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Le cose da non fare (soprattutto da non dire)


di Membro VIP di Annunci69.it LucasFromParis
27.02.2023    |    5.401    |    3 8.1
"Una gelida sera di domenica, A scese dalla sua auto davanti al pub dove si erano dati appuntamento..."
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Sono stato recentemente spettatore di una situazione che mi ha messo a disagio, pur non essendone coinvolto in alcun modo. In un gioco che coinvolgeva due coppie il lui non è riuscito a trattenere né a controllare la sua foga. Subito dopo l’ho udito con le mie orecchie sussurrare alla mia compagna le seguenti parole: “sai, non ero attratto da te”. Questo lo ha affermato dopo un aperitivo brillante e divertente dove i suoi sguardi, i suoi sorrisi, tutto il suo linguaggio non verbale lasciavano chiaramente intendere il contrario. Ora, la regola non scritta, ma fondante, del nostro mondo libertino è quella della libertà. Nessuna donna deve mai fare qualcosa che non voglia con qualcuno che non voglia. Ma lo stesso principio si applica anche a noi maschi. Perché dare inizio ai giochi se “non si è attratti/e”? E perché, soprattutto, usare parole così infelici, così maldestre, cosi goffamente crudeli nei confronti di una donna che si è appena offerta? Perché interrompere in modo gratuito l’energia, l’atmosfera che coinvolge altre tre persone? Che motivo vi può essere di mortificarla inutilmente? Infine e soprattutto: perché mettere la responsabilità del “fallimento” sull’altra? Pensavo che si trattasse di un caso unico, eccezionale, perché personalmente non mi era mai accaduto in passato. Ho dovuto ricredermi. Una mia cara amica è stata involontaria protagonista di una situazione che, mutatis mutandis, presenta tratti comuni con quella prima descritta. Peggio, lei ha affermato che le era già capitato in passato.

Cercherò di chiarire il mio pensiero in modo netto: il mondo del gioco NON è un set a luci rosse. Non siamo porno star e non stiamo recitando una parte. Siamo persone, uomini e donne, imperfetti e belli nella nostra imperfezione. Siamo talvolta maldestri, non passiamo da una posizione all’altra con la fluida esperienza dei professionisti. Possiamo avere e abbiamo indecisioni, difficoltà, imbarazzi; possiamo non riuscire a compiere tutti gli atti che vorremmo. Tutto ciò è umano, semplicemente umano. Per questo, anche per questo, non amo il termine “prestazione” a cui preferisco di gran lunga quello di “connessione”. Siamo semplicemente uomini e donne che si incontrano e fanno incontrare i loro corpi per dare e ricevere piacere. Non vi sono obblighi, tantomeno obblighi di prestazione, di dimensioni o di durata.

Smettiamo di vivere l’incontro come se fosse un esame da superare. So per cerco che questo accade più spesso di quanto si immagini. Accade alle donne, accade agli uomini. “Dovrei essere più magra”;” mi sta guardando la cellulite?”; “gli starà piacendo quello che faccio con la mia bocca?”. Oppure, dall’altra parte: “avrei dovuto iniziare ad allenarmi, ho la pancia”; “sarà abbastanza grosso per lei?”; “ti prego, resta duro e non mollarmi proprio adesso”. Dette così sono frasi che possono fare sorridere, ma scommetto di non essere così lontano dalla realtà. Tutti questi pensieri altro non fanno che allontanarci dal nostro corpo. Ci fanno perdere quello che noi (tantrici) chiamiamo “radicamento”, ovvero la capacità di restare centrati sul nostro corpo, sulle emozioni. Tutto si traduce a una perdita di sensibilità. In ultima analisi a quelli che il mio Maestro chiama “orgasmi piccini”. Può accadere quindi che l’esperienza erotica non sia all’altezza delle aspettative. Non è grave, può succedere. Di più: è successo a tutti una o anche più volte. D’altro canto, come potremmo apprezzare le esperienze più belle se non esistessero anche quelle deludenti?

Quello che mi dispiace e mi fa anche vergognare è la reazione di alcuni uomini (perché questa è una reazione dell’Ego tipicamente maschile!). Gettare appunto la responsabilità sulla donna. “E’ colpa tua”, variamente declinato, è solo una scappatoia facile e vile per non ammettere semplicemente la nostra difficoltà. Una donna in genere sarà comprensiva e gentile con noi. Pare a me corretto ricambiare tale gentilezza.

