Gay & Bisex
“Solo un’Estate” -Parte 2

20.04.2025 |
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"Poi si è alzato, ti ha fatto stendere, ha preso il lubrificante dallo zaino..."
Il treno è arrivato a Bologna con dieci minuti di ritardo, per l'ennesima volta, ma tu lo avevi già sentito dentro di te, quell’arrivo. Come se il corpo lo sapesse prima del cuore. Andrea era lì, sulla banchina, con lo zaino su una spalla, i capelli spettinati dal viaggio e quello sguardo… come un ragazzo di vent’anni che scappa da casa per un sogno.Non avete parlato. Solo un abbraccio, lungo, pieno. Il suo naso affondato nel tuo collo, come se avesse bisogno di riconoscerti col profumo.
La stanza era già pronta. Un appartamento in affitto in via Mascarella. Persiane verdi, luce dorata sul parquet consumato. Un letto largo, e finalmente, niente più segreti.
Appena entrati, ha chiuso la porta a chiave. Ti ha guardato fisso. E ti ha baciato. Non era un bacio affamato. Era lento, solenne, pieno di quel silenzio che solo chi ha desiderato troppo può capire.
Ti ha spogliato con calma. Un bottone alla volta. Le mani tremavano. Ti ha fatto sedere sul bordo del letto, ti ha spostato i capelli dalla fronte e si è inginocchiato davanti a te.
La sua bocca sul tuo cazzo è stata una rivelazione. Calda, lenta, decisa. Ogni leccata era un sussurro. Ogni volta che ti guardava dal basso con gli occhi lucidi, ti sentivi implodere.
«Voglio che vieni nella mia bocca… fammi sentire che sei mio.» Lo ha detto con voce roca, come una supplica.
E tu ci sei andato. Ti sei lasciato andare completamente. Lui ha bevuto tutto, senza distogliere mai lo sguardo, come se fosse quello, il suo nutrimento.
Poi si è alzato, ti ha fatto stendere, ha preso il lubrificante dallo zaino. Era pronto. Aveva pensato a tutto.
Ti ha baciato mentre ti apriva, prima con le dita, poi con la lingua. Ti ha leccato per minuti, con cura, facendoti tremare, stringere le cosce intorno al suo viso, piangere di piacere.
E quando è entrato in te, lo ha fatto lentamente, tenendoti la mano.
Ogni spinta era lenta, profonda, dolorosamente bella.
«Sei l’unica cosa che mi fa sentire vivo, Giò…» ti diceva mentre ti scopava con dolcezza feroce. «Fammi restare dentro… non farmi uscire… fammi dimenticare tutto.»
Ti ha portato all’orlo e ti ha tenuto lì, facendoti venire con un bacio lungo, aperto, rovesciato su di lui, con il tuo seme tra i vostri corpi, caldo e impudico.
Siete rimasti abbracciati a lungo, sudati, confusi, felici, pieni.
Ma la notte dopo, tutto è crollato.
La scoperta
Stava uscendo dalla doccia quando ha ricevuto il messaggio.
“Lo so. Possiamo parlarne?”
Era sua moglie. Una donna intelligente, forte. Non aveva mai sospettato davvero… o forse sì, ma aveva sempre sperato di sbagliarsi.
Lui ha preso il primo treno per tornare. Tu gli hai detto solo una cosa:
«Non mentirle. È l’unica cosa che le devi. La verità.»
Due giorni dopo, ti ha richiamato. La voce rotta, stanca, ma… libera.
«Gliel’ho detto tutto. Di noi. Di me. Di quello che provo.»
Silenzio.
Poi la frase che non dimenticherai mai.
«Mi ha guardato negli occhi, Giò, e mi ha detto: “Se fosse stata una donna, l’avrei combattuta. Avrei lottato con le unghie e con i denti. Ma un uomo? Contro un uomo… io non posso fare niente. Perché tu non hai cercato una scappatoia. Hai trovato te stesso. E io non posso odiarti per questo.”»
Ti sei seduto. Avevi la pelle d’oca.
«Mi ha detto che mi lascia andare. Che vuole che io sia felice. Che capisce. E che anche se non mi capisce, mi rispetta.»
Tu non riuscivi a parlare.
«E adesso?» sei riuscito solo a mormorare.
Andrea ha sospirato. Lungo.
«Adesso vengo da te. Ma senza zaino. Stavolta… vengo senza peso.»
Sono passati mesi.
Vivete insieme, non ancora come coppia ufficiale. Le cose sono complicate, certo. Andrea vede suo figlio spesso. Ha ancora momenti di colpa. Ma la notte, nel vostro letto, non c’è più vergogna.
Solo mani che si cercano nel buio. Cazzi che si uniscono, bocche che si aprono, corpi che finalmente si appartengono. Scopate lente, a volte brutali, altre volte piene di baci e sussurri.
La libertà non è stata un trionfo. È stata un prezzo. Ma voi lo avete pagato. Con il cuore. Con la pelle. Con il coraggio.
E se qualcuno ti chiede chi è Andrea per te, tu rispondi solo:
«È l’uomo che mi ha scelto. Quando non scegliere era più facile.»
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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