Gay & Bisex
"Nudo intero" 3

04.05.2025 |
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"«Adesso ti succhio il cazzo come se fossi già mio..."
Erano passati sette mesi. Sette.E ogni volta che Giò gli chiedeva di restare, Michael fuggiva.
Prima una scusa, poi un silenzio. Poi un messaggio a notte fonda: "Mi manchi", seguito da un cazzo in foto, duro, gocciolante, disperato.
Sesso ogni settimana, a volte due volte in un giorno.
In cucina. In auto. Persino nel retro di un cinema chiuso, contro la parete fredda.
Ma mai un vero "resto qui".
Eppure Giò non mollava.
«Voglio svegliarmi con te. Voglio vivere il tuo disordine. Voglio lavarti le mutande e sbatterti contro il muro della doccia ogni domenica.»
Michael lo fissava ogni volta, con quegli occhi belli e spezzati.
Poi si tirava su i pantaloni e spariva. Come se ogni orgasmo gli cancellasse il coraggio.
Ma quella notte fu diversa.
Pioveva. Forte. Bologna sembrava svuotata.
Michael bussò alla porta zuppo fradicio, senza borsa, senza giubbotto.
«Hai una sigaretta?» chiese, tremando.
Giò lo fissò. Non fumava da anni. Ma ne teneva un pacchetto, solo per lui.
«Siediti. Sei fradicio.»
Michael si tolse la maglietta. Il petto nudo, freddo, pieno di pioggia.
Giò lo baciò piano. Non per sesso. Per amore.
«Ti prego...» sussurrò. «Resta. Non stanotte. Sempre. Te lo chiedo per l’ultima volta.»
Michael lo fissò. A lungo. Poi disse:
«Va bene. Mi trasferisco.»
Giò non parlò. Non riusciva.
Michael lo spinse contro il muro e lo baciò con una fame nuova. Una fame d’amore.
Poi si inginocchiò. Gli aprì i pantaloni.
«Adesso ti succhio il cazzo come se fossi già mio.»
E lo fece. Con gli occhi puntati nei suoi.
Lo leccava profondo, lo ingoiava come un atto di devozione.
Giò lo teneva per i capelli, gli gemette in gola.
«Sì... succhiamelo tutto. Voglio venire mentre mi prometti che non te ne vai più.»
Michael si sollevò solo un secondo.
«Non me ne vado più. E voglio venire con te dentro. Senza preservativo. Senza rete. Come si fa con chi si ama.»
Lo prese sul divano. Senza parole.
Giò lo scopava da dietro, con forza. Ogni colpo era un patto.
Ogni gemito un “per sempre”.
Michael si voltava a guardarlo, la bocca sporca di saliva e voglia.
«Fammi tuo. Fammi casa.»
E vennero insieme, sudati, tremanti.
Poi si addormentarono nudi, avvinghiati, con la pioggia che batteva ancora sui vetri.
La settimana dopo, Michael era ancora lì.
E sul tavolo, accanto alle chiavi di casa, c’era una valigia mezza aperta.
Dentro, la sua roba.
E sopra, una maglietta di Giò.
Era una domenica lenta.
La prima domenica insieme, davvero insieme, senza orari, senza fughe, senza bugie.
Il caffè ancora sul fornello, il divano sfatto, e Michael che girava nudo per casa con quella sua aria di animale addomesticato a metà.
Giò lo seguiva con lo sguardo. Aveva il cazzo duro solo a vederlo camminare.
«Che guardi?» chiese Michael, grattandosi il pacco davanti al frigo aperto.
Giò rise.
«Guardo casa mia che cammina nuda.»
Michael lo raggiunse. Si sedette sulle sue gambe a cavalcioni, lasciandogli il cazzo in faccia.
«Ho voglia di qualcosa di sporco oggi.»
Giò leccò la punta lentamente, con la lingua piatta.
«Quanto sporco?»
Michael si avvicinò all’orecchio e sussurrò:
«Voglio pisciarti addosso. Voglio segnarlo, questo corpo. Farlo mio in ogni modo.»
Giò non disse niente. Si alzò. Si inginocchiò sul pavimento.
«Fallo.»
Michael lo guardò per un attimo, come se non credesse che fosse vero.
Poi prese in mano il cazzo, già mezzo duro, e lo direzionò su di lui.
La prima goccia era calda.
Poi venne il flusso.
Caldo, giallo, intimo. Vero.
Gli pisciava sul petto, sulla pancia, sul collo.
Giò chiudeva gli occhi e respirava forte. Sentiva l’urina colargli addosso, marcarlo come un animale, e non c’era nulla di più eccitante.
Quando Michael gli bagnò la bocca, Giò la aprì.
Ne prese un sorso, gli colava dagli angoli.
Poi, con un gesto improvviso, gli prese il cazzo in mano e lo succhiò, sporco com’era.
«Sei mio», disse con voce roca.
«Lo sono sempre stato», rispose Michael. «Solo che adesso... non ho più paura.»
Giò si alzò. Lo spinse, in bagno, contro la parete della doccia.
«Adesso tocca a me.»
Lo pisciò sulle cosce, sul culo, poi sulla schiena.
Michael si girò. Si fece bagnare il petto, lo stomaco, il viso. E venne mentre lo faceva. Senza toccarsi. Solo col calore e la vergogna che si faceva piacere puro.
Si baciarono, sapendo di essere oltre il confine di ogni maschera.
E quando la doccia lavò via la loro "porcaggine", restarono lì. Nudi, appiccicati.
Due corpi marchiati. Due cuori finalmente pieni d'amore!
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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