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Lui & Lei

la moglie dell'Assessore


di amolafi
12.02.2013    |    19.457    |    0 9.4
"" Mentre con le dita di una mano frugavo dentro il suo figone, con l'altra mano avevo aperto la cerniera dei pantaloni e tirato fuori il cazzo duro come..."
Quando erano arrivati dal paesello erano due "terroncelli" pezzenti con la valigia di cartone e le pezze al culo. Dopo pochi giorni lui aveva trovato lavoro come manovale nell'impresa di un compaesano e lei faceva la pulizia delle scale di qualche condominio. Poi lui era entrato in politica (era la Milano da bere) e dopo pochi mesi tutto era cambiato, lui girava con una grossa BMW e a ogni occasione faceva mostra di avere sempre in tasca pacchi di banconote da centomila lire mentre lei andava tutti i giorni dal parrucchiere, vestiva solo le firme ed era sempre ingioiellata come un albero di Natale. A parte i suoi compaesani che lo ammiravano per essere riuscito a farsi strada, stava sulle palle a tutti gli altri e, naturalmente, sulle palle stava anche sua moglie che tutti chiamavano "madame Poumpadour"
Se capitava di trovarci faccia a faccia ci si salutava altrimenti si faceva finta di non vedersi.
Un pomeriggio di inizio luglio, come al solito, tornando dall'ufficio passai davanti alla fermata dell'autobus che portava al paese. Si stava procedendo in coda quando, guardandomi in giro, vidi sul marciapiede la moglie dell'Assessore. Avrei volentieri fatto finta di nulla ma i nostri sguardi si erano incrociati e lei mi aveva salutato, con falsa cortesia le chiesi se volesse un passaggio e lei accettò prontamente. Mentre partivamo le dissi che avrei dovuto passare per piazza Udine per ritirare delle foto e lei rispose che non c'erano problemi, anzi, mi ringraziava per il passaggio che le aveva risparmiato di aspettare per più di mezz'ora sul marciapiede al caldo l'arrivo dell'autobus.
Arrivato davanti al fotografo scesi ed entrai, ritirai le foto e pagai scambiando quattro parole con il commerciante e poi tornai alla macchina. La signora era con gli occhi chiusi e la testa appoggiata al finestrino ed aveva il leggero vestitino, firmato, sollevato fin quasi all'inguine. Prima di aprire la portiera la guardai un po', era la tipica donna meridionale, pelle scura, capelli neri e le forme un po' abbondanti. Il tipo giusto da trombare.
Aprii la portiera e lei ebbe un sussulto:
"Sei già qui? pensavo ti ci volesse più tempo, mi devo essere addormentata."
Ripartimmo ma lei non fece niente per abbassare la gonna e io continuavo a guardarle le gambe. Fingendo di fare scivolare la mano mentre cambiavo glie la misi sul ginocchio e lei non disse niente. Procedevo a velocità lentissima per prendere tempo prima di arrivare al parco Lambro e capire da che parte girare. Cominciai ad accarezzarle il ginocchio e piano piano salii più in alto.
"E adesso cosa stai facendo?"
Le risposi che nel vedere un paio di gambe così belle e invitanti avevo pensato che fosse un peccato "guardare e non toccare"
Silenzio.
Mi sentii incoraggiato e, mentre giravo per entrare nel parco, continuai la salita ed arrivai a toccarle le mutandine, di pizzo, cercando di infilare un dito in mezzo alle cosce.
"Insomma si può sapere cosa stai cercando di fare? Va bene le gambe ma lì non sono più le gambe."
Le dissi che non avevo saputo resistere davanti alla sua bellezza e che toccandole le gambe mi ero eccitato andando, forse, oltre quello che lei mi aveva concesso di fare.
Nel frattempo con il dito continuavo a spingere per infilarmi fra le cosce da sopra le mutandine.
"Perchè non pensi a guidare invece di distrarti con le mie gambe?"
