"Lezioni proibite" 2

(Il risveglio e il colpo di scena)

La mattina arrivò con il silenzio della città che si risvegliava lentamente. Giò si svegliò tra le braccia di Marco, sentendo ancora il calore del corpo del professore contro il suo, l’odore di lui, la pelle che portava i segni della passione della notte. Un sorriso si fece strada sulle sue labbra, ma fu subito fermato da un pensiero che gli attraversò la mente: "Domani non sarà mai più lo stesso."

Marco, che dormiva ancora, aveva la faccia serena, come se quella notte fosse solo un'altra delle tante notti di passione. Giò lo osservava con un misto di desiderio e confusione. Si sollevò piano dal letto, cercando di non svegliarlo, ma in quel momento il telefono di Marco vibrò sulla comodina. Il nome che comparve sullo schermo fece tremare Giò. Era un nome che non aveva mai visto prima, ma che sembrava troppo familiare.

“Luca”.

Marco si svegliò di colpo, vedendo Giò guardare il telefono.
— Non è quello che pensi, Giò — disse, ma il tono di Marco non era rassicurante. Era imbarazzato, come se avesse appena realizzato che tutto ciò che avevano fatto nella notte fosse stato, in qualche modo, un errore.

Giò restò immobile, il cuore che gli batteva forte nel petto.
— Chi è Luca? — chiese, cercando di mantenere la calma. Ma la voce tremava.
Marco si alzò, guardò il telefono e sospirò.
— È… è il mio compagno.
Giò non riuscì a credere a quello che stava sentendo. Le gambe gli cedettero, e si sedette sul letto, come se gli avessero tolto la terra sotto i piedi.
— Sei… sei con qualcuno? — La domanda uscì in un sussurro, quasi un sospiro.
Marco abbassò lo sguardo, visibilmente a disagio.
— Sì… È una relazione complicata. Ma non significa che… quello che è successo con te non fosse… reale.
Giò si alzò in piedi, sentendo il cuore rompersi in mille pezzi. Era come se quella notte, quella passione, fosse svanita in un istante.
— Sei con un altro e… mi hai fatto credere che… — Si fermò, incapace di proseguire. Non riusciva a respirare. Non riusciva a pensare.
— Giò, ti prego, non è così semplice. — Marco si avvicinò, cercando di prenderlo per le braccia, ma Giò lo respinse.
— No, non avresti dovuto farmi sentire così, non avresti dovuto… non avresti dovuto baciarmi, fare l'amore con me. Se avevi qualcuno, perché l'hai fatto?
Marco lo guardò negli occhi, vedendo la rabbia e il dolore che lo attraversavano.
— Non volevo ferirti, Giò. Ma… il desiderio, la passione tra noi era qualcosa che non potevo ignorare. Non volevo. Ma ora… mi rendo conto che ti ho fatto male.
Giò fece un passo indietro, sentendo il cuore pesante come un macigno.
— Non so più cosa pensare. Non credo di poterti guardare allo stesso modo.

Il silenzio calò tra di loro. Giò si voltò, e con un gesto deciso, si diresse verso la porta.
— Giò… — la voce di Marco lo fermò, ma lui non si girò.
— Ti ho visto come un sogno, Marco. Ma non è questo quello che voglio. Non posso essere una distrazione, non posso… non posso vivere nel buio di una relazione che non esiste davvero.

Giò lasciò la stanza. Uscì nell’aria fredda del mattino, senza guardarsi indietro. La passione che li aveva uniti per una notte era svanita, lasciando un vuoto gelido nel suo cuore.