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"Sotto le Torri" – Parte 3


di SERSEX
20.04.2025    |    111    |    0 9.2
"Giò lo guardava da dietro, le natiche sode, i muscoli rilassati..."
Il sudore colava dalla fronte di Giò mentre si lasciava scivolare accanto a Claude, il petto che si sollevava e abbassava rapido. Ma non c'era pace nei loro sguardi. Solo una scintilla che non si era ancora spenta.

Claude si voltò su un fianco, gli passò due dita tra le labbra, poi giù, lungo il collo, il petto, fino a farle scivolare sullo sperma caldo ancora sul ventre di Giò.

«Guarda come sei ridotto…» mormorò, spalmandoglielo piano sul torace, disegnando cerchi con la punta delle dita.

Giò gemette, afferrandolo per i capelli, tirandolo sopra di sé. Le bocche si incollarono di nuovo, sporche di sudore e voglia, mentre i corpi si strofinavano uno contro l’altro, cazzi di nuovo duri che si sfregavano, scivolando tra gli addominali e i respiri.

Claude si strinse a lui, prese il suo cazzo in mano e lo strofinò con il proprio, avanti e indietro, usando la saliva per farli scivolare più facilmente. La frizione era lenta, crudele, quasi ipnotica.
Giò si contorceva sotto di lui, gli artigli nelle scapole.

«Girati,» ringhiò, e Claude obbedì subito.

Si inginocchiò sul letto, il culo teso, offerto. Giò si abbassò e gli morse una natica con forza, poi gliele spalancò con le mani, affondando la lingua senza pietà. Claude gemette, la testa affondata tra i cuscini, tremando sotto quella lingua impazzita che lo penetrava con furia.

Giò lo preparò così, con dita, saliva e desiderio. Poi si tirò indietro, prese un preservativo, e lo fece scivolare sul proprio cazzo con lentezza, come se si stesse caricando.
Afferrò Claude per i fianchi e lo penetrò con una spinta profonda, facendolo urlare.

«Lo vuoi? Eh? Vuoi tutto, cazzo mio?»
«Sì… spingilo dentro… più forte… fammi tuo…»

I colpi diventarono violenti, ritmati. Il letto sbatteva contro il muro, le urla soffocate da baci e morsi. Giò si piegò in avanti, affondando tutto fino alla radice, le mani strette sul petto di Claude, le dita che si chiudevano sui capezzoli, li torcevano, li pizzicavano.

Claude si masturbava sotto di lui, il cazzo rigido che gocciolava sul lenzuolo. Ogni colpo di Giò lo faceva vibrare, e quando venne per la seconda volta, lo fece senza nemmeno toccarsi, solo al suono del respiro nell’orecchio e alla sensazione di quel cazzo che lo scopava come nessuno.

Giò lo seguì poco dopo, venendo con un gemito lungo, profondo, mentre tremava dentro di lui, il corpo piegato, sudato, gli occhi chiusi.

Rimasero fermi, ancora uniti, per lunghi istanti. Poi Giò si lasciò cadere accanto a lui, esausto.
I loro corpi erano incollati, le dita ancora intrecciate, i respiri che cercavano di tornare a un ritmo umano.

Claude si girò, con un sorriso da bambino bastardo:
«Non ho ancora finito con te, sai?»

Giò rise, ansimando. «Dio… fammi bere almeno un sorso d’acqua, prima che mi scopi il cervello.»

Claude si alzò nudo, fiero, il cazzo ancora semi-duro, e si diresse in cucina. Giò lo guardava da dietro, le natiche sode, i muscoli rilassati. Non era solo sesso. Era qualcosa di pericoloso, vivo, impossibile da contenere.

E mentre tornava con due bicchieri, il sorriso di Giò era già un’altra promessa:
“Non finisce qui. Non stasera.”

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