Annunci69.it è una Community rivolta ad un pubblico adulto e maggiorenne.
Puoi accedere solo se hai più di 18 anni.

SONO MAGGIORENNE ESCI
Racconti Erotici > tradimenti > Quel porco bastardo del mio ginecologo
tradimenti

Quel porco bastardo del mio ginecologo


di Clelia_Rocco_coppia
08.06.2025    |    4.406    |    5 9.8
"Poi si avvicina di più, si abbassa col busto e annusa la mia fica, profondamente..."
Stamattina mi sono svegliata più tardi del solito. Era il mio giorno libero, e avevo deciso di fare le cose con calma. Le 8:30, il letto già disordinato, e ancora qualche traccia di sonno negli occhi. Mi alzo, mi stiracchio e vado in cucina. Piero è già lì, intento a preparare il caffè.
-“Buongiorno amore mio!”
-“Buongiorno dormigliona, stavo per portarti il caffè a letto.”
Mi sorride con un’aria affettuosa.
-“Come mai stamattina sei in giacca e cravatta?”
-“Scusami amore, ho dimenticato ieri sera di dirti che oggi avevo una riunione importante fuori città; conto, tuttavia, di tornare nel primo pomeriggio. Promesso.”
-“Ma oggi ho la visita dal mio ginecologo, Stefano; mi avevi promesso che mi avresti accompagnato?”
Gli rispondo, con una leggera punta di dispiacere nel tono.
-“Hai ragione amore, ma c’è stato un imprevisto e non potevo sottrarmi. Se vuoi, chiamalo e sposta l’appuntamento per la prossima settimana, o altrimenti vai da sola. In fondo è solo una visita di controllo e, poi, con lui so che sei in buone mani.”
Queste sue ultime parole, piene di ironia, mi fanno innervosire.
“che gran bastardo!” Penso tra me e me, ma decido di non dare seguito alla discussione. Prima di andare mi bacia sulle labbra, dicendo:
-“Scappo amore, non amo arrivare in ritardo. Ti chiamo più tardi e mi dirai cosa hai deciso.”
Lo guardo mentre esce di casa con il cuore che, per un momento, sembra accelerare. Non mi piace quando fa così, ma cerco di non pensarci troppo. Consumo il mio caffè, e dopo qualche minuto decido di prepararmi. Riempio la vasca con acqua calda, aggiungo sali ed essenze profumate, e mi immergo completamente. La sensazione di rilassamento mi avvolge, chiudo gli occhi e mi concentro col pensiero sulla visita che dovró fare da Stefano e uno strano languore inizia a pervadermi tutto il corpo e a contaminare la mia mente. É il mio ginecologo da anni. Tra di noi c’è sempre stata una bella amicizia, e mi ha sempre fatto sentire a mio agio durante le visite. Non è mai stato invadente, ma negli ultimi tempi… beh, qualcosa è cambiato. Non so bene da cosa è dipeso, ma sempre più spesso i nostri scambi dialettici si sono arricchiti di frasi con doppi sensi e l'aspetto ironico dei nostri scambi ha lasciato il posto ad espressioni ambigue, sempre più complici e in alcuni casi intime. Inizio a sentirmi sempre più confusa. Forse sono io ad esagerare, ma ogni sua parola sembra avere un peso diverso, come fossero messaggi sempre meno velati. Tutti questi elementi hanno creato un'atmosfera tra noi che non riesco proprio ad ignorare e a scacciare la sensazione che, proprio oggi, qualcosa potrebbe accadere, diversamente dalle altre volte. Esco dalla vasca mi asciugo e, guardando e ammirando allo specchio la mia figura, mi spalmo di crema idratante tutto il corpo, accarezzando i seni, scivolando con le mani in modo troppo lascivo, sul ventre e sul pube. Immediatamente il pensiero va a Stefano, al fatto che potrebbe notare le tracce di questa mia oscena manipolazione fatta sul mio corpo e a come reagiró quando lo avró davanti, consapevole del mio recente stato di eccitazione. Me lo ripeto da un po’ e percepisco qualcosa nell’aria che mi lascia uno strano stato di trepidazione. In poco tempo mi vesto e sono già in macchina; in breve arrivo al suo studio medico con anticipo. La sala d’attesa è vuota, e questo mi dà un po’ di sollievo. Attendo di essere chiamata, sfogliando distrattamente una rivista, ma la mia mente è altrove. Non riesco a smettere di pensare al mio dottorino, a come, da adesso in poi, ogni suo sguardo, ogni sua parola, ogni suo gesto mi faranno sentire stranamente inquieta. Il mio telefono che vibra mi distrae da quei pensieri. È un messaggio di Piero.
