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Una coppia d'incestuosi (per tacer della mamma), 1a parte


di sexitraumer
16.06.2019    |    29.397    |    8 7.8
"Ero entrato nel cortile dell’ufficio smistamento dell’ufficio postale; lì era vietato l’ingresso agli estranei, ma uno di quelli che lavoravano lì fu..."
All’inizio mamma non ci diede alcuna spiegazione; e per la verità neppure io e mia sorella chiedemmo più di tanto. Tanto andare nel nostro cottage di montagna per un semplice week end non l’avrebbe trovato strano alcuno di noi. Lo avevamo fatto molte altre volte. Solo che stavolta nostra madre ci proibì d’invitare i nostri amici: ci teneva a restare con noi da soli. Io e mia sorella ci eravamo accorti che si portava dentro qualcosa…e certo non erano le corna che nostro padre, infedele d’indole le aveva sempre messo. Avevano uno strano, e al tempo stesso piacevole modo di litigare davanti a noi: mai un urlo o una parolaccia: civiltà, fredda civiltà…o sarebbe lo stesso dire che mamma non aveva avuto a commentare niente di quelle cazzate che raccontava papà, come quella che aveva da fare un viaggio con una cliente facoltosa fino a Foggia, abbastanza lontano da alcune montagne dell’Italia centro settentrionale. In realtà, cliente o meno, in quella città avrebbe incontrato una delle tante ucraine, romene, russe disposte a darla, e quell’affare di cui le aveva parlato papà – e in famiglia lo sapevamo tutti – aveva le zinne belle grosse, che nostro padre, titolare di una Mercedes Berlina nera per NCC, Noleggio Con Conducente, aveva conosciuto per motivi di lavoro…scoprendo poi che abitava parecchio a sud rispetto a noi. Mamma aveva sempre subito in silenzio, e le aveva anche ricambiate di tanto in tanto…da qualche tempo però non sembrava più interessata a ricambiargliele pallottola per pallottola. Ormai quelle scappatelle ipocrite non la disturbavano più di tanto da molto tempo. Niente stava facendo presagire quello che accadde quel pomeriggio, e che ci tenne impegnati fino alle quattro del mattino. Il viaggio aveva richiesto quattro ore, a causa del traffico, nella Fiat Punto utilitaria di nostra madre. Io avevo ormai compiuto quindici anni, e ormai sedevo a fianco a mia mamma che ovviamente si trovava nel sedile di guida. Mia sorella di più di tredici sedeva dietro. L’ultimo tratto di strada fino alla casa di montagna a 1200 metri era quello più difficile, e mamma ci aveva ricordato che le cinture ce le dovevamo allacciare tutti; io e mia sorella, anche se mia sorella sedeva dietro da sola. La strada la conosceva, e richiese poco tempo. Io chiesi:
“Fino a quando stiamo?”
“Rientriamo domenica pomeriggio, dato che dovete andare a scuola. Perché? Volevate forse rimanere di più?”
“No, no…va bene così…ma sai, siamo soli…”
“Per stavolta è necessario che rimaniamo soli. Solo per questa volta, però! Solo per questa! I tuoi coetanei invidiosi oggi non avevo voglia di sentirli…mi spiace Massimo. Ma ti prometto che non ci annoieremo…”
“Màa ma che ti prende !?”
“Niente, perché?”
“Non so, ma sembra che…”
“Niente…avete portato i libri per i compiti?”
“Sì…e…”
“…e? ...su! Parla!”
“…e no!”
Mia sorella intervenne dato che la domanda era collettiva.
“Io non me li sono portati proprio…li avevo lasciati da Vanda…che oggi pomeriggio dovevo andare a studiare da lei…”
Mamma a quel punto capì che ormai era fatta; ed eravamo troppo lontani per tornare a prenderli, perdendo comunque il tempo che ci si mette a farli:
“Va bene…scriveremo una giustificazione…vedremo…ma tu invece quanto ci metti a farli? Due ore ti bastano?”
