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Cinque amiche puttane, una Marchesina e il Lupo (e un po’ di singoli!)


di Membro VIP di Annunci69.it LucasFromParis
14.01.2020    |    8.340    |    3 9.6
"Trovammo anche un uomo che era lì per conto sui, quasi incredulo per le magnifiche donne che sedevano al suo fianco..."
Mi guardai intorno, ancora incredulo della situazione che si era creata. Le guardai una alla volta; erano tutte bellissime. Il loro occhi scintillavano di malizia, di trepida attesa. Scintillavano di gioia e di voglia di vivere. Nel loro sguardo vedevo la selvaggia libertà di donne che si erano liberate dai dubbi, dai tabù, dalle paure. Erano così maledettamente femminili, ciascuna suo modo e ciascuna con lo stile che gli era più proprio. C’era chi aveva scelto di valorizzare il proprio seno che sembrava esplodere sotto la giacca leopardo, indossata senza nulla sotto se non un delizioso reggiseno che sembrava quasi fare esplodere quelle sensuali forme. Chi invece aveva deciso di stuzzicare i maschietti con le gambe quasi scoperte; il vestito era così corto che a ogni movimento appariva il pizzo delle autoreggenti. C’era chi puntava sul colore rosso acceso della propria camicetta trasparente. Chi invece aveva optato per una femminilità meno esibita, con un lungo abito nero che sarebbe stato appropriato anche in contesti meno libertini. Le ammiravo stupefatto della magia tutta femminile per grazia della quale una donna normale diventa improvvisamente irresistibile.

Le mie amiche erano tutte già belle al naturale. Le avevo viste sonnacchiose al risveglio e continuavano a piacermi. Ma quella sera non erano solo belle ragazze: erano Dee. Da ammirare e da onorare. La misteriosa forza di Shakti, l’energia primordiale che alberga nella donna era in tutte loro. Risplendeva come un’aura attorno ai loro corpi armoniosi. Avvertivo in tutte quella energia repressa e quel desiderio unico di essere libere e di potersi esprimere fuori dal mondo ipocrita e ingiusto del giudizio. Il trucco, i capelli… erano semplicemente perfetta nella loro unicità.

Le contai: una, due, tre, quattro… cinque!! Non penso che il locale in cui stavamo per fare ingresso avesse visto spesso una tale combriccola. Le coppie sono la norma; i singoli l’indispensabile complemento alto pagante. Le singole, sole o in gruppo? Rare, rarissime. Un uomo con cinque donne? Mah, chissà se era mai successo. Come un sultano mi stavo beando del mio provvisorio harem. Adoravo quella sensazione, anche se ero naturalmente conscio che le ragazze erano libere nel senso più ampio del termine. Nessuna di loro, neppure quelle con cui avevo una relazione più intima e profonda, aveva obblighi o vincoli da parte mia. Come sempre il mio mantra era libertà nel rispetto. Quando lasciammo giacconi cappotti all'ingresso le mie amiche apparvero in tutta la loro sensuale bellezza. Feci l’ingresso trionfale che avevo sognato e ci avviammo al tavolo che era stato prenotato. Devo essere sincero e dirla tutta: come fece maliziosamente notare Amélie “non sei tu che porti noi, siamo noi che portiamo te!”.

Era il compleanno della nostra cara Akira. La sua debordante voglia di vivere le aveva fatto organizzare all'ultimo (come sua abitudine) una serata in un noto locale fuori Milano. Lo conoscevo per esservi già stato in un paio di occasioni, fra cui il mio stesso compleanno. L’ampio spazio all'aperto non sarebbe stato fruibile. Tuttavia, il posto era davvero bello anche nella sua parte interna. La sala era ampia, il soffitto molto altro dava un senso di spaziosità. Quella sala circolare che si trova subito a fianco della pista stessa era una delle più belle che avessi visto in giro. Al centro vi si trovava un ampio letto tondo, e tutto intorno divanetti permettevano sia di assistere sia di lanciarti in appassionati amplessi. Akira aveva radunato un bel po’ di amiche, con la quali peraltro andava spesso a ballare, cacciare e divertirsi senza maschietti per serate cento per cento femminili. Quella volta avevo avuto il privilegio, in virtù della vecchia amicizia che ci lega, di essere ammesso alla scatenata combriccola. Del gruppo facevano parte anche Amélie e Bijou, la mia donna e l’Ultima Lupa di cui ho già scritto. Amélie era come sempre elegante e sensuale, mentre lo sguardo di Bijou non tradiva nessuna ansietà né timore, ma solo curiosità. Si trovava, per così dire, in ambiente protetto. Non l’avrei persa di vista e avrei vegliato su di lei. Se solo ce ne fosse stato bisogno. Ma non vi fu alcun bisogno. Era come se la ragazza “fosse come un pesce nell'acqua” come ebbe a dirmi lei stessa. La vita vibrava in noi sei quando facemmo il nostro trionfale ingresso.

