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Madame Marchand, ispettrice scolastica, 8a parte


di sexitraumer
21.10.2014    |    5.559    |    0 8.3
"Madame Marchand chiese ad Antoine di darle la bottiglietta d’acqua, poi individuato un cespuglio adatto si allontanò di qualche metro..."
Passò del tempo senza che Piero subisse le possibili conseguenze che gli avevo prospettato circa i suoi rapporti stretti col bidello furbo, traffichino e quant’altro si possa immaginare onde sbarcare il lunario. In realtà Piero aveva un rapporto più che stretto con una sua vicina di casa, o meglio, del suo palazzo: un’amica di lunga data di sua madre. La conobbi il giorno di una sega-sciopero degli studenti contro il solito militarismo americano nel mondo. Una mattina che a scuola il “sindacato degli studenti” aveva dichiarato uno sciopero di quattro ore contro il militarismo capeggiato dagli USA la nostra classe decise di aderire. Io ed il mio amico dopo aver cazzeggiato un paio d’ore con le nostre compagne, che da parte loro intendevano veramente scioperare contro la guerra dichiarandosi pacifiste, decidemmo di prendere il pullman, e di tornarcene a casa essendo entrambi poco interessati alla manifestazione. Piero m’invitò nel suo palazzo per farmi una sorpresa…sul portone del suo condominio popolare mi chiese:
“Umbi, magari che non sono cazzi miei, ma stamattina lo hai lavato il…”
“…il che?”
“Il cazzo !”
“…uhm…perché me lo chiedi ?”
“Al quinto piano abita una signora non male, la signora Mariella ! Sai, l’altro giorno mi ha mandato a chiamare tramite mia madre che non riusciva a far funzionare il decoder… se glielo sistemavo mi aveva chiesto…”
…Piero mi raccontò che sua madre gli aveva detto quel pomeriggio di recarsi dalla vicina del quinto piano, che aveva avuto un problema con il decoder satellitare nuovo...benché avessi qualche perplessità, Piero continuava a catturarmi col suo racconto...
...che mentre verificava il corretto attaccamento dei cavi alla televisione della vicina, la signora Mariella nel frattempo si era quasi spogliata, e si era piazzata sulla sedia da cui usava guardare la televisione...era seminuda: guardandolo languidamente disse al mio amico Piero:
"Il decoder è a posto ragazzo mio...dì un po'...che ne dici di questa ?... sapresti farmela godere ?!"
"Ma signora io..."
"Non chiamarmi signora ! Mi chiamo Mariella, e ti ho visto nascere Piero...allora il mio giardinetto ti piace? Perché non vieni qui da me? Più vicino, dai ! Toccami le cosce, ti va ?"
"Io...io..."
"...è pulita Piero ! Ti andrebbe di odorarla, di assaggiarla, a voi maschietti piace tanto...che fai ancora lì impalato !? Avvicinati coraggio, dai..."
"Signora Mariella, mia madre mi aveva detto che..."
"Ragazzo mio sono qui per te ! Che c'è ?! Non ti piaccio ?! Non vedi che il pelo me lo pettino…? L’ho sempre tenuta bene questa qua ! Da quando avevo dieci anni."
Piero doveva essere rimasto quantomeno stupefatto. Quella donna sulla …antina aveva – stando al suo racconto - una sua abilità nell’aprire lievemente lo spacco della vulva mostrando le rosee cavità interne, unitamente ad una voce gentile ed invitante, non di meno dominante come si addiceva a due sbarbatelli come noi…Cazzo ! Il racconto era di Piero, ma già riguardava anche …me !...
"No, è che io...non..."
Piero non s'aspettava quell'invito da parte dell'amica di sua madre, l'unica che aveva in quel palazzo...



…“Insomma, mi stai dicendo che questa tua vicina, che ti ha fatto conoscere mamma tua, te l’ha data, e ora che stai portando me ce la darà di nuovo…e quanti anni ha ?”
“Ma che vai a pensare agli anni ! Vieni, fidati, ti dico ! Vieni ! Che fai lì fermo ?! Che aspetti ? Che il portone ti arrivi sulla faccia…?!”
Esitavo, poi decisi di seguirlo, e se non mi fosse piaciuta me ne sarei sempre potuto andare, per lo meno così pensavo... In fondo Piero non sapeva che con quella gran fica di mamma Ivana io andavo alla grande…Salimmo entrambi dall’attempata “scopona” che mi aveva sommariamente descritto poco minuti prima; avevo il cuore che mi stava battendo un po’ per la curiosità e (l’ovvia) voglia, un po’ per l’imbarazzo. Piero mi rideva davanti intanto che l’ascensore saliva al quinto. Sussultai un po’ spaventato (per il disagio) quando l’ascensore tremolando di lato (era vecchio e vibrava ad ogni piano da cui passava) c’indicò che eravamo arrivati. Piero uscì per primo, e andò rapido verso la porta a sinistra del pianerottolo, e… naturalmente suonò il campanello. Per la prima volta in vita mia notai che i campanelli rumorosi mi davano un certo fastidio. Dentro di me volevo che mi desse il tempo di dirgli frasi come “sarà il caso ?”, “lasciamo perdere”… non sapevo cosa mi stesse prendendo; avevo paura che fosse vecchia, rugosa, ed incipriata all’inverosimile. A dire il vero me la immaginavo come la madre di Piero: chiattona. Piero, come se mi stesse leggendo il pensiero, mi derise disinvolto sussurrandomi:
“Ma che ti prende ?! Sei così teso…uhmmm, tu hai paura che somigli a mia madre…ci ho preso ?!”
“Macché…no, niente. Non so se…”
“Dai vedrai che andrà tutto be…”
“Tclackkk…”
La porta si aprì e una donna di mezza età, ex bionda a prima vista, ci accolse salutando per primo Piero, il figlio della sua vicina, la madre di Piero per l’appunto…
“Ah, sei tu Piero ! Cosa c’è ?”
“Possiamo entrare Mariella ?”
“Ho portato un amico, permetti Mariè ?! Questo è il mio amico Umberto, abbiamo fatto la scuola insieme… mi hai detto tu di portarti qualche amico; e lui è uno per bene, stai tranquilla. Non è di quelli sotto casa…”
La donna si rivolse verso di me aspettando che le tendessi la mano. Esitavo, ma poi pensai di dargliela aspettando quell’eternità di due-tre secondi d’imbarazzo, dopo i quali la signora mi avrebbe dato la sua. Fu un attimo di vuoto: in quel momento compresi cosa voleva dire il professore di fisica quando diceva che la vita media di un neutrone era di due-tre secondi prima di scindersi per il decadimento beta in un protone, un elettrone, ed un antineutrino…perdonate il mio volo pindarico istantaneo; il professore ci diceva che nel mondo del nucleo degli atomi due o tre dei nostri secondi erano un’eternità…non solo nel mondo del nucleo atomico ! Imbambolato le tesi la mano, e dopo che il mondo era tornato a scorrermi davanti normalmente ci stringemmo la mano brevemente. Non riuscii ancora a pronunciare il mio nome. Certo la signora, contrariamente alle mie aspettative, era tutto sommato graziosa; si vedeva che dal parrucchiere ci andava. In quel momento non saprei ricordare se pensai anche che speravo che andasse anche dall’estetista…inoltre non aveva rughe; la donna ci disse:
“Umberto ti chiami allora ?”
“…ed un antineutrino !”
“Che ?”
Mi svegliai capendo di essere stato sovrappensiero…
“Umberto signora ! Umberto !”
“Entrate su…! Che fate lì sul pianerottolo ?”
“…pe…permes…permesso ?!...”
Chiesi permesso con educazione come mi era stato insegnato innumerevoli volte…la signora, certo non alta, ma nemmeno rugosa, con dei capelli tinti castano-biondi, e due gambe correttamente lisce e ben depilate sotto la linea della vestaglia indietreggiò di un metro onde indicarci il saloncino ben tenuto, e profumato. Un bell’ambiente: pulito e arredato correttamente.
“Prego, prego. Accomodatevi, su.”
Ero ancora impietrito sullo zerbino. Istintivamente mi pulii le scarpe.
“Dai Umbi, ed entra cazzo, su ! Che vuoi che ti veda tutto il pianerottolo ?!” - mi esortò Piero perentoriamente.
Quando fummo dentro la donna non tanto snella, ma ancora soda, disse a Piero un po’ seccata ma con un tono ancora benevolo:
“Piero ! Ora che mi viene in mente…! Ma non dovreste essere a scuola ? Avrete mica fatto filone ?!”
“Filone ?” – Chiese Piero accomodandosi sul divano come fosse stato un ospite gradito di vecchia data...ma disorientato da quella parola, per lui nuova.
