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Gay & Bisex

"Sotto le Torri" – Parte 4: Fuoco eSabbia


di SERSEX
20.04.2025    |    187    |    0 9.6
"» Giò chiuse gli occhi, sorridendo..."
Era Pasquetta, e Bologna si era svuotata. Claude aveva insistito per una gita al mare, direzione Comacchio, con una coperta nello zaino e un pacco di birre calde. Giò aveva accettato, anche se non amava i posti affollati.

«Ci sarà un amico, uno che conosco dai tempi di Parigi,» aveva detto Claude.
Un amico, certo.

Quando arrivarono alla spiaggia libera, il sole era già alto. Il mare piatto, la sabbia bagnata e umida sotto i piedi nudi. Giò si stese sulla coperta e accese una sigaretta, mentre Claude si guardava attorno, nervoso, come se aspettasse qualcosa.

E poi arrivò.
Alto, moro, occhiali da sole, un sorriso che puzzava di guai e un corpo da pubblicità di biancheria.
Lo baciò sulle guance, poi sulle labbra, con troppa lentezza.
«Ti sei fatto ancora più bello, Claude,» disse in francese.
Claude rise, sfiorandogli il petto con le dita.

Giò li guardava, la sigaretta dimenticata tra le dita. Il cuore, improvvisamente, accelerato.

«Giorgio,» disse Claude, «questo è Luc, un mio... amico di vecchia data.»
Vecchia data il cazzo, pensò Giò.

Il resto del pomeriggio fu un supplizio: Luc e Claude che parlavano in francese, che si toccavano con naturalezza, che ridevano di ricordi a cui Giò non apparteneva. Poi il bagno insieme, da soli, e quei sussurri sottovoce. E Claude che usciva dall’acqua con gli occhi lucidi, come dopo una scopata troppo buona.

Giò non ce la fece più. Si alzò, sparì dietro le dune. Il cuore gli batteva forte, lo stomaco chiuso. Ma non era solo rabbia. Era paura. Una certezza che gli cresceva dentro: non era solo sesso, mai lo era stato. Era amore. E ora lo stava perdendo.

Qualcuno gli si avvicinò alle spalle.
«Giò,» disse Claude, la voce bassa.

«Vai da lui,» rispose Giò senza voltarsi.
Ma Claude gli afferrò il polso, lo girò di forza.
«Tu sei geloso.»
«E tu sei un bugiardo.»

Lo sguardo di Claude era duro, ma tremava.
«Luc è stato il mio primo amore. Quello vero. Ma l'ho perso. E da allora…»

«E da allora hai collezionato corpi, cazzi, bocche... anche me?»
Giò era furioso, gli occhi umidi.

Claude fece un passo avanti.
«No. Tu non sei uno dei tanti. Tu sei quello che mi fotte il cervello. Quello che mi fa paura.»

E allora lo baciò.
Con forza. Con disperazione. Lo spinse contro la sabbia calda, lo prese per il collo e lo baciò come se non ci fosse nessun domani, nessun altro.

Giò lo afferrò per la maglietta, gliela strappò via, poi i pantaloncini. Claude era già duro, eccitato da quella tensione, da quella rabbia che li rendeva folli.
«Qui? Davvero?» sussurrò.
«Sì. Adesso. Voglio marchiarti davanti a quel figlio di puttana.»

Giò lo spinse a terra, lo montò sopra, si abbassò e gli prese il cazzo in bocca con una fame nuova, diversa. Non era solo voglia: era possesso, rivendicazione, urgenza. Claude gemeva, mordendosi il dorso della mano per non urlare. La spiaggia era deserta oltre la duna, ma l’idea di essere scoperti li eccitava ancora di più.

Giò lo cavalcò, lo fece godere, poi si fece penetrare così, lì, con la sabbia tra le dita e il sole che gli incendiava la pelle. Claude lo scopava con forza, le mani strette sulle anche, i denti che affondavano nel collo.

Ogni spinta era una dichiarazione: sei mio. non ti mollo. mai più.

Quando vennero, si strinsero così forte che sembrava volessero fondersi.

Dopo, stesi ancora nudi, Claude sussurrò:
«Non voglio più tornare indietro. Tu sei quello giusto. E io sono stanco di scappare.»

Giò chiuse gli occhi, sorridendo.
“Allora resta. Ma sappi che da oggi… sei mio.”

Vuoi che andiamo avanti con la notte che segue? Una riconciliazione ancora più fisica, o magari una scena a tre tra loro e Luc… per mischiare le carte?
Dimmi tu dove vuoi portarli.

Claude si stava ancora muovendo piano, le mani che accarezzavano la schiena di Giò con delicatezza, il respiro che si stava facendo finalmente più calmo, quando sentirono il rumore di passi nella sabbia.

«Claude?»
La voce era inconfondibile. Francese, tirata, piena di qualcosa che somigliava troppo alla rabbia.

Luc.

Giò si irrigidì, ancora seminudo, le gambe ancora tra quelle di Claude. Non si mosse, non disse nulla. Ma il gelo che lo attraversò fu chiaro.

Luc sbucò tra le dune e li trovò così. Incollati, sudati, il corpo di Claude sopra a quello di Giò, ancora tremante.
Rimase lì, in silenzio per un istante, e poi... sorrise.
Quel tipo di sorriso che gronda veleno e desiderio allo stesso tempo.

«Dovete proprio farlo ovunque, voi due?»
Giò non disse nulla. Claude si alzò appena, come per proteggere il suo corpo con il proprio.
«Luc… non era previsto.»
«No? Peccato. A me sembrava molto previsto.»

Fece un passo avanti. Poi un altro. Si chinò, le dita che sfioravano la schiena di Claude, che tremava per altri motivi ora.
Giò sentì le dita di Luc sfiorare anche lui, leggere, arroganti.

«Posso unirmi a voi? Per i vecchi tempi.»

Claude si voltò verso Giò, come a chiedere il permesso. Ma Giò aveva lo sguardo fisso sul mare. Fermo. Freddo. Una bomba pronta a esplodere.
«No,» disse secco.

Luc rise piano.
«Oh, ma dai… sei geloso, piccolo Giò?»
Giò si sollevò, gli occhi stretti, la mandibola tesa.
«Non sono geloso. Sono innamorato. E se pensi che io possa condividere questo, sei fuori strada.»

Claude si alzò completamente, nudo, tra loro due.
«Luc… basta. Ti ho voluto bene, ma questo… con Giò… è diverso.»

Luc abbassò lo sguardo, per un secondo sembrò davvero ferito. Poi rialzò gli occhi e c’era di nuovo quel ghigno.
«Allora goditelo. Finché dura.»

Si girò e se ne andò, a passi lenti, ma con la schiena dritta.

Il silenzio che seguì era pieno di sabbia e vento.
Claude si voltò verso Giò, che era ancora seduto, le ginocchia strette al petto.

«Non voglio un triangolo,» disse Giò piano.
«Lo so.»
«Non sono un gioco, Claude.»
«Non lo sei mai stato.»

Claude si inginocchiò davanti a lui, gli prese il viso tra le mani e gli baciò la fronte, poi le labbra, e poi più giù, lungo il collo, mentre lo stendeva di nuovo sulla sabbia.

«Solo tu. Solo adesso. Te lo giuro.»

E quella seconda volta fu più lenta. Meno fame, più fame d’anima. Nessuna acrobazia, nessuna competizione. Solo due corpi che si incastravano come se non potessero più staccarsi.

Perché adesso Giò sapeva.
Sapeva di essere amato.
Sapeva che il passato era finito.
E il presente… stava scoppiando tra le sue braccia.

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