“Sì, credo di sì…”
“Beh il tempo ce l’hai…hai stasera e tutto sabato…e qui in montagna la noia è in agguato…quasi sempre! Magari più tardi tua sorella telefona a Vanda e se li fa dire o dettare…e tu l’aiuterai a farli…magari se torniamo in tempo domenica sera ci riesce…sennò vorrà dire che lunedì farai vacanza…per una volta, ben inteso.”
“Ecco, questo mi piace…” – disse mia sorella.
Mamma fermò la macchina in cortile, poi scese ad aprire la porta d’ingresso: noi aspettavamo che ci desse il via libera, cosa che avrebbe fatto dopo aver acceso l’interruttore generale, e le luci del corridoio. Mancavamo da tre mesi, e non avremmo trovato niente che già non conoscessimo. Mamma fece capolino dalla porta facendoci segno che potevamo scendere. Io e mia sorella sganciammo le cinture, e scendemmo dall’auto. Entrati in casa notammo che mamma stava aprendo tutte le finestre per arieggiare, e mi diede le prime disposizioni:
“Massimo, vai ad accendere lo scaldabagno…purtroppo per la doccia calda dovremo aspettare. Non mi andava di far entrare i vicini ad accendercelo stavolta…dai, che il generale l’ho acceso adesso!”
Andai in bagno, e accesi lo scaldino che si trovava con la lancetta tutta a sinistra su venti gradi. A caricare ci avrebbe messo almeno tre ore, partendo da quella posizione, che convenzionalmente indicava freddo…mamma disse pure ad alta voce affinché la udissi:
“Alza pure la persiana, e apri la finestra, tutta…”
Urlai a mia volta:
“Va bene, ma già che ci sto ci resto per un po’…Mia sorella che mi aveva seguito disse:
“Allora fammi fare pipì, e poi è tutto tuo…”
Uscii dal bagno per dare a mia sorella la sua intimità per urinare e aspettai che uscisse…
Poi uscita entrai io…mamma disse;
“Non ci mettere tanto che poi dovrò usarlo anche io…”
“Che palle!”
Entrai finalmente in bagno, e mi accomodai sul cesso dato che dovevo cacare; e finalmente potei liberarmi…poi mi venne in mente che non avevo sentito lo sciacquone quando mia sorella ne era uscita: per forza! L’acqua era ancora chiusa. Agii sulla manovella, e aprii l’acqua che cominciò a scorrere nei tubi, e quindi anche a riempire lo sciacquone a gravità…mi alzai per pulirmi usando anche l’acqua dei rubinetti in abbinamento alla carta igienica, poi mi ricordai di aprire la finestra. Fortunatamente eravamo in primavera, ma l’aria di montagna verso le cinque e mezzo del pomeriggio era abbastanza fredda…finito di pulirmi uscii dal bagno e andai in salone. Nostra madre mi disse:
“Senti, io e tua sorella andiamo all’emporio qui in paese, prima che chiuda. Qui manca tutto, e dobbiamo comprare da mangiare. Tu va di sopra in mansarda e stattene al caldo, qui io ho lasciato tutto aperto. Lascia entrare aria un’altra mezz’ora, voglio proprio aria nuova e fresca! Poi scendi, vai in giardino e prendi un po’ di legna per il camino…quando lo accendi puoi chiudere le finestre, e magari lasciane accostata qualcuna così l’aria entra comunque…noi mò e mò torniamo…oggi non ho notato nessuno nelle vicinanze; se qualcuno viene a bussare, non fare inviti per stasera! Non ho voglia di cucinare per estranei: oggi praticamente non voglio nessuno! Intesi?”
“Va bene…”
“Allora eccoti le chiavi! Sali in mansarda al riparo…tra mezz’ora che si è arieggiato, vai a prendere quattro tronchetti di legno.”
