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tre vecchi sporcaccioni


di amolafi
27.11.2017    |    25.190    |    3 9.4
""Non mi interessa che vieni tu, lo voglio dentro e devi rompermi il culo come a quella puttana..."
Io e Gianni (vedi L'AMICO RITROVATO) ci vediamo tutte le mattine, prendiamo un caffè e poi ci facciamo delle lunghe passeggiate. Ogni tanto, vista l'età, saliamo in casa sua e mi metto a gambe aperte sul divano e lui si inginocchia davanti a me e lo succhia a lungo prima di infilarmi il preservativo, poi si mette in ginocchio sul divano e me lo sbatto come ai vecchi tempi con grande godimento di tutti e due.
La scorsa settimana, ci eravamo appena seduti al tavolino del bar quando è entrata Carlotta, con la quale ho avuto una relazione di quasi trent'anni finita da qualche anno in modo molto burrascoso. Dopo qualche attimo di imbarazzo mi ha salutato timidamente e io, rispondendo al saluto, l'ho invitata a prendere il caffè con noi.
Si è parlato del più e del meno e quando Gianni ha chiesto da quanto tempo ci conoscevamo, Carlotta, ha risposto dicendo che tra noi c'era stata una lunga storia finita per un malinteso che lei non aveva capito bene e poi aveva aggiunto.
"Io in tutti questi anni ho aspettato che il tuo amico mi telefonasse ma lui non ha mai ritenuto di farsi vivo, ora che ha avuto il coraggio di invitarmi al tavolo e offrirmi un caffè spero trovi anche il coraggio di chiamarmi per chiedermi di uscire una sera."
Quando rimanemmo soli, Gianni, mi chiese che storia fosse e gli raccontai che Carlotta era (è) una ninfomane che si faceva scopare a qualsiasi ora del giorno e della notte ma aveva il vizio di raccontare alle sue amiche le sue avventure e una di queste aveva parlato troppo e mi aveva inguaiato con mia moglie. Da li la fine burrascosa della nostra storia.
Mi aveva chiesto se l'avrei scopata ancora ed avevo risposto dicendo che andare in motel io settant'anni e lei sessantacinque mi sarei sentito ridicolo, escluso di fare car sex e altri posti non ne avevo.
"Se vuoi potete venire a casa mia, a una condizione, vi voglio guardare."
Mi disse che la sua sarebbe stata una presenza discreta e che non ce ne saremmo accorti, anzi, potevo anche non dirlo a Carlotta che non avrebbe minimamente sospettato la sua presenza.
Chiamai Carlotta e le diedi appuntamento per quel pomeriggio, io l'avrei aspettata in casa.
Gianni mi disse che si sarebbe nascosto al buio nella cameretta della figlia lasciando la porta appena accostata e ci avrebbe guardato da li. Per evitare brutte figure mi ero buttato giù un Cialis 50'.
Quando entrò Carlotta mi buttò subito le braccia al collo e mi baciò e mentre andavamo verso la camera da letto cominciammo a spogliarci. Mi misi a gambe aperte sul letto e lei si inginocchiò cominciando a baciarlo e a leccarlo mentre io le tenevo la testa per spingerglielo tutto in bocca, alzando la testa vidi Gianni sulla soglia della camera con l'uccello in mano. Mi misi sopra Carlotta e cominciai a leccargliela con il mio cazzo che le stantuffava la gola, alzando lo sguardo vidi Gianni che si era avvicinato a meno di un metro da noi approfittando che Carlotta non riuscisse a vederlo e aveva il cazzo oramai in tiro completo e se lo stava menando.
Andai sopra di lei e dopo averle infilato le braccia sotto le ginocchia sollevandola in modo che Gianni potesse vedere bene glie lo misi dentro cominciando a pomparla lentamente fino a quando fu dentro fino in fondo prima di cominciare a spingere forte.
