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Ricky e i suoi... amici - Capitolo 4


di aramis2
16.01.2020    |    6.196    |    3 8.3
"Cazzo! Non so come potrò aspettare tanto..."
Capitolo 4 – Vacanze di primavera

Per il lunedì ci mettemmo d’accordo, Davide sarebbe venuto alle dieci. Lui, lo stupido bastardo, non poteva aspettare ed arrivò alle nove, quindici minuti prima di quando generalmente la mamma usciva. Questo volle dire che restammo seduti in cucina a bere caffè e chiacchierare. Non appena la mamma se ne fu andata lui afferrò il mio cazzo sotto il tavolo.
“Andiamo, sporco bastado, sono dannatamente arrapato.”
“Aspetta, sciocco, mia mamma potrebbe ritornare se ha dimenticato qualche cosa.”

Infatti dopo due minuti ritornò. Mentre lei stava cercando nei cassetti, Davide le chiese se poteva usare la toeletta. Lei sorrise: “Naturalmente Davide.” Lui sparì ed io lo aspettai chiedendomi cosa stesse facenso. Non appena sentii la macchina di mia madre che partiva, andai nella mia stanza e gridai: “Fai presto, è andata.”
Mi spogliai e mi sdraiai sul letto completamente nudo, con le mani dietro la testa ed il cazzo che pulsava nell’aria. Udii il getto d’acqua del water e poi Davide uscire dal bagno. Poco dopo comparve sulla porta completamente nudo e con un gran sorriso sulla faccia.
Mi guardò: “Sporco bastardo, io so quello che vuoi.”

Si mise in ginocchio accanto al letto e cominciò a succhiarmi le tette, prima una e poi l’altra. Poi la sua lingua cominciò a muoversi lentamente lungo il mio corpo finchè non arrivò al pene. Si fermò, mi guardò e sorrise prima di prendere in bocca la metà dei miei diciannove centimetri. Io rimasi sdraiato mentre le sue labbla afferravano la mia asta e la sua lingua si muoveva in cerchio sulla cappella. Ogniqualvolta sentiva che ero sull’orlo, smetteva, mi guardava e mi sorrideva rapidamente. Non so dirvi quantò andò avanti, ma improvvisamente smise di succhiare, si alzò e si mise a cavalcioni su di me sul letto. Si spostò in avanti, mise le mani ai lati della mia testa ed indirizzò il cazzo verso la mia bocca. Gradualmente lo spinse lentamente dentro e mentre lo faceva la mia lingua cominciò ad esplorarlo. Cazzo! Aveva un uccello fantastico: puntava in fuori diritto ed era duro ma carnoso. Amavo sentirlo nella mia bocca.

Vedevo che Davide si stava divertendo. I suoi occhi erano chiusi e di tanto in tanto mormorava: “Sei uno sporco bastardo!”
Mentre la mia lingua lavorava il suo pene, afferrai il mio e cominciai ad accarezzarlo lentamente. Nel frattempo lui non poteva rimanere calmo: “Cazzo, cazzo… Mi piace. Cazzo, cazzo… Mi piace!”
Non poteva resistere a lungo: “Cazzo... mi piace. Cazzo... mi piace...” Improvvisamente tirò fuori il cazzo dalla mia bocca e cominciò a masturbarsi furiosamente. Io cominciai a fare lo stesso ed il nostro sperma si sparse dappertutto contemporaneamente, quello di Davide sulla mia faccia e sopra le coperte; il mio schizzò sulla sua schiena. Ci guardammo per un po’ ridendo ma senza parlare. Mentre scendevamo lentamente dal letto e cominciavamo a pulirci, guardai l’orologio.
“Dannazione, Davide, non dovevamo andare da Daniele alle undici? È ora.” Ci vestimmo rapidamente ed uscimmo.