Intervenni io, ignorando dove stessi prendendo quel coraggio:
“Voleva dire sega ! No, signora Mariella, oggi c’era uno sciopero contro il militarismo americano, il Preside per impedire l’occupazione ha preferito chiudere, tanto non c’era più tempo, nel senso che non ne era rimasto…”
“Beh, almeno non avete marinato, se no Piero, l’avrei informata, tua madre intendo! Sai Piero, mi fa sempre piacere vederti, lo sai, ma non potevi telefonare ?! Stavo preparandomi per uscire…oggi sono stata in banca e non mi hanno ancora accreditato la pensione; dovrei passare al bancomat, sai…”
Piero prese due banconote da venti dalla tasca dei pantaloni e le infilò nella cioccolatiera d’argento che custodiva dei cioccolatini comuni di poco prezzo sul tavolino a gambe corte al centro del salone, sopra un bel tappeto, pettinato e svaporato a dovere, a sentirne l’odore. La signora Mariella era una casalinga efficiente…io non avendo soldi cercai di battere in ritirata:
“Signora, se disturbiamo noi…sono contento di averla conosciuta, Piero non è meglio se andiamo…cioè io…certo io è meglio se vado, adesso vedo che…”
“Mariè la prima è gratis, no ?! Anche per il mio amico…vero ?! È stressato, sai ! Non vedi che ha bisogno di trasgredire un po’ ?! Ha nominato l’antineutrino invece di presentarsi…”
“… ?!”
La signora neanche si voltò a rispondergli; viceversa aveva cominciato a fissarmi. Risi tra me e me quando pensai “Ora attiva il pisello-scan”…la signora Mariella se ne accorse, e mi domandò:
“Perché ridi Umberto ?”
Intervenne Piero caustico:
“Perché due minuti fa era stra-teso, una corda di chitarra ! Aveva paura che fossi come mia mamma, tappa con le rughe…”
“Piero ! Stai parlando di tua madre !...Che fai disteso ?”
Piero da cafone si era già accomodato sul divano di velluto togliendosi le scarpe e poggiando le caviglie con i calzini indossati sul lato con il bracciolo. La testa su un morbido cuscino appoggiato sull’altro. La signora era tollerante evidentemente. Si comportava da padrone…pensai “a casa mia non lo fa!”… Si era già tolte le scarpe, e sporgendosi disteso recuperò abilmente le pattine da sotto il divano. Sapeva dove le avrebbe trovate. Io ancora non capivo…quella signora anche se stava per uscire era contenta della nostra visita, e dei quaranta di Piero, vidi. La donna si rivolse al sottoscritto mettendo le sue mani sulle mie spalle maternamente, ma le saggiò tramite la presa…carezzandomi un paio di volte domandò:
“Cosa posso offrirvi ragazzi ? Avete freddo per caso ?”
Strofinò le mani ancora a presa sui miei bicipiti, e rapidamente slacciò il bottone del colletto della mia camicia che io personalmente chiudo come fossi un iraniano…la donna piacevolmente aggiunse:
“Io i riscaldamenti li accendo poche ore al giorno…accomodati Umberto, accomodati accanto a Piero…alzati Piero ! Sta seduto come si deve, avanti !”
Mi accomodai e la signora si chinò verso di me mostrandomi la scollatura del suo seno, sembrava una quarta misura, tuttavia la vestaglia ce l’aveva ancora chiusa, anche se in quel momento in cui gustavo le sue dolci curve, mi accorgevo che era abbastanza lenta sopra. La donna mi slacciò garbatamente le scarpe e me le tolse, quindi congedatasi per pochi secondi tornò con un paio di pattine pure per me. Le indossai senza discutere. La donna si allontanò di nuovo lasciandoci soli un paio di minuti. Piero mi sussurrò:
“Prendile la chiappa con la mano, e palpeggiala quando ti da le spalle, che le piace ! Se le esplori il buchetto dietro non sgradisce certo.”
“Sicuro ?”
“Fidati. Le piace essere molestata in quel modo, fidati, le piace !”
Anche a me piace –pensai – e mi piace di più se la donna si lasciava palpeggiare da vestita com’era accaduto la prima volta a Madame Marchand. Le piace, le piace, le piace – così mi aveva detto Piero riferendosi all’essere molestata, ma io avevo la testa altrove, più o meno nella mia personale versione mentale della cittadina di Nantes, dove stando al romanzo della Parrel un ragazzo che voglia di diventare realmente prete non ne aveva, conduceva una sua personale relazione emotivamente intensa con una donna ben più grande di lui, con la quale –mi ero accorto – il sesso era breve ed intenso nonché improvviso; era questo che mi aveva attratto di quei personaggi così problematici ed…erotomani. Certo, le descrizioni abbastanza caste dell’autrice erano state abusivamente tradotte dalla mia mente di ex segaiolo incestuoso in immagini non ultra eros, ma proprio porno: tra il romanzetto dell’autrice francese, e la mia mente c’era un mondo nebuloso ambientato nella mia idea della Francia dove quella distinta signora che io immaginavo sempre altèra e superba nel suo tailleur scuro passeggiava ai margini di un boschetto fuori città in un pomeriggio piacevolmente ventoso, autunnale insieme ad Antoine che quel giorno chiese al Grennot un pomeriggio di permesso per andare a fare una visita medica in città. I due passeggiando presi per mano non si erano accorti di essere seguiti quando si addentrarono nel piacevole boschetto i cui alberi d’acero avevano le foglie gialle ed arancioni. Madame Marchand chiese ad Antoine di darle la bottiglietta d’acqua, poi individuato un cespuglio adatto si allontanò di qualche metro. Si chinò per terra e ovviamente liberò la vescica, poi bagnati un paio di fazzoletti di carta con l’acqua della bottiglietta si lavò il meato e la vulva. Aveva sollevato i lembi del tailleur dopo aver allentato la lampo prima di chinarsi ed urinare. Adesso che s’era ripulita cercò di ricomporsi mentre Antoine, per non violarle la dignitosa solitudine richiesta da quei momenti, era rimasto distante. Usò l’acqua rimasta per sciacquarsi le mani. La sua etica di cittadina modello le impedì di gettare via la bottiglietta ormai vuota. La riportò ad Antoine scusandosi di avergli usato tutta l’acqua. Antoine se la infilò in tasca dato che vuota non pesava granché. Proseguirono la passeggiata all’interno del boschetto. Antoine, forse aveva già perso l’orientamento, e la seguiva fidandosi di lei, che dopo aver cercato abbastanza, le sembrò di aver trovato un posto abbastanza riparato nel quale, probabilmente, venendo scambiati per una coppietta sarebbero stati lasciati in pace mentre facevano le loro cose intime. Guardandosi intorno stabilì che per il momento non ci fosse nessuno…l’ispettrice Marchand allentò di nuovo il tailleur in piedi aprendo la chiusura lampo laterale dando le spalle al suo giovanissimo amante che la stava osservando incuriosito. La gonna cadde sull’erba, e la distinta signora ebbe il suo corpo tra il basso ventre e le natiche parzialmente coperto dalla camicetta bianca che scendeva non trattenuta dalla gonna. Antoine inebetito s’accorse per la prima volta che Anne Marie portava delle auto reggenti fumé. La donna non rivolse lo sguardo ad Antoine e s’inginocchiò sull’erba aspettando che il vento le sollevasse la camicetta di seta scoprendole il sesso ed il deretano. Ci vollero dei secondi affinché Antoine potesse vedere la sua amante in una posizione pecoreccia, o meglio canina. Antoine poté distinguere il pelo pubico attraverso le curve del culo e l’inguine di lei. Le gambe non le teneva proprio unite. Quella signora normalmente altèra nel suo lavoro e nel suo apparire in pubblico in quel momento posava come la più consumata delle porno modelle. Ovviamente l’ormai ex novizio, interessato più alla carne, che allo spirito ed alla religione, s’inginocchiò dietro di lei, e mentre si apriva i pantaloni cominciava a leccarle ano, ed inguine e vulva fin dove poteva raggiungerla. Il vento tiepido del primo pomeriggio le fece gustare alle narici gli odori intimi della sua donna, in procinto di essere presa, montata, e penetrata. Leccava rapido Antoine come fosse un devoto cagnolino, e Anne Marie godendo di quell’attività era tentata di voltarsi, e proporgli un completo cunninlinctus insalivando bene tutta la sua vulva, ed il clitoride. Antoine era un veloce cagnolino che stava dimostrando di non disprezzare il suo ano date le sue puntatine di lingua. Eppure era un posto così sporco già a metà giornata… Madame Marchand restò alla pecorina, allargando di più le gambe, per dare più possibilità alla lingua di lui, che adesso cercava di avanzare da sotto con la testa completando quella leccata di fica. Ruotando testa e busto era riuscito a raggiungerle il clitoride egualmente, ma data la viziosità della posizione non poté dedicarvisi con efficienza, né a lungo. Un po’ di vento fresco del bosco nel pomeriggio raffreddava alle nari di Antoine, gli odori decisamente più caldi del corpo della sua donna. Staccò la testa, e mentre stava per inciampare sui suoi stessi pantaloni calati, riuscì a prendere la donna per i fianchi, e trattenendola con una mano infilò il proprio membro nella vagina di lei, che da quel momento iniziava a bagnarsi realmente. Fino a pochi istanti prima a bagnare la vulva di Anne Marie era stata solo la saliva di Antoine che adesso aveva preso a fare il suo dovere di maschio nel sesso di lei. Andava veloce il giovane Antoine, anche se in verità non stava correndo dietro loro nessuno. Era non solo morbosamente eccitato; si era infoiato letteralmente. Probabilmente Antoine non si era accorto che i due erano spiati. Guardava solo il volto in godimento di Anne Marie la cui piccola fica aveva accolto il giovane e generoso membro di Antoine ormai del tutto ben piantato nella vagina. Sbatteva Antoine la donna, ed i suoi capelli venivano smossi ad ogni suo affondo. Il giovane Antoine era vigoroso se ben “preparato” e Madame Marchand sembrava sapere cosa piacesse al ragazzo: mantenere l’alterigia o l’eleganza, ed un attimo dopo trasformarsi in una puttana provocante da trasformare semmai ulteriormente in una vacca da sesso togliendole la dignità…eh sì ! Infatti Antoine all’improvviso tolse il cazzo dalla vagina di lei, ormai bagnata per un orgasmo forse già provato, ed in un secondo circa, poggiatolo sull’ano di lei la violò nel culo. Certo lo aveva fatto altre volte, ma questa volta non aspettò che la sua amante si adattasse alla situazione. La sodomizzò selvaggiamente; ad Anne Marie sarebbe occorso un altro secondo per adattare di un altro piccolo centimetro a divergere l’apertura delle cosce; quel centimetro senza dover far tendere “troppo” la muscolatura dell’ano avrebbe dato tempo a quel muscoletto di abituarsi, mentre Antoine teppisticamente le cacciò dentro il suo membro ben duro durante un istante di tensione.