Pensai che, senz'altro era una gran troia che faceva finta di fare l'ingenua ma ebbi anche il sospetto che forse era scema davvero. Accostai e mi fermai girandomi verso di lei.
"Così siamo fermi e non mi distraggo. La verità e che tu mi piaci da troppo tempo ed ora che ho l'occasione di averti qui vorrei toccarti tutta e abbracciarti per stringerti forte."
Allentò un po' la chiusura delle cosce e il mio dito si infilò in mezzo. La abbracciai e la strinsispoi le chiesi di abbassarsi un po' le mutandine per poterla toccare meglio e, sbuffando, mi accontentò. Infilai la mano e con le dita centrai subito il buco caldo e umido cominciando il movimento avanti e indietro.
Avevo il cazzo che mi scoppiava nella patta.
Facendo finta di niente andai sulla leva del ribaltamento dello schienale e lo abbassai di colpo buttandomi sopra di lei in mezzo alle sue gambe.
"Cosa stai facendo ancora?"
"Ero scomodo e così posso toccarti meglio."
Mentre con le dita di una mano frugavo dentro il suo figone, con l'altra mano avevo aperto la cerniera dei pantaloni e tirato fuori il cazzo duro come un pezzo di marmo dalla voglia. Dopo avere spostato bene lo slip, guidato dalla mano trovai subito il buco e con una spinta ve lo infilai prima che potesse rendersene conto.
"Questo non era previsto, tiralo subito fuori! Dici che mi vuoi toccare e poi fai queste cose. Tiralo fuori ti ho detto."
Sarebbe bastato che mi spingesse indietro e mi sarebbe scivolato fuori ma diceva a me di tirarmi indietro, era la prova che era una troia che faceva finta di essere ingenua e cominciai a pomparla su e giù.
Infilai la mano nella scollatura del vestitino leggero e cominciai a palparle le grosse tette mentre aumentavo la profondità delle spinte. Tentò ancora di dirmi di tirarlo fuori ma oramai era evidente che voleva che continuassi.
Dopo qualche spinta venni dentro di lei che nel frattempo, a parte qualche piccolo gemito, era rimasta abbastanza impassibile di fronte alla mia fatica.
"Certo che se avessimo fatto le cose un po meglio avrei potuto divertirmi anch'io e non solo tu."
"Non c'è problema, questo era solo l'antipasto. Ora ci divertiamo."
Mi sollevai e mi slacciai il pantalone e abbassai lo slip, le presi la testa e l'accompagnai giù a prenderlo in bocca e lei cominciò a ciucciare mentre io le avevo abbassato le spalline del vestito e l'avevo scoperta completamente dalla vita in su cominciando a palparle le tette e a baciarle le spalle. Sentivo le sue labbra che me lo succhiavano fino in fondo mentre il mio cazzo tornava bello rigido. La ribaltai sul sedile e le andai sopra prendendole le gambe e sollevandole perchè potesse entrare tutto fino in fondo e con una spinta lo infilai tutto. Mentre la pompavo, ora, non frenava più il suo godimento e con le mani sul mio culo mi dava il ritmo e la forza delle spinte. Quando cercai di tirarlo fuori e puntarle il culo si ritrasse e mi disse che quello non lo dava a nessuno. Glie lo rimisi dentro e dopo qualche spinta venni dentro di lei lasciandomi andare a peso morto.
Quando ci rivestimmo smadonnò un po' per il vestitino tutto stropicciato e io le proposi, per le prossime volte, di andare in Motel dove avremmo potuto fare le cose con più comodità, spogliandoci e senza stropicciare i suoi costosissimi abitini.
"Domani pomeriggio puoi passare anche un po' prima di stasera?"
"Se vuoi prendo anche tutto il pomeriggio."
Lei era un gran troione ma la soddisfazione maggiore era stata quella di trombare la moglie di quel ladro bastardo e, senz'altro, mafioso di un Assessore.
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