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Gay & Bisex

Un vicino un po' troppo....intraprendente


di Membro VIP di Annunci69.it orsonaked
10.04.2017    |    22.501    |    9 9.6
"Lo supplicavo di non smettere e di riempirmi e ad un certo punto lo sentii affondare deciso fino alla radice, grugnire come un cinghiale nel mio orecchio..."
Guardavo soddisfatto la mia libreria, dopo aver sistemato l'ultimo dei miei numerosi libri e con quel gesto concludevo finalmente il trasloco nella nuova casa. Avevo firmato poco più di due mesi prima il contratto di lavoro con questa ditta francese che mi aveva anche dato un alloggio, molto carino e confortevole a soli 10 minuti di scooter dal mio ufficio: ammiravo la baia di Villefranche sur mer, dalle finestre del mio bilocale, completo di ogni confort e con una breve camminata a bordo del mare, avrei potuto godere appieno della stupenda zona di battuage di Cap Ferrat: cosa potevo chiedere di più dalla vita?
Nei giorni successivi al trasloco, cominciai ad esplorare il condominio, cercando di capire bene il regolamento rigidissimo redatto dall'amministratore il sig. Trochet, vero "soldato di ferro", ligio alle regole e per nulla incline alle deroghe; dopo avermi fatto vedere i locali dove vi erano le cantine e assegnatomi la mia, con tanto di consegna della chiave mi portò a vedere la piccola rimessa per le barche, avendo il giardino del condominio un accesso direttamente al mare.
- "In caso acquistasse una barca, dovrà comunque preventivamente avvertirmi, qualora volesse ormeggiarla qui, perché non vi è posto per tutti" disse risoluto e facendomi sorridere: era sicuramente escluso che avrei mai potuto averne una!
Tornammo alle cantine e mentre mi spiegava il funzionamento della raccolta differenziata, entrò dal portone di ingresso un bell'uomo sui 60 anni, fisico davvero notevole, vestito in modo elegante e con una bella barba curata: i nostri sguardi si incrociarono subito e per cortesia accennai ad un sorriso e a un saluto muovendo la testa. Lui mi fissò serio senza aprire bocca fino all'arrivo dell'ascensore, dove dopo un attimo di esitazione entrò senza mai smettere di tenermi gli occhi addosso.
Arrossii violentemente, eccitato da quegli sguardi magnetici quando sentii il sig. Trochet esclamare:
- "Sto forse dicendo tutte queste cose a me stesso?"
- "Eh?... Come? Mi scusi ma mi sono distratto un attimo e.…"
- "Me ne sono accorto!! Detesto parlare a vuoto e perdere tempo" disse in modo asciutto e stizzito.
Balbettai delle scuse dopodiché lui finì tutto lo spiegone ed io mi resi conto di non averci capito assolutamente nulla:
- "Tornerò più tardi a rileggere tutti i cartelli appesi, cosi faccio un ripasso" pensai sollevato guardando i cartelloni creati dall'amministratore con tutte le spiegazioni dettagliate.
Dopo essere tornato in casa mi preparai un pranzo leggero gustandomelo sul terrazzo godendo del sole tiepido e piacevole di febbraio, mentre altrove si scatenavano vento e freddo, immaginando l'invidia di amici e parenti; le cose da fare erano ancora troppe però per cui decisi di sbrigarmele di modo da avere tutto pronto per quando avrei cominciato al lavoro. Decisi quindi di scendere in cantina, intanto per memorizzare bene dove fosse posizionata la mia, per sistemarvi in modo definitivo le mie cose e poi per rileggere la famosa spiegazione per la raccolta differenziata dell'immondizia. Un silenzio quasi irreale regnava lì sotto: oltretutto per come erano pulite e curate, sembravano tranquillamente i corridoi di un museo. Ritrovai la mia e dopo aver constatato che mi ci sarebbero voluti almeno due giorni per sistemare sugli scaffali tutte le cose che avevo a terra mi girai per tornare all'ingresso ma il cuore perse il suo battito e un grido, misto tra sorpresa e paura si strozzo in gola: il signore elegante incontrato nella mattinata era fermo dietro di me e mi fissava serio:
- "Oh mio Dio, mi avete spaventato a morte" esclamai sorridendo, leggermente rassicurato ma egli senza dire una parola avanzò fino a sfiorarmi e spingendomi contro il muro, appoggiò le sue labbra sulle mie forzandole con la lingua e cominciando a baciarmi con passione e foga.
