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la suocera frigida


di amolafi
13.11.2012    |    110.938    |    2 9.5
"Mia suocera, fin dal pèrimo giorno che l'avevo conosciuta, mi aveva sempre dato l'impressione della donna fredda..."
Mia moglie mi raccontava che, quando era piccola e dormiva nella camera dei suoi genitori, li sentiva sempre litigare. Lui aveva voglia di scopare e lei lo rifiutava. Mi diceva che erano cose che succedevano spesso.
Mia suocera, fin dal pèrimo giorno che l'avevo conosciuta, mi aveva sempre dato l'impressione della donna fredda. Una di quelle persone staccate dal resto della gente, insensibile, di quelle che non mostrano mai una minima emozione. Il prototipo della frigida.
Quando morì mio suocero, per tenerla un po su, la invitammo a passare qualche giorno a casa nostra. La presenza dei nipoti speravamo la potesse distrarre un po'.
Di giorno mia moglie andava al lavoro e noi restavamo a casa con mio figlio che aveva due anni. Andavamo a fare la spesa poi lei preparava il pranzo e al pomeriggio, quando il bambino dormiva, io facevo qualche lavoretto in giardino e lei guardava la televisione o lavorava a maglia.
Un pomeriggio di una giornata molto calda, dopo aver tagliato l'erba e potato la siepe, rientrai in casa per farmi una doccia. Dopo che mi fui asciugato, completamente nudo, entrai in camera per vestirmi e me la trovai davanti. Imbarazzato per l'inattesa presenza mi misi la mano davanti e ritornai in bagno mentre lei rimase impassibile, anzi, mi disse:
"Con un marito e tre figli maschi sono abituata a vedere certe cose. Non preoccuparti."
Il mattino seguente, dopo che mia moglie fu uscita, andai in bagno per farmi una doccia e, all'uscita, me la ritrovai davanti. Cercai di restare naturale e presi le mutande dal cassetto e me le infilai e mi vestii. Al pomeriggio mi venne l'idea di vedere se quegli episodi erano stato un caso o se c'era qualcosa di intenzionale. Dopo aver fatto finta di fare qualcosa in cantina rientrai e come se parlassi da solo dissi:
"Una bella doccia è quello che ci vuole."
Feci la doccia, mi asciugai e spalancai di colpo la porta scorrevole del bagno. Lei era la appoggiata all'armadio come se stesse aspettando un segnale per muoversi. Questa volta fu lei a rimanere sorpresa. Presi le mutande dal cassetto ma non le infilai e andai verso di lei che lanciava fugaci occhiate al mio cazzo in semitiro (me lo ero masturbato un po' nel bagno per farglielo vedere bene quando uscivo).
Le presi la mano e la portai giù. Tentò una breve resistenza nel tentativo di salvare le apparenze. Insistetti e me lo prese in mano.
"Cosa vuoi? Cosa stai facendo, sono la mamma di tua moglie."
"Vuoi che dica a mia moglie che ogni volta che esco dalla doccia nudo sua madre è davanti alla porta?"
Le presi il polso e l'aiutai nel movimento avanti e indietro e quando tolsi la mia mano continuò a menarmelo da sola fino a quando le misi una mano sulla testa e la spinsi giù.
"Cosa vuoi farmi fare? Certe cose non le ha mai fatte neanche a mio marito. Lasciami stare."
"Se è per quello tuo marito non poteva neanche scoparti quando aveva voglia. Ma io non sono tuo marito. Assaggialo, se non ti piace lasciamo perdere."
In effetti non aveva grandi abilità nel pompino e ogni tanto mi faceva sentire i denti. Dopo un primo timido approccio cominciò a prenderci gusto e a succhiarlo per bene. Le prendevo la testa e glie lo infilavo tutto in gola e poi mi muovevo avanti e indietro per scoparle le labbra come fosse una figa.Le sborrai in gola tenendola chiacciata contro fino a quando non inghiottì tutta la sborra.
"Sei contento adesso? Sarai soddisfatto di avere fatto certe porcate con la mamma di tua moglie."
E se ne andò in cucina forse a meditare su quanto era successo.
Dopo essermi lavato mi infilai un paio di pantaloncini senza mettere sotto le mutande, ero intrippato di brutto e l'idea di avere fatto il porco con quel pezzo di ghiaccio di mia suocera mi aveva fatto rimanere la voglia e ora, se il bambino non si svegliava, avrei preso ancora di più.
Stava lavando le tazzina della colazione e le andai dietro mettendole le mani sul culone da cavalla.
"Cosa fai? stai fermo!" Urlò.
"Stai buona. Abbiamo fatto trenta e ora facciamo trentuno."
"Stai fermo. Guai a te!"
La presi di forza e la trasciani verso il soggiorno dove c'era il divano ma lei resistette e cademmo per terra. Le misi subito le gambe in mezzo alle sue e per non farla urlare misi la bocca sulla sua. Riuscii ad abbassarmi i pantaloncini e glie lo puntai in mezzo alle gambe. Lei tentava di divincolarsi ma ero piantato bene in mezzo alle gambe e non riusciva a chiuderle. Con fatica le spostai le mutande da un lato e spinsi fino a quando trovai il buco e lo infilai dentro tutto cominciando a pomparla con colpi brevi per non rischiare che riuscisse a respingermi. Lentamente si lasciò andare e cominciò a partecipare. Mi veniva incontro con il bacino per farlo entrare fino in fondo e con le mani mi aveva preso le natiche e dava forza ai miei colpi. Mi faceva un po' senso baciarla ma quando lei cercò le mie labbra chiusi gli occhi e tirai fuori anch'io la lingua. Quando la sentii venire mi lasciai andare e le sborrai dentro mentre lei mi stringeva le chiappe fino a piantarmi le unghie. Mi trattenne contro di lei a lungo fino a quando mi diventò molle. Prima di rivestirsi e andare in bagno a lavarsi
mi disse:
"Sei un disgraziato. Mi hai fatto fare cose che non avevo mai fatto in tutta la mia vita. Sarai contento adesso."
"Io si. Non dirmi che a te è dispiaciuto."
Andammo al supermercato a fare la spesa e quando fummo in una corsia vuota le diedi una pacca sul culo.
"Almeno in pubblico cerca di trattarmi da suocera."
Le chiesi perchè avesse sempre respinto suo marito e mi rispose che era un contadino e che puzzava di campagna e di vecchio. Fosse stato profumato come te sarebbe stata un'altra cosa."
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