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Gay & Bisex

Lorenzo e Bruno e ....


di MissSerena
04.11.2024    |    5.891    |    8 8.8
"Fu, nonostante la brevità, uno degli orgasmi più sconvolgenti della mia vita, tanto che barcollai non poco quando mi ritrovai solo in piedi e senza appoggi..."
Il dottor Bruno Gentili era diventato qualcosa di diverso dall’essere solo il mio capo, o forse sarebbe meglio dire che oramai ero un suo sottomesso, e lui non mancava occasione per ricordarmelo. A volte mi chiamava nel suo ufficio solo per farsi fare un pompino, ovviamente coll’ingoio e guai se fosse uscito anche solo una goccia del suo sperma, altre mi avrebbe fatto andare in casa sua per umiliarmi, ma soprattutto scoparmi sino a sfinirsi. In un paio d’occasioni avevo trovato un suo amico che aveva anche lui approfittato del mio culo sempre pronto a riceve cazzi, ma avevo notato che alla fine non era mai completamente soddisfatto come quando era l’unico a usarmi.
Avevo anche capito che non ero l’unico uomo che aveva sottomesso, fosse solo perché aveva fatto più volete il nome di Valentino, un mio collega abbastanza belloccio, che non so perché cercavo sempre d’evitare.
Un giorno mi chiamò nel suo ufficio per dirmi che quella sera sarei dovuto andare da lui alle nove in punto, avendo l’unica disposizione d’indossare un paio di mutandine da donna.
Non trovai nulla di strano nel suo ordine, così mi preparai facendo una bella doccia, ma soprattutto un paio di clisteri sapendo che avrei dovuto usare il culo, e trovarlo sporco di merda avrebbe scatenato qualche sua tremenda punizione.
Nonostante il traffico della sera, riuscii ad arrivare a casa in perfetto orario, così suonai al suo campanello alle nove in punto.
“Avrei preferito che arrivassi anche con un solo minuto di ritardo per poterti punire.” mi disse col suo consueto tono glaciale “Adesso però spogliati e lasciati solo le mutandine.”
Ubbidii per poi seguirlo a testa bassa in camera sua dove trovai Valentino col mio stesso “abbigliamento”, che sbiancò non appena mi vide.
“Non credo ci sia bisogno che vi presenti, o se volete vi chiamerò troia una e troia due, dando a Valentino il numero uno solo perché è stato il primo a cui ho rotto il culo.” disse Bruno che era palesemente divertito “Stasera vorrei capire chi è la più puttana fra voi due, ma non vedetela come una gara fra voi, ma cercate di rimanere voi stesse, anche se in fondo siete due belle troie da culo.”
Con calma Bruno ci mise collare e guinzaglio, per poi portarci in giro come due cagnolini, umiliando la nostra mascolinità, soprattutto quella del mio collega che avevo compreso esser poco dotato.
Senza mai smettere d’insultarci l’unico vero maschio nella stanza ci fece appoggiare ai lati di un tavolo, per poi palpare i nostri sederi, alternando quelle che per lui erano carezze, a veri e propri schiaffi, usando per entrambi la stessa cadenza dei colpi.
“Vediamo un po’, Valentino è proprio frocio anche se dice di scopare tutte le sere, ma con quel cazzetto che hai fra le gambe potresti giusto metterlo dentro a una gallina.” ci disse Bruno quasi spingendoci l’uno contro l’altro “Lorenzo invece è una troia da culo, credo che si farebbe inchiappettare anche da una donna o da una trans, l’importante è prenderlo dietro, quindi adesso baciatevi e fatelo bene.”
Non avendo mai baciato un uomo ebbi un attimo d’esitazione, ma bastò un forte schiaffo sul sedere da parte di Bruno per farmi muovere. Mi ritrovai così a giocare con la lingua di Valentino, che invece doveva esser ben più pratico di me, ma non provai alcun piacere, se non un’ulteriore dose d’umiliazione, anche perché il nostro capo aveva ripreso a colpirci sulle natiche con sempre più forza, facendo sì che ci ritrovassimo ancora di più uno contro l’altro.
“Adesso basta fare i froci per nulla.” ci disse Bruno facendo un passo indietro “In ginocchio tutti e due ed iniziate a leccarmi palle e cazzo.”
