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LA REDAZIONE...


di Membro VIP di Annunci69.it xNemesi
10.01.2022    |    2.155    |    4 7.8
"Distrattamente le ributto nel mucchio..."
Handel: Da tempeste (Julia Lezhneva, Helsinki Baroque Orchestra)




Busso alla porta del tuo ufficio, silenzio...

Guardo attraverso una delle grande vetrate che su tre lati lo circonda senza vederti, ora capisco perché la chiami "la tolda di comando della tua nave", da qui hai il controllo di tutte quelle persone che sbraitano al telefono battendo poi furiosamente sulle tastiere dei loro Macintosh.

Faccio spallucce, nessuno sembra avermi notata tra tutta questa confusione, diversi televisori appesi al soffitto sparano in continuazione notiziari provenienti da tutto il mondo.
Apro con decisione la porta ed entro, chiudendo subito dopo la porta alle mie spalle.

Mi guardo intorno. E' una stanza grande e luminosa.
Dall'unica finestra semiaperta vedo il profilo di grattaceli che non riconosco.
Libri e riviste ovunque, per terra, sulle sedie, appoggiati sui mobili, sdraiati in un grande scaffale, mozziconi di sigarette molte con tracce di rossetto sul filtro, sparsi in diversi portacenere e poi i mozziconi di quei tuoi puzzolenti toscani che ami tanto e che mastichi riducendoli in poltiglia quando sei nervoso

Mi siedo e sfoglio qualche numero della tua nuova rivista velocemente.
C’è il tuo nome e una tua foto di qualche anno fa, stampata sotto l’editoriale del numero.

Avvicino al mio naso ai fogli di carta patinata, adoro quel profumo di carta nuova e di inchiostro! Mi ricorda l'odore dei tuoi vestiti, e dei tuoi capelli, durante i nostri primi incontri clandestini, quando tu mi raggiungevi a tarda notte dopo aver vistato i fogli di macchina del numero in uscita, nella sala stampa davanti a quelle gigantesche rotative.

Distrattamente le ributto nel mucchio. Sono seduta sulla tua sedia in pelle nera, un po' malconcia e dall'alta spalliera che mi nasconde completamente alla vista degli altri.
Davanti a me il tuo portatile spento e la tastiera da cui le tue dita un giorno hanno inviato alla mia casella di posta quei messaggi intriganti che mi hanno fatto cedere alla curiosità di conoscerti.

Vedo allineate sulla scrivania le tue preziose penne nere di cui mi hai parlato.
Preziose perché ti sono state donate da giornalisti che hai amato e che oggi non ci sono più, mi allungo ne prendo una in mano e l’annuso pensando alle mani che l’hanno impugnata.

Puntando i piedi a terra per spingermi, ora mi diverto come una bambina a far girare la sedia su se stessa, ed io a girare con lei, le pareti mi ruotano vorticosamente intorno e mi sento felice

Non mi aspettavo tutto quel disordine sulla tua scrivania, quando siamo insieme sei sempre così ordinato, c'è una bella foto della tua famiglia vicino ad uno dei telefoni, sorridete abbracciati su una duna di sabbia bianca, con dei ginepri ed un mare cristallino di sfondo. Sull'unica parete a lato della finestra , due quadri uno sotto all'altro, donne Tuareg che camminano nel tramonto del deserto. Rimango ipnotizzata a guardarli, i colori di quei tramonti eccitano la mia fantasia, mi ritrovo con la mente lontana, ecco sì mi piacerebbe fare l'amore con te lì, in piedi appoggiata. a quel muro

***

Un lungo bacio profondo e coinvolgente, la tua mano che si infila sotto la gonna strappandomi di dosso le mutandine.
Le mie braccia distese sopra la testa e appoggiate alla parete, mi sollevi la gonna, afferri i miei fianchi costringendomi ad arretrare il bacino allargando le gambe e staccandomi leggermente dal muro con il corpo, ti togli la camicia mentre mi baci la schiena, ora sento la pelle del tuo petto muscoloso a contatto della mia schiena, mentre con una mano mi afferri il collo giri la mia testa verso di te e mi infili la lingua in bocca, sento il tuo sesso indurirsi ancora prigioniero nella stoffa dei pantaloni.

Con una mano ti cerco, cerco il tuo sesso, cerco di sbottonarti i pantaloni, mi fermi stringendomi forte il polso e riporti il mio braccio contro la parete mentre mi sussurri in un orecchio: "Puttanella, rimani ferma, e apri le gambe"…

Mi mordi il collo, prima di scendere con le mani verso il mio culo, mi divarichi ancora leggermente le gambe, infili da dietro la tua mano aperta tra le mie natiche raggiungendo il mio sesso completamente aperto e bagnato, chiudi la mano e mi stringi, sento una fitta di dolore che mi fa rabbrividire, "Ferma troietta, stai ferma" mi ripeti, apri e chiudi la mano stringendo il mio sesso in una morsa di piacere. Con la mano aperta ora mi masturbi, stringi il mio clitoride tra indice e pollice e poi mi infili con forza due dita dentro, “Lo voglio dentro, lo voglio dentro”, ti sussurro mentre muovo il bacino verso di te per cercarti, "zitta" mi dici, "stai zitta", afferri i miei glutei tra le tue mani e li allarghi con forza scoprendo la rosa del mio culo, avvicini il tuo viso infili nel solco la tua lingua, per poi fermarti lì sopra, con l’aiuto di un dito mi allarghi piano, continuando a leccarmi

Ora sei dentro con la punta della lingua, inizio a rilassarmi mentre sento una nuova sensazione di calore che mi avvolge, poi i tuoi schiaffi sul culo a mano aperta mi riportano alla realtà di quell'incontro che mi vede sottomessa ai tuoi desideri.

