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Gay & Bisex

32. Il Direttore della Boutique


di Sergioone61
18.02.2009    |    20.154    |    0 7.9
"Mi rialzo, afferro pantaloni e mutande e glieli sfilo..."
Sapete come sono alcuni giorni di inizio estate, ai primi di giugno, quando la temperatura per qualche strano capriccio del tempo decide di darci un assaggio di come sarà a luglio. Bene la scorsa settimana è stata proprio così. Già da giovedì la situazione si era fatta critica, in ufficio, dove ovviamente l’aria condizionata ancora non era in funzione, si segnavano almeno 35 gradi. Poi è andato peggiorando, ed al sabato, con tanto di titoloni sui giornali, in città si sfioravano i 40 gradi.

Bene. Proprio sabato avevo programmato di andare nella boutique di una famosa griffe francese per acquistare un regalo a mia moglie che il 10 giugno festeggia l’onomastico, a dire il vero lei si chiama Cinzia ed un santo non ce l’ha, però siccome Cinzia sembra fosse un altro modo di chiamare Diana, dea della caccia, ed il 10 giugno è santa Diana, per convenzione festeggiamo anche l’onomastico di Cinzia.
Era da un po’ che mi parlava di questa borsetta fantastica e mi sembrava buona l’occasione per farla contenta.
Non sono molto formale caratterialmente quindi, almeno che la situazione non lo richieda espressamente, non bado molto a come mi vesto. Quindi, siccome faceva un gran caldo avevo indossato dei calzoni corti Dockers a mezza coscia blu ed una camicia a righine azzurre Lacoste, lasciata leggermente aperta sul torace. Così abbigliato sono andato in centro nella famosa boutique.
Alle 3 e mezzo del pomeriggio il negozio era deserto, si avvicina una commessa in elegante chemisie e mi squadra dall’alto in basso. Sfodero il mio sorriso gelato che riservo agli spocchiosi snob e chiedo di vedere quella borsetta che tanto piace alla mia signora. In quel momento da un angolo emerge un ragazzo, sarà sui 35 anni, biondo, bel fisico nel suo completo di sartoria, portato senza cravatta, ma con una vezzosa pochette nel taschino della giacca. Allontana la commessa dicendo che avrebbe pensato lui a servirmi, poi si presenta come il direttore della boutique. E deve averne la stoffa, visto che ha saputo andare al di là del mio abbigliamento intuendo che avrei potuto essere un buon cliente.
Mi invita ad accomodarmi al piano superiore, mentre saliamo le scale si scusa per il caldo insopportabile, ma purtroppo l’aria condizionata non funziona. Assento col capo mostrando comprensione. Mi accomodo sul lussuoso divano del salottino. Mi chiede se gradisco un caffè. Accetto. La commessa riappare per raccogliere l’ordinazione e poi scomparire, sempre con la puzza sotto al naso.
Intanto che aspettiamo il caffè il direttore, Stefano Daggio, mi mostra la famosa borsa, che è molto bella, e costa 1500 euro (!!), ma per la mia Cinzia questo ed altro.
Arrivano i caffè serviti in squisite porcellane ovviamente griffate dalla maison. Ci accomodiamo di nuovo sul divano. Il Sig. Daggio mi mostra altre versioni della borsa e qualche possibile alternativa. Lì al piano superiore, se è possibile il caldo è ancor più implacabile, sudo vistosamente e così il mio interlocutore, che decide di togliere la giacca. Si offre di portarmi dell’acqua, accetto con gratitudine. Quando torna con due bottiglie di Evian, noto che si è sbottonato la camicia e chinandosi mostra gran parte dei pettorali senza un pelo e ben scolpiti, probabilmente da molte ore di palestra, poi mi guarda e mi sorride. Viene a sedersi accanto a me e sfogliamo insieme il catalogo dell’ultima collezione, ogni tanto la sua gamba sfiora la mia. Faccio finta di niente.
Alla fine scelgo la borsa. Scendiamo, pago e lascio detto che passerà la mia segretaria a ritirarla in settimana. Saluto il direttore che mi porge il suo biglietto da visita e mi invita a chiamarlo per qualsiasi necessità. Infilo il biglietto in tasca ed esco nel caldissimo pomeriggio.
Passeggio verso il parco in cerca di un po’ di frescura. Tiro fuori il biglietto e lo osservo, poi lo giro e dietro c’è un numero di cellulare. Bene, bene. Mia moglie è via per lavoro sono solo fino al prossimo lunedì e non ho idea di cosa fare stasera, quindi perché non provare….

