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Il primo boyfriend - Capitolo 8


di aramis2
30.09.2019    |    7.564    |    4 9.4
"Era il diminutivo di Andrea, come se Andrea fosse così lungo di aver bisogno un diminutivo..."
Arrivai davanti a casa mia e vidi mio papà che stava tagliando l’erba nel prato. “Ehi, Andy!” Lui mi chiamava sempre così. Era il diminutivo di Andrea, come se Andrea fosse così lungo di aver bisogno un diminutivo. “Ehi papà” Ribattei,
“Quando hai un secondo, puoi entrare? Devo parlare di una cosa con te e la mamma.” “Uh... certo” Disse lui sorpreso, non avevo mai fatto niente del genere. Niente conversazioni ‘ufficiali’: “Lasciami solo qualche minuto per finire.” Io accennai col capo mentre gli passavo davanti ed entravo in casa, più determinato che mai.
La porta di casa mia si apriva sul soggiorno, dove era seduta mia mamma a leggere il giornale. Alzò lo sguardo e mi sorrise, poi dopo aver gettato uno sguardo al suo orologio e tornando a guardarmi disse: “Ciao ragazzo! Pensavo che saresti tornato in mattinata.” Con un’espressione più preoccupata che una sgridata. “Oh, abbiamo dormito un po' di più. Poi Luca ha preparato la colazione.” Lei sorrise, come se fosse soddisfatta del mio chiarimento e ritornò al giornale. Io andai in cucina e tentai di riprendere fiato. Presi un bicchiere d'acqua in modo che non sembrasse strano che fossi andato in cucina. Le parole da dire erano nella mia testa, erano alcuni anni che le stavo preparando, ma non credevo che avrei dovuto adoperarle così presto. Sentii la porta chiudersi facendomi vacillare nella mia convinzione. Presi un profondo respiro e ritornai in soggiorno, dove mio papà si era seduto vicino a mia mamma.

Presi una sedia sull’altro lato della stanza, di fronte a loro. Ringraziando il cielo mi avevano lasciato il lato della stanza vicino alla porta così avrei avuto la possibilità di scappare in caso di necessità: “Ho da dirvi qualche cosa.” Cominciai: “Non so come la prenderete ma vi prego di ascoltare fino in fondo prima di parlare.” Ambedue accennarono col capo. Quello era un po’ rassicurante, perlomeno stavano affrontando quella conversazione con menti aperte. “Prima devo chiedervi una cosa, l’altra sera, prima che andassi alla casa di Luca mi amavate?” Analizzai le espressioni sulle loro facce come mormoravano affermativamente: “Bene perché io ora sono la stessa persona dell’altra sera, ok?” Mio Papà accennò col capo, ma mia Mamma mi sembrava avesse un’espressione perplessa: “Andrea, cosa c’è? Diccelo!”, Imploro con voce preoccupata. Io chiusi gli occhi e respirai profondamente: “Mamma, papà... io sono... gay.” Non ci credevo di essere riuscito a dirlo così. Aprii gli occhi controvoglia. L'espressione che c’era sul viso di mia mamma la ricorderò per tutta la vita. I suoi occhi erano spalancati, come la sua bocca. Spostai lo sguardo su mio papà, aveva un’espressione malinconica. Sembrava che stesse già cominciando a digerire quanto gli avevo appena gettato addosso.

Ci fu un lungo silenzio, imbarazzato. Nessuno parlava. Nessuno si muoveva o guardasse in viso un altro. Toccò a me rompere il silenzio ed ottenere che parlassero: “Allora?” Chiesi senza sapere cosa dovessi aspettarmi. “Allora...” Disse papà alzandosi. Cominciò a camminare avanti ed indietro tra il suo posto ed il tavolino. “Da quanto tempo sei così?” Solo papà era in grado di pensare logicamente, mi faceva comunque piacere che non fosse preso dall’emozione, mamma era emotiva per tutti e tre! “Da quando sono nato, papà, ma l’ho capito quando avevo dodici anni.” Risposi tentando di sembrare il più tranquillo possibile. “Capisco” Disse pragmaticamente: “Ne sei sicuro?” Io ridacchiai, come fai ad essere sicuro se sei gay o no? Era una domanda assurda ma sapevo che dovevo stare serio, non volevo renderli più a disagio di quanto non fossero già: “Sì papà, ne sono sicuro.” Un altro silenzio avvolse la stanza, mentre papà ritornava al suo avanti ed indietro davanti al divano. Improvvisamente si fermò, guardò mia madre, la cui espressione era un po’ cambiata, poi me: “Mi dai una mano con questo falciatore, Andrea?” Chiese, la sua espressione mi diceva che non era quello che veramente voleva.

Lo seguii fuori. Con mia grande sorpresa si girò e mi abbracciò col più grande abbraccio che penso mi avesse mai dato: “Tu sai che tua madre ed io abbiamo sempre sostenuto le tue decisioni.” Cominciò: “Io ti accetto per quello che sei e ti amo ancora ora più che mai. Per tua madre ci vorrà più tempo per farsene una ragione, quindi dovrai lasciarle il suo spazio e del tempo per adeguarsi. Tuttavia poi sarà ok; lei ti ama quanto me e nulla lo cambierà. Le parlerò.” Io gli sorrisi l'abbracciai: “Grazie papà, anch’io ti amo.” “Perché non vai un po' fuori mentre io tento di riportare la mamma alla realtà” Suggerì. “Oh, sì. Comunque devo lavorare dalle due e mezza alle sei.” “Ok, ne parleremo ancora quando tornerai. Con la speranza che lei sia d’accordo nel continuare la discussione.” Io accennai col capo e sorrisi, poi andai a prendere la mia macchina.

Salii in macchina, sollevato per essermi tolto il problema dal petto ma, tuttavia, ero preoccupato per la mamma. Pesavo che lui l’avrebbe presa peggio della mamma. Ragazzi, mi aveva veramente sorpreso, era veramente un grande. Io mi aspettavo il completo opposto, mi ero immaginato che sarebbe stata la mamma a cercare di convincere papà. Quello scenario mi passò per la testa mentre guidavo verso il lavoro. Comparai la scena che avevo immaginato per centinaia di volte. Il risultato non era lo stesso, avevo pensato che sarebbe stato più drammatico.
Parcheggiai al supermercato dove mi aspettavano tre lunghe ore di lavoro!
Circa alle quattro e mezza entrò nella mia ‘cucina’, come mi piace chiamarla. Ero così felice di vederlo! Stavo preparando da un po’ i banchi per il giorno seguente, così decisi che sarebbe stato bene fare una pausa. Afferrai la mia bibita ed andai nella stanza dell’intervallo, Luca mi seguì. Quando entrai verificai che la stanza era insolitamente vuota. Mi voltai e gli diedi rapidamente un bacio di saluto sapendo che dovevamo essere accorti. Ci sedemmo ed io cominciai a parlare: “Gliel’ho detto” Dichiarai semplicemente. “A chi e cosa hai detto?” “Ai miei genitori, ho detto ai miei genitori che sono gay.” Luca mi guardò sorpreso, ma di una sorpresa contenta: “Veramente? Cosa hanno detto?” “Beh, mio papà l’ha presa bene. Dapprima è stato colto di sorpresa, ma mi ha detto che mi ama ancora e che poteva accettarlo. Però mia mamma non l’ha presa così bene. Non so come si senta ora, ma non ha detto una parola quando l’ho comunicato. Rimase seduta ad occhi e bocca spalancata finché non mene sono andato per venire al lavoro.”
“Ascolta” Continuai: “Se stasera non hai nulla da fare e mia mamma sta meglio, vuoi venire a cena così li puoi incontrare?” “Sicuro!” Rispose. Rimasi un po’ sorpreso per la rapidità con cui rispose. Pensavo che avrebbe potuto essere un po’ imbarazzante ed ero sicuro che anche lui se ne rendesse conto. “Ok, baby devo ritornare al lavoro. Ti chiamerò quando sarò a casa e ti farò sapere com’è la situazione, ok?” “Benissimo” disse lui, mi sorrise e si avvicinò per darmi un rapido bacio.

Tornai a casa alle sei e un quarto, entrando vidi il papà seduto sul divano. Quando mi vide si alzò. Evidentemente mi stava aspettando: “Tua Mamma sta dormendo, sta molto meglio. Perché non vai a parlarle?” Suggerì. Io accennai col capo e mi avviai sulla scala. Arrivato alla sua stanza bussai piano prima di aprire. “Mamma?” Chiamai “Ciao bello.” Lei disse sottovoce. Questo mi fece sentire meglio subito: “Ciao Mamma, come ti senti?” “Oh, sto bene. Veramente. Naturalmente mi dovrò abituare, ma ti amo ancora. Non ne dubiti, vero?” Io sorrisi: “No mamma. Non ne ho mai dubitato.”
Dopo alcuni secondi di silenzio, continuai: “Vuoi incontrare il mio ragazzo?” “Hai un ragazzo? Come si chiama?” Lei chiese e sembrava veramente felice per me. “Luca” Risposi: “Ho passato la notte a casa sua ieri. Stavo pensando di invitarlo a cena stasera se vuoi incontrarlo.” “Mi sembra un’ottima idea.” Disse lei. Io sorrisi e lasciai la stanza. Papà stava in anticamera in attesa del verdetto. “Come va?” Bisbigliò. Io sorrisi e gli mostrai il pollice in su. Lui mi sorrise: “Lei dice che posso anche invitarlo a cena stasera.” Aggiunsi.
“Lui?” Chiese. “Luca, il mio ragazzo.” “Oh, tu hai un ragazzo?” e sembrava felice per me come lo era stata mamma. Io accennai col capo: “Cosa vuoi che cucini?” “Qualunque cosa andrà bene, papà.” Lui di solito cucinava nel fine settimana, così mia mamma poteva staccare un po’.

Andai nella mia stanza per chiamare Luca e comunicargli le buone notizie. Gli dissi che sarei andato a prenderlo dopo aver fatto una doccia ed essermi cambiato. “Sei sicuro di volerlo fare?” Gli chiesi: “Sarà difficile. È la prima volta per ognuno di noi.” “Tu ti sei accollato la parte più difficile, il minimo io possa far è venire a cena.” Io risi: “Ok, ti passerò a prendere fra mezz’ora. Ci vediamo, dolcezza.”
“OK, io ti amo.”
“Anch’io ti amo.”
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