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di amolafi
28.02.2013    |    18.478    |    1 9.3
""Cosa hai fatto? Hai mollato le tue donne?" Gli dissi che il pensiero delle sue tette mi stava tormentando e che dovevo per forza metterci le mani,..."
Mi avevano chiesto se fossi disponibile ad accompagnare la squadra dei piccolini a Genova per un torneo indoor. Accettai, senza l'obbligo di restare tutto il tempo nella palestra, perchè Genova è una città che mi è sempre piaciuta e che, per me, è una delle più emozionanti da visitare nella sua parte più caratteristica. Tanto per intenderci le vie cantate da De Andre.
Arrivati con più di un'ora di anticipo sulla prima partita, proposi di andare a prendere qualche focaccia da dare ai bambini tra una partita e l'altra e due mamme accettarono di venire con me. Ci indicarono una panetteria dicendoci che era poco più di una topaia ma che le focaccie erano buonissime.
Entrati nel negozio vedemmo davanti a noi una signora in accappatoio e con i bigodini in testa. Dopo due secondi, sentita la voce, capii che si trattava di un travestito. Si girò per vedere chi era entrato e fui colpito da un paio immenso di tette che strabordavano dall'accappatoio. Il viso, con il trucco mezzo disfatto, non era male, una bella faccia da troione.
Il commerciante venne verso di noi e io gli dissi di fare pure con la "signora" ma fu lo stesso trav a rispondermi mostrandomi un sacchetto che teneva in mano:
"Grazie caro, ma come vedi ho già fatto la mia spesa. Stavamo solo chiacchierando."
Le due signore mi sembravano quasi spaventate, intimorite dal personaggio.
Sul banco c'erano delle focacce al taglio e delle focaccine tonde. Chiesi al panettiere quali fossero le migliori ed ancora il trav mi rivolse la parola:
"Amore, puoi prendere quelle che vuoi. Tonde o al taglio sono le migliori di tutta Genova."
La misi sul ridere mentre non gli toglievo gli occhi dalle tettone.
"Ma ti pagano molto per la sponsorizzazione?"
"Io sono abituata a dire sempre la verità e queste sono veramente buone. Credimi"
Veramente senza pensarci mi usci detto:
"Mi devo fidare o mi prendi per il ...."
Non feci intempo a finire la frase:
"Amore, non lo farei mai. Semmai mi piacerebbe che fossi tu a prendermi."
Le due donne erano sempre più impressionate da quanto ci stavamo dicendo.
Pagai e mentre uscivo mi girai e salutai il travestito chiedendogli di dirci almeno il suo nome.
"Io sono Fernanda e abito nel portoncino qui poco più avanti. Capisco che hai già due donne ma se vuoi posso diventare la terza."
Gli dissi che erano solo amiche e che mi dispiaceva di abitare a Milano, troppo lontano, altrimenti non avrei mancato di farle visita."
Usciti, le due signore si sbloccarono e, tornando verso la palestra, scherzammo per le cose che ci eravamo detti. Però io avevo detto la verità. L'avrei scopata anche li sul posto.
Appena cominciata la partita chiesi se qualcuno volesse venire a fare un giro per la città ma tutti erano impegnati a guardare le imprese dei loro piccoli e nessuno accettò. Meno male.
Mi diressi verso la panetteria e puntai al portoncino. Era appena accostato. Spinsi ed entrai. Nel piccolo cortiletto vidi una porta e bussai pensando che, anche se avessi dovuto chiedere a qualcuno dove trovare Fernanda, non me ne fregava niente di quello che potevano pensare. Tanto non li avrei più visti.
Mi venne ad aprire proprio lei. Aveva lo stesso accappatoio mezzo slacciato che mostrava quasi del tutto le tettone e un minuscolo slip. Mi fece entrare.
"Cosa hai fatto? Hai mollato le tue donne?"
Gli dissi che il pensiero delle sue tette mi stava tormentando e che dovevo per forza metterci le mani, e qualcos'altro, sopra. Mentre parlavo la abbracciai infilando le mani sotto l'accappatoio e mettendogliele sul culo.
"Vedendo come mi guardavi ho pensato subito che dovevi essere un tipo focoso ma non a questo punto."
Ci sedemmo sul divano, la feci sdraiare e infilai la testa in quel paradiso leccando e ciucciando. Profumava di bagnoschiuma. La feci girare e cominciai a leccarle la schiena per arrivare alle natiche. Aveva un bel culo. Abbondante ma molto arrapante. Infilai la mano tra le gambe e andai a toccargli il minuscolo cazzettino che avevo già visto mentre le toglievo tutto.
Mi sedetti e venne in ginocchio davanti a me cominciando subito a pomparmelo e a leccarmelo. Andò giu sotto le palle e, dopo avermi fatto alzare le gambe, cominciò a leccarmi il culo. Era bellissimo ma rischiavo, con la sega che mi stava facendo mentre leccava il culo, di venire subito.
La feci staccare e ripresi a leccarle le tette. Mi chiese di prenderglielo in bocca ma dissi che non l'avevo mai fatto ed ero solo attivo. Insistette e l'unica cosa che feci fu un bacio veloce sulla piccola cappella. Prese un preservativo dalla borsetta e me lo infilò.
Le alzai le gambe e lo puntai al culo. Spinsi ed entrò senza alcun sforzo proprio come nella figa di una vecchia bagascia. Era un posto caldo ed accogliente ma molto morbido. Chissa quanti cazzoni aveva preso per essere così largo. Cominciai a pomparlo mentre gli stavo facendo una sega con tre dita. Gli chiesi di venire insieme ma mi rispose che se avesse dovuto venire ogni volta che lo prendeva in culo avrebbe dovuto sborrare almeno una ventina di volte ogni giorno. Continuai a pomparla spingendo più forte che potevo a fondo fino a che venni dentro di lei. Dopo avermi levato il preservativo mi lavò lei stessa sopra il suo bidet. Mentre mi insaponava sentivo che il mio fratellino era ancora sensibile alla vista di quelle tettone che ballavano davanti ai miei occhi e a quelle mani esperte che me lo manipolavano. Senza farmi alzare andò giu di testa e me lo prese in bocca succhiandolo come una pompa sottovuoto. In un attimo tornò duro, nonostante l'età, e con mia sorpresa non ci misi tanto a venire un'altra volta nella sua bocca. Era, ed è, una creatura tutto sesso, all'età di 65 anni era stata capace di farmi venire due volte nel giro di poche decine di minuti. Con la bella stagione penso di tornare, in moto, a Genova e, se la moglie non rompe i maroni, di fermarmi anche un paio di giorni. Di sera andra a lavorare ma di giorno ho intenzione di togliermi tutte le voglie.
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