-“Scusa per stamattina, amore. Quando torni ti faccio una sorpresa, promesso. Buona visita!”
Trovo strano questo messaggio nella parte relativa alla sorpresa. Tuttavia, sorrido, con una punta di amarezza forse, complice quello che da un paio d'ore ormai mi frulla in testa e che mi procura un leggero disagio. All'improvviso la porta dello studio si apre e Stefano si sporge per invitarmi ad entrare. Lo squadro appena e devo ammettere che è sempre un gran bell'uomo, anche se ha già superato abbondantemente i cinquant'anni, i capelli bianchi e gli occhi verdi, tuttavia, lo rendono ancora molto affascinante. E ripenso a tutte le volte che con Piero abbiamo riso e fantasticato sul “mio dottorino”, come lo chiama lui.
-“Buongiorno Lena, come va?”
Chiede, con un tono calmo, ma intrigante.
-“Buongiorno Ste’, tutto bene, grazie.”
Rispondo, cercando di non far trapelare la tensione che inizia a crescere dentro di me.
-“Dai, accomodati. Oggi facciamo presto, solo un normale controllo.”
Lo dice, facendomi cenno di stendermi sul lettino. Intanto mi siedo, cercando di rilassarmi, ma non riesco a ignorare la consapevolezza che, nonostante la familiarità, oggi, tra noi, sembra esserci un'atmosfera diversa. Lui si avvicina, sistemando gli strumenti con un’attenzione più lenta e rilassata del solito.
-“Allora, vediamo…”
Mormora, guardandomi con quell’espressione che mi fa sentire come se stesse studiando ogni mia reazione, anche il semplice cambiamento del ritmo nel mio respiro. La sua presenza è senza dubbio magnetica. Non è solo il suo tocco, ma il modo in cui riesce a leggere ciò che provo senza dire una parola. Ogni gesto sembra studiato, come se fosse alla ricerca di qualcosa che va oltre il semplice controllo medico.
Stefano mi osserva per un attimo, poi si avvicina con calma misurata. Con fare esperto indossa un paio di guanti in lattice.
-“Ora sdraiati bene, Lena. Sai come fare.”
Annuisco, sentendo il cuore accelerare impercettibilmente. Mi sistemo sul lettino, mentre lui regola l’inclinazione dello schienale. Le sue mani, ferme e sicure, sfiorano le mie caviglie, posizionandomi in modo tale che le mie cosce siano con la giusta apertura. La sensazione del materiale freddo mi fa rabbrividire per un attimo.
-“Così è perfetto.”
Mormora, con una pacatezza che dovrebbe mettermi a mio agio. Eppure, oggi è diverso. Il modo in cui il suo sguardo indugia per una frazione di secondo in più, come le sue dita sfiorano la mia pelle con una delicatezza che sembra studiata, mi fanno sentire esibita, vulnerabile. Si siede sullo sgabello, posizionandosi tra le mie gambe con la consueta professionalità, poi fa schioccare i guanti, tirandoli per una migliore aderenza e sensibilità, quindi, muove le dita come se si apprestasse a fare un gioco di prestigio, provocandomi un brivido.
-“Iniziamo?”.
Quasi in un sussurro. Sento il suo tocco, inizialmente freddo, poi più deciso mentre le sue dita scorrono lungo le mie pieghe, esplorando con lentezza la mia vagina. Il respiro mi si ferma per un attimo. Poi, all’improvviso, una pressione più profonda.