Quando arrivammo a casa di Daniele nessuno rispose anche se bussammo due o tre volte. Stavamo quasi per andarcene quando sentimmo un rumore. Davide guardò attraverso la finestra e vide Dan con addosso solo un asciugamano. Dopo pochi secondi la porta si aprì.
Il fatto era che Dan si era dimenticato di noi ed aveva deciso di fare una doccia prima di andare a trovare la sua ragazza. Ci diede della coca cola (non birra, il maledetto bastardo.) ed andammo in soggiorno a parlare. Io ero seduto davanti a Dan che era vicino Davide e non riuscivo a smettere di guardarlo. Era fottutamente eccitante, continuavo a chiedermi cosa avesse sotto l’asciugamano e se veramente aveva scopato la sua ragazza come continuava a vantarsi. Continuavo a gettare sguardi a Davide sperando che cominciasse a scherzare, come qualche volta faceva, e per scherzo strappasse via l’asciugamano. Non accadde nulla ed alle dodici e mezza ce ne andammo.

Appena fummo usciti, Davide disse: “Tu credi che stesse facendo la doccia? Io no. Lui era sul suo letto a farsi una sega. Ce l’aveva un po’ duro quando ho guardato attraverso la finestra. E comunque ho sentito l’odore della sua sborra”
“Io desideravo fottutamente che tu gli tirassi via l’asciugamano per permetterci di vedere.”
“Sporco bastardo, e io che pensavo che avessi avuto abbastanza sesso per oggi.”
“Per niente, torniamo a casa mia.”
Lungo la strada discutemmo di quello che avremmo fatto, non ci volle molto per decidere. Nella rivista di Davide c’era un’immagine di un ragazzo che leccava la passera di una ragazza mentre lei gli succhiava il cazzo. E fu così che passammo il pomeriggio con il mio uccello nella bocca di Davide ed il suo nella mia. Quella volta ingoiai tutto il suo sperma, aveva un buon gusto, dolce e salato contemporaneamente. Alle tre i nostri cazzi erano rossi e doloranti, facemmo una doccia e poi andammo a casa di Davide. Suo fratello non c’era, non potevamo resistere e ci facemmo una veloce sega l’un l’altro prima che sua madre tornasse a casa.

Quella sera ritornammo al pub. Davide era incazzato perché il giorno dopo avrebbe dovuto andare da suo nonno portando suo fratello con sé. Sarebbero rimasti a dormire e non sarebbero ritornati prima della partita di mercoledì. Lui cominciò a bere e si ubriacò tanto che quando tentai di fargli sparare il suo carico nel garage di suo papà, dovetti strofinare il suo cazzo veramente forte…

Passai il martedì e la maggior parte del mercoledì con null’altro da fare se non masturbarmi. Mi svegliai piuttosto presto la mattina del martedì e cominciai a pensare al giorno precedente, naturalmente aiutato dal mio cazzo. Continuai a pensare al sessantanove che avevamo fatto. Davide aveva continuato a spremermi il culo mentre mi succhiava l’uccello e mi aveva fatto realmente godere. Cominciai a pensare che mi avrebbe scopato. Il guaio era che il mio buco era così stretto da aver difficoltà a prendere dentro due dita, non sapevo cosa sarebbe successo se lui avesse tentato di spingermi dentro il suo grosso cazzo. Dovevo solo aspettare che Davide riuscisse ad allentarlo.
Non appena la mia mamma fu uscita, andai al supermercato per procurarmi l’essenziale. Comprai della vasellina e poi andai alla sezione frutta e verdura e presi delle carote di varie dimensioni ed infine un cetriolo all’incirca della stessa dimensione dell’uccello di Davide. Entro undici ero di nuovo a casa, sdraiato sul mio letto. Dapprima unsi un dito di vasellina e cominciai a spingermelo nel buco del culo. Quindi provai con due dita e poi tre. Fu poi la volta delle carote, dalla più piccola alla più grossa. Alla fine fu la volta del cetriolo. Andai avanti per tre ore. Quando ebbi finito mi faceva veramente male il culo ma mi resi conto che avevo fatto qualche progresso. Non solo il buco cominciava ad allargarsi ma cominciavo a sentire realmente fantastica la sensazione di giocare con me stesso.