Numerosi tavoli affollavano la pista; ci accomodammo al nostro e ci raggiunse un ragazzo giovane e sorridente. Compresi che era stato invitato dalle ragazze. Trovammo anche un uomo che era lì per conto sui, quasi incredulo per le magnifiche donne che sedevano al suo fianco. Visibilmente impacciato, cerco di inserirsi con garbo e grazia nelle nostre chiacchiere. Era tutto perfetto, maledettamente perfetto. Fra noi c’era prima di tutto amicizia e confidenza. Non avevamo nessun desiderio di affrettare le cose, bensì di godere il momento, la cena. Di far crescere lentamente la curiosità e il desiderio reciproci fino all'esplosione. Eravamo lì non per fare sesso, ma per divertirci e sentirci liberi. In questo quadro il sesso ci sarebbe stato, ma nel momento giusto. Con i tempi giusti. Gustammo la cena fra brindisi, provocazioni e risate. Ne avevamo combinate già molte assieme; fu divertente rievocare avventure divertenti e aneddoti che lo sconosciuto e il ragazzo ascoltavano divertiti e quasi increduli. Ma noi, noi tutti, sapevamo che si trattava non di vanterie ma di cose reali. Così straordinarie che a raccontarle non ci si crede. Ma vere, verissime. Una volta compreso il segreto di varcare la linea d’ombra tutto diventa facile. Passato il diaframma impercettibile fra il Mondo Reale e il Mondo del Gioco ogni fantasia, purché liberamente condivisa, è possibile. È realizzabile.

Iniziarono le danze. Il vocalist iniziava ad animare la serata. La pista ben presto si affollò di coppie, trascinate dalla musica e dalla voglia di esprimere i propri corpi nel modo più istintivo e ancestrale; muovendo il corpo e sentendo il ritmo dentro di sé quale una forza irresistibile. Tutti. Dal ballerino più goffo (fra cui probabilmente il sottoscritto) fino alla ragazza più sciolta e sinuosa. Senza giudizio. Senza regole. Adoro ballare in questi locali, per mille ragioni. Perché le donne sono tutte molto sensuali ed è un piacere per l’occhio maschile vederle oscillare sugli alti tacchi, le gambe scoperte cariche di promesse e gli occhi scintillanti. Ci si possono concedere tante piccole innocenti avance che in un altro contesto più abituale sarebbero certo giudicate fuori luogo. Sempre con rispetto ed attenzione ci si può avvicinare a una donna, ballarle di fronte, sforarle i fianchi, cingerla. Vedere se risponde al nostro corpo e al nostro sorriso. Le cinque amiche erano a centro della festa. Magnetiche, attiravano gli sguardi di tutti. Gli sguardi e i desideri. Le vidi inerpicarsi subito in una sorta di gabbia sopraelevata. Come altrettante Afrodite, facevano sfoggio della loro sensualità. A tratti mi avvicinavo a loro avvicinando il mio viso alla parte del corpo che di volta in volta mi offrivano per baciare ora una chiappa scoperta, ora un triangolo di stoffa odoroso di femmina. Ricordo una signora bionda, esile ed elegante che ballava poco distante. Diedi uno sguardo interrogativo al suo compagno che mi fece un cenno affermativo e cercai di circuirla. Dopo un po’ lui ci raggiunse e le alzò la minigonna in un invito muto a farmi avanti. Nonostante la dichiarata volontà di lui, lei mi respingeva gentilmente tenendomi a distanza con le mani. Desistetti.