“Quattro per modo di dire? O proprio quattro ?!”
“Quattro, di quelli grossi più o meno così…e non dimenticare gli sterpi…”
Mamma e mia sorella Francesca uscirono per andare all’emporio del paese vicino a due km. Faceva freschetto con le finestre aperte, e allora salii in mansarda come m’aveva detto mamma…fatto l’ultimo scalino entrai nella mansardina lignea, a sezione triangolare, e mi accomodai sedendomi a terra. C’era una piccola luce elettrica, e vidi che funzionava una volta accesa…dell’avvolgente luce gialla riempì l’ambiente. La mia prima preoccupazione fu come avrei passato la mezz’ora occorrente per il completo ri-arieggio della casa…mi guardai intorno seduto, e andai verso il mucchio di Almanacchi supplemento a Topolino che avevo accumulato negli anni…ce n’erano anche di molto vecchi, che probabilmente erano stati di mamma, o meglio di nonna, che riposava al cimitero da un più d’un decennio. Topolino era uno dei pochi lussi di casa di mamma. Mia nonna comprava i Super Almanacchi perché erano grossi, e si godeva meglio fumetti e disegni, anche se erano a colori due pagine sì, e due no, come si usava negli anni ’60 e ’70. Li conoscevo tutti, come conoscevo anche il motivo per il quale alcuni di essi avevano delle pieghe da peso: qualcosa li aveva deformati, qualcosa piazzato più sotto, e non buttato via per molto tempo; in origine doveva essere un bel mucchietto; ormai, dopo aver deformato la pila ne sopravviveva una sola di quelle cose: sapevo cosa fosse. Per cui andai verso il mucchio, e lo estrassi: due copie di formato più o meno venti per venticinque di una rivista pornografica degli anni ‘90, nella quale, in un servizio girato apposta c’era nientemeno che…

…mamma!

Circa venti anni più giovane, bella come tutte le ventenni, coi capelli a caschetto, e disposta ad aprire cosce sode, e buchini intimi, carnali, con generosità, a un paio di uomini con due cazzi così grossi che io il mio, di quelle dimensioni, me lo sognavo! Le erano stati messi in figa, e ben addentro il culo in una bella doppia penetrazione…anche se l’acme della bellezza di mia madre era, in quelle pagine, la pecorina: aveva a vent’anni, un culo da Dea, praticamente privo di cellulite, anche se non potevo escludere un ritocco in sede di stampa…magari un filtro fatto apposta per non farla vedere…quando quel servizio fu girato il photoshop, o il fotoritocco informatico forse era ancora alla versione 1 punto qualcosa, e magari nemmeno si chiamava photoshop…niente di paragonabile ad adesso. Del resto quella “rivistaccia”, pseudo-vangelo d’ogni segaiolino minorenne, aveva il prezzo ancora in lire, oltre che la copertina sbiadita dall’umidità ambientale. La trovai la prima volta sotto quegli Almanacchi di Topolino, che avevo dodici anni, e naturalmente, dopo lo sgomento iniziale, incuriosito e turbato, feci presto a spararmici una sega con un groppone in gola: sborrai vedendo mia madre alla pecorina che prendeva in mano un cazzo, e ne ciucciava un altro, e naturalmente si vedeva lo spacco del suo culo proprio divino… mamma col nome immaginario di Marina Guarnieri, la nuova vicina del signor Giorgio Tosello, suo dirimpettaio, si