“AHNNN ! …No !...Oh…ohnnn…oh !...”
“Uhm ! Ahn ! Ahn ! Ahn ! Tutto dentro Anne Marie, tutto dentro !...”
Le fece male, e Anne Marie, altèra, superba, elegante, ed innamorata del suo giovane amante, si sorprese a trattenere una smorfia di dolore e ad odiare Antoine per la sodomia, ed al tempo stesso scoprì di aver goduto per uno strano sentimento masochista che era rimasto, o usava rimanere nascosto, da qualche parte nella profondità della sua personalità, quella più interna:
“Ahi ! Teppista !...Huh ! …ahnnnnn…muoviti ! Porco muoviti !...sono la tua cagna !...Sì, ahnnn ! Sono la tua puttana ! Sei dentro…continua a sbattermi Antoine !...Ahnnn ! Ahnnn !”
Era in imbarazzo per il cannone che le stava riempiendo impietosamente il retto…ci vollero dei lunghi secondi di smosse del colon, poi Anne Marie cominciò a godere per gli affondi di lui, purtroppo sempre più rapidi, e che sembravano non durare che una frazione di secondo. L’egoista Antoine era un essere umano, ed ormai stava per godere, quando invece alla sua attempata amante ringiovanita dal sesso con lui, non sarebbe dispiaciuta un’altra decina di minuti di quei colpi maschiacci… talmente maschi ed intensi che Antoine venne, e le pompò il proprio sperma dove lo aveva già pompato innumerevoli altre volte, nella completa padronanza del corpo inferiore di lei.
“Ohhhhhh ! Eccotelo Anne Marie !...prendi !”
“Uhhhhh ! Sì…ahnnn ! Uhmmm !...ahnnn ! Sì !...Ahnnn !”
“Ahnnn ! Ahnnnn !...Ohhhhhh ! L’ultimo…!....ahhhhhh ! Finito…diamine !”
L’eiaculazione era finita suo malgrado; Antoine le mollò i fianchi e, sportosi in avanti, la afferrò per le spalline della giacca e si stesero di fianco, stanchi e sudati sull’erba, col cazzo di lui ancora un po’ gonfietto dentro il suo retto, che ora alla donna cominciava a darle del prurito…il ragazzo usò il fiato rimastogli per interrogare la sua amante dopo averle baciato la nuca più volte passandole anche la lingua…la donna sembrò gradire le sue tenerezze; certo se gliele avesse usate un po’ prima di slargarla all’improvviso…
“Ohhhhh…ti è piaciuto lo…slargo ?! Lo so d’averti trafitta ! Me lo sentivo così duro…”
“No, bastardo ! …o forse sì…mi piace darti anche il culo Antoine, ma avresti dovuto essere più garbato…stavo iniziando a godere, ma tu sei andato avanti come un treno !...Oh se solo fossi durato di più…sei venuto troppo… anfff…presto ! Esci dai…ho bisogno di liberarmi.”
Ora che si stava raffreddando, durante l’accoglimento del seme caldo di lui dentro le sue carni intime, ad Anne Marie sembrava di avvertire un certo disagio. La sua dignità era stata completamente messa a nudo. Assunsero una posizione seduta. Maternamente Anne Marie prese in mano la cappella chiudendo il proprio palmo a mò di una piccola vaschetta, e sputò tutta la saliva che aveva nella cappella ormai rimpicciolita del suo ragazzo. Sorprendentemente la donna riuscì a far scendere parecchia saliva che usò movendo espertamente le dita della sua mano femminile e delicata per pulire la cappella all’amante. Lo aveva fatto d’istinto; cinque minuti dopo disse al ragazzo dopo essersi rimessa alla pecorina e essersi rialzata la gonna scoprendo il suo culo. Allargò di nuovo le natiche dicendo:
“Sputa sopra, sputane tanta di saliva Antoine e puliscimi con due dita, una specie di frizione…hai capito ?”
“Sì, aspetta…”
Il ragazzo sputò la propria saliva sull’ano stressato e rosso di lei di nuovo apertosi a scopo pulizia sommaria. Antoine fece un bel lavoro: leccò abbondantemente la pelle intorno all’ano, quella delle natiche più interne, e lavò bene di lingua anche il suo inguine; poi le disse:
“Mettiti a pancia sotto…!”
La donna eseguì, e dalla pecorina assunse la posizione totalmente prona. Antoine fece scendere altra saliva sull’ano, ed allargandone l’ingresso fece in modo che la saliva entrasse dentro. Poi scese all’improvviso a lingua dura e gliela introdusse un buon centimetro oltre l’orifizio…la donna esplorata così intimamente rantolò di nuovo, come se stesse ancora scopando…e con la testa voltata di lato esclamò:
“AHN ! …Ehi, gua…”
Antoine senza fare caso all’esclamazione di lei leccò un paio di minuti coraggiosamente correndo non pochi rischi; certo Anne Marie era una donna pulita, tuttavia leccare così addentro era non proprio salutare…poi estratta la lingua gliela passò su ambedue le natiche concludendo quella devotissima pulizia con un bacio a quel buchino che aveva sopportato così tante durezze…
“Cosa ?”
“No, niente, ma mi era parso…”
E se in quel boschetto non fossero stati soli ? Anne Marie lo sapeva che i boschi, oltre che dalle coppiette, erano frequentati dai guardoni, i voyeurs, che dal ventesimo secolo in poi avevano con sé un’arma che poteva ferire ben più della penna, e ben più della spada: la macchina fotografica con il teleobiettivo. Madame Marchand era piuttosto combattuta: essere stata fotografata mentre si faceva scopare da un ragazzo che poteva essere suo figlio, facendo del sesso duro degno di un ottimo film pornografico, le faceva anche un po’ piacere; ma al tempo stesso se i guardoni con la reflex, mercé la complicità di alcuni mini lab discreti o clandestini, usavano scambiarsi le foto, loro due potevano considerarsi belli che sputtanati; anche se non erano ovviamente madre e figlio (però beffardamente ai terzi ci tenevano a sembrarlo…) Anne Marie, la borghesissima e riservata madame ispettrice scolastica, di videocassette pornografiche nella sua vita ne aveva viste una buona trentina, sia da sola, che con suo marito, e nel suo cervello aveva una personale banca dati di posizioni provocanti per fornire l’erezione ad un uomo o meglio, ad un ragazzo che aveva meno della metà dei suoi anni…Anne Marie non riusciva a toglierselo dalla mente: avrebbe voluto che Antoine si scopasse, e bene, sua figlia Henriette. La famiglia in fondo era agiata e una eventuale gravidanza di sua figlia sarebbe stata una gradita novità. Se poi Henriette avesse voluto andare all’università avrebbero preso una bambinaia; anche se ovviamente a quel ruolo avrebbe ambito lei stessa più che volentieri. Se solo Antoine non avesse avuto sempre un’espressione triste oltre a quella faccia da bravo bambino, che però sorrideva di rado. Dopo aver scaricato emotivamente Antoine con quella sodomia sopportata, o meglio, gradita ad arte provò a toccare di nuovo l’argomento di Henriette, alla quale sentiva di aver rubato il fidanzato…la donna disse normalmente senza alcuna enfasi mentre camminavano presi per mano :
“Henriette me l’ha detto…!”
“…cosa…”
“Mi ha detto di averti fatto un bocchino, di avercela messa tutta, per prendertelo in bocca…ti vuole bene così tanto che era disposta persino a berlo alla fonte. Si aspettava che la sverginassi…e poi tutto quel che segue…Perché diamine le hai rifiutato lo sperma ?! Io sarei felice di averti qui a casa nostra ! Mio marito ha bisogno di una persona a studio !...Vorrà dire che se non prendi i voti ti sposi Henriette, ti potrei mettere io a studio come un efficiente segretario per mio marito. Non ti maltratterebbe anche se lavorassi male; è incapace di maltrattare le persone. Staresti così male qui da noi ? Chi ti trattiene lì al Grennot?...”