Martedì sera il cellulare di Davide era spento e non riuscii a parlargli, non l’avrei visto sino alla partita del giorno seguente. Dopo la partita andammo al pub. Eravamo da soli e la conversazione era tutta orientata su Oliver, il nuovo ragazzo della squadra senior. Ambedue l’avevamo osservato sotto la doccia ed avevamo dato una bella occhiata al suo cazzo. Anche se era un ragazzo veramente di bell’aspetto, il suo uccello era fottutamente brutto. Nonostante questo convenimmo che sarebbe valsa la pena di dargli una toccata se ne avessimo avuta l’opportunità. Parlammo anche un po’ di Daniele. Davide non pensava che avesse un uccello grosso come il suo dato che nello spogliatoio faceva in modo che nessuno lo vedesse. Quello che raccontava delle scopate con la sua ragazza dovevano essere una palla!

Giovedì Davide arrivò all’ora giusta, mezzora dopo che mia mamma se n’era andata. Dava l’impressione di essere veramente arrapato ed io non vedevo l’ora di andare in camera mia. Comunque prima di spogliarmi dissi: “Ho unregalo per te, Davide. Spero che ti piacerà.”
“Se è bello come quello che mi hai fatto lunedì, è quello che desidero dannatamente. Forza, dov’è?”
Aprii il cassetto del comodino di fianco al letto e gli mostrai la vasellina.
Davide cominciò a ridere: “Cazzo, cazzo, cazzo, fottuto bastardo!”
Mise una mano nella tasca dei pantaloni e tirò fuori un altro vaso di vasellina.

Non vedevamo l’ora di essere nudi. Davide era così eccitato che cominciò a mettere vasellina dappertutto, sul mio cazzo, nel mio culo, sul suo uccello e sul suo culo. Io avevo fatto le prove di quello che stavo per fare, così mi appoggiai alla scrivania e mi piegai, appoggiandoci le mani. Alcuni momenti più tardi sentii Davide dietro di me, poi la punta del suo cazzo toccò la mia fessura. Cazzo! Dapprima fu doloroso, quasi gridai,ma riuscii a rimanere tranquillo. Quando Davide fu ulteriormente dentro di me, gradualmente cominciai a rilassarmi e poi sentii le sue palle toccare le mie natiche. Mi resi conto che stavo godendo ogni fottuto momento e come lui cominciò a pompare la sensazione nel mio culo divenne selvaggia. Ma finì troppo presto. Davide era così eccitato che sprizzò il suo sperma nel mio buco prima di quando avrebbe voluto.
Io ero nervoso, volevo di più. Davide se ne rese conto così non appena ebbe tolto il cazzo, cadde sulle ginocchia e cominciò a farmi un pompino.

Alle dieci e mezza andammo in cucina indossando solo i boxer e ci prendemmo un caffè, mentre parlavamo di quello che avremmo fatto poi. Vedevo che il suo cazzo stava di nuovo diventando duro, così dissi: “Forza, stronzo, è ora di usalo di nuovo su di me.”
“Sporco bastardo… che…che ne dici di farlo qui in cucina? Non ci vedrà nessuno se chiudi le tende… Poi puoi puoi sdraiarti sul tavolo e potrò vedere se godrai.”
Due minuti più tardi ero sdraiato sulla schiena con le ginocchia in aria a guardare Davide mentre il suo uccello si avvicinava al mio culo. Questa volta entrò un po’ più facilmente. Potevo vedere l’espressione sulla sua faccia e capii che era determinato a durare questa volta. Lo faceva con un un ritmo lento, dentro fuori, dentro fuori, aveva gli occhi chiusi, la testa gettata indietro e borbottava: “Cazzo… cazzo… Rick sporco bastardo… sporco bastardo… oh… oh… Caaazzooo”
Il mio uccello non sapeva cosa fare, pulsava chiedendo attenzione così lo afferrai e cominciai a carezzarlo delicatamente.
Cominciammo ambedue a respirare affannosamente e mi trovai bagnato di sudore. Quando l’orgasmo venne fu incredibile.
Davide eiaculò: “Vengo, sporco bastardo! Vengo, vengo.”
Ansimando mormorai: “Anch’io.”

Davide fece uscire l’uccello dal mio culo e con un grido: “Ahhhh...!” scaricò il suo carico su di me. Io lo seguii immediatamente. Dopo essermi pulito spruzzai del deodorante per rimuovere l’odore di sperma ed andammo a fare una doccia. Erano arrivate le dodici ed avevamo un appuntamento con un altro nostro amico, Matteo, per le tre.