Trono a casa, mi faccio una doccia, poi guardo un po’ di tv, non voglio chiamare troppo presto. Sono quasi le otto, ora di cena. Prendo il telefono e faccio il numero, risponde dopo un paio di squilli. Saluti e convenevoli, poi chiedo se ha impegni per la serata, risponde di no. Gli propongo di andare a cena insieme, per continuare la chiacchierata cominciata nel pomeriggio. Accetta subito. Appuntamento in piazza San Carlo di fronte alla boutique per le 8 e mezza.
Arrivo un po’ in ritardo. Stefano mi viene incontro. Ci stringiamo la mano. Ci siamo cambiati entrambi. Io indosso pantaloni di lino color sabbia ed una camicia bianca. Lui pantaloni sportivi blu e polo verde acqua. Decidiamo per un sushi bar. Durante la cena la conversazione è piacevole. In effetti ha 38 anni, molto ben portati, vive in albergo, anche perché non sa quanto si fermerà a Torino. Racconta che ha già cambiato molte boutique, passando da Roma a Milano, da Ginevra a Londra, in effetti lui si occupa più che altro dell’organizzazione, poi lascia il posto al titolare della posizione una volta che la boutique è ben avviata. Avendo in comune il fatto di viaggiare molto ci scambiamo numerosi aneddoti sugli aeroporti, sugli alberghi, sul cibo all’estero, ecc.
Alle 10 decidiamo di andare. Passeggiamo un po’ per il corso sotto i portici. Ci fermiamo per un caffè. Riprendiamo a passeggiare e lentamente arriviamo sul lungo Po, casualmente proprio sotto casa mia. Gli dico che io sono arrivato e se gli va di salire a bere qualcosa di fresco. All’inizio è un po’ titubante, ma appena gli dico che mia moglie non c’è accetta.
Saliamo al mio appartamento che occupa tutto l’ultimo piano del palazzo. Subito si complimenta per il gusto dell’arredamento. Devo dire in effetti che quando ci siamo trasferiti a Torino, Cinzia ha fatto davvero un ottimo lavoro nell’allestire la casa. Predominano il panna ed il blu ed i pezzi d’arredo, molti d’antiquariato, si combinano perfettamente creando un insieme elegante, ma allo steso tempo caldo e accogliente.
Accompagno il mio ospite in terrazza, forse la parte migliore dell’appartamento, è arredata con mobili in legno di tek e salottini in midollino con grandi cuscini ecrù. La vista poi è fantastica, di fronte la collina di Torino, e sotto il grande fiume che scorre, su un lato si vede la Mole Antonelliana e la città illuminata. Stefano si accomoda su un divano, ma io lo invito a sedersi sul dondolo, poi mi allontano a preparare da bere. Torno con due freschissimi mohito. Stefano si schernisce che normalmente non beve super alcolici, ma io insisto. Beve un sorso e dice che è buonissimo. Mi siedo sul dondolo accanto a lui con un piede sotto la gamba, ho tolto le scarpe e so che questa posizione con questi pantaloni mette in evidenza il pacco. Fa ancora caldo, mitigato per fortuna da una leggera brezza che spira dalla collina. Stefano si è scolato il suo cocktail. Gli prendo il bicchiere e vado a preparane un altro. Lui insiste che non può proprio, che si sente già un po’ brillo. Insisto. Beve un'altra sorsata. Tra il caldo ed il rhum Stefano sta sudando. Lo invito a mettersi comodo e per aiutarlo mi chino a levargli i mocassini da barca che indossa senza calze. Ha dei bei piedi, con dita lunghe e ben proporzionate, commento che non deve essere facile stare in negozio in piedi tutto il giorno, annuisce, intanto ho iniziato a massaggiargli i piedi lentamente, prima sotto la pianta, alla base delle dita, poi lungo il collo, attorno alla caviglia. Stefano si distende allungando le gambe, dice che è fantastico ! Sollevo gli occhi e non posso non notare il gonfiore a livello dell’inguine. Gli dico che sono un provetto massaggiatore e che lui ha proprio bisogno di un bel massaggio.
Lo faccio alzare e sdraiare sul divanetto, poi vado a prendere l’olio da massaggi, gli sollevo la polo, poi gli dico di levarla per non macchiarla con l’olio, subito la sfila. Verso l’olio sulla schiena e comincio a massaggiarlo dalla spalle. Stefano sospira soddisfatto. Percorro tutta la spina dorsale fino alla cintura dei pantaloni. Gli dico che per un trattamento completo devo arrivare anche alle vertebre lombari e quindi deve slacciare ed abbassare un poco i pantaloni. Sorride un po’ imbarazzato, poi armeggia sollevando il culo, poi si stende nuovamente. Appoggio le mani ai pantaloni ed inizio ad abbassarli fino a vedere l’inizio del solco tra le chiappe. Massaggio, scivolando sui fianchi e ad ogni passaggio abbasso pantaloni e boxer un po’ di più. Stefano ha gli occhi chiusi e dice che ho davvero della mani fatate. Scendo nuovamente e gli passo le mani sulle chiappe stringendole, ora il culo è completamente allo scoperto. E’ tondo e sodo. Gli allargo le chiappe per vedere il buchino che è rosa e senza un pelo. Stefano non reagisce. Mi abbasso, allargo le chiappe e comincio a leccargli il buco del culo, prima