Brindammo poi ancora una volta al compleanno della favolosa Akira e uscimmo tutti per una pausa. Mentre percorrevo l’ampia sala mi sentii chiamare per nome. Incredulo mi voltai e vidi… la Marchesina! Era accompagnata dal Manager, il suo uomo. Ero convinto che quella sera loro fossero presi e mai mi sarei aspettato di trovarli lì davanti a me. Il viso del manager esprimeva curiosità e divertimento, quello della moglie tradiva eccitazione. Nel momento in cui la vidi seppi che avremmo fatto sesso. Seppi che li avrei coinvolti nell'orgia finale. Anche lei lo sapeva. Sempre divisa fra la sua educata timidezza e il desiderio di trasgredire era lì.

Nel dehors feci le presentazioni. Vedevo lo sguardo lubrico del manager e il suo sorriso sempre più ampio via via che ammirava lo splendido seguito che mi circondava. Tutto scorreva in modo fluido e naturale. Mi sentivo in pieno controllo. Avrei gestito il seguito nel modo migliore. Per me. Per tutti. Non resistetti alla tentazione di far sedere la Marchesina su un divano, ponendo ai suoi lati Bijou e Amélie. Volevo vederle baciarsi, come prima avevo fatto baciare le due, prima di unire la mia bocca alle loro. Le tre ragazze non obiettarono nulla ai miei “ordini”, le vidi baciarsi prima con un timido contatto delle labbra; poi le lingue guizzarono morbidamente duellando fra loro e insinuandosi una nella bocca dell’altra. In ginocchio davanti a loro accarezzavo le cosce sempre più su. Era come stare in un sogno!

Arrivò il momento agognato e atteso. Avvertivo che la tensione erotica era giunta al suo culmine quando proposi sorridendo: “forza ragazzi, andiamo nella sala”. Alla nostra comitiva, si erano aggiunti altri ragazzi. Il grande letto centrale fu il nostro esclusivo regno. I vestititi sparirono velocemente nella baraonda vitale che seguì. Le ragazze erano tutte sul letto, in un intreccio di bocche, di fighe e di mani. Rotolavano una contro l’altra in uno spettacolo di selvaggia bellezza. Il Manager aveva gli occhi letteralmente fuori dalle orbite; pareva un bambino nel negozio di giocattoli, quasi incredulo davanti all'abbondanza lussuriosa che gli si presentava per la prima volta. Con la coda dell’occhio non perdevo di vista le mie Amélie e Bijou. Non per senso di possesso (anzi desideravo provare la gelosa adrenalinica!) ma semplicemente per assicurarmi che fossero a proprio agio, e che facessero sempre e solo ciò che volevano. La bionda Amélie era confusa nel groviglio di corpi femminili seminudi mentre i maschi erano disposti tutto intorno come un branco di lupi che circondi delle deliziose gazzelle. O meglio ancora, un altro branco di femmine lupo desiderose di accoppiarsi. Bijou invece era alle prese con il giovane ragazzo che già durante la serata aveva mostrato inequivocabilmente quanto fosse attratto dal fascino, dagli occhi e dal corpo di una bellezza quasi adolescenziale dell’Ultima Lupa.

Io sapevo esattamente da dove iniziare: la Marchesina era seduta di fronte a me. Il mio cazzo fu subito davanti al suo viso. La timida e impeccabile moglie e madre iniziò subito a succhiarmi come l’ultima delle puttane, Senza esitare mentre il marito a tratti guardava lei, a tratti volgeva lo sguardo sull'ampio spettacolo tutto intorno. Ovunque ci voltassimo si vedeva sesso. Sesso selvaggio. La donna fu completamente catturata dall'atmosfera. Non esitò a leccare Akira quando la mia amica si dispose su di lei nel numero magico del sessantanove. I gemiti di entrambe facevano capire che non era una finta! Le due ragazze si stavano dando piacere. Quindi decisi di scopare la Marchesina, davanti a tutti. Si dispose docilmente a pecora per la monta. Vedevo nella penombra la fessura bollente e avida; entrai senza fatica in lei. Amava essere scopata con forza, lo sapevo, e la feci gemere davanti a tutti senza ritegno. Avevamo molto feeling erotico, lei ed io, lo sapevamo entrambi. Quella sera potemmo esprimere liberamente il desiderio reciproco.