-“Ahi!”
Mi sfugge un gemito senza volerlo. Stefano solleva lo sguardo.
-“Fa male?”
Annuisco appena, cercando di capire l’origine di quella sensazione.
-“Nel punto di prima ho sentito un forte fastidio molto simile a dolore”.
Rispondo, cercando di non sembrare troppo tesa. Lui preme di nuovo, con più delicatezza.
-“Qui?”
-“Sì, proprio lì.”
Per un attimo resta in silenzio, come se stesse valutando qualcosa. Poi, con un tono più morbido, chiede:
-“Da quanto tempo non fai sesso, Lena?”
Il calore mi sale improvviso alle guance. Non mi aspettavo quella domanda, non così diretta. Provo a rispondere, ma la mia voce sembra bloccata. Lui non aspetta. Invece, le sue dita iniziano a muoversi diversamente. Più lente, più consapevoli.
-“Ti farò un massaggio, si chiama massaggio Yoni.”
Dice, con una lieve smorfia che sembra un sorriso.
-“Sai di cosa si tratta? Te lo hanno mai praticato?”
Il mio respiro si fa più profondo, il battito del cuore accelera e pulsa forte nelle orecchie. Deglutisco a fatica, cercando di recuperare il controllo.
-“No!”
Rispondo, ammettendo la mia ignoranza, quasi senza voce. Stefano mi guarda per un attimo. Poi sorride nuovamente.
-“Se hai voglia di provarlo, allora rilassati.”
Così dicendo, mantiene il suo sguardo fisso su di me mentre muove lentamente le dita, come a testare la mia reazione.
-“Il massaggio Yoni è una tecnica antica, usata per rilassare i muscoli pelvici e sciogliere eventuali tensioni accumulate”.
Mi spiega con tono professionale.
-“Può aiutare anche a migliorare la sensibilità e la percezione del piacere.”
La sua voce è calma, quasi ipnotica, ma non posso ignorare il calore che si sta diffondendo nel mio corpo. Il pensiero che le sue mani non mi toccano più in modo professionale ma come una studiata pratica manipolativa mi fa trattenere il respiro.
-“Se ti senti a disagio, sappi che posso fermarmi in qualsiasi momento”.
Aggiunge con tono rassicurante. Annuisco, senza riuscire a trovare le parole. Non so esattamente cosa aspettarmi, ma la curiosità e il desiderio di scoprire dove tutto questo porterà fugano ogni dubbio. Inizia il massaggio con movimenti lenti e studiati. Le sue dita esplorano con delicatezza la mia vagina, accarezzando e premendo i punti giusti, sciogliendo le tensioni di alcuni muscoli di cui non avevo la minima conoscenza
-“Respira profondamente”.
Mi dice mentre il suo tocco si fa più intenso. Seguo il suo consiglio, ma ogni respiro sembra carico di un’energia diversa. Il calore tra le mie gambe cresce lentamente, trasformando il rilassamento in qualcosa di più profondo, più intenso. Le sue dita trovano un punto particolarmente sensibile, e un gemito mi sfugge involontariamente.
-“Così, brava. Lasciati andare, completamente, Lena.”.
Mi incoraggia. Il tono della sua voce, il tocco esperto delle sue dita, il modo con cui il mio corpo risponde senza più alcun controllo, mi procurano un piacere inaspettato, sempre più intenso che si diffonde dal centro della vagina, coinvolgendo il clitoride, fino alle terminazioni anali, attraverso onde lente e inesorabili. Le sue dita continuano ad agire con una precisione quasi chirurgica, alternando carezze leggere e pressioni più decise. Il mio respiro sempre più affannoso adesso è accompagnato da gemiti sempre più alti di tono e prolungati. Tutto il mio corpo sembra pulsare e fremere e a quel punto il primo orgasmo arriva quasi senza preavviso. Inarco la schiena, il respiro si spezza, e con un fortissimo gemito di piacere mi abbandono completamente alla sensazione travolgente di puro godimento.