…Antoine, rimasto solo con la giovane coetanea nella casa di lei, dove madame Marchand li aveva lasciati soli in salone affinché combinassero…Henriette aveva cercato di baciare teneramente Antoine dappertutto, e dopo un paio di minuti di moine, senza che Antoine cercasse di ricambiarle troppo le tenerezze, lei decisa gli aprì la patta dei pantaloni e gli chiarì cosa cercava. Gli afferrò il cazzo, ancora moscio, ma pulsante, ed in via d’ingrandimento, mercé la presa femminile di lei…uno, due, tre…sette, otto tiri di quel cazzo che viaggiava dritto verso l’erezione. Antoine , nonostante le piacevoli sensazioni dell’afferro amoroso di Henriette, ostentava una certa freddezza; l’esatto contrario del suo cazzo, sempre più caldo, presa dopo presa. Henriette sapeva che se guardava in faccia il suo “ragazzo” non ne avrebbe avuto un buon ricordo di quei momenti, per cui s’inginocchiò rapida sotto la pancia di lui, e decisa come un predatore, prese in bocca il membro di lui quasi per intero. Cercò anche d’ingoiarlo per vedere fin dove le arrivava il glande scappellato di lui. Gli afferrò anche i testicoli iniziando a carezzarglieli per completare ad arte il suo pompino per il suo ragazzo. Henriette era preparata psicologicamente e materialmente ad accogliere dentro la sua bocca il suo sperma. Antoine poté accorgersi come Henriette fosse decisa ad effettuare il prelievo di seme maschile. Probabilmente era pronta a berlo…a qualunque costo. Andava avanti ed indietro con lingua, bocca, e denti. La lingua di Henriette si muoveva casualmente sulla cappella di lui, che diventava più dura ad ogni giretto di lingua e saliva. Henriette ce la stava mettendo tutta; probabilmente era al suo primo bocchino, e per l’inesperienza o per l’ansia andava avanti ed indietro a scatti irregolari. Antoine sentiva l’aria caldissima delle sue narici sulla propria asta e quando lo sputava fuori per respirare non sgradiva affatto quell’aria calda delle nari sul proprio glande raffreddato dall’aria esterna dopo la calda immersione nella bocca di Henriette, che da parte sua, contenta di prenderglielo anche in mano gli tirò due belle seghe, portando il cazzo in pre-sborrata. Glielo tenne in mano esperta, poi stesasi a terra allargò le coscette invitando Antoine a farsi strada nella sua vulva che aspettava aperta e bagnata il suo naturale complemento carnale…contava Henriette su sette-otto battute di quel bel cazzo per sentirsi inondato l’utero, finire possibilmente incinta, e farsi sposare da quel bravo collegiale negato per diventare prete…Antoine baciò Henriette per disorientarla usando abbondanti incursioni della sua lingua nella sua bocca; Henriette, come Antoine s’era immaginato, allargò ancora di più le cosce desiderando il cazzo di lui con tutta la sua anima. Il novizio le sollevò il culo da terra e le centrò l’ano in un sol colpo; l’aveva inculata infilando di prepotenza metà del suo cazzo…Henriette delusa scoprì che l’ano le era stato violato senza che se ne fosse troppo avveduta. Data la posizione sentì solo un lieve bruciore, e mentre Antoine le cercava il volto di lei con la lingua, prontamente arrivò il clistere caldo e cremoso di lui dentro i suoi visceri. Fu alquanto abbondante. La ragazza accettò la sua sborra senza protestare, poi non appena lui si distaccò sedendosi a terra con un po’ d’affanno, Henriette gli mollò un pugno dritto al naso. Henriette arrabbiata gli disse:
“Ti faceva così schifo la mia fica, stronzo !? Tutta quell’abbondanza…nel culo ! Bastardo !”
“Dai, Henriette…non mi andava di metterti incinta…cazzo !... che stai facendo ?…”
Antoine aveva visto giusto: la ragazza stava facendo scivolare qualche goccia di sperma che le colava dall’ano dentro la vagina attraverso inguine e perineo, aiutandosi con il proprio dito. Prontamente Antoine glielo impedì. Certo era seme freddo contenente spermatozoi ormai morti, ma quel novizio non volle rischiare. Le mise la mano sull’ano e raschiò via più sperma possibile per impedire piccolissime incursioni…lei arrabbiata per la mancata congiunzione secondo natura cercava d’insultarlo.
“Ti piace scoparti le suore, vero stronzo ?! Dove si mettono alla pecorina ?! Nella tua stanza, o nella chiesetta…?!”
“Sta zitta ! Non sai quello che dici. Io non vado con le suore !”
“Sarà; ma ho avuto l’impressione che mia madre tu te la sua spizzata bene…vorresti farti mamma per caso ?”
Antoine non le rispondeva.
“Mi sa che a te piacciono vecchie, magari formato prof ?! Dico bene ?”
Henriette voleva fare la pace. Si alzò in piedi davanti a lui ancora seduto a terra sudato in fronte per lo sforzo del minuto prima dell’eiaculazione. Il pelo folto di Henriette era a due tre cm dal naso di Antoine. Henriette sentiva il respiro di lui tramite le labbra della vulva, poi presagli la testa tra le mani gli appoggiò la fica sulla sua faccia sudata. Dolcemente cercò d’invitarlo ad una bella leccata, che nei progetti di Henriette doveva drizzarglielo di nuovo in pochissimi minuti.
“Mi devi un orgasmo vero Antoine ! Dai leccala ! Stavolta voglio godere io…”
“…”
“Hummmm, mò che ti si ridrizza stai fermo ! Mi ci siedo io sul tuo bel palo ! Se non mi svergini tu mi svergino io…fuori la lingua ! …Marsch !”
Antoine esitava, poi iniziò a fare il suo dovere di maschietto. Leccò la vulva già bagnaticcia di lei con impegno carezzandole le labbra della vulva col suo naso caldo e sudato, ma sempre più e più caldo. Quegli strusci vennero apprezzati dalla vulva di Henriette che cominciò a gonfiarsi, e ad aprirsi. Quelle morbidissime carni stavano bagnando il volto del ragazzo. Leccava Antoine, le leccava tutta la fica con delicatezza. Lei contraccambiava carezzandolo tra i suoi capelli e a tratti premendo tutta la fica contro la faccia scottante di lui di febbre da sesso. Chissà quanti maschietti avrebbero voluto vivere quella realtà, in cui una distinta borghese sposata aveva una tresca con un ragazzo con la metà dei suoi anni, e ad un tempo, desiderava prenderselo in famiglia come marito (per cooptazione) di sua figlia, sperando di diventare una giovane…nonna; ma ogni tanto chiavata come una puttana. Una realtà piuttosto singolare, forse irreale; non distinguevo più quanto era dovuto alla fantasia della Parrel e quanto alla mia e nel frattempo io ero tornato alla mia di realtà, in casa di una donna proletaria, dignitosa come prostituta…se il mio amico Piero sapesse cosa si prova a leggerla la letteratura erotica…meglio di un film molte volte. Ero rimasto sovrappensiero; Piero mentre masticava uno di quei cioccolatini mi disse:
“Ben tornato sul pianeta Terra Umberto !...mi piacerebbe sapere a cosa stessi pensando…un giorno me lo dirai…per due minuti neanche, ma non mi hai filato proprio ! Ma che hai l’Alzmaier ?”
“Ehm, si dice Alzheimer non Alzmaier…non t’avevo sentito…credo !”
“Dammi retta, cambia spacciatore !”
Era stupefacente quanto rapidamente avevo richiamato le scene più intense di quel romanzo in quel paio di minuti in cui la signora Mariella si era allontanata lasciando al più “pratico” Piero gli onori di casa in salone. Venni distratto dalla conversazione da un rumorino strisciante…all’improvviso il televisore flat della signora si accese da solo. Un film pornografico con donne nordiche alte, stupende, depilate, con cosce da urlo e capelli biondissimi da un metro e più, che scopavano con uomini tutti muscoli e palestra si avviò, video e sonoro a volume non elevato…Piero mi fece:
“Dai fatti passare quel muso ! Che ci divertiamo, vedrai…”
“…io non ho soldi Piero !”
Questi spazientito mi specificò:
“Mona ! La prima marchetta è gratuita, e se ti piace ritorni, no ?! Oggi non paghi, ok ?! Tranquillo !”
La signora tornò con un vassoio, e tre bibite colorate bianco-gialle. La signora Mariella si era allentata un po’ la vestaglia rossa con la quale ci aveva ricevuto. Era ancora chiusa, ma le cosce stavolta si vedevano meglio. La donna esordì:
“Tre Martini bianchi, gradite ?! Ghiaccio mi dispiace, non ce l’ho pronto…ti piace il Martini Umberto ?!”
“…ah grazie. Sì, mi piace !”
“Prego Umberto…e così tu sei l’amico principale di Piero ?”