Carlotta era sempre la stessa e dopo pochi colpi venne la prima volta e poi venne altre volte mentre io, pur avendolo duro come un pezzo di legno, non sentivo nessuno stimolo a venire e il mio cazzo non aveva la sensibilità solita. La pompavo con rabbia spingendo più forte che potevo ma non sentivo niente mentre la porca continuava a godere.
La feci girare e si mise in ginocchio, le andai dietro e glie lo infilai cominciando a pompare forte mentre la tenevo per i fianchi per dare più forza alle spinte ma era tutto inutile, le bagnai l'ano con la saliva e poi glie lo puntai infilandolo fino in fondo con una spinta forte che la fece gemere di dolore e poi cominciai a pompare. Cominciavo ad essere stanco ma non riuscivo a venire mentre , ad ogni mia spinta, Carlotta gemeva dal piacere. Continuai non so per quanto tempo a sbatterla con forza spingendo fino in fondo e finalmente sentii che forse stavo per venire anch'io. Aumentai la frequenza e, se possibile, la forza delle spinte mentre lei ora si lamentava che le stavo facendo male ma io non l'ascoltavo, dovevo venire e se le facevo male non mi interessava.
Finalmente raggiunsi l'orgasmo e mi lasciai andare distrutto sul letto mentre lei faceva la gattina e mi rimproverava di essere un cattivone che le aveva fatto molto male:
"Mi hai proprio rotto il culo, si vede che sei invecchiato, una volta eri più tenero e delicato anche quando me lo sbattevi nel mio buchino d'oro."
Si rivestì e prima di andarsene, sulla porta, ammiccando verso la cameretta buia mi disse di salutare il mio amico. Gianni non era stato così discreto come aveva promesso ma a Carlotta non aveva fatto nè caldo né freddo, a lei interessava solo scopare.
Appena chiusa la porta Gianni uscì dalla cameretta, era nudo e con il cazzo in tiro.
"Guardando come ti inculavi quella troia mi sono fatto una sega e sono venuto. Glie lo avrai tenuto dentro almeno mezz'ora mentre con me cinque minuti e via, ma ora non mi scappi, lo voglio anch'io e non mi accontento di due colpi. Regolati."
Gli dissi che dopo uno sforzo del genere non sarei stato in grado di farne un'altra e quando mi fece notare che il cazzo non mi si era ammosciato del tutto ed era già quasi pronto gli dissi che anche se mi fosse venuto duro non avrei potuto venire ancora, ci sarebbero volute ore.
"Non mi interessa che vieni tu, lo voglio dentro e devi rompermi il culo come a quella puttana. Se non vieni meglio, duri di più. La pillolina che hai preso voglio sfruttarla anch'io."
Senza che mi lavassi me lo prese in bocca e me lo succhiò infilandoselo tutto in gola e poi, per la prima volta con lui, andammo sul letto, mi infilò il preservativo e si girò offrendomi il suo culone tondo e bianco. Glie lo infilai con un solo colpo spingendolo dentro tutto.
"Si spaccami, rompimi tutta, voglio essere trattata come quella troia."
Tenendolo per i fianchi lo sbattevo con tutta la forza che avevo spingendo fino in fondo facendolo gemere ad ogni colpo e schiaffeggiandolo sulle chiappe che oramai erano diventate paonazze.
Più cercavo di fargli male e più lui godeva ma oramai cominciavo ad essere veramente stanco e non sentivo nessuno stimolo. Gli dissi che volevo smettere ma mi disse di resistere, di sbatterlo più forte che potevo e di fargli male perché stava per venire.
Finalmente riuscì a venire e io, completamente distrutto, mi abbandonai sul letto mentre lui mi toglieva il preservativo e me lo puliva con la lingua.
Quando tornai a casa mia moglie notò la mia espressione stravolta e io diedi la colpa a Gianni che aveva voluto fare un giro più lungo del solito e dato che avevamo fatto tardi l'ultimo tratto di strada l'avevamo fatto di corsa. Penso l'abbia bevuta.
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