Ricominci a stuzzicarmi il buchetto del culo con la lingua, le tue dite bagnate di saliva si insinuano dentro di me, sento che ti sbottoni i pantaloni, voglio toccarti ma tu ancora una volta mi blocchi il braccio e la mano, mi afferri una gamba sopra il ginocchio, e la sollevi da terra per farti strada più facilmente, so già che cosa vuoi fare, sono eccitata ed impaurita non l’ho mai fatto e tu sei così grosso, la mia gamba sinistra è piegata tenuta stretta dal tuo braccio contro il tuo fianco, ti afferri la base del pene e lo appoggi tra le mie natiche.

La punta del tuo cazzo, si muove lentamente lungo il solco , fermandosi inumidita sulla mia rosetta, poi con uno scatto secco, proprio come fa la pallina della roulette quando si ferma nella casella vincente, entri dentro di me, non riesco a trattenere un gemito di dolore.
La tua mano mi tappa la bocca, mentre mi entri tutto dentro, mi afferri le braccia e mi fai piegare in avanti vuoi che il mio corpo assecondi le tue forti spinte, mi spingi verso la scrivania, le mie mani ora libere cercano qualcosa a cui afferrarsi, mi afferri un polso e porti la mia mano in mezzo alle gambe sul mio sesso costringendomi a masturbarmi.

Il dolore dei primi momenti, ora è diventato un piacere intenso, liquido e profondo, ora sono completamente aperta, il mio culo si muove per cercare il tuo cazzo duro, lo voglio sentire tutto dentro di me, ti prego non smettere...

Ti sento rallentare la frequenza delle spinte, proprio mentre sento un calore intenso che attraversa il mio corpo, sto venendo, non ti fermare, non ti fermare ora, mi abbandono completamente sulla scrivania, le mie gambe tremano, mentre tu ancora dentro di me mi accarezzi la schiena.

Con uno sforzo, giro la testa verso di te, la tua bocca è piegata in uno strano sorriso, i tuo occhi scuri mi osservano curiosi. Scivolo lentamente verso terra accovacciandomi ai tuoi piedi, le mia mani afferrano i tuoi fianchi, la mia bocca ingoia i tuoi testicoli, poi la mia lingua scorre lungo la tua asta per ingoiarla in tutta la sua lunghezza. Ti appoggi alle mie spalle, mentre le tue ginocchia si piegano, ora sei mio penso, mentre un fiotto interminabile del tuo seme mi riempie la bocca.

***

La porta si apre, e il mio sogno ad occhi aperti svanisce lasciandomi esausta ed arrossata;
spero nessuno abbia notato il movimento della mia mano che di scatto ho spostato da sotto la scrivania.

Non sei solo, con te ci sono altre due persone, una è mio marito…

Mi alzo dalla poltrona e gli butto le braccia intorno al collo.

“Ciao amore ti aspettavo”…

Lui mi guarda un po perplesso:

“Ma che cosa ci fai qui?”
“Mi mancavi, sono venuta a vedere dove lavori all'ingresso mi hanno detto di salire e di aspettarti in ufficio e questo è l’unico ufficio che ho trovato”.
“Ma come..., ti avevo detto che oggi dovevo andare a Torino per quell'intervista”…
“Che sciocca che sono amore, è vero, chissà dove ho la testa”

Tu rimani in silenzio, mi guardi di sfuggita, ti avvicini alla tua scrivania e vedi i disegnini sconci che ti ho lasciato sul blocco degli appunti vicino al telefono.
Sorridi...

“Vieni Elena, ti presento il mio capo, Lui è Marco, e questo è il suo ufficio”.

Ti avvicini e mi stringi la mano...

“Mi dispiace, non pensavo, non ho toccato niente”
“Non si preoccupi Elena, il mio ufficio come vede è un vero disastro”.

Poi ti rivolgi a mio marito:

“Ora capisco Fabio, perché ce la tenevi nascosta, ti invidio molto. Spero che adesso la rivedremo più spesso; se fossi al tuo posto mi prenderei il resto della giornata per portarla in qualche bel posticino fuori a pranzo”

Io ti guardo sorridendo con gli occhi, mentre prendo sotto braccio mio marito:

“Allora amore, hai sentito il tuo capo, dove mi porti?”

Mentre cammino ancheggiando, stretta a lui per il corridoio,
la mia mente è già in viaggio verso un nuovo sogno un po’ “birichino”.

E se un giorno, io te e mio marito...?


Nemesi

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