faceva scopare per bene, e per intero, da due maschioni…uno vestito da postino, il signor Giovanni l’altro il vicino di casa, il signor Tosello… l’articolo era a firma di un certo Felice Lasega, un nome che puzzerebbe di pseudonimo, o di farlocco da miglia e miglia…ma chiunque ci fosse dietro Felice Lasega, per legge doveva esser iscritto all’ordine dei giornalisti…perché lo so?! …perché la nostra professoressa di lettere, signora Rosegalli, nell’era social, ci ha fatto una lezione sul potere della diffamazione; detta in breve per limitare tale possibilità neppure nella pornografia, dove la finzione è sottintesa, è possibile diffamare e farla franca. C’è sempre la figura del Direttore Responsabile, appunto per rispondere di eventuali diffamazioni a carico di Tizia o Caio, rinvenibili nell’articolo…la lezione era per noi alunni: pensateci sempre due volte, o quattro addirittura, prima di postare una foto imbarazzante di chiunque, anche vostra o di un soggetto consenziente, anche per propria ignoranza; tutte cose che a dodici anni nemmeno ti raffiguri… la prima volta mi sembrò un resoconto di vita comune in provincia, e avvertii un batticuore tale che ero sicuro che sarei morto d’infarto alla sborrata, o poco prima…in quelle immagini la fica aperta gliel’avevano ripresa bella bagnata, con primi piani di spacco e pelo, e delle rosee cavità: il flash non aveva certo bruciato i dettagli…e ben dettagliato era il suo buchetto di culo roseo-rosso a striature ben visibili a contatto con cappelle rosse, da sborrata bianca e massiva…mamma poi sorrideva verso l’amante più che verso l’obiettivo, tranne che per la foto di apertura, dove chi ha scritto il testo (per chi ci tiene) in un certo qual modo presenta le persone, e la situazione generatrice della scopata improvvisa; in quel servizio uno degli amanti, travisato in un abito da postino di nome Giovanni, con tanto di cappello a visiera rigida e borsa, oltre che anche un signor cazzo. La prima volta, un paio di giorni dopo da “investigatore” dodicenne, volli indagare di persona, e con la scusa di fare un giro con la bici mi allontanai da casa senza permesso, e dopo 150 metri scesi in paese all’ufficio postale per vedere in faccia i fattorini; ne trovai tre: uno giovane, e tre anzianotti; nessuno di quei tre era il postino del giornale porno...ero entrato nel cortile dell’ufficio smistamento dell’ufficio postale; lì era vietato l’ingresso agli estranei, ma uno di quelli che lavoravano lì fu abbastanza cortese da non cacciarmi via subito, e mi chiese cosa facessi lì…

“Giovanotto, qui non si può sostare. Si può sapere che le serve?”
“Avete un postino di nome Giovanni?”
“Uhmm, no…che è successo?”
“No, niente. Volevo sapere se un portalettere di nome Giovanni lavora qui…”
“No, nessun porta lettere si chiama Giovanni…ma perché questa domanda? Senti ragazzino, ma quanti anni hai ?
Mentii spudoratamente, e infatti non se la bevve…
“Quattordici !”
“Come no! Uhmm, dammi il numero di casa; telefoniamo ai tuoi, e dico che ti vengano a prendere…mi sembra di conoscerti di vista, ma non so chi sei…certo non hai quattordici anni…”
“No, no…vado via io…niente…mi scusi.”
