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Lui & Lei

Una domenica elettorale...


di Membro VIP di Annunci69.it xNemesi
23.05.2022    |    2.771    |    3 9.5
"Forse sei ancora più bella di allora, ed altrettanto pericolosa, i miei sensi di gatto che in questi casi rimangono sempre vigili, ancora una volta mi..."
Paramore: The Only Exception
https://www.youtube.com/watch?v=-J7J_IWUhls


Anche questa mattina è il mio gatto a svegliarmi.
Un'altra notte passata sul divano, a rincorrere i mie pensieri affogandoli tra bicchieri di whisky, note di jazz e le pagine di un libro che appena iniziato, se non altro, sembra promettere bene.

Mi alzo, stiracchiandomi imitato dal mio amico a 4 zampe. Accidenti è tardissimo, sono quasi le undici, devo darmi una mossa, lavarmi stirarmi e poi uscire a pranzo, prima però mi sono ripromesso di andare a votare.
Ora che ci penso, le ultime due volte non l'ho fatto, questa volta invece annuso finalmente un leggera e frizzante aria di cambiamento e ho deciso di fare anch'io la mia parte.

Esco di casa che è quasi mezzogiorno, la macchina è sepolta sotto almeno trenta centimetri di neve ma le strade sono quasi pulite. Respiro forte e mi godo il panorama delle montagne e degli alberi innevati tutt'intorno a me e di questa luce così particolare da ricordarmi i cieli tanto amati della mia Lapponia.

Il tragitto fino al seggio è breve. Strano..., nonostante l'ora c'è ancora parecchia gente. Trovo comunque subito parcheggio, questo è uno dei tanti vantaggi che ancora si hanno a non abitare in una grande città...
Entro distratto in quello che da anni è il mio seggio, e subito Ti vedo seduta dietro il tavolo degli scrutatori. Un rapido calcolo nella mia mente, non ti vedo da almeno due anni, da quando erano iniziati quei pettegolezzi di paese che parlavano di litigi con tuo marito, presunti tradimenti e di un tuo trasferimento in città con i figli.

Sei sempre bellissima, i capelli neri lunghi lucenti, quel viso da madonna, con incastonato quei due occhi da puttana, che si fissano nei tuoi per non mollarti più, e quelle labbra rosse così morbide e ben disegnate.
Mi vedi, e mostrando sorpresa, ti alzi spostandoti e prendendo il posto di una ragazza giovane, all'estremità del tavolo, "Questo signore, lo servo io...", le dici sorridendo.
Anch'io ti sorrido, e intanto che cerco tra le tasche del giaccone la mia scheda elettorale, scorrono in rapida sequenza flash di ricordi di te e di me, del tuo corpo sinuoso e sudato che si agitava sopra il mio in quell'estate, portandosi dietro i colori e i profumi di quei momenti.

Ci scambiamo qualche parola veloce.
Mi dici che sei ritornata nella vecchia villa sulla collina all'estremità del paese, che i figli sono lontani a studiare, non mi dici altro ed io non ti chiedo, come mia abitudine.
"Magari ci vediamo una sera di queste per un aperitivo", mi dici, "Sì certo..." ti rispondo poco convinto, e mi tornano anche in mente, i motivi per cui la nostra storia è finita così presto, le tue scenate assurde di gelosia, la tua possessività, le tue ossessioni e manie.

Sì, sei ancora bellissima penso, mentre srotolo schede elettorali grandi come lenzuola dentro la cabina di voto. Forse sei ancora più bella di allora, ed altrettanto pericolosa, i miei sensi di gatto che in questi casi rimangono sempre vigili, ancora una volta mi avvertono di girarti al largo. All'uscita della cabina, ti cerco con lo sguardo, senza più trovarti, meglio così penso, una problema in meno.
Mi infilo nel lungo corridoio che porta all'ingresso, quando da una scala laterale, quella che porta giù alla palestra mi sento chiamare per nome.

Vedo appena il tuo viso spuntare dal fondo della scala, con una mano mi fai cenno di scendere e raggiungerti, mi giro e dietro di me non vedo nessun e in un attimo sono da te.

