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Gay & Bisex

20. Sveltina alla stazione


di Sergioone61
18.03.2008    |    38.741    |    4 9.0
"Abbiamo deciso di andare in treno per evitare il problema del posteggio, e poi si arriva direttamente in centro a Venezia..."
Versione riveduta e corretta.


Ho una mamma fantastica ! E’ divertente e spiritosa e si merita ogni bene. Quindi quando qualche settimana fa esprime il desiderio di andare a visitare Venezia mi metto subito ad organizzare la cosa.

Ovviamente ci sono subito problemi. Mia moglie Cinzia (a proposito, per chi ha seguito tutti i racconti, ci siamo sposati lo scorso aprile) è impegnata con il lavoro in una serie di corsi di aggiornamento che le occuperanno parecchi week-end. Non voglio però deludere mamma. Alla fine decidiamo che andrò da solo con i miei genitori.

Si parte il 16 giugno, è un sabato e fa già piuttosto caldo. Abbiamo deciso di andare in treno per evitare il problema del posteggio, e poi si arriva direttamente in centro a Venezia.

Arriviamo alle 11:15. Una bella passeggiata tra le calli fino a piazza San Marco. La mamma è estasiata e sorpresa dalla bellezza della città. Visita alla basilica ed al museo annesso. Poi salita sul campanile di Giotto.

Sono ormai quasi le due. Troviamo un bel ristorantino e ci facciamo una bella mangiata di pesce. Poi di nuovo in giro. Percorriamo tutta la riva degli Schiavoni fino ai giardini pubblici. Ci prendiamo un po’ di tempo per riposare. Poi ecco la sorpresa per mamma: il ritorno alla stazione avverrà in gondola! E’ contentissima, ma anche preoccupata per quanto costerà. Le dico che questo non è un problema che la riguardi. Chiamiamo una gondola e ci lasciamo trasportare lungo il Canal Grande, poi sotto il ponte dei Sospiri, e poi Rialto, con mamma che non la smette più di fare fotografie e mio padre che sorride con condiscendenza.