-“Ohohohohohohoho”.
-“Brava, Elena, così! Mi incalza il mio dottore bastardo.
I primi umori scivolano copiosi dalla mia fica fino al mio culo, ma Stefano continua a stimolarmi e non si ferma. Il suo tocco diventa ancora più studiato, più profondo. Vuole portarmi oltre, spingermi ancora più in alto.
-“Dai, piccola, ora devi lasciarti andare totalmente”.
lo dice quasi sussurrando al mio orecchio, sfiorandolo con le sue labbra. E io lo faccio. Le sue mani ora si muovono esperte dentro e fuori la mia fica, alternando una penetrazione profonda, che mi scava deliziosamente, con massaggi sul clitoride con le dita che lo stringono e lo stuzzicano fino a pressarlo col palmo della mano, aumentando in modo parossistico la mia eccitazione. Inarco la schiena, tento di assecondare i suoi movimenti muovendo il bacino anche in modo scomposto e quando sento il piacere montare e tracimare senza più argini, il secondo orgasmo mi devasta ed è ancora più intenso, più profondo. Un’ondata di puro piacere mi travolge, lasciandomi senza fiato, mentre il mio corpo si arrende completamente alle sue mani esperte, tremando e sussultando per un tempo lunghissimo.
-“Ahaaaaaa, sì, sì, sì! Che gran bastardo sei Stefano. Dio come godo!”
Lo dico con voce ansimante e senza pensarci perché credo che lui in quel momento sia solo un porco, subdolo e bastardo.
-“Ecco, direi che ora i tuoi muscoli sono molto più rilassati”.
Risponde con un tono divertito, mentre mi accarezza l’interno coscia con un ultimo tocco leggero. Il mio viso è in fiamme, il mio corpo ancora scosso dai postumi del piacere. Non so cosa dire. Mi osserva con uno sguardo carico di significati. Il sorriso sulle sue labbra è ambiguo, come se sapesse esattamente cosa sto provando in quel momento.
-“Hai avuto due orgasmi meravigliosi e in pochissimo tempo”.
Dice con voce roca, quasi in un sussurro, ma rotta dall’eccitazione che anche lui deve aver provato.
-“Questo mi fa pensare che o è da tanto che non fai sesso col tuo uomo, oppure dentro di te c’è un desiderio molto più grande e inespresso, ma da vera cagna in calore.”
Le ultime sue parole suonano come un insulto e mi colpiscono nel profondo, ma proprio per questo mi fanno vibrare in ogni fibra del mio corpo perché è così che mi sento in quel momento.
Una cagna in calore!
Perché la mia voglia di sesso è fortissima e non si è ancora placata.
È come se mi avesse letto dentro, come se sapesse esattamente cosa il mio corpo sta urlando, senza bisogno di esprimerlo a parole. Vorrei, quindi, dirgli quanto sono eccitata in quel momento, quanto il mio corpo brama ancora di più. Vorrei confessargli che ultimamente, ho scopato di più col mio culo, che mi dà piacere ancora più intensi, ma la mia voce resta intrappolata in gola.
Lui deve essersene reso conto. Si avvicina un po’ di più, il suo viso vicinissimo al mio viso, il suo respiro caldo, il suo profumo mi invadono i sensi. Poi, con una calma che mi fa impazzire, sussurra all'orecchio, sfiorandolo con le labbra umide:
-“Sai che mi hai fatto diventare il cazzo duro, tesoro?”
Smetto di respirare per un attimo. Il modo in cui lo chiede, sicuro e provocante, mi trasmette un brivido lungo la schiena che arriva fino alla fica. Stefano si ferma, come a darmi il tempo di processare quelle parole. Poi, con un sorriso provocante e seducente, aggiunge:
-“Vuoi vederlo o mi credi sulla parola?”
