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"Sotto le Torri" – Parte 5: L’ultima notte

20.04.2025 |
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"«Sai cos’abbiamo vissuto io e lui? Sai cosa ci siamo detti, fatti, promessi?»
Giò rimase in silenzio..."
Due giorni dopo Pasquetta. Bologna, ancora calda di primavera, profumata di gelsomini e confusione.Giò era a casa, maglietta larga, musica bassa, una birra in mano. Claude era uscito per comprare qualcosa da cucinare insieme.
Qualche colpo al citofono.
“Chi è?”
Silenzio. Poi una voce:
«Luc.»
Giò sospirò, ma aprì. Doveva finire.
Luc salì piano, con quel passo morbido da predatore elegante. Si fermò davanti alla porta, e quando Giò gliela aprì, non perse tempo.
«Lo ami davvero?» chiese subito.
Giò lo guardò. Luc era bellissimo. Occhi stanchi, labbra che sapevano di troppe notti insonni. Ma non bastava.
«Sì.»
Luc entrò lo stesso, come se avesse ancora il diritto.
«Sai cos’abbiamo vissuto io e lui? Sai cosa ci siamo detti, fatti, promessi?»
Giò rimase in silenzio.
Luc si avvicinò, gli prese la birra dalle mani e la posò. Poi lo toccò. Una mano sul fianco. L’altra sul petto. Lentamente.
«Potrei darti quello che ti dà lui. Anche di più.»
Giò si lasciò toccare per un secondo. Poi gli prese il polso e lo allontanò.
«No, Luc. Tu sei il suo passato. Io sono il suo presente. E il futuro… ce lo stiamo scopando addosso.»
Luc impallidì. Ma non disse nulla. Si girò per andarsene.
Poi la porta si aprì.
Claude.
Sguardi. Silenzi. Una guerra fatta di occhi.
Claude si avvicinò a Giò, lo baciò sulla bocca con una lentezza indecente, mentre Luc li guardava.
«Voglio farlo adesso,» sussurrò Claude, senza distogliere lo sguardo dall’ex amante.
«Sì,» rispose Giò. «Davanti a lui.»
Luc indietreggiò, fino a rimanere dietro la porta, nell’ombra. Non poteva andarsene. Non ancora.
E allora guardò.
Claude spinse Giò contro il muro, gli strappò la maglietta, gliela tolse a morsi. Giò lo spogliò con furia, il cazzo già duro che gli spingeva contro. Si baciarono con una fame che faceva male.
Claude si inginocchiò, gli prese tutto in bocca, affondando fino in gola, con devozione. Le mani di Giò nei suoi capelli, il fiato spezzato. Poi lo tirò su e si girò.
«Scopami. Voglio che veda quanto mi appartieni.»
Giò lo prese senza esitazione, il cazzo che scivolava dentro con una facilità familiare. Claude gemette, forte. Non fingevano. Era passione pura, sudore, potere, amore sporco e sacro.
Luc guardava da dietro il vetro della porta socchiusa. Gli occhi lucidi, le dita strette sulla maniglia.
Giò scopava Claude con colpi profondi, ritmati, il suono dei loro corpi che riempiva la stanza. Claude urlava il suo nome, si tendeva, si arrendeva. Si venne addosso con violenza, senza nemmeno toccarsi.
Giò venne dentro di lui con un gemito rauco, il viso nascosto nel collo dell’uomo che amava.
Poi si girarono verso la porta.
Luc non c’era più.
Solo il silenzio.
E la consapevolezza che l’amore, quando è vero, non ha più spazio per i fantasmi del passato.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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