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Lui & Lei

Alberta. Metamorfosi di una donna borghese.


di Membro VIP di Annunci69.it xNemesi
02.02.2023    |    4.995    |    5 9.6
"Il momento peggiore della tua giornata, mi dicevi che fosse la mattina, quando prima di uscire ti guardavi allo specchio vedendoti vecchia e sciupata, ed io..."
Aram Khachaturian - Spartacus - Adagio
https://www.youtube.com/watch?v=of5ebCY5__Q


Alberta, ti ho conosciuta per caso su un forum generalista.
Per qualche tempo ci siamo mandati lunghe mail che parlavano di tutto e di niente, per poi passare al passo successivo e a lunghe telefonate dove per lo più tu parlavi ed io ascoltavo.

Ascoltavo le confessioni di una donna prossima ai cinquant'anni, che chiunque avrebbe definito molto fortunata oltre che molto bella. Una donna che aveva tutto: un marito dalla posizione invidiabile, due figli grandi e ormai realizzati, un lavoro da professionista affermata, gli amici del Rotary, dello Yacht Club, ville, macchine, vacanze di lusso in luoghi esotici eppure…

Eppure qualcosa dentro di te da tempo si era rotto.
Era successo proprio il giorno di Natale dell’anno prima, quando nel momento dello scambio dei regali in famiglia, ti era resa conto che quel pacchettino che avevi notato giorni prima, nella borsa porta documenti di tuo marito, confezionato a regola d’arte con la carta ed il logo della più rinomata gioielleria della città non era destinato a te.

Nei giorni successivi avevi poi collegato tutto.
Le continue assenze di tuo marito, quella sua continua stanchezza che vi aveva allontanato da tempo anche sessualmente.
Avevi deciso di far finta di nulla in attesa che tutto passasse, ma nulla passava, il tempo scorreva insieme alle tue giornate sempre così piene di impegni, che adesso, al tuo rientro a casa ti lasciavano sempre più insoddisfatta e malinconica.

Il momento peggiore della tua giornata, mi dicevi che fosse la mattina, quando prima di uscire ti guardavi allo specchio vedendoti vecchia e sciupata, ed io poi faticavo non poco per farti capire quanto in realtà fossi ancora bella e desiderabile.
Lentamente con il crescere della confidenza tra noi, ti scioglievi, chiedendo con sempre maggiore curiosità i particolari delle mie storie e lasciandoti andare alle tue fantasie sessuali più spinte, fino a chiedermi esplicitamente di raccontarti più volte, la favola fantastica e ogni volta diversa, di come ti avrei scopata, se ci fossimo mai incontrati.

Infine, un giorno, quel tuo improvviso viaggio per lavoro a Milano.

“Niente musei, mostre d’arte, shopping o cene romantiche da signora per bene”…
"Mettimi alla prova", mi hai detto al telefono prima di salire sull'aereo...

***

Quel sottile gioco un po’ perverso che mi ha fatto scegliere questo squallido albergo ad una stella nella prima periferia Milanese, probabilmente la parte più triste di questa città che invece sa ancora essere bellissima.

Ho stabilito che ci saremmo incontrati li davanti.
Tu arrivando direttamente dall'aeroporto, io dal mio ufficio poco distante.
Sono come sempre in anticipo, entro nel bar di fronte all'albergo e mi siedo a un tavolino nascosto dietro la tenda della vetrina, da dove non visto, posso controllarne l'ingresso.

Ecco il tuo TAXI, paghi l'autista e scendi.
Sei così perfetta ed elegante nel tuo cappottino chiaro, le tue scarpe e la tua borsetta firmata, sollevi lo sguardo appena imbronciato verso la targa consunta dell'albergo "Hotel Oriente" c'è scritto, l'ingresso è sporco e dalla vernice scrostata.
Leggo nelle tue spalle un gesto di disgusto verso lo squallore di quel posto, proprio tu che sei abituata a ben altri ambienti.

Mi chiami sul cellulare, rispondo senza lasciarti il tempo di parlare:

"Sto arrivando, aspettami dentro", è tutto quello che ti dico prima di riattaccare.

Voglio farti aspettare, in quel minuscolo ingresso davanti al bancone sgangherato della reception, tra i vasi di piante finte e polverose.
Proprio Lì!!! in piedi. Tra l'odore pungente della verza riscaldata della cucina, l'indifferenza dal sorriso "sdentato", della vecchia proprietaria cinese e gli sguardi lascivi degli anziani clienti delle giovanissime prostitute orientali che popolano l’albergo e che entrando dal cortile sul retro per non farsi vedere, ti stanno passando davanti nei loro vestiti stazzonati e con l'inconfondibile puzzo di alcool da poco prezzo.

E' passato più di un quarto d’ora e ammetto di essermi sbagliato sul tuo conto, pensavo di vederti scappare dopo pochi minuti, invece non ci hai ripensato, sei molto più determinata di quanto pensavo.

Attraverso leggero la strada e ti raggiungo con un fiore, in fondo te lo devo...
Poche parole di saluto, senza nessun contatto fisico.
Pochi secondi per sbrigare la burocratica farsa dei documenti d'identità, poi ancora l'odore pungente di cibo, i gemiti forzati di godimento di quelle giovani voci femminili nel loro stentato italiano dietro le porte chiuse e il cigolio di decrepite molle di metallo, ci accompagnano su per le scale e nella nostra stanza che odora di muffa e di chiuso.