C’era una volta una principessa… no, non era una principessa. Era una libertina con tante fantasie da realizzare. Era bella, era giovane, era sensuale, era intelligente, era esperta. Apparteneva alla categoria degli unicorni, quelli che tutti sperano di incontrare. Era una donna di cui tutti avrebbero sognato di godere. Si dava con calore e passione agli uomini che selezionava e conosceva fin troppo bene l’arte di sedurre, di provocare, di incendiare e di accendere il desiderio maschile. A, era molto. A era anche “troppo”. Non si trattava del genere di ragazza che si poteva prendere in giro; non si faceva incantare dalle moine scontate; ancora meno dagli status symbol che spesso sono un cattivo surrogato della virilità. A. era “troppo” in questa accezione: un uomo insicuro lui stesso, abituato a giocare facile con donne più ingenue e inesperte sarebbe stato sopraffatto dalla personalità della nostra protagonista. Da lei emergeva una forza sotterranea potente ma tranquilla, intensa ma nascosta. A. non era per tutti; ma tutti si illudevano di essere alla sua altezza.

Anche i nostri amici si illudevano. Non erano stati attenti mentre, chattando, iniziavano a conoscerla. Non erano stati in grado di comprendere chi avevano di fronte. Oppure, peggio! (non sapremo mai la verità) il loro malriposto orgoglio li aveva convinti che, sì, loro erano esperti, erano veri uomini. Figurarsi se in due contro una non avrebbero saputo fare la loro bella figura. La nostra incantevole ragazza voleva vivere una esperienza che, a quanto ne so (ovvero molto) è assai diffusa fra le donne: incontrare due uomini assieme. Ma non due uomini a caso, due sconosciuti messi assieme per l’occasione, bensì due amici; due che si conoscessero bene fra loro. Due che fossero già affiatati fra loro per godere tanto del piacere che potevano darle quanto di quella complicità maschile che si chiama cameratismo. Alcune donne spingono la fantasia fino a desiderare due fratelli o addirittura due gemelli! La ricerca di A. l’aveva quindi condotta su questo profilo. Sembravano interessanti, sembravano belli, sembravano convinti tanto da sobbarcarsi una trasferta per incontrarla. Finalmente la ragazza avrebbe potuto realizzare uno delle sue fantasie erotiche. Si preparò con cura e attese.

Una gelida sera di domenica, A scese dalla sua auto davanti al pub dove si erano dati appuntamento. Come sempre era arrivata per prima, seppur di pochi minuti. Dovete sapere che A si era data una regola sua e che naturalmente tiene nascosta. Qualora l’uomo arrivi prima di lei all’appuntamento si impegna fra sé e sé a fargli un pompini a prescindere da come possa andare l’incontro. A quanto mi riferisce, nessuno ha mai conquistato l’ambito premio. Arrivarono i due: ben vestiti, sportivi si presentavano in modo attraente e curato. Erano giovani, ma erano uomini, non ragazzi. La serata iniziò in allegria. La loquacità di A. è contagiosa, così come la sua spontaneità. A me pare quasi impossibile, conoscendola bene, non sentirsi subito a proprio agio con lei, portati dalla corrente della sua simpatia. Passarono molto tempo in quel pub; chi li avesse visti avrebbe pensato alla normale serata di tre amici. Nessuno avrebbe mai indovinato nulla di quanto rimaneva celato.

Anche chi avesse inavvertitamente origliato la conversazione, non avrebbe udito nulla di particolare né di piccante. Era la ragazza quella che parlava e reggeva la conversazione con il suo solito brio. Fra i due uomini uno aveva i lineamenti marcatamente belli (lo chiameremo B) mentre il viso dell’altro era più scialbo (S). B era quello che nella conversazione rispondeva alla ragazza, pur in posizione subordinata. S era visibilmente intimidito. Partecipava poco e, soprattutto, non reggeva il contatto visivo con gli occhi sfavillanti intelligenza e arguzia di A. Qualcosa non stava andando nel modo giusto dal punto di vista della ragazza. La discussione era troppo ordinaria. Non vi era alcun gioco di seduzione da parte dei due uomini che, benché maggiori di età, apparivano quasi adolescenti di fronte a una vera donna.

Io penso che l’incontro cosiddetto “conoscitivo” sia un momento emozionante e decisivo. L’incontro rimane sospeso in un equilibrio instabile e delicato dove mostrare il desiderio (se c’è!) e al contempo frenarlo. Uno sguardo, un sorriso, un ammiccamento. Una armonia magica nella quale fare crescere il nostro desiderio e rispecchiarci in quello dell’altro. Quella sera però nulla di tutto ciò stava accadendo. Se si fosse ascoltata e se avesse ascoltato le osservazioni che le avevo restituito al tempo mentre aveva iniziato a conoscerli, A si sarebbe fermata lì. Aveva passato una bella serata con due uomini interessanti, benché impacciati, e si era divertita. Avrebbe dovuto cogliere i segnali; anzi dato che li aveva perfettamente colti, avrebbe dovuto semplicemente ascoltarli.

