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Un insospettabile quartiere libertino: i capezzoli della mamma


di birbantotto
11.03.2021    |    22.177    |    7 8.6
"Quando le dita di Amin iniziarono a lavorare i suoi capezzoli era in estasi..."
(Racconto realizzato su richiesta di un utente di A69, che spero aver accontentato)

Paola era una donna di 50 anni, divorziata, bassina, formosa con un culo che faceva ancora girare uomini giovani o meno, la sua migliore qualità fisica però erano le poppe. Due tette sode e alte una 3^ abbondante con due capezzoli pronunciati.
Gli uomini che avevano avuto la fortuna di montarla, ed erano parecchi specie negli ultimi anni, sapevano che una strizzata ai capezzoli fatta al momento giusto la mandava in brodo, nel senso che squirtava proprio. Insomma godeva già cosi.
Il guaio è che lo sapeva anche suo figlio Angelo, 30 anni, che a dispetto del nome era un porco che da pochi giorni voleva tanto scoparsi la mamma.
L’aveva vista un pomeriggio in casa una settimana fa.
Era sola in casa, aveva una vestaglia blu trasparente e si toccava delicatamente la fica, ma quello che stupì Angelo erano i morsetti appesi sui capezzoli, uniti da una cordicella che Paola tirava con l’altra mano. Due capezzoli grossi e rossi con una aureola scura in sintonia con la carnagione della donna.
Da quel momento per Angelo la mamma era diventata un chiodo fisso.
Il giorno dopo rovistò nei suoi cassetti. Scoprì che aveva molti giocattoli erotici e biancheria sexy che non aveva mai visto ed un diario dove annotava le sue porcate.
Non fu contento quando lesse che una sera della settimana prima, quando Lei aveva detto al figlio che sarebbe andata a cena dalla zia, la sua mamma si era vista con tre uomini conosciuti in chat che provenivano da un’altra città. Ricordò che non l’aveva vista rientrare. Per forza, aveva fatto uno sborra party!
Il cazzo di Angelo era di marmo, continuò a leggere e capì che a parte l’orgia, In quel periodo si vedeva con tre uomini diversi della città.
Era bravissima a non far capire nulla dei suoi amanti. Angelo aveva sentito telefonate che pensava fossero motivate da una storiella con qualche collega, ma mai avrebbe pensato che fosse così assatanata.
Uno dei tre lo conosceva, era Amin, un mulatto sempre ben vestito con cui spesso discuteva di politica e di donne al bar.
La sera stessa Angelo lo incontrò, non per caso, al solito locale.
“Amin, sei sempre solo, ma non hai una donna?”
“Che domanda è? Certo, anzi più di una, il quartiere è pieno di donne mature libertine che cercano l’avventura con un maschio arabo rassicurante come sono io. Da me si fanno fare tutto ma proprio tutto quello che non osano chiedere ai mariti” Mentre lo diceva Amin aveva un sorrisetto ironico che Angelo pensò fosse motivato dal fatto che gli scopava la mamma.
“Beato te, mi farei volentieri qualche donna disinibita anziché la solita ragazza frettolosa e inesperta”
“No no no, sono riservato, non chiedermi nulla è per questo che ho successo. Le scopo bene e le rispetto”
“Amin” Angelo si avvicinò “devo chiederti una cosa. So che ti vedi con mia mamma. Vorrei partecipare”
“Sei pazzo? Tua mamma? Ma che dici?”
“Amin, lo so che mia mamma è una porca. Ti prego voglio solo vederla mentre qualcuno se la monta. Cento euro per te”
Due sere dopo come promesso Angelo era nascosto in una cabina armadio in casa di Amin e con lui c’era Joe, l’amico bestiale con cui Amin condivideva le sue migliori prede.
Joe non era alto, era però massiccio con due mani enormi ed un cazzo non lunghissimo ma largo, sproporzionatamente largo e la sua specialità era inculare le sue prede.
Paola ed Amin entrarono nella stanza da letto che aveva un grande letto e luci soffuse. Paola si lascò spogliare mostrando un intimo color porpora che lasciò Angelo a bocca aperta. Era una figa notevole.
Cazzo di marmo subito e senso di colpa per quello che stava facendo!
“Ho una sorpresa stasera. Spero non hai da ridire, le ultime volte mi hai distrutto e ho chiesto ad un amico di aiutarmi a domarti”
Paola rise “Esagerato, chi è? Lo conosco?” Il silenzio di Amin la allarmò “Non sarà quello schifoso che ci prova con me da una vita?


“Si sono io” disse Joe entrando, vestito solo dei boxer da cui già mostrava la mazza dura

“Me ne vado. Questo schifoso viscido lurido non lo sopporto”.

“Ma dove vai!!” Joe la prese per i polsi e la avvicinò a se. Le strizzo forte i capezzoli. Paola sentì le gambe cedere. Joe la sculacciò e le strizzò le tette. La fece inginocchiare. Le teneva le mani con una mentre con l’altra tirò fuori la bestia dalle mutande.

