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incesto

le confessioni di una ninfomane


di amolafi
12.05.2016    |    54.986    |    4 9.1
"Quando il marito dovette allontanarsi per lavoro in un'altra città per due settimane studiò il modo per arrivare al suo scopo, non poteva continuare così con..."
La relazione con Carlotta è durata oltre trent'anni durante i quali, oltre al sesso, siamo diventati amici e complici al punto di raccontarci le nostre avventure erotiche con altri/e. Quando le raccontai di avere scopato mia suocera con un mezzo ricatto (vedi "la suocera frigida") a sua volta mi raccontò un paio di cose abbastanza sconvolgenti.
Fin da piccolissima aveva l'abitudine, la domenica mattina, di alzarsi presto e di infilarsi nel lettone in mezzo ai genitori, poi quando la mamma si alzava continuava a dormire abbracciata al papà. Verso i dodici/tredici anni, quando già le erano spuntate le tette e un po' di pelo sul pube, una mattina suo padre cominciò a prenderla in giro per le gobbe che invece che sulla schiena le erano spuntate davanti e glie le aveva toccate a lungo, poi, dicendo di voler controllare se le era spuntata la barba sulla fighetta, le infilò le mani nelle mutande scendendo fino in mezzo alle gambe e indugiando sulla sua fessura con un dito. Provò una sensazione mai provata prima di allora e lo lasciò fare. In seguito, suo padre,mentre la toccava le disse di provare a sentire quello che aveva lui al posto della fighetta (parole sue) e quando allungò la mano si trovò a toccare un affare grosso e duro, le insegnò come maneggiarlo e dopo un po' le sborrò nelle mani dicendole di andare subito in bagno a lavarle prima che la mamma se ne accorgesse.
Quello fu il loro segreto e continuarono per molto, anche quando lei era già grande, a masturbarsi a vicenda e questo, secondo me, fu la causa scatenante della ninfomania di Carlotta che alla vista di in cazzo non capiva più niente, a qualsiasi ora del giorno la incontravi era disponibile a farsi scopare, magari una sveltina sotto un portone o nel retro di un negozio, ma pur di prendere un cazzo era disposta a tutto.
La seconda confidenza fu ancora più sconvolgente.
Era una calda notte d'estate e fu svegliata dal sonno da un rumore secco, svegliò il marito dicendogli di andare a vedere ma lui rispose che l'allarme non aveva suonato e senz'altro era qualcosa che era caduto e si girò a dormire. Carlotta si alzò e andò nella camera del figlio diciannovenne e vide che la foto della sua ragazza che di solito stava sul comodino era caduta a terra forse per un gesto involontario del ragazzo nel sonno, la raccolse e poi girandosi verso di lui che dormiva vide che dagli slip spuntava un bel pezzo di cazzo in tiro. Constatò le buone dimensioni e pensò a come fosse contenta la ragazza della fotografia ogni volta che si prendeva quella razione di carne nella passera. Avrebbe dovuto tornare a letto ma era calamitata da quello spettacolo e combattendo contro l'istinto di madre che avrebbe suggerito che non era cosa per lei, si avvicinò e glie lo accarezzò, poi gli diede un tenero bacio sulla cappella e uscì dalla camera. Prima di tornare a letto con il marito che russava si fermò in bagno e si masturbò.
Nei giorni seguenti non pensava ad altro che al cazzo di suo figlio, pur essendo molto combattuta se fosse giusto o no, ogni notte con la scusa di controllare che tutto fosse a posto, tornava a guardarlo.
Quando il marito dovette allontanarsi per lavoro in un'altra città per due settimane studiò il modo per arrivare al suo scopo, non poteva continuare così con quel chiodo in testa.
Finse di avere paura a dormire sola e convinse il figlio a trasferirsi nel lettone fino a quando sarebbe tornato il padre in modo da averlo vicino e guardarlo e toccarlo quando voleva approfittando del suo sonno pesante. Dopo un paio di notti passate a sfiorarlo e appoggiarvisi con il sedere quando lui era girato dalla sua parte con il cazzo in tiro e masturbandosi nel desiderio di averlo dentro di lei, una notte che non ce la faceva più gli abbassò con precauzione l'elastico dello slip e si abbassò prendendogli in bocca la cappella delicatamente per non svegliarlo. Tutto sarebbe finito li con la solita masturbazione se non avesse sentito una mano sopra la testa che la spingeva a prenderlo tutto, gli abbassò completamente lo slip e cominciò a lavorarlo di lingua (Carlotta faceva pompini da vera professionista, con capacità e passione) glie lo succhiava e lo leccava pompando su e giù intervallando il tutto con abbondanti leccate di palle e non ci volle molto che sentisse le contrazioni dell'orgasmo e i getti abbondanti di sborra riempirle la bocca. Ingoiò il caldo liquido e tenne il cazzo in bocca fino a quando si ammosciò e poi si sdraiò accanto al ragazzo abbracciandolo mentre lui in silenzio lasciava fare come se stesse dormendo. Era contenta di aver bevuto il seme di suo figlio ma la voglia di sentirsi dentro di lei quel bell'uccellone non la lasciava soddisfatta. Andò giù ancora prendendolo in bocca e in un attimo il cazzo si indurì di nuovo, gli salì a cavallo e se lo infilò cominciando a muoversi e a dimenarsi spingendo per sentirlo entrare il più possibile raggiungendo quasi subito l'orgasmo mentre lui era completamente inerte. Ora era soddisfatta ma continuava a stare sopra di lui, sentire dentro di se l'uomo che più amava al mondo le dava una sensazione stupendamente eccitante e intanto continuava a muoversi e andare su e giù. Quando le mani del ragazzo la afferrarono per i fianchi dandole il ritmo capì che stava venendo e quasi contemporaneamente venne anche lei.
Fino al ritorno del marito, ma anche dopo quando ne capitava l'occasione, passarono notti di fuoco ma tra loro non fecero mai alcun cenno a quello che facevano di notte al buio.
Quando il ragazzo si sposò la loro relazione finì, quel bel cazzone non era più roba sua ma dell'altra.
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