Non ero pronto per cui passò qualche istante prima che la mia bocca si schiudesse permettendo alla sua lingua di entrare e avvolgersi alla mia; mugolavamo piano entrambi, baciava con foga e passione, strofinando il suo cazzo, coperto solo dai pantaloni della tuta che dopo pochi istanti cominciò a indurirsi, sul mio ormai inalberato mentre le sue mani esploravano il mio corpo, il mio culetto ed esitavano sul buchino:
- "Ohhh… ma che fa? La prego si fermi...non....ahhhh!" sospirai forte ma in realtà tutto mi stava piacendo parecchio e il mio cazzo durissimo sotto i jeans lo dimostrava senza possibilità di errore. Senza nemmeno un secondo di tregua cominciò a baciarmi sul collo mentre le sue mani correvano sul mio pacco e tra le mie palle: la sua barba mi solleticava e le sue labbra umide e carnose pizzicavano delicatamente lembi di pelle ma improvvisamente si staccò da me, indietreggiò di alcuni passi e voltandosi, usci dalle cantine senza dire una parola. Mi lasciò attaccato alla parete, ansimante e eccitato da morire: con le ultime forse riuscii a salire a casa, dove raggiunto il divano mi tolsi le mutande cominciando a masturbarmi con forza e sborrando intensamente dopo soli pochi colpi di mano, per poi addormentarmi profondamente.
Nei giorni seguenti scesi spesso nelle cantine, sperando di incontrare ancora quell'uomo misterioso, per cercare di presentarmi e capire qualcosa di più su di lui ma nulla. Dopo una settimana, passata quasi interamente lì sotto persi ogni speranza e cominciai a dedicarmi ad altro. Un giorno tornando dal lavoro, mi ritrovai davanti al sig. Trochet che con sguardo molto severo mi allungò un talloncino di color giallo fluo:
- "Ho avuto modo di constatare che Lei butta i fazzoletti usati nel contenitore della carta, anziché il sacco dell'indifferenziato: La esorto con questa ammonizione a seguire fedelmente le regole. Le ricordo che dopo il secondo cartellino scatterà una sanzione disciplinare!" disse allontanandosi, senza nemmeno salutare.
Rimasi basito, immobile con il mio cartellino in mano, ormai certo di avere a che fare con un folle, quando un colpo di tosse mi riportò alla realtà: Lui, il mio uomo misterioso era lì, mi guardava fisso, serio come sempre e dopo un istante cominciò a scendere la scala che conduceva alle cantine. Mi sentii avvampare e senza esitare lo seguii subito; una volta girato l'angolo che conduceva alle cantine mi fu addosso, le sue mani mi palpeggiavano ovunque mentre le nostre labbra si fusero assieme. Presi coraggio, passando a mia volta le mani sulle sue chiappe e sul suo pacco, dove indovinai un bel cazzo duro. Mi spinse verso una porta semi aperta che immaginai fosse quella della sua cantina e una volta dentro la richiuse accendendo la luce fioca di una bella lampada in stile Liberty. L'ambiente era curato e confortevole, tutto sommato quasi più un pied-à-terre che una cantina, con tanto di letto. L'uomo misterioso mi spinse contro il letto facendomici cadere sopra e dopo essersi sdraiato al mio fianco, fece scivolare le sue mani sotto la mia felpa, cominciando ad accarezzare piano il mio petto e indugiando con le dita sui miei capezzoli diventati durissimi come chiodi. Mi alzò piano la maglia mettendo a nudo il mio petto e lentamente avvicinò il suo volto ai miei capezzoli, cominciando a baciarli piano, a mordicchiarli delicatamente e a passarci sopra la punta della sua lingua. Mugolavo senza ritegno, godendo come una cagna e accarezzandogli la nuca, mentre lui ormai con la bocca lavorava un capezzolo e con le dita titillava l'altro.
- "Cazzo, siiii...mi stai facendo godere, continuaaaa" rantolai contorcendomi mentre le sue attenzioni diventavano sempre più pressanti. Da quando erano cominciati quegli strani incontri, giravo nel palazzo e nelle cantine solo con i pantaloni della tuta, senza intimo sotto per essere pronto ad ogni evenienza, per cui con facilità liberai il mio cazzo duro come il marmo e mentre l'uomo mi succhiava i capezzoli con una foga come volesse staccarli, mi segai fino a spruzzare come un idrante, gridando forte. Rimasi qualche attimo sul letto, ad occhi chiusi, cercando di calmare il respiro e una volta riaperti mi resi conto di essere solo!
- "Ehi, dove sei? Mi dici il tuo nome? io sono Sandro!" dissi con un po' di timore e di paura ma non una voce, non un rumore ruppero quel silenzio, per cui rivestitomi uscii e ritornai nel mio appartamento, sempre più divorato dalla curiosità di scoprire chi fosse quell'uomo che sapeva giocare in quel modo stupendo, eccitandomi parecchio. Non conoscevo altri nel condominio, a parte il sig. Trochet al quale non mi sembrò il caso di fare domande, per cui nei giorni a venire mi guardai bene di fare parola dell'accaduto.