"Togliamoci di qui", mi dici mentre mi prendi per mano e mi trascini in una specie di magazzino pieno di attrezzi. Non mi dai neanche il tempo di parlare che già la tua bocca è sulla mia, e la tua lingua è nella mia bocca...
Non sei cambiata per niente, mentre lo penso tu mi stai già spingendo verso una sedia di quelle con la seduta e lo schienale imbottito di colore rosso che usano i professori abbandonata contro una parete.
Per non cadere mi siedo e tu mi sei addosso, sento la pressione dei tuoi seni contro il mio petto, mentre continui a baciarmi e intanto con un ginocchio mi sfiori l'inguine...
Ti inginocchi e scivoli in basso, con una mano mi slacci la cintura e mi apri i pantaloni, mentre con l'altra mi tappi la bocca come se volessi impedirmi di gridare.

"Sei proprio una puttana", ti dico sorridendo mentre con la lingua inizi a stuzzicarmi la punta del cazzo. Tu mi fissi con quei tuoi occhi da lupa annuendo e impadronendoti questa volta a due mani dell'asta ormai del tutto scoperta. Ti lascio fare, godendomi in silenzio lo spettacolo della tua bocca che si chiude intorno al mio cazzo mentre cerchi di ingoiarlo fino alla base. Con la mano ti scosto i capelli per poter vedere quei tuoi occhi da troia che fissano i miei mentre ti impegni a fondo per farmi godere.

Ti afferro per i capelli, e ti scosto mentre mi alzo in piedi, mi tolgo il giaccone che scivola a terra, tu hai già intuito quello che ora voglio farti, ti appoggi alla sedia sollevi la gonna e ti sfili le mutandine, facendole passare sopra a delle lunghe calze nere e sopra gli stivali...
La tua fica è come ricordavo, stretta e già liquida, ti penetro con violenza, le tue mani si artigliano allo schienale mentre un tuo ginocchio è appoggiato sulla sedia, io mi aggrappo alle tue spalle per poter spingere con forza, come ricordo ti piaceva essere presa.
Le mie spinte si fanno più irregolari insieme al mio respiro, tu intuisci tutto e porti un braccio dietro di te, mi afferri il cazzo e ne indirizzi la punta verso la tua altra apertura.

Non lo molli, neanche quando inizio a spingere e sento i tuoi muscoli cedere piano.
Giri solo per un attimo la testa verso di me, mordendoti le labbra in una piccola smorfia di dolore. Sì avevo ragione, sei molto pericolosa, e come allora con te il rischio è quello di perdere completamente la testa e il controllo. Per un attimo ritorno alla realtà, alle voci e ai passi dei votanti, nel corridoio a pochi metri da noi, poi la tua voce e la tua mano che mi incitano a penetrarti con più forza, mentre la forza montante del mio piacere attraversa tutto il corpo scaricandosi con forza e per un lungo interminabile istante dentro di te.

Le mie ginocchia si piegano, crollo seduto sulla sedia.
Tu sei in piedi di fronte a me visibilmente soddisfatta del tuo lavoro e ti sistemi i vestiti, poi ti chini ancora una volta ad assaggiare e ripulire il mio cazzo e infine raggiungi la mia bocca per un ultimo e lungo bacio.

"Beh, se ti è piaciuto, sai dove trovarmi...", mi dici mentre ancheggiando risali le scale senza voltarti, ed io rimango così come un cretino guardandoti sparire.

Dopo qualche minuto ti seguo, e non posso evitare di non notare sui gradini e sul pavimento del corridoio i segni del tuo passaggio, in quel piccolo sentiero che i tuoi passi hanno disegnato rilasciando in piccole gocce sparse il mio sperma.

Sì..., sei decisamente pericolosa penso, mentre infilo la mano nella tasca del giaccone per prendere le chiavi della macchina sentendo qualcosa di morbido e setoso accarezzarmi le dita.

Maledettamente pericolosa penso, mentre parlo con uno dei due carabinieri all'ingresso della scuola, con in mano una busta, con dentro le tue mutandine e scritto fuori il tuo nome...

"Maresciallo, per cortesia ho lasciato la macchina parcheggiata in mezzo alla strada..., quando ha un attimo, potrebbe consegnarla alla presidente del seggio Nr. 11?"


Nemesi

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