Lui & Lei
Senza più nulla, neanche un titolo...
di xNemesi
17.01.2024 |
1.307 |
7
"Ti spingo a pancia sotto, ti schiaccio sulla spalliera del divano ed inizio a spingere..."
40 secondi di niente - Verdenahttps://www.youtube.com/watch?v=z_V84j3QZUY
Ho fretta.
Non voglio altro.
Il tempo è poco anche per i miei malsani pensieri.
Pensieri putrefatti come la cipolla che teniamo sul ripiano nel frigo. Quello delle uova.
Quello dove un secolo fa, stavano le uova...
Non abbiamo più niente in comune. Se non il tempo che ormai condividiamo in silenzio.
Qualche sorriso strappato come le pagine di un giornale utilizzato per fasciare l’insalata. E poi un futuro che diventerà passato senza la grazia di passare mai attraverso un presente.
Ti afferro il polso e ti blocco quando mi passi accanto.
Ti muovi tenendo lo sguardo basso, altrimenti ti saresti accorta della mia espressione.
Così carica d’odio e di tristezza e, probabilmente, d’amore...
Un amore che ho osservato con troppa e morbosa curiosità ma senza evitare che diventasse poco più di un diversivo nelle serate più monotone.
Ad ogni modo, adesso non conta.
Nulla conta ho solo fretta...
Non mi hai guardato in faccia, non lo fai più da tempo d'altronde.
Ma non hai potuto evitarmi.
Il fuoco e la rabbia che brucia i miei pensieri alimenta un’irritata erezione.
Ma prima che tu possa accorgertene, "cazzo, non ti accorgi più di niente", ti ho storto il braccio e costretto a girarti.
Mi avvicino a te.
Ti alito sul collo come un animale ferito.
Le mie labbra pronunciano qualche parola poco gentile.
Magari una di quelle che un tempo ti eccitavano e desideravi tanto sentire.
Una di quelle che oggi fai così fatica a ricordare di aver chiamato e custodito nei tuoi nobili e austeri padiglioni auricolari. Con una mano ti stringo un seno, o più semplicemente cerco di tenerti ferma in qualche modo, mentre con l’altra cerco di alzarti questa presuntuosa e corta gonna di jeans che indossi.
Cerchi di divincolarti, ma sei così sorpresa che lo fai con poca convinzione.
E' colpa tua.
Se solo non avessi tenuto lo sguardo basso per evitare i miei occhi disperati adesso saresti preparata.
Se non altro...
Io ricordo ancora tutto.
Il giorno in cui ci siamo conosciuti.
Quello in cui ci siamo baciati per la prima volta.
Quello in cui abbiamo fatto l’amore.
Quello in cui abbiamo, per la prima volta, pronunciato le parole "Ti amo".
L’ordine in cui queste cose sono successe non lo ricordo, sinceramente.
Ma so, sono sicuro che non ci siamo ancora detti "Ti odio".
Non a parole almeno.
Gli slip non riesco a sfilarli, per cui decido di aggirarli come si fa con una macchina ferma in doppia fila.
Metto la freccia ed entro. La tua fica è bagnata.
Strano. Avrei pensato che l’odio e la paura ti avessero prosciugato più del Nevada.
Ed invece sei sempre così accogliente che quasi mi viene da chiederti scusa.
Lasciarti stare, e commosso, sistemarti i vestiti e il copri divano che stiamo violentando.
Invece no. Ti spingo a pancia sotto, ti schiaccio sulla spalliera del divano ed inizio a spingere.
E ogni colpo è il ricordo di nostro momento felice che viene cancellato da questa melmosa inerzia che ci assopisce.
E ogni colpo è il castigo perché non hai fatto nulla per evitarlo. Non te ne sei neppure accorta.
Pensa..., continui anche a dire di amarmi e non ti rendi conto che non ci credi più.
Questo mi uccide. Per questo ho voglia di sfogarmi su di te. Dentro te...
Dentro la tua fica, sufficientemente bagnata da lubrificare ancora il mio cazzo.
Cazzo che estraggo, solenne, e punto al buco di dietro. Quello stretto...
Quello angusto e scuro, come la tua paura che percepisco, e solo ora sta iniziando ad invaderti le vene come un veleno tardivo.
Non vado troppo per il sottile. Una spinta per trovare l’entrata. Un’altra ed indugio sull'uscio. La terza entro.
Il dolore è un urlo che ti lascia spossata tra le mie braccia e nelle mie mani.
Poi sento il tuo corpo che si rilassa.
Quel corpo che ancora una volta diventa mio e non è più tuo, come la tua volontà che corre via dalla porta, come un cane che va a fare il bisognino. Infine sento le mie parole cattive che ti ricoprono come la mia sborra appiccicosa che tra poco sarai costretta a ricevere.
Solo che...
Solo che non mi aspettavo di sentirti assecondare e cercare i miei affondi.
Solo che, non mi aspettavo che i tuoi gemiti di dolore si trasformassero in parole d'incoraggiamento sussurrate a mezza voce. Tra parole volgari e dichiarazioni di resa. Mi offri te stessa, ora.
Solo che non ero ancora pronto a uccidere e soffocare il mio amore per te, e violentarti sul divano buono,
quello che ci ha regalato tua mamma.
Solo che non mi rendevo conto che se sono capace di odiarti a tal punto è perché ti amo a tal punto.
Così alla fine ho tenuto lo sguardo basso.
Non ho voluto guardarti negli occhi per paura di non capire cosa ci avrei potuto trovare.
E siamo rimasti in silenzio così. Abbracciati...
Una volta finito tutto ci siamo sdraiati sul divano comprato da quella stronza della suocera.
Io con il cazzo ancora sporco di sperma.
E tu piena di me.
Mi sono rifugiato sul tuo seno.
L’ho baciato e ho preso in bocca il capezzolo.
Tutto..., ma non guardarti.
Tutto..., ma tenendo lo sguardo lontano dal tuo.
Nemesi
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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