Ma non stavo partecipando a un’orgia per fare sesso con una sola donna. Non io. Per quanto desiderassi la donna che a sorpresa aveva arricchito la mia serata, volevo anche le altre. Credo che toccò ad Amélie, dato che Bijou era stata letteralmente sequestrata dal ragazzo che la faceva godere con il cazzo, con la bocca e con le dita. Amélie mi voleva, e io volevo lei. La nostra intimità e la nostra intesa erano cementati da anni e come sempre fu magico sentirla godere mentre la prendevo nella stessa posizione della prima donna. Non capivo più nulla, nessuno capiva più nulla. Mentre il Manager si era avvicinato alla bocca di Bijou che, benché scopata selvaggiamente si stava prodigando generosamente, la sua donna era lì con me e lo fissava con sguardo partecipe e complice. Lo sentii sussurrare con voce strozzata “devo venire”. L’ambiente magico aveva prevalso sulle sue resistenze. La bellissima rossa gli diede una risposta incredibile nella sua semplice perversione: “dove vuoi venire?”. Lui quasi non osava chiedere, incredulo. Poi azzardò “in bocca, posso?”. Quella educazione quasi cerimoniosa creava un contrasto irreale. La brutalità dei corpi, ma la gentilezza e il rispetto di persone vere. Bijou non si sottrasse. Regalò al manager il privilegio e la dolcezza di riempirla la bocca di sperma mentre continuava a godere sotto gli affondi serrati del ragazzo.

Un uomo dal sorriso gentile si avvicinò alla Marchesina. Le sue intenzioni erano inequivocabili quando infilò un preservativo sul robusto cazzo eretto. Guardai malizioso e tentatore la donna e le chiesi “lo vuoi?”. Lei mi rispose con un filo di voce “non so...”. Era smarrita ma vogliosa. Le serviva solo un piccolo incoraggiamento. Le serviva la consapevolezza presente del maschio. Per un istante mi sentii il suo uomo, certo di interpretare nel modo giusto le emozioni della timida ragazza e così le dissi perentorio “girati, dai!”. Lo sconosciuto la penetrò subito; la sua energica monta fece subito tornare a gemere l’irreprensibile puttanella. Lo voleva, certo che lo voleva. Per me era chiarissimo. Il suo uomo era tornato da lei e la ammirava compiaciuto.

Ripresi a vagare per il letto finché vidi il culetto perfetto di Aki a pochi centimetri. Potevo forse esimermi dal festeggiarla nel modo giusto? Così godetti anche della sua figa, ormai allagata e dilatata da altre penetrazioni. Alla mia sinistra ammiravo i gemiti e gli orgasmi di Bijou sotto la mano sapiente del ragazzo.

Mancava lei; non avrei rinunciato a prenderla e onorare così la sua prima serata al club. Mi accolse con un gemito. Ebbi la certezza che al di là degli altri ragazzi, al di là della situazione, al di là del piacere che aveva fin lì provato, lei desiderava me. Fu particolarmente porca quando si divincolò da me per un istante per puntare la cappella sul suo ano già in precedenza profanato e incularsi quasi da sola. Ero al settimo cielo, al limite delle mie forze. Avvicinai i volti di Amélie e Bijou e le gocce di piacere caddero sul loro viso.

La mia bionda aveva raggiunto quello stato quasi estatico in cui voleva solo godere. Lo stesso uomo che aveva scopato la Marchesina con il mio permesso (quasi fossi stato io il suo compagno!) stava ora possedendo la mia donna. E il culo, in precedenza rifiutato, fu concesso da Amélie. Fu delicato e lo vidi sparire tutto dentro mentre le accarezzavo i capelli e ammiravo il suo godimento. Gli schizzi improvvisi che bagnarono la pancia dell’uomo, frutto del cazzo e della rapida masturbazione, furono la prova finale che la mia donna stava godendo davvero a ripetizione. Sentivo tutta la complicità con la mia cara Amélie. Starle accanto e ammirarla nel piacere che le stava donando quello sconosciuto mi faceva sentire la sua anima.

Fu una nuova serata unica e magnifica. Un intreccio libero di corpi, di anime e di seduzione.

Grazie alle mie magnifiche lupe.

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