Dopo diversi giorni, una sera, nel sedermi a tavola mi resi conto di aver finito il vino; preso da sconforto decisi di scendere in cantina per prenderlo, anche se la voglia era davvero tutt'altra. Arrivato all'imbocco delle scale, sentii che qualcuno stava armeggiando nella propria: sperai fosse il mio misterioso amico ma una volta girato l'angolo vidi il sig. Trochet, intento a sistemare alcune scatole. Lo salutai con un sorrisone e questi, dopo aver accennato a un quasi inizio di sorriso, chiuse la sua porta, guadagnando le scale che lo riportavano all'androne di ingresso. Presi la bottiglia, deciso a tornare in casa in fretta visto che l'aria era davvero freschetta, richiusi e una volta giratomi rimasi di ghiaccio, con la bocca spalancata, mentre la botttiglia mi sfuggiva di mano cadendo a terra ma senza rompersi per fortuna: il mio misterioso amico era davanti alla porta della sua cantina, completamente nudo e con il cazzo durissimo e svettante. Non mi feci desiderare, gli andai incontro afferrando il suo bel cazzone con entrambe le mani e lui indietreggiando mi fece entrare e chiuse la porta andando a mettersi nel lettone, illuminato dalla luce di alcune lampade accese. Cuscini di diverse dimensioni ornavano il capoletto e un piumone dall'aspetto molto caldo copriva lenzuola fresche di bucato. In due mosse fui nudo e visto il freddo mi infilai sotto il piumone dove venni subito avvolto dalle braccia possenti e pelose dell'uomo e le nostre labbra cominciarono a succhiarsi con foga. Mi fu sopra, puntando il suo pisellone subito tra le mie gambe indovinandomi il buchino: aveva davvero molta esperienza e si muoveva con sicurezza, mentre le sue mani scivolavano su di me raggiungendo posti dove le sue dita potevano indugiare con tranquillità. Dopo vari minuti di furioso petting, si sedette sul mio petto, porgendomi il cazzone duro come un palo a mezzo centimetro dalla bocca, occasione che non lasciai sfuggire, cominciando a leccarglielo e in meno che non si dica e lui, puntando i pugni sul materasso e irrigidendo le braccia prese a scoparmi la bocca con foga e decisione: colpi possenti mi riempivano la cavità orale quasi fino alla gola, io cercavo di ingoiare sempre più centimetri di cazzo facendolo godere.
- Ahhh siii che gran troia che sei lo sapevo" rantolò improvvisamente e per la prima volta sentii il suono della sua voce, maschia e profonda.
Che gusto sublime aveva il suo cazzo, leggermente salato e odorava mi maschio possente: mi stava inebriando il cervello come vari bicchieri di un buon vino rosso corposo.
Ormai il suo cazzo aveva raggiunto una consistenza e dimensioni davvero notevoli, diede un ultimo affondo di reni nella mia gola, dopo di che usci e facendomi girare a pancia in giù, tuffò il suo viso nel mio solco, andando a forzare il mio buchino e riuscendo a penetrarlo con la punta della lingua nonostante lo tenessi serrato. Persi il controllo di me, arpionando i cuscini e dimenandomi come un’anguilla mentre piccoli gridolini uscivano dalla mia bocca, seguiti da sospiri marcati. Si sdraiò su di me, dopo un tempo infinito in cui consumò il mio buco a colpi di lingua e posizionato il cazzone sull'apertura entrò con abili colpetti di reni, tanto che nemmeno sentii male! Un toro infoiato si muoveva sopra me impalandomi con forza; gridavo dalla goduria, chiedendogli di riempirmi con sempre più cazzo e sentivo ormai le sue palle picchiarmi sulle coscie, segno che era arrivato a mettermelo tutto dentro. Lo supplicavo di non smettere e di riempirmi e ad un certo punto lo sentii affondare deciso fino alla radice, grugnire come un cinghiale nel mio orecchio scaricandomi in pancia vari schizzi di sborra rovente, fino a che non si accasciò ansimante su di me.
- "Cazzo sei meglio di quanto potessi immaginare, bravo davvero! Hai una bocca e un culo che potrebbero farlo resuscitare ad un morto!" disse con voce pacata ma sicura, una volta sdraiatosi vicino a me:
- "Ma..."
- "Pensavo potessero bastare il bacio e le attenzioni ai tuoi capezzoli e invece ogni sera ti concedevi di più, dietro le finestre nella penombra della tua sala" continuò interrompendomi
- "Ma...."
- "Spero di averti dato quello che volevi e meritavi, per tutte le volte che mi hai spiato dalle finestre e tutte quelle in cui mi hai messo davanti al naso il tuo culetto a mandolino cosi invitante e difficile da resistere! E tutte le volte che ci siamo toccati, nudi spiandoci da dietro le tapparelle semiaperte. Però sei stato un incosciente: meno male che abitiamo al quarto piano, altrimenti sai che figura di merda se ci vedevano?" disse quasi tutto d'un fiato senza darmi, di nuovo la possibilità di replicare, mentre mi baciava delicatamente.
- "Ma...ma non so di che parli! Io abito al piano terra!!" dissi timidamente guardando il suo viso dilatarsi in una maschera di stupore, colorandosi di un violento rosso porpora.


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