Così mentre il nostro padrone si spogliava dalla cinta in su, Valentino ed io gli togliemmo pantaloni e mutande, per ritrovarci davanti i suoi genitali, che sembravano dire leccatemi. Bruciando sul tempo il mio collega, presi in bocca la mazza di Bruno, lasciando a Valentino i testicoli, sui quali passò non so quante volte la lingua, con una devozione mai vista. D’altra parte, io mi ero si abituato a spompinare il mio capo, ma non lo trovavo particolarmente godurioso, se non nell’umiliazione insita nell’atto, mentre quando mi sodomizzava raggiungevo sempre il picco del piacere.
“Lorenzo non fare l’egoista e lascia che anche il senza cazzo me lo succhi.” mi disse Bruno tirandomi quasi via dalla sua nerchia.
Valentino quasi si buttò sulla mazza del nostro capo per succhiarla con la sua consueta devozione, ma Bruno aveva ben altre idee che limitarsi ad un semplice rapporto orale.
“In piedi e piegatevi contro il tavolo, ma solo dopo esservi tolte quelle mutandine da troie. Poi apritevi le chiappe in modo che possa rompervi meglio il culo.”
Ubbidimmo entrambi mettendoci in poco tempo nella posizione richiesta, per poi sentire tutti e due un pollice di Bruno iniziare a violarci il buchetto.
Il nostro padrone decise di sodomizzare prima Valentino, che non appena ebbe tutta la sua mazza dentro, iniziò a gemere come una cagna, in un modo che io non avevo mai fatto.
“Sentilo come gode il frocio !” esclamò Bruno dando alla sua vittima un sonoro ceffone sul sedere “Questo è quello che dice che scopa e poi chi viene inculato è proprio lui.”
Il maschio alfa continuò a sodomizzare ed insultare Valentino, che da parte sua godeva in modo osceno, tanto che dovetti trattenermi dal ridergli in faccia. Senza dire una parola Bruno lasciò Valentino per mettersi dietro di me, per usarmi come aveva fatto sino a quel momento col mio collega. Col suo solito fare da dominatore, m’infilò nel retto la sua mazza senza preoccuparsi in alcun modo di non farmi male, anzi per certi versi mi sembrò più violento del solito.
“Allora puttana che ti piace farti inculare lo so benissimo, però tu a differenza del frocione hai un minimo di dignità, anche se ti piace perderla ad ogni occasione.” mi disse mentre mi fotteva.
Non sapevo cosa rispondergli, così rimasi in silenzio a godere della mia umiliazione, senza dare alcuna importanza al mio collega che mi guardava con non poca invidia.
Perché in fondo lui aveva ragione, a me poco importava se a scoparmi fosse un uomo, o una donna con uno strap-on, perché il mio piacere veniva dal sentirmi umiliato come uomo, e più mi trattavano male più godevo. Bruno l’aveva ben capito, e per questo il suo primo obbiettivo era sempre quello di farmi sentire una nullità, insultandomi in ogni modo e maniera. Quando poi mi possedeva era quasi sempre facendomi mettere carponi, in modo da potermi colpire sulle chiappe con le sue manone, che ci mettevano ben poco a farmi diventare rosso fuoco le mie natiche.
“Tu frocio mettiti in ginocchio dietro di me e leccami le palle, almeno servi a qualcosa.” disse Bruno a Valentino che ubbidì in men che non si dica.
Poco dopo il nostro padrone mi fece sdraiare sul tavolo, per poi riprendere a fottermi, solo che in quella posizione i bersagli delle sue mani non erano più le mie chiappe, ma i genitali che fra l’altro erano ben gonfi d’eccitazione.
Ogni tanto Bruno tirava fuori la sua mazza dal mio retto per farsela leccare da Valentino, ma com’era facilmente prevedibile, la sua perversione non aveva confini né limiti.
Muovendoci come due bambocci ci fece mettere in un osceno sessantanove, con me sotto pronto a leccargli i testicoli non appena li ebbi a portata di bocca. Bruno infatti riprese a scopare Valentino come aveva fatto poco prima, ma questa volta oltre alla nerchia, lo penetrò con un paio di dita.
“Mm sì che bello scopami tutto.” gemette il finocchio senza alcun pudore.
“Taci frocio o ti rompo il culo con tutta la mano, anche se magari poi ti piace farti sfondare in quel modo.” gli rispose stizzito il nostro capo.
Non riuscivo a comprendere il sadismo di Bruno, nonostante con me non avesse mai usato i guanti di velluto, ma forse era proprio l’atteggiamento quasi di sfida di Valentino, a fargli tirare fuori il peggio di sé. Già prendere dietro la sua gran mazza non era per certi aspetti piacevole, ma in quel momento stava usando anche i pollici, e tutto gli si poteva dire tranne che avesse le mani piccole, Nonostante ciò, Valentino gemeva sempre più forte, come se volesse spingere Bruno a mettere in pratica la sua minaccia.