“Sì signora, lo conosco da tempo, viene a casa mia a studiare…”
La signora s’era piazzata tra me e Piero e sorseggiammo le nostre bibite. Intanto la signora Mariella aveva preso ad intrattenerci con la sua piacevole conversazione “materna”, di tanto in tanto ci carezzava le ginocchia:
“Bravi studiate, studiate. Io arrivata a quarant’anni m’ero pentita di aver voluto smettere vent’anni prima…studiate Umberto, studiate ! E mi raccomando, se i vostri genitori possono farlo, andateci all’università, andateci ! Sarà l’ultima volta che qualcuno vi insegnerà qualcosa…studiate ! Datemi retta…studiate ! ”
“Tranquilla Mariella, Umbi è un secchione…”
“Secchione un cazzo ! Non le dia retta signora ! ”
“E a letto…?! La sufficienza ce l’hai Umberto ? O sei da pornino e sega prima di dormire ? Non è meglio salire di livello ?”
Ebbi un’altra manata sul ginocchio. Avevo la sensazione che la signora Mariella cominciasse a mettermi alla prova. Io disapprovavo Piero e la sua disinvoltura: aveva già preso a frugare e palpeggiare il seno sinistro della signora. La signora Mariella mi fece un sorriso per invitarmi a fare altrettanto…pensai :- e perché no ?!...come allungai la mano vidi che ero in ritardo e che bisognava alzare il tiro…senza aspettarmi Piero cominciò a dare il via alla corsa: iniziò a baciarle e leccarle il collo, e lei in pochi secondi chiuse gli occhi senza riuscire a trattenere un rantolo, ed un tremore del proprio corpo, che a propria volta si trasmise al mio che aderiva. Diamine ! Questa graziosa attempata fica molto over 40, ci teneva ai preliminari… Dopo un po’ di leccate al collo alto-basso Piero infilò la lingua nel suo orecchio destro. Mariella gradiva, eccome se gradiva. Per forza Piero si sentiva a casa propria…i suoi rantoli femminili mi stavano turbando, e le pallette mi si stavano indurendo.
“Ahn, ahn ! Uhmmmmmm !”
L’altra mano di Piero era già sulla coscia di lei. Era una donna pulita e profumata senza eccesso. Aprì la sua vestaglia, e potei vedere che il reggiseno nero di lei era ancora indossato. Quelle zinne si stavano di nuovo alzando per il respiro, e di lì a qualche istante, quel reggiseno sarebbe stato meglio toglierlo. Non avrei mai creduto che il petto di una donna che si gonfiava potesse eccitarmi così tanto…La mano di lui frugandola dietro la schiena riuscì a provocarne lo sgancio, e cadde scoprendo i carnosi capezzoli marroni della signora, che tra un affanno e l’altro, disse rivolta anche a me, non appena la bocca di Piero aveva preso a succhiarle il capezzolo sinistro:
“L’altro succhiamelo tu ! Sentirai che latte ! Mi viene ancora sai…che ne dici Umberto ? Assaggialo che è buono, ahnnnn ! Uhi !...come succhia questo qui ! Manco fossi io sua madreeeehhhh…uhmmm, ahmmmm, dai Umbi ! Coraggio…tu l’altro ! Svuotatemi le tette…ahn ! Ahn ! Ahn ! Ohhhhhhh,…piano Piero ! Piano…succhia, ma fai piano ! Uhmmmm come succhi…ahn ! Ti mancavo, eh…su bambini miei, fatemele sfondare le quote latte !...Ahnnn ! Sì, che buona la tua lingua Umberto ! Ohhhhh ! Ahnnnn ! Tu scopi Umberto, lasciamelo dire che…Uh !...me ne intendooooo ! Piccolo farabutto ! Ficcacelo tutto quel ditino che lì mi piace ! Ohhhhhh !”
Eravamo affiancati davanti a lei: la nostra dea del piacere…così mentre Piero le ficcava tutto il suo indice nel retto, io le leccavo il collo con maestria…
“Uhlmmmm, sluuuuuurrf,…uhmmmmf, uhmmmm haoooooooo ! Slurrrrrrpf…uhmmmmm”
Piero era ormai già infoiato, e non reprimeva i suoi suoni bestiali metà nasali, e metà gutturali; probabilmente erano suoni ancestrali di quando eravamo scimmie, e sono rimasti nel corredo del nostro cervello…cazzo ! Stavo diventando un commentatore alla Super Quark…però come succhiava affamato ed esaltato…e io che pensavo a quella trasmissione…
Esitai ancora un istante, un lungo istante di smarrimento, poi succhiai anche io l’altro…la signora aveva ragione: era proprio buono. Proprio buono, morbido, reattivo, e dolce…dopo un minuto sentii il sapore del suo latte. Forse aveva fatto la balia…buona la zinna, buona !… Avevo preso a toccarla: era calda, e si gonfiava ancora con il respiro, suo e nostro. Alternai i succhi con i baci sulla sua pelle calda e pulita.
“Uhmmmm, sluuuuuuurrrrr, uhmmmmf…”
Stavolta ero io ad emettere dei suoni irrazionali, come un esaltato !...Cazzo ! Come si chiamava quella zinna ? Collina burro ? Monte torta ? Un carnale santuario di dolcezza e morbidezza… Non ci misi molto a leccare d’istinto la pelle sopra il capezzolo, e molto presto anche quella sotto, tutta intorno. Porca ragazzi ! Che zinna ! Insistemmo una decina di minuti su quelle tette calde da paura. Sentii accidentalmente sulla mia tempia la tempia bollente di Piero. Mi ero reso conto che stavamo prosciugando quella donna ad una zinna per uno. Evviva la democrazia ! E la signora Mariella respirava, respirava…eccitando entrambi, e me in particolare che avevo il desiderio a quel punto di baciarle la bocca. Provai: dapprima le feci credere che mi sarei concentrato sul seno destro (l’altro, il sinistro era posseduto fin dall’inizio delle danze da quella sanguisuga di Piero che cercava di sditalinarle il culo) e all’uopo glielo strinsi; diedi quindi un bel succhio su quel capezzolo ormai rigido cercandole altro latte, poi mentre le tirai un po’ quel capezzolo stremato per disorientarla, la baciai in bocca un po’ inclinato verso Piero che continuava a carezzarle la schiena (mi disse poi) e a cercarle la fica (calda ?) sotto le strette mutande di lei con l’altra mano. Forse aveva capito il motivo di quel mio urto testa-testa con lui, e non mi ostacolò. Continuò a succhiarle il seno, e a frugarla dietro dove poteva. Prima di chiudere i miei occhi per rendere più intimo il mio tentativo di bacio, l’ultima cosa che vidi era la mano di Piero carezzare l’interno cosce della nostra donna. Lei dapprima esitò, poi sovrappose le sue labbra sulle mie un po’ meglio, e dopo un bacio da sogno di una decina o più di secondi, aprì un po’ la bocca per saggiare le mie intenzioni. I nostri nasi avevano incrociato la nostra aria riscaldata dal Martini, e soprattutto dai nostri corpi eccitati dai suoi rantoli. Volevo la sua lingua ! Volevo sovrapporla alla mia. Lei, Mariella, pur accettando il bacio esitava ancora alla schiusa, e all’incrocio…mise le mani sulle nostre vite e ci fece alzare. Eravamo in piedi tutti e tre. Io e Piero ancora attaccati al suo corpo procace come cozze allo scoglio. Lei si fece cadere la vestaglia scoprendo la schiena e le spalle. Mi precipitai a baciargliele, e leccargliele tra clavicola e scapole…poi di nuovo il suo collo ed il suo viso da sotto fino alle guance. La pelle di lei s’era asciugata dalla lingua di Piero, o forse no ?!...Chissenefrega !...Mariella cercò di carezzarmi in qualche modo, mentre cercava di tenere a bada quella sanguisuga sessuale sempre affamata di Piero dietro di lei…dopo un po’ di secondi così Mariella ci disse:
“Ahhhhnnnn ! Basta ragazzi miei ! Basta !...”
Noi smarriti. Cazzo ! Il sogno non poteva finire lì, no !...Quello soltanto faceva per i quaranta di Piero !? Quella era la mia scopata gratuita ?!...