lentamente, poi con più forza, infine infilo la lingua nel buco più in fondo che posso. Stefano geme sempre ad occhi chiusi. Mi rialzo, afferro pantaloni e mutande e glieli sfilo. Ora è completamente nudo sdraiato sul divano. Scendo nuovamente a leccargli i glutei e poi anche le palle. Geme di nuovo inarcando la schiena. Vedo il cazzo che bello duro sta attaccato al ventre, infilo una mano e glielo afferro cominciando a fargli una sega. Intanto continuo a leccargli il buco del culo. Poi lo faccio mettere a pecora, infilo la testa tra le sue gambe e raggiunto l’uccello me lo infilo tutto in bocca. Poi gli afferro i fianchi e lo invito a scoparmi in bocca. Il ragazzo deve essere a secco da un po’ perché dopo qualche colpo lo sento ansimare e subito dopo ho la bocca piena di gustosissima sborra che succhio ed ingoio con gusto. Mi tolgo da quella posizione. Stefano mi guarda e sembra volersi scusare per essere venuto subito, ma lo zittisco baciandolo. Le nostre lingue si incrociano. Sento che con le mani mi slaccia la camicia e mi accarezza i capezzoli, poi staccatosi scende a leccarmi il collo, poi il petto, poi mi lecca e mi succhia i capezzoli che ormai sono dritti e duri come spilli. Scende sempre si più fino a sfiorarmi il cazzo da sopra i pantaloni. Me li slaccia ed infila la mano nelle mutande, tira fuori il mio cazzo ed in un attimo se lo infila in bocca. E’ bravo a questo gioco. Sento la sua lingua che percorre tutto il bordo della cappella e si insinua nel buchino in cima. Mi sono tolto la camicia ed ora con un sol gesto mi levo anche il resto. Gli premo la testa per farmi leccare e succhiare le palle. E’ davvero bravo di bocca, se le prende in bocca e poi le stuzzica con la lingua. Vedo che intanto si sta smanettando il cazzo. Mi sdraio e delicatamente lo posiziono a 69. Subito si getta sul mio uccello e ricomincia il pompino interrotto. Anch’io gli prendo in bocca l’uccello che sta tornando duro. Poi passo al culo, gli lecco il buco e ci infilo la lingua, Stefano spinge in fuori le chiappe e geme. Ora passo alle dita, prima il medio, poi medio ed anulare ed infine gli piazzo tre dita in culo e comincio a stantuffare bagnando con la lingua. Geme e mugola spingendo il culo verso le mie dita. Poi si stacca dal mio cazzo, si gira e, scavalcandomi si posiziona il cazzo sul buco del culo iniziando a spingere. Lo guardo, gli prendo i fianchi e comincio a spingere verso l’alto, sento la cappella entrare; fa una smorfia, poi con le mani si allarga le chiappe e lentamente si abbassa fino a farselo entrare tutto dentro. Sento le chiappe che toccano le palle. Piano inizia a muoversi, si solleva un poco poi riscende con un gemito; si alza di nuovo un po’ di più e si lascia ricadere mugolando. Ora il movimento è accelerato, sale e scende sempre più veloce ed ad ogni affondo geme e mugola. Ho il cazzo durissimo, lo sento stretto e caldo. Ora Stefano intervalla i mugolii con una serie di esclamazioni: “Sì! Sì! Dammelo! Sfondami! Dai voglio sentirlo tutto! Spingi più forte!” Lo afferro per i fianchi e senza tirare fuori il cazzo lo giro supino, gli prendo gambe sulle spalle e comincio a fotterlo con forza. “Ahaa! Sì! Così! Spingi! Più forte!” Aumento il ritmo, sento che sto per venire. Ormai sono vicinissimo all’orgasmo, ma Stefano mi precede venendo con lenti spruzzi che gli inondano la pancia ed il petto e lanciando un grido strozzato. Gli levo il cazzo dal culo e salendo glielo piazzo sulla faccia proprio mentre la sborra esce in schizzi copiosi, subito apre la bocca e si prende in bocca il cazzo per godersi gli ultimi spruzzi. Poi mi guarda mentre con le dita raccoglie la sborra che ha in faccia e se la porta alla bocca succhiando avidamente.

Crolliamo sdraiati uno accanto all’altro. Dopo esserci ripresi andiamo in bagno a farci la doccia. Ci insaponiamo a vicenda e le sue carezze me lo fanno tornare duro. Si abbassa e se lo prende subito in bocca spompinando con gusto. Lo sollevo, lo volto, appoggia le mani alle piastrelle e ce l’ha subito in culo. Lo sbatto con forza, tanto da sollevarlo dal piatto doccia, Lui mugola e rivolta la testa indietro sulla mia spalla pregandomi di continuare così. Essendo appena venuto ho una certa autonomia e continuo a fotterlo con violenza. Improvvisamente lo sento irrigidirsi e poi sborrare sulle piastrelle. E’ venuto senza nemmeno toccarsi, di culo! Continuo a stantuffarlo fino a che anch’io sborro riempiendogli il culo di sborra. Poi scendo a leccare la sborra che gli cola dal buco oscenamente aperto ed arrossato. La raccolgo in bocca, poi gli afferro la testa e gliela faccio colare in bocca lui beve ed ingoia senza una parola.

Si è fatto tardi. Ci ricomponiamo. Stefano si riveste e mi dice che deve andare. Lo bacio per l’ultima volta. Sappiamo tutti e due che non ci rivedremo.


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