Avevo fatto la figura del cretino o dell’impiccione…feci dietro front con la bici e tornai verso casa. Pensai solo dopo, con più logica – chissà - forse non era un vero postino…o quella era la corrispondenza della redazione già consegnata, col vero postino che aveva prestato l’abito, ovviamente senza comparire. Perché me ne fregava? Perché il postino era entrato in tutti i buchini della mia giovane mamma modellina porno ! E porca Mad…uhmmm!...le aveva stretto pure le zinne mentre le faceva sentire il cazzo dietro, in piedi, con mamma che socchiudeva gli occhi, e lubricamente tirava fuori la lingua! E, come se non fosse abbastanza, intanto offriva la leccata della sua fica (che da piccolo avevo sognato di farle io) all’altro amante; il tutto scatenandomi una certa invidia; ve le immaginate le volte in cui avrei voluto farlo io vedendola in costume al mare ! E poi c’era anche un’altra cosa, e non era secondaria: l’interno del servizio porno, il luogo insomma, era la nostra casa di montagna, dove mamma tra divano e tavolo si era esibita in diverse acrobazie, e posizioni per facilitare lo scatto del fotografo, e mostrare il suo sesso ben congiunto ora con il cazzo del postino, ora con il cazzo del vicino, che – stando al testo aspettando lui una raccomandata a cui teneva, era sopraggiunto per curiosare perché il postino si attardasse, e ovviamente – vista la situazione - partecipare. Il titolo parodiando una fin troppo nota giallista britannica l’avrete capito anche voi: “Il postino tromba sempre due volte” …otto pagine di amplessi vissuti da mia mamma con gioia apparente, bellezza, e soddisfazione, ridendo felice per la sborra di entrambi gli amanti ricevuta in faccia, e sulle zinne belle dritte nell’ultima pagina… per essere un dodicenne avevo visto più di quanto avessi cercato di spiare con le prime curiosità erotiche…quando vidi quelle immagini…troppa grazia! …troppo intense per un dodicenne alle prime seghe! Sapete, le prime volte vedendola di nascosto, mi sembrava di commettere chissà quale peccato! Come quando a sei o sette anni ripeti una bestemmia sentita ad un adulto, e qualcuno si diverte a punirti agendo sul tuo inevitabile senso di colpa per aver insultato Dio o Gesù, soprannaturali e buonissimi che hai fatto arrabbiare, che sono i bersagli ideali di noti paragoni…o come quando apri di nascosto il registro del professore lasciato incustodito sul tavolo, per spiare i voti, e lo richiudi un attimo prima che ti veda rientrando in classe…come commettere un furto e farla franca! Non avete idea del batticuore la prima volta…e che insospettabile carica di sborra espulsa…sentii il rumore dell’impatto quando ne finì una goccia, credo la prima, sulla parete di legno…poi sudando avevo finito di godere con l’ultimo fiotto, sudatissimo freddo, per l’unica vera scarica emotiva della mia vita; un conto è spiare la propria madre in camera da letto con papà o da sola al bagno, e altro conto è vedere tutto, proprio tutto su un giornale porno che avranno anche visto altre persone…e se fossero quelle del paese? Ho chiuso la rivista dopo poche pagine, dove delle belle biondine troie certo non mancavano, belle quanto e più di mamma; e tutte le volte che la riaprivo speravo di provare le stesse sensazioni della prima volta; ma al di là di alcune erezioni dovute alla precedente astinenza, di effetto non me ne faceva più da tempo. Nondimeno decisi di conservare quella rivista come amuleto del proibito; nessuno fino ad oggi l’ha mai trovata, o se pure l’avranno trovata non me l’hanno reso noto; né io non ho mai chiesto se quella rivistaccia fosse di papà o di mamma…avevo una certa paura a dire di averla trovata; adoravo considerarla una sorta di X-file personalissimo da custodire con la massima cura; e negli ultimi quattro anni ho sempre fatto di tutto per nasconderla bene, anche se in città a casa, dove ne avevo altri nascosti nello spessore delle cornici, o dentro le sovra-copertine delle enciclopedie, non m’andava di portarla. Temevo la reazione di entrambi i genitori…magari papà manco lo sapeva! La risfogliai tutta quanta, anche se ne conoscevo ogni pagina…rivendendo quella modesta