Il cuore mi martella nel petto. Ogni fibra del mio essere urla la risposta, ma voglio sentirmi padrona di me in quell’istante. Lo guardo negli occhi, il desiderio è palpabile tra di noi, come una fiamma che aspetta solo di essere alimentata. Il mio respiro è irregolare mentre lentamente accenno un sorriso e gli sussurro:
“Hai dubbi, bastardo? Certo che sì. Quindi, mostralo, porco!”
Stefano non commenta. I suoi occhi brillano di una luce nuova, torbida, affamata. Si avvicina lentamente, quasi a voler prolungare quell’istante sospeso, mentre le sue mani slacciano con una lentezza angosciante la cintura dei suoi pantaloni.
Il suono della zip che scende è lacerante nel silenzio carico di erotismo di quella stanza e ha un che di lussurioso, di promettente; poi, eccolo!
Il suo cazzo è lì, duro, pieno di piccole vene, pulsante. È così vicino al mio viso al punto da sentirne il calore; l’odore che emana dalla sua pelle mista alla mia eccitazione mi invade le narici e arriva al cervello, inviando impulsi che sono ulteriori fitte di eccitazione alla mia fica ancora affamata di piacere. Resto immobile, ma dentro mi sento vibrare fino all’ultima cellula. Lui questo lo percepisce e ne diventa assolutamente consapevole.
“È questo quello che vuoi, puttana?”
Pronuncia queste parole con la voce rotta dal desiderio e quel “puttana”, quasi sussurrato, è come se mi avesse già penetrata con la sua minchia vogliosa. È lui che guida le danze e io sono lì, consapevolmente presente, con il desiderio di quella carne dura e calda che si fa quasi doloroso e intollerabile data l’intensità. Poi si avvicina di più, si abbassa col busto e annusa la mia fica, profondamente. Si rimette eretto, respira a fondo quasi a diventare affannoso, confondendosi con il mio e con la punta del suo cazzo sfiora il mio labbro superiore, con una lentezza esasperante, ma il contatto è deciso, una sorta di promessa sussurrata che brucia sulla mia pelle. Le mie labbra si schiudono, come se rispondessero da sole a quell’impulso che è un vero e proprio richiamo. Le apro appena e vi lascio scivolare la punta della lingua, facendogli percepire un calore lascivo sulla carne dura. A quel contatto lo sento gemere a lungo mentre le sue dita sfiorano la mia guancia, un tocco lieve, quasi riverente e, intanto, punta lentamente la cappella lucida e tesa di quel cazzo impuro verso la mia bocca.
Non ha fretta, come se volesse sospendere il tempo, caricando l’atmosfera di carnale tensione. Sento il battito del suo desiderio vibrare sotto la pelle sottile della sua asta, percepisco la sua cappella lucida sulle labbra, calda, vibrante, viva. La mia lingua esce ancora timida, sfiorandola con un tocco leggero. L'assaggio e, infine, la accolgo. Un respiro profondo gli sfugge dalle labbra. Il suo corpo si tende appena, come se quell’unico gesto fosse già troppo. Io resto ferma, inerme nel corpo, ma totalmente viva nel desiderio. Le mani sulle cosce, lo sguardo fisso nei suoi occhi quasi a provocarlo o adorarlo per il piacere che mi dona. Lascio che lui mi domini e decida il ritmo, la profondità, l’intensità. E lui lo fa con dolce prepotenza.
Muove lentamente il bacino, facendomi sentire ogni centimetro, ogni scossa, ogni intenzione. Le sue mani ora mi accarezzano i capelli, mi guidano. Il mio respiro si fa più profondo, la gola si apre, il corpo si abbandona. E in quel momento non esiste più nulla, se non il calore, la connessione e il desiderio di sesso sfrenato. Sento il suo cazzo crescere nella mia bocca, diventando sempre più ingombrante e duro. Lecco e succhio come una forsennata, mi blocca la testa, premendo. Mi manca l’aria, ma quella minchia di marmo mi riempie tutta la bocca e capisco che sta per venire. Invece, dopo pochi secondi molla la presa, tirandola fuori dalla mia bocca.