Chiudo la porta e nella penombra senza darti il tempo di parlare, ti sono addosso.
Ci baciamo, in piedi. Mi gusto il tuo sapore nuovo, mai sentito prima, insieme ai movimenti della tua lingua nella mia bocca.

Giochiamo con la saliva e con le nostre mani affamate che non sanno aspettare.
Ti tolgo con furia i vestiti, rimani con una leggera e trasparente sottoveste nera.
Nera come i tuoi occhi e le tue mutandine, ti butto sul letto, ti allargo le gambe e comincio a leccarti l'interno delle cosce, bianche e lisce. Con i denti afferro la sottile striscia di stoffa che ti copre la figa e la sollevo, infilo la lingua bagnata nella tua fessura ambrata e già liquida.

Il sapore e l'odore della tua figa, sono intensi come speravo, come ci siamo detti.
Tu direttamente dal viaggio ed io dopo una giornata di lavoro per quel motivo, per godere di quel sapore e odore intenso. Di noi.

Ti afferro per i capelli. Ora sei in ginocchio per terra.
Prima annusi e poi lecchi il mio cazzo. Lo prendi in bocca con urgenza, percorri l'asta con la lingua per poi passare allo scroto e ancora più giù. Allargo appena un po' le gambe e ti lascio fare, quasi mi siedo sulla tua faccia, lo so cosa vuoi, me lo hai scritto tante volte.

Vuoi sentirti sporca, vuoi sentirti troia, provare cosa si prova ad abbandonare anche se per poco i tuoi panni di “signora per bene” che hai indossato per troppo tempo.
Solo dopo, vuoi essere scopata a lungo, ed io sono qui per accontentarti.

“Sì troia, infilami la lingua nel culo e leccami.” Ti afferro per i capelli e ti tengo ferma, schizzi copiosi di sborra bollente ti sporcano il viso, la bocca spalancata e colano dal tuo mento.

Non provi neanche a pulirti.
Rimani lì a fissarmi con quei tuoi occhi scuri e profondi come l’inferno, occhi dal trucco ancora perfetto, con quella bocca dalle labbra disegnate in modo perfetto e da cui sempre, nella tua vita di tutti i giorni, escono parole misurate e altrettanto perfette.
Oggi invece no! Oggi la tua bocca rimane oscenamente aperta come i tuoi occhi che mi guardano, per fissare nel loro riflesso e nella tua mente il ricordo di questo momento, di quanto ti piace sentirti puttana, mentre la tua lingua si lecca le labbra in cerca delle ultime tracce della mia sborra.

Ti afferro, e ti spingo sul letto in ginocchio, girata di spalle.
Prendo i due cuscini, li metto entrambi sotto la tua pancia per sollevarti il culo.
Un lato del tuo viso appoggiato al letto, schiacciato sulle lenzuola, le braccia allungate e tese dietro di te che stringono il copriletto di ciniglia dorato.
Con le tue mani perfette, dalle unghie delle dita affusolate, ti allarghi da sola le natiche per mostrarti a me tutta aperta, uno spettacolo che attendevo da sempre.

Non servono parole, accolgo con prontezza il tuo invito per pomparti con forza in figa e in culo mentre ti sento rantolare come un animale ferito fino a sentirti godere e vederti scivolare quasi priva di sensi sul letto.

***

Ora a distanza di qualche anno, ripensando a quel nostro primo incontro e di come la tua vita da allora sia cambiata, spero sempre in meglio, non riesco a non sorridere compiaciuto della nuova donna che sei diventata e che ora mi scrive:


“Eri tu l'Uomo che da dentro lo specchio mi guardava.
In silenzio, quasi in uno stato ipnotico di adorazione totale, mentre lei.., la nostra Sonia, a lappate lunghe e lente mangiava la mia fica.

Hai visto com'ero bella? Bianca come la luna, mi dici sempre.
Con lei, al colore di caramello e al sapore di vaniglia, aggrovigliata a me.
E il suo culo pieno, puntato verso il soffitto della stanza.
Anche quello ti è piaciuto guardare. Lo so.
Ad opera conclusa, la mia bocca sapeva di fica. La fica di Sonia
Proprio come la tua, l’ultima volta che ti ho baciato, aveva il sapore del sesso di un’altra donna. E tu sciocchino che pensavi non me ne fossi nemmeno accorta.

E poi io sdraiata sotto di Lei. Ho voluto che l'inculassi davanti ai mie occhi mentre le mangiavo la fica. Ti ho preso il cazzo per insalivarlo nella mia bocca e poi con le mani le ho aperto con forza le natiche ed il buco del culo.
Poi mentre tenendoti forte glielo puntavo decisa, con l'altra mano ti ho schiaffeggiato il sedere incitandoti a incularla forte davanti a miei occhi.
"Mettiglielo dentro fino ai coglioni", ti ho detto
“Non ti fermare, voglio bere la tua sborra che le esce dal culo. Vederla colare lungo la fica prima che goccioli nella mia bocca.”

L'ho fatto, ed è stato bello poi leccarti e baciarti le labbra.
Sporche di me e di lei.


Nemesi


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