Mariella era seminuda con le sue mutande nere di pizzo ancora salde a tornirle le cosce. E chi se l’andava ad immaginare che una donna di quell’età potesse essere così eccitante ?! Il cazzo mi voleva uscire dai pantaloni. Piero ormai se l’era già tirato fuori, e lo strusciava sulle coscia sinistra di lei. Io le stavo toccando la destra ed era bella calda. Che invidia che provavo guardando Piero, più svelto di me a sciabolarle davanti il cazzo…
Improvvisamente la signora disse:
“Piero, fila dietro a baciarmi la schiena e a leccarmi il culo ! Poco a poco ti abbassi, poi se vuoi me lo strusci tra le chiappe e me lo metti al culo…dai piazzati dietro a me ! La finisci col dito e ci metti il cazzo ! …mostrerai al tuo amico cosa sai fare, cosa t’ho insegnato…“
Piero eseguì, poi la donna rivolta a me disse:
“Tu mi abbassi queste e me la baci, la mia bella sorca, più o meno come stavi baciando la mia bocca, intesi ?! Coraggio dai…odori e slinguazzi ! Se ti piace, ho indovinato il sapone giusto…sono sicura che sei più bravo di Piero ! A leccarla, dico…sei capace di leccarla, vero ?! Se la sai leccare si apre da sola…”
Mi andai a piazzare in ginocchio davanti a lei, non senza averle “baciato” con le labbra, la lingua, e con le mie guance il suo ombelico ed il suo ventre caldo caldo, morbido, morbido. Cazzo ci sarei rientrato in quel grembo, anche se ero uscito da quello di mia madre nascendo…come le afferrai il lembo della mutanda vidi che era saldo aderente alla vita. Non riuscivo ad abbassargliele. Dovevano avere una chiusura segreta da qualche parte. Non dovetti cercare molto, la signora le abbassò da sé agendo di lato. Le mutande caddero da sole, e ad un paio di cm dal mio naso c’era la sua fica, una grossa fica di cui sentivo l’odore forte e pulito del sapone che dava una certa piacevolezza al pelo corto e riccio. Era castano rosso. E la sua vulva rosea ed arrossata come quella di una ventenne…prodezza dell’intima…Come l’indumento cadde a terra individuai il suo clitoride ben più grosso di quello di mia madre Ivana. Come vidi tutto il sesso, apprezzando l’intera lunghezza dello spacco e delle labbra carnose intorno, iniziai a leccare sperando che il sapore fosse più intenso dell’odore di quella grossa vulva, il cui pelo vaporoso mi dominava le narici. Mentre leccavo lo spacco introducendo la lingua in cerca di qualunque cosa scendesse da quella fica, il mio naso ovviamente caldo solleticava il clitoride della donna, la quale dopo poche delle mie impegnate e leggere lappate, iniziò a godere e a bagnarsi insieme al resto della sua vulva, la cui pelle vellutata cominciava a stimolare la mia lingua con il salaticcio. La mia saliva le umettava la gentil pelle e quel sesso ancora reagiva contraendosi e rilasciandosi, animandosi di suo. Mariella non lo so, ma la sua fica aveva apprezzato, e di sicuro ! Una bella onda attraversava la pelle gonfia della vulva della signora ad ogni bacio della mia lingua, via via più leggero a mano a mano che risalivo verso il clitoride, di cui già pregustavo la dolcezza del lembo di quella pelle che lo avvolgeva. Ad un certo punto Mariella disse maliziosa:
“Huhhh ! E bravi i miei bambini ! Su leccatemi tutta ! Avanti e dietroohhhhh ! Sìiiiiiiiii ! Uhmmm, ahnnnf, uhmmmmm ! Come la lecchi bene Umberto ! Dai bambino mio…ti piaccio materna, vero Umbertooooohhhhh ! Uhi ! Dai Piero ! Coraggio ! Infila la lingua ! Che mi sono sgomberata ! Dai lecca Piero, leccahhhhhhh ! Ahnmmm! Tutti e due i buchi sì !....uhmmmm ! Che lingue i miei due bambinoni…a deliziare la loro mammaahhhhh, uhhhhhh ! Sento che colo…porcellini miei dateci sotto ! Ahn ! Huh ! Piano ! Insisti di più ! Ouhhhhh ! Ahn ! Dai Umberto infilala dentro lo spacco…e poi su ! Fino al clito…! Umberto dai coraggio ! Leccamela ancora !”
Piero, per il poco che potei vedere, le aveva allargato le natiche, e procedeva ad affondi di lingua sull’ano di Mariella, come inebetito dai suoi stessi animaleschi istinti, scatenati dalle tonde e sode forme di questa “nostra” donna. Non so che sensazioni provasse. Io le leccavo la fica piano, disciplinato, e di tanto in tanto mi sembrava di cogliere un piccolo colino salato…tra sapori di pelle e sapori di colo mi era sembrato di sentirne quattro: bianco d’uovo, miele sciacquato (comunque dolce), una specie di solleticante acquetta pazza sulla parte anteriore della mia lingua, un po’ di lato, e infine un po’ di wurstel acido, che di norma schiferei, ma in quel momento mi sosteneva l’esaltazione maschia, nonostante un saporino proprio amaro. Tutte illusioni chimiche, di superficie, amplificate dal mio arrapamento, o dalle mie scariche ormonali ! Ben condite quelle illusioni, sì: con la mia di saliva: altro che acqua pazza ! La signora Mariella, esaltata, si era strette le tette da sé leccandosi i propri capezzoli per massimizzare il proprio output di lubrici sensi (eh che volete ?! Un po’ di informatica l’ho studiata sul serio…) Mariella m’incoraggiava:
“Umberto, mi stai facendo venire di linguahhhhhh, piano Piero ! Piano con quel dito ! Dai, dai…Umberto sei pronto ?”- Piero aveva cominciato a farle il culo con il dito.
“Ahnnnfff… per cosa ?”
“Vuoi un bocchino, o sei pronto a chiavarmi ?”
“Chiavarla, chiavarla…voglio chiavarla…”
La donna si stese sul tappeto, allargò le ampie cosce, e la sua grande sorca carnosa e riccia di pelo, luminosa ai miei occhi, si aprì per accogliermi. Entrai in lei, e glielo misi dentro tutto, proprio tutto, fino in fondo. Intanto Piero si era piazzato davanti alla bocca di lei per chiedere una certa soddisfazione salivare al suo cazzo. La donna gli praticò un rapido pompino, poi gli disse di mettersi di fianco, e di spipparsi il cazzo su una delle sue zinne a scelta. Il suo cazzo dritto e duro, appena insalivato da lei, si metteva a strusciarle la sua zinna destra, con la cappella contro il capezzolo. Io entrato dentro Mariella con le pallette dure che mi sbattevano sull’inguine di lei cominciai a caricare, steso con la testa contro le zinna sinistra dato che la destra serviva a carezzare il cazzo a Piero. La sua vagina interna era un bell’inferno caldo, un bel bollore in prossimo risciacquo. Mariella era sempre più soddisfatta dei miei colpi di lancia. Ondeggiavo sopra un signor materasso carnale. Ogni tanto mi voltavo verso il cazzo di Piero, casomai le schizzasse sulla zinna colpendo anche il mio viso. Prodigiosamente gli restava dritto e carnoso: Piero si stava trattenendo, tuttavia strisciava e strusciava la sua cappella sul capezzolo dritto di lei. Io ripresi i miei colpi dentro quella vagina da paradiso…dopo un quarto d’ora di affannosi affondi Mariella disse:
“Piero ! Spostati e fammi un favore…vieni, piazzati vicino le cosce, qui accanto e senza ostacolare le sue palle dure, che stanno per esplodere, e infila un dito al culo, e…dacci dentro…!... lavoramelo bene !...Voglio regalare un bello sbrodolo di fica al tuo amico Umberto…dai ci riesci ?”
“Boh, proviamo…scusa Umberto sai…”
“Vai…che qui vengo Mariella…vengo…”
“Aspetta Umberto respira, respira…trattienile ancora un po’ quelle tue pallette ! Oh ! Hoh ! Ancora che riesci a muovertiiiiiii ! Huh !”
“Sìiiiiii, bella ficaaaaaaaaaaah… !”
Piero fece passare la mano piatta sotto le chiappe schiacciate sul tappeto di Mariella, poi quando si accorse di aver raggiunto in qualche modo l’ano, v’infilò il dito medio probabilmente. Provò a muoverlo cercando di non ostacolare la mia ripresa della chiavata, ma la cosa dopo un paio di secondi non funzionò; proprio per niente…Mariella mi disse:
“Sto di sopra io, va bene Umberto ?!....Huh ! Ehiiiiii ! Resisti !”
Io dissi di sì cercando di trattenermi dallo sborrare, e la cosa cominciava ad essere piuttosto difficile…comunque cambiammo posizione, con grande sollievo di Piero. Mi alzai seccato, ed il mio cazzo uscì bagnato da quel tripudio di caldi umori della sua generosa sorca. Piero azzardò una leccata mentre Mariella cercava di rialzarsi; chiaramente desiderava anche lui un assaggio di quelle stuzzicanti “trasparenze” che avevano ben bagnato la fica in pre orgasmo di quella donna. Mariella si sistemò sul mio cazzo, che prima di rientrare, stava ammosciandosi; ma col contatto interno di quella vagina certo non stretta, ma accogliente, tornò in tiro. Piero cominciò a lavorare il culo alla signora con il dito, mentre lei sussultava col suo peso avendo del tutto ingoiato il mio beatissimo cazzo adolescente. Piero disse:
“Dai Mariella, i quaranta te li ho portati !...Fammi entrare ti prego …”
Io puntualizzai:
“Signora Mariella, io non ho soldi con me oggi…io non lo sapevo…ahnnn! Ahnnn ! Ahnnnn!”
Mariella lo ignorava facendo sopra e sotto col mio cazzo per ottenere il suo ed il mio orgasmo; dopo un minutino di sicuri e ben manovrati auto affondi, Mariella si rivolse a me:
“Tranquillo Umberto, la prima è sempre gratis…lui invece mi ha pagato solo quella di ieri…”
Piero muoveva il dito nel retto di lei per stimolarla amorevolmente, mentre Mariella mi faceva godere la congiunzione bagnata con lei, poi finalmente disse:
“Dai Piero ! Basta col dito. Infilaci il cazzo ! Un unico colpo ! Qui niente rate ! Hahn ! Ehi ! Basta col dito ! Il cazzo Piero, il cazzo !...poi me li porti, dai. Affondi, poi andiamo all’orgasmo tutti e tre…su mona ! Poi me li porti, inculami ! Dai ! Fa vedere a Umberto come sai inculare bene ! Come un uomo…su ! Schiena dritta…prendi, punti, e affondi….!”