“Adesso passiamo alla puttana, magari lei mi saprà dare più soddisfazione.” disse il padrone di casa sistemandosi fra le mie gambe “E tu frocio succhiagli il cazzo, che quello lo sai fare bene.”
Non avevo mai messo la mazza nella bocca di un uomo, ma in quel momento mi sembrò che fosse fra due pezzi di spugna morbidissima, tanto erano morbide le labbra di Valentino, mentre l’altro mi possedeva col suo solito fare da dominatore.
Nonostante provassi un fortissimo piacere, e del resto non poteva essere l’opposto, mi resi subito conto che non avrei mai raggiunto l’orgasmo, e non solo per paura della reazione di Bruno, quanto per il sapere che mi stava spompinando un uomo, per quanto bravo come il mio collega.
Mi trovai così in una sorta di limbo, col mio capo che mi stava scopando neanche fossi una donna, e Valentino che non aspettava altro che prendere il mio posto.
“Secondo te quel frocio che ti sta succhiando il cazzo quanta voglia ha di prenderlo nel culo ?” mi chiese Bruno cogliendomi di sorpresa, fosse solo perché non sapevo cosa dire.
“Credo parecchio da come mi sta facendo un pompino coi fiocchi.” risposi puntando sulla sincerità.
“Allora scopatelo.” mi disse facendo un passo indietro “E tu finocchio di merda piegati contro il tavolo così Lorenzo ti può riempire il tuo culo di merda.”
Valentino scattò come una molla, non solo per ubbidire al nostro capo, ma anche per allargarsi le chiappe con le mani. A quel punto non mi rimase che alzarmi, mettermi dietro di lui e sodomizzarlo il più violentemente possibile, che in fondo era quello che voleva. Nonostante non avessi la mazza di Bruno, Valentino iniziò a gemere come prima, dicendo le peggio oscenità privo com’era di ogni freno inibitore.
Bruno però non voleva rimanere inattivo, così mi fece piegare un poco sul mio collega per potermi fare suo. Di fatto chi avevo dietro mi muoveva in modo non solo da scoparmi a suo piacimento, ma facendo sì che io facessi lo stesso con Valentino, in una sorta di perverso trenino gay, dove alla fine si godeva tutti con la stessa intensità.
“Siete proprio due froci buoni solo a prendere cazzo.” disse Bruno sempre più prossimo all’orgasmo “Ora in ginocchio che vi copro la faccia di sborra.”
Sia io che il mio collega ci inginocchiamo davanti a lui il più velocemente possibile, ed il nostro capo dopo essersi velocemente masturbato, ci schizzò il suo orgasmo in faccia. Subito dopo con Valentino iniziammo a leccarci il viso per togliere all’altro lo sperma di Bruno, finendo anche col baciarci come due normalissimi gay.
“Lorenzo alzati, quello non sborra neanche a pagarlo ma tu sì.” mi disse il mio capo tirandomi un po’ per i capelli.
Come fui in piedi Valentino prese in bocca il mio pene, mentre l’altro m’infilò non so quante dita nel culo, facendomi il miglior ditalino anale della mia vita.
“Sì sborro !” urlai mettendo entrambe le mani sulla testa dell’altro sottomesso anche per tenergliela ferma, e rovesciandogli in bocca il mio piacere.
Fu, nonostante la brevità, uno degli orgasmi più sconvolgenti della mia vita, tanto che barcollai non poco quando mi ritrovai solo in piedi e senza appoggi.
“Non so davvero chi sia più puttana fra voi due.” sentenziò Bruno mentre si versava da bere “Valentino si farebbe inculare da chiunque abbia un cazzo degno di questo nome, e sappiamo entrambi che ne può prendere due alla volta senza fiatare. Lorenzo è più puttana, nel senso che ubbidisce a prescindere, però almeno ha qualcosa fra le gambe e volendo lo sa anche usare.”
“E quindi ?” chiesi timidamente.
“E quindi continuerò a usarmi come più mi piace, tanto godo con entrambi, anche se non siete gli unici due culi che scopo, ma questo lo sapete già.”
Valentino ed io ci rivestimmo per uscire da quella casa insieme, sperando entrambi di tornarci il prima possibile, magari tutte e due per ridar vita a quel perverso rapporto a tre che tanto ci aveva fatto godere.
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