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Nel giorno più bello... Prima Parte (Paolo)


di Membro VIP di Annunci69.it xNemesi
28.11.2022    |    8.050    |    5 8.9
"Non so quanto tempo è passato, ma il suo profumo si fa strada nelle mie narici..."
La rabbia mi ha letteralmente fatto saltare il fosso.
Per l’esattezza quello che costeggia la chiesa del mio matrimonio.
Meretrice! Continua a venirmi in mente questa parola che usava mia nonna.
Meretrice! Mentre continuo a correre sempre più lontano dalle mie nozze.

Sento un clacson.
È Giulia, la testimone della sposa.
“Paolo, ma dove corri? La chiesa è nell’altra direzione.”
Ansimando, le chiedo per favore di portarmi via. Devo calmarmi.
Giulia guida e mi ascolta. Va sempre dritta, mai una svolta. Poi inizia a parlare e mi conferma tutto. Mi spiega nei minimi dettagli, cosa è successo, come è successo e come Amalia ha goduto con la brutta copia di Brad Pitt e anche il motivo per cui non se lo ricorda. Mi dice che è innocente, che è stata colpa dell’alcol, che abbiamo ancora un quarto d’ora per essere puntuali alla cerimonia.
Mi dice che la devo perdonare.
Scoppio a piangere: non voglio una puttana come madre dei miei figli.

Giulia mi abbraccia. Siamo fermi in un parcheggio, a due passi dal cimitero, isolato e triste come questo sabato di novembre che nei mie sogni doveva essere felice. Lei mi stringe forte e cerca di consolarmi. Giulia che ha sempre avuto un debole per me.
“Guarda Paolo, non vuol dire niente una sveltina così senza volere.
E’ stato un semplice incidente, come quando uscendo dal parcheggio un po’ distratto tamponi un’altra macchina. Bisogna provare per capire. Se fosse capitato a te, lei ti avrebbe perdonato. Se fosse capitato a te, capiresti che non è un buon motivo per buttare all'aria il tuo matrimonio. Siamo ancora in tempo.”
Già, ma non è capitato a me, è capitato a lei, alla mia Amalia.
Mani estranee sul suo corpo, la immagino mentre succhia il cazzo di un altro, mentre lo cavalca. Magari l’ha pure baciato con la lingua. Non riesco a smettere di pensarci.

Giulia continua a tenermi abbracciato e mi dondola come se fossi un bambino, ho la testa appoggiata tra i suoi seni.
Non so quanto tempo è passato, ma il suo profumo si fa strada nelle mie narici. Apro gli occhi e vedo che la gonna è risalita lungo le sue cosce, sento la morbidezza e il calore del suo seno premere contro il mio orecchio.
Prima di cadere con la faccia sul volante, mi allontano di scatto.
Accavallo le gambe per nascondere un’improvvisa e ingombrante erezione, che non passa inosservata. Giulia mi fissa, le pupille leggermente dilatate, il respiro accelerato, la pelle arrossata.
Mi faccio forza.
“Giulia, ti ringrazio. Riportami in città, per favore. Vorrei restare solo e riflettere.”

Ma sono solo un bugiardo che mente a se stesso: vorrei restare qui, dimenticarmi tutto questo disastro, scoprire di che colore sono le sue mutandine e che sapore ha la sua fica. Giulia mi ha sempre fatto sangue, oggi più che mai.

Mi prende il viso fra le mani, la sua bocca morbida sulla mia, la punta della lingua accarezza le mie labbra.
“Paolo, alle volte anche una piccola vendetta può aiutare a perdonare.”
“Dici?” mentre con l’indice aggancio la scollatura del suo vestito a scoprire il reggiseno di pizzo bianco e le sue belle tettone con quei capezzoli già duri e scuri che risaltano sulla sua pelle bianchissima.
.
Un istante dopo siamo seminudi dentro la sua Panda.
Così non funziona, ho bisogno di spazio.
Il mio cervello ha un unico pensiero che lampeggia come un'insegna al neon: scoparmi la testimone della sposa per vendetta!
Scendiamo.
Mi sento un animale, ferito, furioso.
L'afferro per i capelli e la piego sul cofano, le sollevo la gonna le allargo le natiche e la penetro da dietro con un colpo solo. Da come si muove contro di me, incitandomi a pomparla più forte, pare che non le dispiaccia.
"Troia, troia...Amalia...", le dico, ma lei non è Amalia è Giulia
A colpi di reni cerco di scacciare la rabbia, la confusione, i sensi di colpa.
Il mio telefono continua a squillare. Non posso e non voglio parlare. Voglio rimanere nella mia bolla di primitiva vendetta, dove vale la regola del dente per dente e occhio per occhio.

Plin…
Le cose scritte valgono di più, sono meno invadenti, più persistenti. I messaggi sono scritti per chi è distante dal telefono o non può rispondere, rimangono lì pazienti ad aspettare di depositare il loro contenuto. L’eco del plin dei messaggi mi distrae, mi agita, rischia di buttarmi fuori da questi binari di incosciente godimento.
Non resisto, e, come il peggiore dei maniaci prendo il telefono senza smettere di sbattermi la fica sbrodolante della Giulia, contemplando le sue natiche imporporate dai miei schiaffi.
“Non fermarti porco!, riempimi di sborra...” mi incita ansimando.
Certo che non mi fermo, penso...,anzi, adesso voglio anche spaccarti il culo che credi? Quel culo vergine che non mi hai mai voluto dare dicendo che me lo avresti dato solo dopo il matrimonio. Mentre leggo il messaggio di Amalia, scopo Giulia, e sta cosa mi piace molto. Deve essere l’onnipotenza della disperazione che mi ha dato alla testa.

Amalia che mi scrive, sfacciata e ignara del collasso del nostro universo: “Amore…, dove sei? Ti stiamo aspettando in chiesa da dieci minuti!”

Col cellulare in mano abbasso gli occhi.
Sulle natiche di Giulia l’impronta delle mie mani dove si sono aggrappate e il mio cazzo piantato nella sua fica. Appoggio il telefono sulla sua schiena e mentre leggo gli ultimi messaggi faccio colare un po’ di saliva tra i suoi glutei sodi e glielo infilo tutto nel culo.

Ed è in quel momento che accade il miracolo: mi sento arrabbiato ed arrapato, ma anche divertito e stranamente in pace e mi rendo conto che un futuro senza Amalia non riesco proprio ad immaginarmelo.

Scatto una foto.
Una foto del mio cazzo piantato nel culo ormai sfondato di Giulia la sua migliore amica.
Poi Aggiungo ironicamente: “Amore…, se mi perdoni, vengo...”.

E digito Invio...



continua...



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