Piero non se lo fece dire due volte: mentre io e Mariella scopavamo, ed io le guardavo le zinne che lei abbassava ogni tanto per farmele mordicchiare, Piero aveva preso la mira, e le infiocinò l’enorme culo. Fu o abile o fortunato. Entrò tutto in una volta…vidi la mia chiavona sussultare in volto in una smorfia di disorientamento, per la sorpresa del colpo, e commentò:
“Huh ! Non me lo ricordavo così duro a Pieretto ! Già dentro tutto?!…bene ahn ! A Piero quando è in bolletta ce l’ha più duro…eh ?! Uhmmmm, ahn ! Che colpi ! Uao! Culo e fica ! Questa sì che è musica…dai bambini miei, cavalcatevi la vostra mamma porca !...Tutti e due i buchi ben tappati…sìiiiiiii ! Dai Umberto muoviti ! Col due cazzi dentro carburo meglio, un bel rush finale, dai ! Ahnnn! ”
Un bel rush finale ?! Sì, magari… Io con quel suo enorme e pesante corpo sopra non riuscivo a muovermi, se non di pochi centimetri…rush finale !...Io subivo il fermo ai box…il peso e l’ingombro di Mariella erano dominanti. Fortunatamente ogni affondo di Piero nel suo retto, stimolava la fica di lei a bagnarsi col mio cazzo dentro; in realtà procurava un bel rilascio di urina; un po’ scivolò sul mio cazzo dritto irritandomi il pelo alla base del cazzo; tuttavia avevo le palle sempre più dure, pronte ad esplodermi. La signora sapeva come eccitarci:
“Dai Piero, datti da fare ! Sbattimi le palle sul culo…uhuuuuuh ! Su, che le sto sentendo, come mi stai facendo sentire stò bel cannolo ! Che dici Piero, dai, fottimi, fottimi…ahn ! Uhhhh ! Dai, sono la vostra baldracca, sparami dentro la besciamella calda, col tuo cannellone, dai ! Tu resisti Umberto, respira e resisti…devo soddisfare il tuo amico…va di fretta lui…”
“Ahn, ahn ! Ahn ! Ahn ! Ahn ! Ahn !...oia !...Godi troia ! Tutto al culooooo !”
Mariella ben sborrata dentro il retto, mi regalò un po’ della sua saliva calda che accolsi volentieri, ed intanto mi parlava dell’inculata di Piero…
“Me lo sta squassando bene il re…ahn ! uh !...etto il tuo amico…ahn ! Mi bagno ! Senti Umberto ?! La senti ? Gliel’ho insegnato io ad incularmi ! E adesso se senti il mio sbrodolo mi ha inculata bene, ahn, ahnn…capito Umberto ?!”
Piero stretta la presa sulle anche di lei, le mandò i suoi ultimi colpi. Saranno stati forse sei…
“Ahrnnnn ! OHHH! Sì ! Tieni ecco ! Ahn ! Ahn ! Che culo divino ! Ohhhhh !”
...poi venne con un paio di scatti, dapprima urlando esaltato, poi crollando sulla sua schiena, mentre il suo cazzo si vuotava nel retto, e le zinne di lei crollarono sul mio volto che quasi mi mancava il respiro. Tuttavia erano ancora calde…e gliele succhiai ancora un pochino. Erano buone sapete ! Con due zinne come quelle ogni sera potevo abolire la pasticceria…goloso lo ero di mio !
“Ho sentito una bella sparata Umberto ! Ne aveva un bel po’ il tuo amico…ohhhhhhh ! Grazie Piero !”
Le sborrò tutto il retto mandando buttate una trentina di secondi, poi a malincuore si staccò, e si sedette sul tappeto dando la schiena al divano reggendosi il pisello in mano, e pulendoselo con la propria saliva. Mariella mi afferrò, e facendomi ruotare su di lei ancora congiunti, mi ritrovai sopra il suo corpo tondo, burroso, sodo, e caldo tutto per me (finalmente). Eravamo abbracciati. Mariella mi cacciò un dito nel mio ano, poi mi offrì quel lingua-lingua totale che le avevo cercato all’inizio, baciandomi teneramente, non come durante i preliminari smezzati con Piero. Sovrapponemmo e ci sciabolammo le lingue l’un l’altro e quel climax d’intimità appena raggiunto, grazie al centro della mia cappella bagnato dai caldi umori della vagina, dopo un paio di sussulti mi fece perdere il controllo cosciente dell’inguine, e del cazzo, eretto in quel paradiso di sensi quasi elettro-carnali. Certo, in realtà era tutta chimica… Avrei voluto riprendere la cavalcata per almeno un altro quarto d’ora ed invece, per aver sottovalutato i miei coglioni gonfi, venni quasi subito. Dovevo essermi innamorato di quella donna cinquantenne che si era fatta soddisfare da due sbarbatelli liceali come noi. Gli spari col mio sperma partirono da soli. Il primo fu il più bello: preceduto da una sensazione di caldo sulla punta del glande, quindi lo sparo…no ! Gli spari, e la cosa bellissima era che non potevo impedirli… Non li contai, saranno stati una quindicina: ebbi la piacevole sensazione di vuotare me stesso in quella fica materna che mi aveva accolto e “trattenuto” con dolcezza…provai il piacere di essere un maschio coccolato. La signora Mariella continuava a baciarsi con me. Ogni bacio sembrava causare un paio di buttate della mia sborra. Poi purtroppo finì anch’essa. Mi accorsi che i nostri corpi si stavano già raffreddando dopo aver sudato. Restare col cazzo rimpicciolito dentro non mi stava dando più alcun piacere, salvo un po’ di solletico…non restai dentro, e lo tirai fuori ormai inevitabilmente semi moscio. La sua ficona restò aperta un istante in più dopo la mia uscita. Sembrava ancora in grado di godere. Piero con un residuo di arrapamento si chinò sopra quel grosso sesso, sborrato da me al suo interno, e cominciò a leccarle il clitoride che le si stava richiudendo. Mariella gli disse paziente cercando di scostargli la testa:
“Fermo Piero ! Che ti lecchi ? Dove un altro ci ha fatto i fatti suoi…?”
Piero continuava a leccarle la vulva, per lo più all’esterno, dato che dentro – se ne rendeva conto anche lui – non era il caso che ci affondasse la propria lingua…gli sentii dire:
“Mariella ti prego…”
“Basta Piero ! Smettila ! Non la senti che è sporca ?...”
“Macché sporca ! Mi arrapa di brutto Mariella…è sempre una sorca ! Uhmmmmm !...Ficaaaaaaaaaahhh !”
“Ma tu guarda questo qui ! …Piero, sei bravo anche tu con la lingua ! Ma finiscila adesso, dai !”
La signora Mariella, in seguito all’insistenza di Piero, alla fine apprezzò quel lecchino fuori programma carezzandogli la testa, e non riuscì a farlo smettere da quell’attività canina…Piero, esaltato dall’odore di quel sesso grosso e stanco diceva tra una passata (completa) di lingua e l’altra:
“Uhmmmm, uhmmmm, te lo faccio…te lo faccio io…”
“Cosa Piero ? Ohhhhh!…che dolce ! Me la stai lavando,…dai togliti, dai !”
“Il bidet ! Te lo fa Pierino tuo il bidet, sluuuurrrrrr, lap, lap…uhmmmmmff, slaaaaaarpp !....aaarfff ! Mhmmmmm !”
Piero ce la mise tutta a leccare quella fica che mi aveva ceduto affinché scopassi la prima volta gratis la sua amica a pagamento. La sua invidia stava trovando adesso un giusto sfogo; la leccò veloce, efficiente come uno scanner, e riservò al clito di lei le sue carezze linguali. Per lo meno all’esterno quella enorme fica era stata ripulita. Alternò le slinguate al clitoride con il massaggio vaginale,…e - manco a dirlo - la nostra amica Mariella lo soddisfò “venendo” di nuovo o, come sembrava a me già soddisfatto, simulando:
“Hahn ! …Uhmmmmm ! Ahn ! Mi prude il ventre Piero ! Basta, uh, leccaaaaaah…Ahn…ancora un po’ ! Sìiiiiii !...Vengoooooooh ! Ahnn ! Ahn ! Ahn ! Tieni bambino mio ! Prendi ! Mi hai…uhhhhuuuuuu…ahn !....ahn !...fatto godere di nuovo ! Porcoooooh ! Ohhhhhh ! Di nuovooooooohhh ! Sì !....Sìiiiiiiiiiiiii ! Ahn ! Ahn ! Ahn !...un altro colino ! Uuuuuhhhh ! Ecco ! Sì !”
In quei momenti così “intensi” trattenne la testa di lui contro la propria enorme vulva ancora reagente, affinché la lingua di Piero cogliesse ciò che poteva…naturalmente non colse niente. Ormai Mariella aveva goduto, e dopo l’ultimo rantolo lo staccò più brusca dicendogli:
“Basta ora ! Andate a lavarvi ! Tutti e due ! Su…!”
“Pciù !”
“E dagli !...”
