovando mutande e fica in un pozzo di piacere liquido.

"Vedi che allora piace anche a te…?"…, mi dice lo stronzetto.

Come un giovane dio muscoloso afferrandomi per i fianchi senza nessuno sforzo apparente mi solleva e mi mette a sedere sul tavolo davanti a lui. Spalanca le mie gambe e scivola sotto alla gonna, lecca la pelle dell’interno cosce, poi risale, scosta le mutandine e si dedica completamente alla mia fica che sta per scoppiare: lingua, dita, labbra, naso, mento. Succhia, lecca, morde, strofina, penetra.
Gli afferro la testa per non farlo fermare, per non far diminuire quella pressione sulla mia fica e poi senza più trattenermi in una serie di movimenti incontrollabili quasi lo stritolo tra le mie cosce venendogli in faccia e in bocca in una lunga sequenza di orgasmi e di gemiti.

Si lo so che a questo punto della storia è davvero stupido ma dopo qualche minuto di silenzio e aver ripreso fiato la prima cosa che riesco a dire è:

"Ma tua mamma, lo sa che tu?"…
"La mia mamma ora non c'è. La mia mamma non c'è mai quando scopo le sue
amiche”, e mentre lo dice mi fa succhiare il suo indice per poi passarmelo una volta insalivato sul buco del culo prima di infilarmelo lentamente dentro.

“E poi in qualche modo sentivo il dovere di ricambiare in qualche modo il fatto che eravate tutte così carine con Lei, per il modo con cui l’avete accolta nel vostro gruppo. Per non parlare di tutti i pranzetti che mi avete preparato da quando siamo arrivati e non solo, ad esempio Clara quella con il negozio di articoli sportivi se ho bisogno di qualcosa me lo regala, Marta invece mi aiuta per gli esami, l’Elisabetta quella con il ristorante in centro non mi fa mai pagare quando ci vado e mi porto anche qualche ragazza. Insomma di tutte le sue amiche ormai mi mancava di sdebitarmi solo con te che a dirti la verità mi hai sempre fatto un sangue pazzesco immaginandoti saltare sul mio cazzo e chiedendomi se godi urlando oppure se gemi discreta”

Mentre parla…, io intanto penso che se proprio vuole sdebitarsi, mica se la può cavare così e allora senza dire una parola, con le sue dita che ancora mi frugano la fica ed il culo, scivolo giù dal tavolo per impalarmi sul suo cazzo che svetta libero dai suoi jeans e cavalcarlo su è giù riempiendomi la fica.

"Ti avviso Marco, se ti sfugge anche solo una parola con tua mamma, sei fottuto!"
Sorrido all'ironia che lo stia dicendo mentre me lo sto fottendo io.

Dopo questo breve ma intenso intermezzo sulla sedia, mi ritrovo nuovamente sul tavolo, le gambe sulle sue spalle, con il suo cazzo dentro a pomparmi con una sequenza di colpi forti e veloci come se volesse togliermi il respiro ed arrivarmi al cervello.
Lo stronzetto mi scopa guardandomi fisso negli occhi.
Mi provoca anche: "Voglio sentirti godere, sentirti urlare come una troia, una puttana che si scopa il figlio della sua amica e lo prega di riempirla tutta di cazzo e di sborra!"
Ed è proprio con quelle parole che raggiungo un nuovo orgasmo mentre gli artiglio il culo per prendere il suo cazzo fino in fondo e trattenerlo dentro di me fino alla fine dei miei spasmi.

Senza fiato mi dice: "Sembra che ti sia piaciuto, Mi verrebbe da dire quasi che ne avevi bisogno, o no?", e se la ride.

A dire il vero, ne avrei ancora bisogno ma non voglio esagerare e magari fare la figura dell’affamata di cazzo…, non si sa mai che Marco abbia la lingua lunga e racconti qualcosa alle altre mie amiche.
Mentre lo penso, vedo il suo cazzo ancora duro che si sfila dalla mia fica grondante.
Lo spingo a sedere e scivolo giù dal tavolo fra le sue gambe e glielo prendo in bocca, qualche pompata e mentre alzo gli occhi cercando i suoi mi schizza a fiotti in gola per poi continuare a sborrarmi sulla faccia e sui seni.

Ci sediamo a mangiare la pasta ormai fredda.
Ci guardiamo ogni tanto negli occhi, in un sorriso complice e forse anche un po’ colpevole.

Squilla il telefono, è Carla, sua madre, glielo passo.
"Si mamma, abbiamo finito proprio adesso, venti minuti e sono a casa. Certo, ma stasera le ho promesso di tornare a sistemarle il wireless che non funziona. No adesso non riesco, perché Giulia deve uscire. Come? Anche alla tua amica Clara al rientro dalle vacanze non funziona il wireless?, dille che passo da lei domani prima non posso. Con tutte le volte che ho mangiato qui dalla tua amica in questi giorni prima devo sistemare Lei non trovi?. A dopo, ciao mamma!"

Io che ho sentito tutto sono allibita, invece Marco è tranquillissimo:
"Ovviamente il tuo wireless non ha nulla, ma voglio scoparti ancora e stasera vorrei ritrovarti con gli stessi vestiti, nuda sotto e con il mio odore ancora addosso…”

Stringo le gambe per trattenere l'eccitazione ed anche un po’ di rabbia per non riuscire a mandarlo affanculo insieme a quella sua baldanzosa sicurezza.

"Mi accompagni alla porta che me ne vado, per favore?", mi dice.

Ma è solo una finta perché appena mi alzo e mi avvicino, mi afferra ancora una volta, mi spinge contro il ripiano della cucina, mi piega e mi solleva la gonna.
"Un ultimo assaggio veloce di cazzo, solo per farti arrivare a stasera Giulia…", me lo sussurra leggero sul collo mentre la sua cappella gonfia e dura per un momento indugia sul mio buco del culo, prima di infilarsi come un dardo infuocato nella mia figa.

Quando la porta di casa si chiude dietro di lui penso:
“Ma chi si crede di essere questo ragazzotto per poter fare di me che ho il doppio dei suoi anni quello che vuole? Per decidere anche per me senza chiedermi nulla? Col cavolo che stasera gli apro la porta, e che gli serva da lezione!”

Però, ripensandoci…
Chissà come deve essere bello farsi sfondare il culo da quel suo meraviglioso cazzo.



Nemesi

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