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Lui & Lei

L'attico delle Meraviglie (1° parte)


di Membro VIP di Annunci69.it xNemesi
21.02.2024    |    2.815    |    12 9.6
"Ti ordino senza alcun preavviso: “Apri le cosce..."
Si lo so, che per i "puristi della scopata" scrivere un racconto insieme a una donna può sembrare tempo perso, eppure anche questa cosa può regalare momenti di piacere, diverso, ma comunque intenso.
E allora ecco qui il primo esempio, (credo), di: "Erotic Crossing Story" di questo sito.
Dove a questa mia prima parte, ne seguirà una seconda scritta da un'amica del sito "Eulalia", di cui poi vi allegherò il link per poterlo trovare. Sempre a suo comodo eh, perchè si sa, le donne hanno sempre qualcosa da sistemare all'ultimo momento e amano farsi aspettare...

L'attico delle Meraviglie (1° parte) Nemesi Vs. Eulalia


È sera.
Sto guidando veloce con te al mio fianco.
Ti accarezzo l’interno coscia, seta pura e calda sotto alle mie dita. Il mio cuore batte leggermente più forte, mentre mi immagino che sensazione ti possa dare questo mio tocco così leggero, quasi affettuoso.
Negli ultimi tempi riusciamo a vederci così raramente, colpa degli impegni, delle nostre rispettive vite, tutte piccole e innocenti bugie che aiutano a nascondere un pizzico di stanchezza tra noi e del nostro strano rapporto.

Ci siamo incontrati nel solito posto fuori dall'autostrada, tu come sempre in ritardo.
Salendo sulla mia macchina, dopo avermi baciato, hai avvicinato la tua bocca al mio orecchio sussurrando con quella tua voce un po’ mascolina, “Questa sera ho una sorpresa per te…”
Ti osservo frugare nella piccola borsetta in cerca di qualcosa e ripenso a una delle prime sorprese che mi avevi fatto recapitare in ufficio: un piccolo telecomando. Il biglietto diceva “A tua completa disposizione.”, accompagnato dalla foto della tua dolce fessura da cui spuntava un piccolo codino rosa.
Quel giorno è stato un attimo lasciare l’ufficio, raggiungere il tuo e aggirarmi per i corridoi giocando con quei tasti. Mi ricordo la tua tempesta di messaggi fatti di smettila, scopami subito, ti aspetto in bagno. Ed eri lì davvero ad aspettarmi appoggiata al lavandino, culo all’aria, grandi labbra vibranti e bagnate, e le mutandine dentro ai collant calati a mezza coscia. Ti ho straziato ano e fica quel giorno che ricordo ancora.

Quello che mi ritrovo ad accarezzare, adesso, dopo qualche minuto è un piccolo pezzetto di carta strappato da un’agenda, con una data e un indirizzo scritto a mano da una donna, che non sei tu. Sorrido. Da te non me lo aspetto, per quanto libera e selvaggia a letto, certi tabù non li hai mai voluti superare.

La data è quella di oggi, l’indirizzo riporta il nome di un viale di Milano, è una zona che conosco bene, arredata da grandi e signorili palazzi a pochi passi dal centro.
“Il nostro ospite ci aspetta per le dieci”, mi dici ammiccando con gli occhi.

Non faccio domande, ho già capito dove mi stai portando.
“Ci sarà un’altra coppia, Lei è molto bella…”, aggiungi mentre accendo il motore.
Lungo il percorso la mia fantasia vola. Immagini di te alle prese con più cazzi come una notte di qualche tempo fa.
Anche quella volta eravamo insieme in macchina sulla via verso una villa di amici, quattro per l’esattezza, quattro uomini che non avevi mai visto e che non aspettavano altro di farti godere all'infinito. Ricordo ancora il tuo timore e la tua eccitazione, il profumo del tuo sesso che riempiva l’abitacolo.
Nessun preliminare, tu che entri nell'appartamento e ti fermi statuaria in mezzo al salotto. Noi, cinque maschi che ci scambiamo un rapido sguardo di intesa, prima di circondarti come fiere pronte a sbranarti e ancora tu al centro che ci domavi e istruivi, toccandoci e baciandoci, offrendoti e strofinandoti a noi, incitandoci con la bocca colma dei nostri cazzi a usare il tuo corpo come uno strumento vivo di piacere. Chissà se adesso qui di fianco a me ti sei accorta che ho il cazzo duro per tutte le immagini di te che vorticano nella mia testa.
Vorrei fermare la macchina e montarti sul cofano come una puttana da strada, cattivo e violento fino a raggiungere e penetrare in tutte quelle parti di te da cui sono escluso, ma scelgo di aspettare, di seguire le tue regole stasera.
Ho la sensazione, direi la certezza che sarà una serata indimenticabile.

Milano è quasi deserta, arriviamo leggermente in anticipo.
Ti vedo avvicinare sicura al portone d’ ingresso di quel palazzo e premere il pulsante vicino ad una targhetta che riporta il numero di un interno che non riesco a leggere.
L’atrio d’ingresso è vastissimo, in fondo, l’ascensore è di quelli con la cabina a vista finemente ricamata di figure floreali in perfetto stile Art Nouveau, vicino, una grande scalinata di marmo disegna una grande spirale verso i piani superiori.