Ma non lo fece; la nostra amica è testarda e pur di non ammettere a sé stessa di essersi sbagliata nel valutare una persona preferisce andare avanti e sbattere la testa contro il muro. Così, inevitabilmente, accadde quella sera. Fu infatti lei a proporre apertamente, di proseguire la serata al Motel! Cos’altro avrebbe dovuto fare? I due compari bofonchiarono che non era la loro zona e che non avevano guardato le diverse opzioni. Ma nulla avrebbe distolto A dal vivere la sua fantasia. Aveva due uomini e se li sarebbe presi. Fu infatti lei a indicare loro un bel posto nelle vicinanze e addirittura a telefonare per prenotare una suite.
L’imbarazzo era una emozione ben più avvertibile dell’eccitazione quando furono nella stanza. Dov’erano finiti i leoni da tastiera che si mostravano sicuri ed esperti? Iniziarono a darsi coraggio l’un l’altro scherzando e prendendosi in giro come due adolescenti.

Qualcuno avrebbe infine fatto il primo passo? Ancora una volta fu la ragazza a prendere l’iniziativa e iniziò a spogliarsi. Il suo corpo statuario emerse dai vestiti e finalmente anche B e S seguirono l’esempio. Avevano davvero un bel fisico entrambi e sotto quel profilo rispondevano perfettamente ai gusti e alle attese della giovane. Si immersero tutti e tre nella ampia vasca della loro stanza, mentre le bolle dell’idromassaggio solleticavano i corpi nudi. B ed S iniziarono a prendere finalmente coraggio: una carezza, un bacio. A si trovava infine nella situazione che aveva desiderato e che aveva così ostinatamente voluto mettere in piedi. Finalmente con due uomini assieme, due amici tutti per lei. Stava iniziando la parte più bella ed emozionante. O almeno questo è ciò che sperava A.

Giunti sul letto i due si prodigarono a darle piacere. Prima fu la volta di S di accomodarsi fra le bellissime cosce aperte della ragazza, leccando e succhiando. Lui era piuttosto bravo e lei inizio ad avvertire i familiari brividi di piacere inondarla. Dall’altra parte invece il povero B non riusciva ad avere un accenno di erezione. Ma se, come si erano presentati, i due erano amici esperti, la situazione non avrebbe dovuto metterlo a disagio e la bocca di A distillava piacere con sapienza. B non si rivelò migliore quando fu lui a leccare la ragazza. Il suo stile non le dava alcun piacere e sembrava che non sapesse da quale parte girarsi. A cercò di indirizzarlo, dicendogli quello che preferiva, dove e come passare la lingua. Ma vi è una cosa molto più sciocca di non saper fare qualcosa, ovvero non volerla imparare. B dava mostra di aver compreso le indicazioni, pochi istanti, per poi tornare a quello che era evidentemente il suo unico schema. Incapace di ascoltare le parole della ragazza tanto quanto il linguaggio del suo corpo che già avrebbe dovuto bastare.

L’erezione di S era presente ma quantomeno incompleta. Ma era ben deciso a dimostrare, almeno lui, di essere un “vero uomo” (qualunque cosa voglia dire). Ma neppure lui riuscì a penetrarla. Il suo cazzo si piegava pateticamente sulle labbra della bellissima figa. Una, due tre volte. Poi si arrese. Il silenzio calò pesante come una cappa di piombo nella stanza. Voglio ridirlo per chiarezza: non mi interessa e non provo alcun piacere a mettere alla berlina né mortificare nessuno. Non siamo pornostar. Tutti abbiamo avuto le nostre défaillance. La vera eleganza sta nel sapere gestire questa situazione. Ho visto uomini uscirne con il sorriso e la simpatia.

S si comportò nel modo più sciocco e infantile che si possa immaginare. E questo, sì, lo stigmatizzo. Le parole, non la persona.
“E’ colpa tua se non ci riesco, sei troppo stretta”. Mentre B era ammutolito come un cane bastonato, S proseguì: “poi a me piacciono le ragazze magre, non come te”. Per nulla impressionata A ribatté: “che sono stretta lo so, ma nessuno si è mai lamentato in passato; non mi sembra di essere in sovrappeso”. Deciso ad avere l’ultima parola come un bambino capriccioso S rincarò: “e poi mi piacciono senza cellulite”. Era l’ultima villania. La ragazza mostrò, a differenza dei due compari, maggior classe. Si limitò a rivestirsi senza mostrare traccia del suo sentirsi mortificata. La serata si chiuse, in questo modo.

A imparò a fidarsi maggiormente del suo istinto, a non cedere all’ingordigia che ci fa pensare di dover mangiare a tutti costi quel dolce. S e B impararono qualcosa? Lo ignoro. So però che gli sbagli offrono solamente l’opportunità di imparare e migliorarsi. A chi però lo desideri e ne sia capace. Per tutti gli altri, rimane l’Ego e la coazione a ripetere schemi usurati e disfunzionali
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