Sono le 16:45 quando arriviamo in stazione. Manca oltre un ora e mezza alla partenza del nostro treno. Visto che sia mamma che papà sono piuttosto stanchi suggerisco di sistemarci al caffè della stazione belli seduti comodi con un buon caffè.
Ci sistemiamo ad un tavolino ed ordiniamo. Mentre ci sorseggiamo il caffè sfogliamo un libro fotografico che mia madre ha voluto acquistare per ricordo.
Con la coda dell’occhio mi accorgo che al di là della vetrata, proprio accanto al caffè c’è l’ingresso dei bagni pubblici. Ormai ho l’occhio esperto e ci metto poco ad individuare il vai e vieni, che nulla ha a che fare con le normali necessità fisiologiche che si espletano in un bagno, ma bensì con ben altre e ben più goduriose voglie.
Mamma continua a decantare le bellezze cha abbiamo appena visitato, mentre io sono sempre più attratto dal vai e vieni fuori dalla vetrina. In particolare ho adocchiato un bel ragazzino, avrà sui vent’anni, magro, capelli lunghi e ricci di un bel biondo dorato. Continua a passeggiare avanti e indietro, e spesso passa davanti alla vetrina. Già un paio di volte ci siamo scambiati un occhiata.
Lo vedo ritornare verso la vetrina, ora mi guarda, poi accenna un sorriso e subito distoglie lo sguardo. Io invece continuo a fissarlo finché non mi guarda di nuovo e ricambio il sorriso. Si avvicina. Passa rasente alla vetrina, poi si appoggia di spalle al vetro proprio sull’angolo. Devo girarmi un po’ per vederlo. Mi osserva di sottecchi e si infila le mani in tasca facendo tendere i pantaloni bianchi di stoffa leggera che indossa. Così appoggiato al vetro noto che non indossa le mutande sotto i pantaloni! Il mio cazzo ha subito un fremito. Guardo l’orologio. Ho ancora un ora buona prima della partenza del treno. Poi penso che è una scemenza. Ma osservo ancora quel bel culo dietro il vetro. E sento il cazzo che mi si rizza.
Interrompo mamma e dico che devo andare in bagno, poi andrò a prendere il giornale da leggere durante il viaggio di ritorno. Se non dovessi tornare alla svelta le dico che ci troviamo al binario di partenza.
Poi mi alzo. Mi assicuro che il bel biondino mi stia guardando, e così è. Esco dal caffè e mi avvio lentamente verso i bagni.
Una volta entrato mi dirigo agli orinatoi a muro. Tiro fuori l’armamentario ed aspetto. Tempo un paio di minuti ed ecco arrivare il mio biondino. Si mette accanto a me e da subito una sbirciata al mio uccello mezzo in tiro. Poi mi guarda e sorride. Non si è neanche aperto i calzoni. Subito si allontana. Penso per un attimo di non essergli piaciuto. Poi lo vedo dirigersi verso i bagni chiusi ed appoggiarsi alla parete in attesa. Lo seguo. Arrivo vicino a lui. Sorride. Poi si infila in un bagno lasciando la porta socchiusa. Mi guardo in giro, nessuno. Entro e chiudo la porta dietro di me.
Lui sorride di nuovo. Poi allunga una mano e mi accarezza il viso. Gli prendo la mano e gli bacio il palmo, poi con la lingua segue le linee della mano. Con l’altro braccio mi circonda la vita e mi attira a se. Ora le nostre bocche sono vicinissime. Ci baciamo. Prima teneramente, poi entrambi iniziamo ad esplorare le rispettive bocche con la lingua. Gli accarezzo la schiena attraverso la stoffa sottile della camicia di lino che indossa. Scendo fino alla vita, sollevo la camicia ed infilo le mani per sentire la sua pelle calda. Smette di baciarmi. Mi guarda, ancora un sorriso. Si discosta e si toglie la camicia restando a torso nudo. E’ magro, ma ben formato, ed ha due deliziosi capezzoli molto piccoli appena più colorati del resto della carnagione. Non resisto e mi abbasso a leccarglieli e succhiarglieli, sento che il suo respiro si fa più corto. Allora scendo, sempre leccando, fino ad arrivare alla vita, poi più giù sfioro il suo cazzo attraverso i pantaloni, so che sotto non ha nulla e la cosa mi eccita.
Ancora una volta si allontana, mi solleva delicatamente. Ancora un sorriso. Poi lentamente si abbassa i pantaloni fino a sfilarli del tutto e rimanendo completamente nudo tranne che per i sandali. Devo dire che il suo culetto è una vera bellezza: tondo, liscio, morbido e sodo allo stesso tempo.
Ora è lui ad abbassarsi, mi solleva la t-shirt e slaccia i pantaloni, me li abbassa fino alle caviglie, poi comincia a strofinare il viso sul mio cazzo, ormai durissimo, sopra i boxer, poi lo lecca, infine lo libera dall’ultimo indumento e dopo averlo osservato, lo scappella lentamente con al mano e se lo infila piano in bocca. Dio è caldissima! Muove la lingua intorno alla cappella ed in cima sul buchino. Poi succhia con ardore. Poi di nuovo con la lingua. Continuando a tenere il mio cazzo in bocca mi spinge a sedermi sul water. Si inginocchia e, lasciato il cazzo, passa a leccarmi e succhiarmi i coglioni stuzzicandoli con la lingua. Accidenti è davvero bravo il ragazzo!
Poi lascia tutto si rialza. Un altro sguardo ed un nuovo sorriso. Si inumidisce la mano con la saliva e se la passa dietro tra le chiappe. Poi si mette a cavalcioni ed appoggiato il mio uccello, durissimo per la voglia ed il trattamento finora subito, al buchetto del suo splendido culetto si abbassa lentamente, sento che entra scivolando, prima la cappella, poi piano, piano tutto il mio cazzo e dentro di lui. Lo guardo: il respiro corto, gli occhi socchiusi. Si mordicchia il labbro inferiore con i denti bianchissimi. Rimane fermi per un po’, poi comincia a muoversi prima piano, poi sempre più velocemente. Sale e scende percorrendo tutto il mio bastone di carne stretto nel suo culo caldissimo. Lo afferro per le natiche ed aiuto il suo movimento assecondandolo con colpi di bacino. Poi gli afferro il cazzo duro e comincio a masturbarlo. Ora ci muoviamo sempre più forte sento che sto per venire, ma lui mi precede riempiendomi la mano e la pancia di sborra caldissima, che subito mi porto alla bocca per succhiarne almeno un po’. Anch’io ho iniziato ad ansimare, ormai ci sono. Si toglie il mio cazzo dal culo che subito sostituisce con al bocca. Succhia velocemente, mentre io lo pompo in bocca. Ecco vengo! Gli sparo in gola sei sette bordate che lui cerca di inghiottire. Poi mi ripulisce l’uccello da tutti i residui. Si solleva. Anch’io sono in piedi. Si avvicina e mi bacia. Poi subito sorride e mi accarezza il viso. Un ultimo bacio poi esce dal bagno e si allontana.

Si è fatto tardi e devo correre al treno. Quando arrivo mia mamma mi chiede dov’è il giornale. Accidenti me ne ero scordato. Le dico che non avevo trovato nulla di mio gusto, nonostante avessi girato tutte le edicole della stazione, per questo ci ho messo tanto. Mi sorride. A volte mi sembra che abbia intuito qualcosa, ma poi torna tutto normale.

Venezia, 16 giugno 1990


Al prossimo racconto.

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