Arrivammo da Matteo presto, lui ci mise un secolo prima di aprire la porta e non
sembrava troppo felice di vederci.
“Siete in anticipo, avete interrotto la miglior sega che mi stavo facendo da mesi.” Davide, come al solito, non riusciva a tenere la sua bocca chiusa ed io rimasi ad ascoltare quei due pensando cosa sarebbe successo.

“Non dire cazzate, tu non sai neanche cosa sia una sega.”
“Lo so benissimo e me le faccio più spesso e più a lungo di quanto faccia tu. Per cui chiudi quella boccaccia!”
“Ok, allora mostraci come fai. Dato che sei esperto, facci una dimostrazione!”
Era ovvio che Matteo si era incazzato e per un momento pensai che avrebbe tirato fuori il cazzo ed avrebbe cominciato a masturbarsi. Ma non lo fece. Si limitò a dargli una stretta e borbottò qualche cosa a proposito del fatto che noi eravamo troppo giovani e poi cambiò argomento.

Passammo quel pomeriggio in centro e di sera andammo ancora al pub con degli amici. Ritornando a casa andammo nel garage di Davide, ci calammo i pantaloni e lui spinse l’uccello nel mio culo per la terza volta quel giorno. Lui era un rumoroso bastardo, quando sparò il carico nel mio buco, pensai che avrebbe svegliato tutta la strada. Come degli idioti, pensai, ci eravamo dimenticati di portare uno straccio per pulirci e tirandomi su i jeans sentii lo sperma di Davide gocciolare fuori del mio culo e bagnare i miei boxer. Davide rise quando glielo dissi e commentò: “Approfittane, ci vorranno dieci ore prima che possa mettere di nuovo il cazzo nel tuo culo... Cazzo! Non so come potrò aspettare tanto.”

Il mattino dopo alle 10 venne a casa mia e suonò alla porta. I suoi genitori avevano del lavoro da fare e papà gli aveva chiesto di restare a casa mentre loro erano via, così a mezzogiorno mi presentai a casa sua.
Quando arrivai mi disse che i genitori erano ancora occupati e non non avrebbero finito prima di sera, c’era solo il suo fratello minore. Andammo nella sua camera pensando a cosa fare quando suo fratello entrò e disse che sarebbe uscito. Questo ci diede un’opportunità. Davide aprì completamente la porta della camera in modo da poter sentire se qualcuno entrava in casa o suonasse il camoanello. Mi abbassai i pantaloni, lui si inginocchiò e cominciò a farmi un bel pompino.

Quella sera tornando dal pub andammo come ormai tradizione nel garage di Davide. Non faceva troppo freddo così mi tolsi i pantaloni e mi sdraiai sul cofano della macchina. Anche lui si tolse i pantaloni ed in breve il suo pene stava pompando nel mio culo. Lui si prese il suo tempo, colpendo sempre nel punto giusto; io stavo godendo tanto che presto mi dimenticai che eravamo nel garage. Dopo un po’ afferai il mio uccello e cominciai a massaggiarlo.
Lo facevo al ritmo delle spinte di Davide. Alla fine sentii il suo cazzo gonfiarsi dentro di me ed io cominciai a menarmelo ancora con più forza. Lui fu il primo ad eiaculare. Poi toccò a me venire sulla macchina. Davide mi guardò e disse: “Non ti disturbare ad asciugarlo. Papà penserà che sia stato un uccello.”
“Effettivamente è così!” Dissi e ci mettemmo a ridere.

Anche se mi aveva scopato veramente forte, io non ero ancora completamente soddisfatto, volevo vedere com’era spingere il mio cazzo nel suo culo. A letto continuavo a pensarci e potete immaginare quello che accadde, mi masturbai spruzzando dappertutto sul mio torace.

Per la maggior parte dei venerdì e sabato sera, Davide mi scopò nel garage di suo papà quando tornavamo dal pub. Il giovedì sera la mamma tornava tardi e normalmente ci facevamo un pompino l’un l’altro nella mia stanza prima del suo arrivo. Per il resto della settimana, rapidi toccamenti o seghe a secondo delle possibilità. Alcune notti Davide mi chiamava sul cellulare e mi descriveva quello che stava facendo a letto, delle seghe naturalmente.
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