-“Che labbra, che lingua, che bocca meravigliosa che hai, da vera e grandissima pompinara. L’ho sempre sognata e desiderata e adesso eccoti qui, davanti a me ad accogliere il mio cazzo con la giusta adorazione, quasi con la venerazione che merita!”
Le sue parole mi arrivano in fica, già fradicia.
-“Ora ti farò un controllo un po’ più approfondito!”
Lo dice con spudorata ironia e, allontanandosi col cazzo in tiro, gira ai piedi del lettino, la sua mano si posa sul mio ventre, inizia a scivolare su e giù lungo tutta la mia fessura, accarezzando persino il mio buco del culo, massaggiando per qualche secondo. Adoro quel gesto e un ansito di piacere intenso esce dalla mia bocca. Ora vorrei essere sfondata senza ritegno perché questi preliminari mi fanno letteralmente impazzire di desiderio. Lo vedo bagnarsi appena le dita con la saliva, poi, da porco perverso e depravato, mentre mi fissa negli occhi, si piega in avanti e ne lascia colare dalla sua bocca direttamente sulla fessura, una grande quantità, mischiandola ai miei umori. Quindi, inizia a sditalinarmi, accarezza e stringe tra il pollice e l’indice il mio clitoride, mi insulta, facendomi urlare per il piacere.
-“Vuoi il mio cazzo, puttana? Perché lo percepisco da quanto sei fradicia. I tuoi umori colano fino a sfiorarti il buco del tuo culo.”
Non mi da tempo di rispondere e un altro gemito di piacere esce dalla mia bocca, sentendo improvvisamente la sua lingua larga e calda sulla fica. Allarga con le dita le grandi labbra iniziando così a scoparmi con quel piccolo serpente. Succhia e morde il mio clitoride ed io non resisto più, un altro orgasmo forte, intenso sta per montare, devastante, dentro di me
-“Ahaaaaaaaaaah… bastardo sto per venire. Lurido porco, continua così, non smettere!”
Prendo la sua testa tra le mani e la premo forte sul mio pube. Il godimento mi lascia senza fiato e gli piscio letteralmente in bocca per quanta sborra ho prodotto con quell’orgasmo. Allento la presa e la sua testa si alza piano, continuando a leccarmi sull’interno coscia tutti gli umori che può raccogliere, e poi risale fino all’ombelico.
-“Sei veramente una cagna in calore, aveva ragione il tuo maschio.”
Questa frase mi suona strana perché non so quanta confidenza abbiano questi due depravati, ma, non voglio pensarci adesso, anche perché mi sento immediatamente penetrare dal suo cazzo, un colpo secco, profondo.
-“È questo che volevi, Troia? Rispondi!”
Le sue mani si allungano sui miei seni, stringendo forte i miei capezzoli per costringermi a rispondere.
-“Ahaaaa. Sì. Sì, Sìììììììì. Volevo proprio questo, porco bastardo. Adesso fottimi, fotti questa puttana, sfonda questa cagna sempre in calore.”
Lo urlo quasi singhiozzando. Alle mie parole, da quel lurido maiale qual è, inizia a montarmi con violenza inaudita e in modo sempre più rapido e ad ogni affondo mi fa sobbalzare sul lettino. Basteranno ancora pochi colpi, pochi affondi fatti bene e, ancora una volta, godrò come una vacca da monta e questa volta lo riempirò non solo di sborra ma anche della mia pioggia dorata. Ma ho fatto male i conti con il suo grado di lussuria e perversione. Quel laido essere, depravato non si accontenta; non gli basta fottersi la mia fica e lo rimarca.
-“Sei una meravigliosa cagna da monta, Lena e meriti molto di più che una semplice scopata in fica. Infatti, adesso sfonderò anche il tuo bel culetto.”
Il suo vezzeggiativo nel definire il mio “lato B” non cambia la sostanza delle sue intenzioni perché in un unico affondo mi penetra nel buco fino alle palle, facendomi urlare per il dolore. Ma deve conoscermi bene perché sa che quella sensazione è il preludio a un piacere più intenso e devastante.