Non riesco a non notare che la pulsantiera digitale nella cabina dell’ascensore, racchiusa nella radica antica, fa un po’ a pugni con il resto dell’arredo, ti vedo digitare veloce un codice e poi premere il pulsante vicino alla targhetta che indica l’attico del palazzo.
Nell'ascensore mi appoggio a te, ti faccio sentire il mio cazzo duro per te e per tutta la situazione, ti stringo il seno in una morsa: devi godere e soffrire per ogni volta che ti sei distratta da me, per ogni volta che non hai condiviso i tuoi segreti.
Dallo sguardo che mi lanci prima di uscire dall'ascensore, vedo che hai capito tutto e penso che quando vuoi sai diventare una crudele troietta. Mi piaci anche per questo.

Il nostro ospite ci aspetta davanti all'unica porta presente, la tua descrizione era stata precisa, ti viene incontro sorridendo, vi baciate sulle guance, poi ci presenti indicando a ciascuno di noi il nome di battesimo dell’altro, ha una stretta di mano forte e una voce calda mentre ci invita ad entrare.

“Venite, vi presento una coppia di amici”. Lo seguiamo vicini attraversando un lungo corridoio ed entriamo in un grande salone arredato con un felice mix di mobili antichi e moderni e dalle cui ampie vetrate si accede ad una terrazza con un meraviglioso giardino.
Attraversando il salone osservo alcuni quadri di arte moderna che sono appesi alle pareti, mi sembra di distinguere nella penombra, dei Balla, un De Chirico e un Magritte, mi chiedo se siano copie o degli originali, mentre supero, sfiorandola con le dita, la lucida cassa nera di uno Steinway a coda.

Il giardino è meraviglioso, profumatissimo di vaniglia, se non fosse per la mancanza di stelle nel cielo, si potrebbe pensare di essere su qualche isoletta dei Caraibi. Tavoli divani, poltrone, in rattan arredano lo spazio posto sotto grandi ombrelloni di tela chiara circondati da piante ornamentali, l’altra coppia è lì che ci aspetta.
Ora è la volta del nostro ospite fare le presentazioni, stringo la mano all'uomo e accenno un leggero baciamano alla donna che è rimasta semi sdraiata nella semioscurità su una chaise-longue, vedo l’uomo presentarsi a te nello stesso modo, mentre ti avvicini alla sua compagna baciandola affettuosamente.

Quello che sta arrivando è il momento più delicato. Dal'’atmosfera che si riuscirà a creare nei prossimi minuti, dipenderà il successo della serata, brindiamo insieme al nostro incontro, le bollicine dello Champagne risalgono in piccolissime collane luccicanti nei lunghi steli di leggerissimi bicchieri di cristallo.

Inizio a capire il perché, della fama che accompagna il nostro ospite, in modo semplice e naturale riesce a coinvolgerci tutti nella conversazione in modo brillante, spaziando da un argomento all'altro per darci la possibilità di conoscerci meglio, sento che c’è già molta complicità tra lui e le due donne presenti, sempre più divertite di essere sue complici.

L’altra donna, si chiama Gabriella, ed è veramente bellissima, il viso è un ovale perfetto, gli occhi verdi come smeraldi, leggermente allungati da orientale, i capelli lunghi di un biondo cenere raccolti in un elegante chignon, il corpo snello e flessuoso, la pelle leggermente abbronzata, il vestito da sera lascia intravedere un seno piccolo quasi da adolescente e due lunghe gambe affusolate. Dimostra poco più di quarant'anni, il marito che deve aver superato i sessanta, ha un viso interessante, bruciato dal sole, i capelli quasi completamente bianchi.
Le parole mi escono dalla bocca in maniera automatica ed educata, nella mia testa non vedo Gabriella che mi succhia il cazzo con la sua bocca di velluto, ma vedo te inginocchiata fra le sue cosce spalancate che con la lingua separi delicatamente le sue grandi labbra prima di fermarti sul suo clitoride. Ti immagino come torni in dietro con la bocca spalancata e affondare nel suo sesso come fosse un frutto tropicale fresco, morbido e succoso. Ma sento anche la tua risata roca, quella che mi fa rizzare il cazzo e la voglia di sculacciarti, accompagnata dalla la tua voce che mi dice: "Scordatelo, a me piace il cazzo, anzi, i cazzi, tanti, dovresti saperlo ormai!”, mentre nei miei ricordi te lo spingo in fondo alla gola.

Gabriella non è solo bellissima, dimostra anche una notevole curiosità e abilità nel conversare, in un attimo mi ritrovo a raccontarle di me, del lavoro che faccio che mi ha portato in giro per il mondo e di te, dello strano e fortuito modo in cui siamo incontrati, nel farlo la vedo guardarti e farti un cenno di approvazione, tu stai sussurrando qualcosa all’orecchio del nostro ospite, chissà cos’hai in mente.

Ora però sento l’impellente bisogno di metterti al tuo posto, a disposizione mia e degli altri invitati. Ti ordino senza alcun preavviso: “Apri le cosce.”...


Ed ecco qui sulle pagine di "Eulalia" la seconda parte:

https://www.annunci69.it/racconti-erotici/altro/L-attico-delle-meraviglie-2-parte_144437.html

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