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Ancora un vicino porco e meraviglioso!


di Clelia_Rocco_coppia
12.06.2025    |    8.514    |    6 9.9
"Chiudo gli occhi, ascolto il mio respiro farsi più lento, più profondo..."
La città sembra deserta; sono quasi tutti al mare, lontani da questo silenzio surreale che oggi mi sembra una carezza. Stesa sul lettino in veranda, sento solo il cinguettio degli uccelli e di tanto in tanto, il rumore pigro di un’auto che passa. Il sole filtra tra le fronde, danzando sulla mia pelle. Col mio nuovo costume che mi fascia appena, coprendo lo stretto necessario, a ogni respiro sento il tessuto che sfiora e provoca.
Mi godo questa sensazione; mi dà un senso di libertà e di intima sensualità. Accendo il tablet alla ricerca di quella “leggerezza” che può di distrarmi; sbircio tra i “preferiti” e i miei occhi si posano su un racconto erotico di un autore di cui ancora non ho letto nulla. Inizio a leggere con una certa curiosità e più scorro le parole più mi ritrovo imprigionata come in una sorta di tela di ragno, rimanendo incollata al display mentre le scene erotiche e più precisamente pornografiche mi catturano. Scrive dannatamente bene. Le parole mi scivolano addosso, dentro come dita esperte che si insinuano tra le mie cosce. Ogni frase è un’immagine, ogni descrizione una carezza. Inizio a sentire la mia “farfallina” incendiarsi lentamente come una puttanella vogliosa.
Il racconto mi trascina, si sfoglia come un libro, da solo, lentamente. Il personaggio principale sembra somigliarmi. Non solo per come è descritta, ma per come si manifesta e vive ogni scena; soprattutto per quella fame di avere sempre un contatto fisico, di pelle contro pelle e di sguardi che non si abbassano. Senza rendermene conto, una mano sale fino al mio seno. Lo accarezzo attraverso il tessuto leggero del costume. Il capezzolo è già turgido, sensibile e a quel tocco le mie gambe reagiscono, si muovono leggere, si congiungono e iniziano a sfregarsi, quasi impercettibilmente. Chiudo gli occhi, ascolto il mio respiro farsi più lento, più profondo. L’altra mano è ancora sul tablet, ma non sto più leggendo. Voglio solo iniziare a godere. Riapro gli occhi per un istante, giro il viso leggermente di lato, come per cambiare posizione, ma dietro gli occhiali da sole, i miei occhi stanno osservando. Lì, sulla veranda di fronte alla mia, con solo una semplice ringhiera che ci separa, a pochissimi metri da me, parzialmente nascosto dietro una tenda quasi trasparente, c’è lui, il mio nuovo vicino.
Un uomo sulla cinquantina, ben piazzato fisicamente, ma dallo sguardo grasso. Infatti da quando si è trasferito mi ha sempre spogliato con gli occhi, manifestandolo con sfrontatezza e non nascondendo il suo interesse nei miei confronti da vero porco navigato.
Ora è lì, immobile. Le ante della sua porta finestra sono spalancate e lui si è mimetizzato dietro una inutile tenda, ma io lo vedo benissimo anche se fingo di non averlo notato. Sposto il tablet accanto a me, con un gesto lento mentre la mano scivola nuovamente sul mio ventre. Risale e poi ritorna sul seno, lo stringo con più decisione, mentre inarco la schiena sul lettino e brividi di piacere mi scorrono su tutto il copro con fitte di eccitazione alla fica. So che sta guardando, lo sento quasi trattenere il respiro e questo pensiero se per un verso mi diverte per un altro mi fa eccitare tantissimo. Tiro giù con esasperante lentezza la parte superiore del costume, lasciando che i raggi del sole scaldino il mio seno nudo. Lo faccio con nonchalance mentre mi accarezzo con crescente lascivia, come se fossi sola su questa terra. Il mio corpo, tuttavia, tradisce queste intenzioni perché è consapevole di essere guardato, desiderato, spiato. Ora mi sento bagnata. Il desiderio ha già invaso ogni centimetro della mia pelle. Allargo le gambe, una mano raggiunge l’interno coscia, risale, si ferma un secondo, strisciando sotto l’elastico del costume; poi si inoltra, lenta, affamata fino a raggiungere la mia fessura già colma di rugiada. Lo faccio con sfacciata e consapevole naturalezza, senza recitare, ma solo perché lo voglio, perché mi eccita e soprattutto perché lui è lì a spiarmi e non può toccarmi, ma solo guardare e bramarmi con tutto sé stesso!
Lo osservo appena, da dietro le lenti scure, senza muovere la testa. Le sue mani non sono più visibili. Ma il movimento della spalla, del busto, è chiaro. Si sta masturbando, il porco. Sta godendo della vista di quella vicina che ormai considera una troia, una gran puttana e, intuisco che tra non molto vorrà godere grazie a me ma anche insieme a me. Divisi da pochissimi metri e da un pezzo di tessuto superfluo, non solo lo vedo, ma inizio anche a percepirlo fisicamente come se fosse lì davanti a me a meno di un metro. Con questa consapevolezza, le mie dita affondano decise nella mia fica e trovano subito quella zona sensibile, fradicia, viva e pulsante. Il piacere sale, irresistibile. Mi mordo il labbro per non gemere, ma un gemito sfugge e, comunque, lui lo ha sentito. Ora Il mio sguardo, dietro gli occhiali, diventa fisso, Lo punto dritto nei suoi occhi e lui ne è cosciente.