-“Ahaaaaaa, bastardo, così mi spacchi, fai piano!”
Il dolore iniziale, fortunatamente dura pochissimo, dalle pareti anali partono presto i primi brividi di piacere e tutto si trasforma di nuovo in fortissima e parossistica eccitazione. Con le mani inizia a tormentarmi il clitoride, insultandomi in tutti i modi e ad ogni sua parola gli rispondo “sì, sì, sì”, tentando di andargli incontro con i fianchi. Adoro godere analmente e, infatti, sento che il mio nuovo orgasmo sta per arrivare, intenso, travolgente, devastante. Urlo il mio piacere senza ritegno e a quel punto sono io ad insultarlo e provocarlo.
-“Siiiiii! Ahaaaaa… ahaaaa! Meraviglioso! Non smettere di pomparmi quel cazzo nel culo, aprimi come una mela, spaccalo, ancora! Sììììì, bastardo, ancora! Mettici dentro anche le palle, Fottimi, aprimi tutta! Oddio, vengo, godo, godo, godoooooo.”
Lo facciamo quasi insieme, sento il suo sperma che mi riempie, riscaldandomi le pareti anali.
Ma il suo desiderio, come sempre ha ammesso, è tirarlo fuori, schizzando ancora sborra come un idratante sul mio ventre, sui miei seni e sul mio viso.
Presa dalla foga del piacere appena provato, anche se già appagata, raccolgo con le dita della mano destra le gocce di seme sul mio viso, leccandole e succhiandole mentre con l’altra mano lo spalmo sui miei seni e sul corpo. In quel momento con una consapevolezza assoluta sento di essere una vera troia, una puttana, una vera cagna in calore. Con le dita ancora intrise del suo sperma gliele infilo in bocca e lui lecca e succhia, afferrando la mia mano e portandola alla mia bocca perché lecchi e succhi insieme a lui, incrociando le nostre lingue e succhiandoci reciprocamente labbra e dita intrise di sborra. Restiamo a guardarci per qualche secondo, dopodiché ci baciamo, mescolando per l’ultima volta i nostri sapori. Mi rendo conto che per tutto il tempo quasi lo abbiamo evitato, forse perché eravamo solo istinto, come due animali in calore. Quindi mi godo quei momenti di dolce lascivia, facendomi leccare viso, labbra e succhiandogli ancora la lingua come a ripulirlo delle ultime stille di piacere. Poi mi alzo da quel lettino “traditore”, mi pulisco e mi vesto. Mi saluta, sfiorandomi ancora le labbra e mi avvio verso casa.
Varcata la porta di ingresso noto che Piero non è ancora rientrato. Vado sotto la doccia, ripensando alla bella e travolgente scopata di cui ho goduto in precedenza; mi viene in mente anche il modo di come la racconterò a Piero. Mentre mi attardo su queste considerazioni, faccio in tempo a indossare l’accappatoio, quando il rumore delle chiave dietro la porta preannuncia l’ingresso del mio uomo.
-“Amore, ci sei? Sono tornato!”
Vado incontro per abbracciarlo e baciarlo, iniziando ad elaborare mentalmente una narrazione per confessargli il mio tradimento, magari giustificandolo, banalmente, col fatto che la sua donna aveva una fottuta voglia di farsi scopare dal suo dottorino porco e bastardo che le sbava dietro da un bel po’. Ma la mia mente si blocca. Smette di pensare, e dalla mia bocca non riesco a far uscire il minimo suono, rimango senza parole. Come delle immagini in slow-motion, dietro di lui si staglia la figura di quel porco, maiale, lurido, perverso e profondamente depravato essere che è Stefano, il mio ginecologo. Adesso, capisco, adesso tutto quadra. Bastardi!

Continua???
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Voto dei Lettori:
9.8
Ti è piaciuto??? SI NO

Commenti per Quel porco bastardo del mio ginecologo:

Altri Racconti Erotici in tradimenti:




® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni