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Ricky e i suoi... amici - Capitolo 3


di aramis2
15.01.2020    |    6.805    |    2 9.6
"La maggior parte del giorno la passai a giocare col mio uccello in attesa di Davide..."
Capitolo 3 - Natale e nuovo anno
Tutti e due stavamo aspettando ansiosamente le feste di Natale ma quando arrivarono furono una delusione. Il fratello minore di Davide era un rompi palle, voleva sapere sempre quello di cui parlavamo, mia sorella era a casa dall’università ed i nostri genitori avevano deciso di prendersi dieci giorni di vacanza. Era quasi impossibile trovare un posto dove masturbarci senza essere interrotti sul più bello. Il meglio che potevamo fare era andare la sera tardi nel box di Davide, quando tutti erano a letto! Davide aveva una copia delle chiavi e, poiché i suoi genitori non lo sapevano, non dovevamo correre il rischio di farlo in casa. Qualche volta faceva un po’ freddo ma i nostri uccelli non se ne preoccupavano.

Il giorno di Natale fu fottutamente terribile. Nel pomeriggio andai in camera mia a giocare col computer per stare lontano da tutti. Improvvisamente il mio cellulare suonò. Era Davide.
“Cosa stai facendo, sporco bastardo?”
“Non molto”
“Io mi sto facendo una sega in camera mia, te lo volevo dire.”
“Ok si, cazzo!” Dissi mentre le mie mani cominciavano a strofinare il mio cazzo che rapidamente raggiunse la sua completa lunghezza, giù lungo il lato della mia gamba.
Poi mia madre mi chiamò e fu la fine di quel po’ di divertimento.

L’anno nuovo non cominciò molto meglio. Eravamo ritornati a scuola da due giorni quando mi beccai l’influenza. Davide mi venne a trovare domenica dopo la partita ma io mi sentivo così male che non potevo pensare al sesso e lasciai che facesse tutto da solo. Beh, non è completamente vero, diedi un bel massaggio al suo cazzo e lui quasi venne nei pantaloni.
Il mercoledì cominciai a sentirmi un po’ meglio e quando Davide venne dopo la scuola, io mi sentivo arrapato. Giocammo con l’altro per mezz’ora e poi andammo in bagno e sparammo il nostro carico nel water.

Concordammo che giovedì sarebbe venuto dopo la scuola, così avremmo avuto più tempo, dato che mia madre sarebbe tornata tardi. La maggior parte del giorno la passai a giocare col mio uccello in attesa di Davide. Lui era un po’ in ritardo e quando arrivò vidi che era più eccitato del solito. Appena arrivati in camera mia aprì la sua cartella e disse: “Dai un’occhiata a questo. Me lo ha dato Matteo. Mi ha detto che lo ha trovato nel cesso del parco.” Ed estrasse una rivista lacera e sporca dalla borsa. Capii subito di cosa si trattava, era una rivista porno. Ci sedemmo sul letto e lui la sfogliò. Comunque non erano le tette delle ragazze che ci interessavano, erano i ragazzi ed i loro cazzi enormi. Improvvisamente Davide smise di girare le pagine e si fermò su di un’immagine di una ragazza che faceva un pompino ad un ragazzo, mi guardò e disse: “Cazzo! Non ti chiedi quale sia la sensazione di un cazzo in bocca?”
Lo guardai e ghignai: “Perché non provi a scoprirlo?”
Mi alzai e feci scivolare giù i pantaloni della tuta, il mio uccello era quasi davanti alla sua bocca. Immediatamente lo prese con la destra e cominciò a leccarne la punta.
Sentii un brivido attraversarmi tutto il corpo e chiusi gli occhi: “È una sensazione magnifica!” Mormorai.

In quel momento sentii la porta d’ingresso aprirsi, era mia mamma, era tornata presto. Asciugai rapidamente il mio pene con un pezzo di stoffa e mi tirai su i calzoni, dopo di che andammo incontro alla mamma.
Frustrazione non è una parola vana. Non appena Davide se ne fu andato andai in bagno a farmi una sega. Più tardi quella sera non vedevo l’ora di andare a letto per potermi masturbare ancora, questa volta molto lentamente. Mi sdraiai sul letto nudo, carezzandomi lentamente poi, dopo un’ora, finalmente sparai il mio carico per la terza volta in quel giorno.


Mia mamma decise che non ero in grado di tornare a scuola fino al lunedì. La cosa non mi preoccupava, avrei avuto l’intero venerdì per giocare col mio uccello. Comunque circa alle undici il mio cellulare trillò, era Davide.
“Tornerò all’una.” Bisbigliò e chiuse la conversazione. Mi chiesi che cosa stava succedendo e tentai di richiamarlo, ma il suo cellulare risultava spento.

Quando mancavano circa dieci minuti all’una andai in soggiornoe mi misi a guardare dalla finestra, il mio cazzo mi faceva un male da morire. Davide arrivò all’una precisa. Io aprii la porta mentre lui suonava il campanello, ma non ebbi la possibilità di dirgli neppure una parola, lui mi superò e corse nella mia camera. Il tempo di arrivarci e lui era in mezzo alla stanza, cravatta e blazer sul pavimento ed il cazzo che tendeva i suoi pantaloni grigi.
Tutto quello che disse fu: “Togliti quei fottuti vestiti, Ricky. Voglio finire quello che ho cominciato ieri.”

Rimase fermo a guardarmi mentre facevo scivolare giù lentamente i pantaloni. Non appena il mio uccello apparve ci si avventò e la sua lingua cominciò a lavorarci. Misi le mani sulla sua testa e chiusi gli occhi. Non potevo credere a quello che stava accadendo. Dopo un paio di minuti si fermò per un momento e poi ricominciò a muovere la lingua dalla base alla testa del cazzo prima di prenderlo completamente in bocca.
“Chi è ora lo sporco bastardo?” Bisbigliai: “Questo è veramente perverso.”

Non so dove Davide avesse imparato a succhiare. Lui giurava che io ero il primo a cui avesse fatto un pompino. Tutto quello che so è che non avevo mai sentito niente del genere. Continuò fino a portarmi vicino all’orgasmo, poi fece una pausa. Sembrava sapesse! Improvvisamente si fermò e mi guardò.

“Fra poco me ne dovrò andare. Ho detto a Matteo di dire che dovevo fare una corsa a casa e non sarei tornato nel pomeriggio. Se non sono a casa prima di mia mamma saranno dei guai.” Poi riprese il mio uccello in bocca e cominciò a succhiarlo rapidamente.
Io cominciai ad ansimare e non passò molto prima che sparassi il mio carico nella sua bocca. Lui ingoiò tutto!
“Cazzo! Mi è piaciuto, Ricky. Ora devo andare. Ti chiamerò stasera mentre mi farò una sega e tu potrai raccontarmi com’era col tuo cazzo nella mia bocca.”
Io guardai l’orologio, mi aveva succhiato per quasi un’ora. Quando glielo feci presente, l’unica cosa che disse fu: “La prossima volta potrai farmelo tu, sporco bastardo.”
Non riuscii a fargli un pompino prima delle vacanze estive, ma avevamo tempo.
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