“Ecco ora decidi, se vuoi facciamo tutto e sarò muto e riservato con chiunque, se non vuoi vai pure”

Il trattamento subito, la vista di quel cazzo largo e dell’odore di maschio la convinse. La sua lingua svettò di punta e lo leccò con occhi lascivi guardando l’omone negli occhi.
Da quel momento le lasciarono comandare il gioco. Paolo era riempita sempre in figa e bocca in tutte le posizioni.
I suoi occhi erano lo specchio delle sensazioni che provava. Si sentiva una pantera. Il centro della sua femminilità passava dalla fica alla bocca al seno in un attimo. Le mani degli uomini su di lei la mandavano in estasi e urlò di piacere quando entrambi le succhiarono contemporaneamente i capezzoli.
Paonazza in faccia e in culo per gli schiaffi presi, che Amin sapeva a lei piacevano tanto, aveva dovuto ingoiare la sborrata in bocca di Amin mentre Joe la trombava alla missionaria.
Venne rantolando dopo poco.
Angelo era incredulo a vedere che la sua mamma gentile e dolce era femmina che si faceva scopare e trattare come l’ultima delle puttane.
Il cazzo gli esplodeva e venne così tanto che perse l’equilibrio e cadde sbattendo sulla porta.
Il rumore fu sentito da tutti. Paola non fece in tempo a chiedere cosa stesse succedendo che Amin aprì la cabina armadio e rivelò la presenza del figlio.
La mamma era scioccata. Capì in un attimo che aveva visto tutto e si vergognò tantissimo.
Amin aiutò Angelo ad alzarsi. Non disse una parola era in imbarazzo anche lui.
Paola era avvilita. Si vergognava di quello che suo figlio aveva visto e voleva andarsene, ma Joe non lo permise.
“Tanto vale che finiamo, ormai il tuo bambino sa quanto sei troia”
“Abbiamo finito” disse lei.
“E no non ti ho ancora fatto assaggiare la specialità della casa” rispose Joe.
La prese come prima per i capezzoli e la avvicinò. La baciò in bocca e le strinse le natiche. Amin la circondò. Era in piedi in sandwich tra i due maschi mentre il figlio si sedette sul letto per vedere lo spettacolo.
Amin e Joe la leccavano e strizzavano ovunque. Joe le stava allargando l’ano con due dita per prepararla. Paola aveva capito ed era spaventata ma anche vogliosa di provare quel cazzo asinino nel culo. La presenza del figlio era in secondo piano perché i suoi capezzoli torturati le davano scariche elettriche che la mandavano in paradiso. Avevo bisogno, letteralmente bisogno, di essere riempita.
Amin la mise a pecorina sul letto. Il viso della mamma era ad metro dal cazzo floscio del figlio. Amin le preparava il buco leccandola e insalivandola. Joe aveva la mazza dura e tesa e come fatto altre volte la porse ad Amin, che non era gay ma sapeva giocare e insalivò anche quella.
Poi avvicinò la cappella ad Angelo che rimase stupito, ma l’aria in quella stanza era carica di tensione erotica e la ingoiò la succhiò avidamente e la leccò. Il suo cazzo prese vigore. Joe gli prese la testa per due minuti lo scopò in gola. A Angelo non dispiacque e questo lo meravigliò ma dopo quella giornata tante cose sarebbero cambiate.
La donna stava aspettando di essere inculata ed era tenuta calda dalla bocca e dalle dita di Amin che appena vide Joe avvicinarsi prese Paola per un braccio “Angelo tieni anche tu la mamma, non vorrei che quando sente la mazza di Joe entrarle nel culo voglia scappare”.
La scena era eccitante. La donna aveva il culo in alto pronta a ricevere il cazzone di Joe mentre era tenuta ferma per le braccia dal figlio e da Amin, entrambi con i cazzi che svettavano.
Paola tratteneva il fiato per il timore delle dimensioni di Joe. Lo aveva preso in culo molte volte, non era sempre stato piacevole, talvolta il disagio le aveva impedito di venire, ma non era quello a preoccuparla ma le dimensioni. Così largo non lo ricordava.
Joe appoggiò la cappellona e spinse. La mamma scattò con la testa lamentandosi per il dolore ma anche sospirando forte per la libidine ed Angelo non potette stare zitto. “Mamma ma quanto sei troia”
Il cazzo affondò centimetro dopo centimetro nell’intestino della donna che si sentì perfettamente riempita. Il dolore era forte ma la libidine piano piano prevalse. Joe ci sapeva fare: una mano la teneva salda su un fianco mentre l’altra era in parte dentro la sua fica.
Era fradicia. I suoi liquidi colavano lungo le gambe e si depositavano sul letto.
Quando le dita di Amin iniziarono a lavorare i suoi capezzoli era in estasi. Un grosso cazzo in culo, la fica allargata dalla manona del suo inculatore, un altro bel maschio che le torturava i capezzoli e due cazzi davanti a lei. Non resistette oltre aprì la bocca e fece capire ad Amin che voleva un cazzo in bocca. Fu accontentata. Stordita come era non seppe chi le aveva sborrato in faccia e chi in gola, se suo figlio o Amin, sapeva che aveva assolutamente necessità di sentirsi riempita di cazzo, ed era stata accontentata.
Sconvolta dai sensi venne per la seconda volta in modo convulso.
La testa abbandonata, gli occhi persi, i capelli scompigliati e sporchi della sborrata, il trucco sfatto, la mamma era un fuscello preda degli ultimi colpi di Joe che venne sborrando così tanto in quel culo che lo sperma colò abbondantemente lungo le cosce della donna.
Angelo con il cuore in tumulto per la situazione e per le mille sensazioni nuove provate, non esitò a prendere in bocca e pulire la grossa mazza di Joe e gustare per la prima volta il sapore dello sperma ed il culo della madre.



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