Piero le baciò l’ultima volta la fica, poi si alzò, e dato che ero rimasto in piedi ad assistere, mi prese il braccio per indicarmi la direzione da prendere per andare al bagno. La nostra amica scopona porca ci disse dal salone a voce medio alta:
“Usatelo il bidet ! Non azzardatevi a lavare il cazzo sul lavabo, va bene ?!”
“Mi faccio la doccia Mariella !” - Disse Piero sempre padrone di casa…
“Tira la tendina ! Non bagnatemi il pavimento ! Dico, non ve la farete assieme…che poi ve lo prendete in mano, vi lavate la schiena l’un l’altro e …deviate !…alla vostra età…ma tanto la vostra Mariella vi riporta da questa parte, non temete !...”
Piero aveva aperto l’acqua dietro la tendina, io ignorata la battutaccia ovvia, mi sedetti sul bidet e presi a lavarmi. Volevo approfittare di quel bagno il meno possibile…La donna, per lo più ancora nuda, anche se si era rimessa la vestaglia senza chiuderla, né allacciarla, ci aveva raggiunto, forse per controllarci. Mentre si sorseggiava un altro Martini con la sua fica spettinata era entrata, e dopo aver allargato le cosce, si era seduta sul water ed aveva urinato; poi tirando lo sciacquone rumoroso ne aveva approfittato per sparare tre robusti peti il cui rumore era stato coperto (ma non del tutto) dall’idraulica del cesso. Sentii Piero dietro la tendina ridere – immagino - non tanto per le scoregge rumorose (proporzionate alla stazza di Mariella) quanto per il fatto che il lavoro al culo glielo aveva fatto lui…mentre io mi ero goduta quella enorme fica… Finii di sciacquare il cazzo, e le palle; mi sentivo rigenerato, poi dopo che Mariella mi aveva dato un asciugamano pulito, mi alzai e le cedetti il sanitario. La donna prese a lavarsi la sorca, e dopo anche il culo, intanto Piero dietro la tendina in vasca si stava facendo la doccia. Mentre mi apprestavo ad uscire mi fece cenno di rimanere. Si alzò dal bidet si rivolse verso di me, e si voltò dandomi le spalle. Non capivo. Un istante dopo, chinandosi e sollevando dietro la vestaglia, si aprì da sola le natiche e mi mostrò il suo buco del culo, piccolo roseo e depilato. Quindi mentre si riallacciava la vestaglia mi disse sorridendo maliziosa:
“Piaciuto ?! Quando vuoi darmi una controllatina al buco del culo vieni pure ! Non serve che ti accompagni Piero. A me piace sia davanti che dietro ! Se non sai inculare te lo insegno io gratis ! Finché siete al liceo vi faccio 40 ! Un buco alla volta, ma due te li faccio 60, purché non vuoi sborrare due volte, chiaro…?! Se mi porti un tuo amico, la volta dopo ti faccio o lo sconto o te ne faccio fare una in più…che ne dici ?”
“Signora Mariella, io…”

La donna uscì ed andò in cucina a lavare i bicchieri di Martini, compreso il suo ultimo. Anche Piero aveva finito la doccia. Gli allungai l’asciugamano grande ed andai ad aspettarlo in salone dove mi rivestii. Aveva ragione Piero, era stata proprio una scopata memorabile, altro che vecchia! Non avendo altro denaro ci congedammo dalla signora Mariella. Tornai a casa e trovando mamma Ivana da sola la palpeggiai ancora carico di ormoni mentre cercava di apparecchiare per tre. Papà non sarebbe tornato prima di un’altra ora. Alla signora Mariella non avevo potuto metterlo nel culo, anche se - lo confesso – ne avrei avuta voglia eccome ! Dopo averla salutata la toccai all’improvviso con un bel dito sotto la gonna, destinazione il buco di dietro…
...agendo col dito sull’ano di mia madre le feci capire cosa stavo cercando. Mamma Ivana, quasi indifferente continuando a sciacquare ed asciugare delle stoviglie, lasciò dapprima che le calassi le mutande, che finirono per terra senza che se ne curasse; e mentre le volevo ficcare il dito per abituarla al mio cazzo, si spostò verso il frigorifero anche se continuava a tollerare il mio frugare; apertolo prese del burro e afferrato un coltello a punta tonda mentre la esploravo, ne tagliò un paio di centimetri; era grossomodo circolare con tre cm di diametro. Mi disse tesa:
“Toglimi la gonna che io ho le mani di burro, e poggiala sulla sedia! Già che ci sei raccogli anche le mutande che mi hai sfilato prima…non sono proprio pulite, ma non sopporto che stiano a terra!”
Conoscendo la manovra, agii con entrambe le mani, e le tolsi la gonna: mamma Ivana rimase con la maglietta di cotone che le copriva metà natiche; totalmente nuda sotto. Mi diede altre istruzioni:
“Metti la sedia con la gonna lì all’angolo !”
Eseguii lesto, come se temessi di perdere tempo. Poi mentre la fetta di burro si stava sciogliendo nella sua mano mi disse:
“Tieni ! Questa è la metà tua ! Usala tutta ! Ficcamela bene nel culo ! Ci deve entrare tutto...poi quando ti è venuto duro te lo metto io sulla cappella…forza dai ! Dito e burro nel mio buchino ! Non ne deve avanzare, tutto intesi ?!”
“Sì, chinati però !”
Mamma Ivana si chinò sul tavolo, e la maglietta di cotonaccio spesso lasciò completamente scoperto il suo panaro. Le scostai le natiche ed iniziai ad introdurle il burro nell’ano, infilando delicatamente il polpastrello del medio inzuppato del burro dentro l’anello striato di carne. Ne usai dell’altro per coprirle completamente l’ano esterno, poi ne feci entrare un altro poco finendolo. Mamma Ivana mi ordinò:
“Infila il medio e faccelo entrare tutto, se mi hai lubrificata bene dovrebbe entrare…dai !”
Eseguii l’intrusione come mi aveva detto lei che rantolò per l’imbarazzo:
“Ahn !...muovilo un po’…di continuo dai ! Mezzo minuto almeno !”
Mossi il dito medio incastrato dentro quel buco tiepido avanti ed indietro…
“Ahnnn! Ahnnn !...che bello Umbi ! Ci sai fare anche con il dito…uhmmmm ! Continua ! Mi piace !”
Il mio dito lavorava spargendo bene quel bianco scivolante, e mamma Ivana continuava a respirare eroticamente drizzandomi il cazzo che mi stavo spippando con l’altra mano…dopo un minuto nemmeno mamma Ivana mi disse:
“Dammi il cazzo che te lo preparo !”
Indietreggiai con le spalle alla nostra cucina sentendo le manopole sul surrene. Mamma Ivana, voltandosi s’inginocchiò, e mi fece un pompino per finire di far intostare il cazzo. Velocissimi passaggi della sua lingua sulla mia cappella con la punta della lingua in prossimità del centro. L’onda nervosa di piacere mi faceva sussultare dal cazzo, sulla punta, al cuore che aumentava il volume del battito, fino al cervello…che acme che stavo già provando ! Due o tre altri di quei colpi della sua salivosissima calda lingua e le esplodevo in bocca ! Un bel cappuccino di sperma ad alta velocità e pressione a sparo di cannone…mamma Ivana intuì cosa stava per accadere al mio cazzo già dritto, caldo e pulsante ! Stava su da solo ! Mamma Ivana portò alla propria bocca la palla di burro nella sua mano e se la fece entrare trattenendola sulla lingua chiudendo un attimo la bocca…
“…uhmm…slurrrpp…houmhmm…”
“…”
Rimasi senza parole, incuriosito dalla presa in bocca di quella massa bianca:
Mamma Ivana dopo aver trattenuto solo due secondi quel bolo grasso quasi sciolto, me lo lasciò ridiscendere aprendo le labbra sulla mia cappella mescolato alla sua saliva. Mi passò quella massa ormai liquida rapidamente sulla cappella dove si scioglieva per via del calore reciproco di lingua e cazzo…mi intostava il cazzo e me lo lubrificava ad un tempo ! Che figa geniale mamma Ivana ! Staccata la bocca mi afferrò l’asta un paio di volte per assicurarsi che ce l’avessi duro, quindi si rimise carponi schiacciando il suo seno sul tavolo aspettando il mio colpetto d’ariete ! Le scostai ambo le natiche allargandole l’ano agendo con il polpastrelli dei miei pollici. Tolsi uno dei pollici, il destro, e accompagnai con la mano il glande indurito, bianco e scivoloso all’ingresso striato. Appoggiavo e spingevo senza successo, poi al terzo tentativo allargatole fortunatamente il buchetto favorevolmente, spinsi dentro e potei finalmente entrare e possederla, come avrei voluto fare fin dal momento in cui la vidi entrando a casa…mamma Ivana disse:
“Oh ! Sei entrato bene Umbi !...sparalo dentro tutto finché è imburrato, un colpo unico Umbi ! Deve entrarci tutto, dai !”
Diedi il mio colpetto a spinta ed entrò la cappella abbastanza facilmente al di là del suo buchino.
“Sì, mamma, sì…ahn ! Così ?!...ahn !”
Lo sentiva che non era entrato tutto…
“Ancora Umb
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