Per un istante si blocca come se fosse stato scoperto, ma io non solo non smetto di fissarlo sfacciata, ma per provocarlo ancora di più, tolgo gli occhiali, spalanco le cosce nella maniera più oscena possibile, spostando con una mano il sottile filo del costume dal cavallo, fino a scoprire completamente la fica, ormai un lago, e affondando nuovamente le dita dentro. Inizio a fottermi platealmente. Così facendo, non solo lo autorizzo e lo invito, ma addirittura lo sfido a chi è più porco, più lussurioso, più perverso di noi due.
Lo vedo che riprende la sua sega imperiale in modo più veloce e io imito i suoi gesti che rimangono precisi, cadenzati, perfetti. in modo sfacciato e arrogante lo vedo avvicinarsi e spostarsi nella mia direzione a contatto con la ringhiera che divide la sua veranda dalla mia e adesso posso sentire i nostri respiri che si fondono in quell’aria densa, calda, carica di una lussuria muta, ma potentissima. Da quella posizione lo posso apprezzare ancora di più; infatti, ora saremo a meno di un metro l’uno dall’altra; eppure, rispettosi della nostra volontà di non stabilire alcun contatto fisico.
Davanti a me adesso ho una specie di toro; alto, collo robusto, bicipiti e pettorali sviluppati in maniera armoniosa, un accenno di ventre che, tuttavia, non solo non sminuisce la potenza della immagine che mi dà di sé, ma lo rende ancora più attraente. Quella mano ora, si muove sull’asta decisa e sicura ed esprime una oscena lussuria, qualificandolo in modo definitivo quale porco depravato.
Dalla sua bocca con una lentezza estenuante vedo fluire un abbondante fiotto di saliva che finisce dritto sulla cappella. Ha un gran cazzo non c’è che dire; dritto, lungo il giusto e con una buona circonferenza; ricco di vene e con una cappella grossa e lucida. Il primo desiderio vedendolo? Si, avete intuito! Averlo in bocca, leccarlo, succhiarne la punta, leccarlo per tutta la lunghezza e sentirlo pulsare sulle labbra. Pendono da quel gioiello di carne calda, due palle straordinariamente grosse e dure e anche quelle, nella mia bocca, farebbero la stessa fine del suo bel cazzone.
Tutte queste considerazioni, suffragate dalla vista di quella meraviglia di minchia, mi arrapano da morire e la mia mano sembra non bastare più e in quel momento la mia depravazione raggiunge il massimo: afferro il flacone, simile a un piccolo siluro, della crema da sole e me lo ficco in fica senza alcuna remora e vergogna. Non smetto di fissarlo perché quegli occhi mi stanno scopando più del mio cazzo improvvisato e del suo manganello; nel frattempo non posso rinunciare a vedere quella mano che passa e spalma saliva sulla cappella, scivolando lungo l’asta fino ai coglioni.
In quel momento mi impalerei su quella mazza col culo appoggiato alla ringhiera, ma non posso e non voglio e, quando vedo che aumenta il ritmo su quella splendida nerchia mentre fissa in modo alternato la mia fica e ogni espressione del mio viso trasformato da piacere, i miei gemiti aumentano e si fanno quasi urla. È in quel momento che entrambi ci lasciamo andare a un orgasmo intensissimo, urlante, devastante a seguito del quale la mia fica schizza umori e urina fino a raggiungerlo sul ventre e, contemporaneamente, la sua sborra calda arriva ad imbrattarmi cosce, fica e seni, lasciando piccole scie di sperma biancastro. Per qualche secondo ancora la sua mano scivola su quel bel cazzo mentre io non smetto ancora di tremare e sussultare, massaggiando la mia fregna ancora pulsante. Poi con atteggiamento da zoccola navigata e da perfetta cagna in calore, raccolgo con le dita tutta la sborra che mi ritrovo sul corpo e, fissandolo negli occhi, lecco e succhio le dita, gustandomi quel nettare. Con gesto quasi solidale e perverso lo vedo fissarmi e fare la stessa cosa; raccoglie con le dita i miei umori e lecca e succhia in modo lascivo, quasi volgare. Non posso fare a meno di immagino quella lunghissima lingua tra le mie cosce e in quel momento decido che prima o poi l'avrò!
E non solo quella!
Resto lì sudata, appagata, fissandolo ancora per qualche secondo; poi mi alzo raccolgo le mie cose, regalandogli solo un sorriso di gratitudine al quale risponde abbassando il capo in segno di rispetto per il privilegio di cui l'ho reso oggetto.
Rientro in casa con ancora addosso il sapore del sole e del piacere.
Le gambe leggermente molli, la pelle accesa, le dita ancora umide di quel gioco proibito. Sto per lasciarmi cadere sul divano, quando il telefono squilla. Guardo il nome sullo schermo. Piero. Rispondo.
-“Ehi.”
La sua voce arriva allegra, curiosa:
-“Che stavi facendo amore? Sei impegnata?”
Sorrido. La voce è calma, ma dentro ride, brucia, provoca.
-“Vuoi davvero saperlo?”
Una pausa poi, risponde.
-“Certo che voglio.”
Mi lecco appena le labbra, godendomi il momento.
-“Ho appena scopato con il nuovo vicino.”
Silenzio. Dall’altro lato, il mondo si ferma. E io rido, piano, senza spiegare altro.
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