e anonima Dea del porno ch’era stata mia madre, il mio cazzo che ormai era cresciuto parecchio da quella sega dal getto intenso e veloce, una delle prime con materiale proibito, dapprima s’intostò negli slip, poi sei-sette minuti dopo, nei quali decisi che mi sarei risparmiata la masturbazione, tornò a rimpicciolirsi, tanto che non lo sentii nemmeno più…o forse era dovuto alla posizione viziata. Neppure l’altro porno di qualche anno dopo (io non ero neppure nato) dove mamma aveva avuto solo un paginone per sé mi arrapava più: inginocchiata beveva un abbondante getto di sborra direttamente dentro la propria bocca, e niente di più. Non si vedeva nemmeno chi fosse il fortunato lui. Era un articolo della rubrica: Fighe della porta accanto, intitolato “Quando mi prende la fame di …sborra!” dove stando al testo di un’intera pagina di sinistra, in due colonne ormai con macchie di umidità, e qualcosa altro…(l’altra a destra era la foto intera con lei che accoglieva la crema biancastra) mamma svestita a tette scoperte, dopo aver alzato un maglioncino leggero fino al girocollo, capelli ondulati e fluenti liberi, e mutandine semi-calate sopra le caviglie con la gonna per terra, lasciando intravedere il suo culo di tre quarti, spiegava il come e il perché della sua fame di sborra, e del suo doversi nutrire dal cazzo, letteralmente bevendone la sborra direttamente alla fonte. Sul testo c’erano parole come “…è buono quello del primo sparo, bello denso e caldo…” – oppure – “…ho fatto il mio primo pompino a scuola prendendolo in bocca a quel bel giovane autista dello scuolabus assunto da poco…” – “…a undici anni papà sotto la doccia me lo lasciò prendere in mano per curiosità, ma quando si accorse che lo volevo spippare istintivamente, mi ha fatta uscire subito dal bagno, dove mi ero nascosta per vederlo spogliarsi…”- “…mamma mi disse come prenderlo in mano, ma mi raccomandò di non darla subito a destra e a manca. Ma a me in realtà a mamma non glielo dissi, ma mi piaceva la cappella nella mia bocca, con la mia lingua fin da adolescente coi coetanei…” – insomma un lungo resoconto di confessioni intime, scritte da chissà quale redattore (bravo) per pizzicare la corda invisibile della fantasia dei vari lettori della rivista, ognuno con la sua esperienza fatta, o repressa; oppure – se preferite solo altra finzione erotica per segaioli…poi seguivano bellissime donne scopate in ogni dove…mah ! Riposi via anche quello. A quel punto presi un Almanacco, e mi misi a leggere una storia disneyana della quale mi ero praticamente dimenticato...era quella con Zio Paperone e Paperino che s’accorgevano che in presenza di una certa sequoia presentata come millenaria, sembrava che il tempo a mezzogiorno si fosse fermato…sembrava solo un impressione dovuta alla vecchiezza del cipollone da tasca di Zio Paperone, ma in realtà era successo sul serio perché un pianetone vagante ogni mille anni passava in prossimità della Terra, e quella sequoia nei pressi di Paperopoli era lo star-gate necessario per recarsi sul pianeta Gran Mogùl dove tutto era moltiplicato per cento, e se non guardavi le cose nella giusta ottica (i perfeziocchiali) ti sembrava di stare nella tua Paperopoli con i tuoi sosia…invece su Gran Mogùl…la divorai, felice di averla riletta e ricordata. Gli Almanacchi di nonna avevano reso piacevole la sua vecchiaia, e di riflesso la mia infanzia…e rovistando sotto quelli un pomeriggio che i miei dormivano con mia sorella nel lettone con loro, avevo trovato quei due giornali porno, che non condividevo neppure con gli amici più stretti, dato che c’era mia madre…mi ero sempre chiesto perché erano nascosti sotto gli Almanacchi e Super Almanacchi di Topolino di mia nonna.

…e dopo uno sguardo all’orologio mi ero reso conto che la mezzora era trascorsa. Decisi di scendere dabbasso per fare quello che mi aveva detto mamma, e sul momento arrivato in salone provai del disagio, perché prima di lasciare la mansarda avrei dovuto fare un’altra cosa…solo che non ricordavo cosa...

… comunque indossai il piumone, e andai a prendere i quattro tronchetti di legno depositati in cortile, e quindi rientrai in casa per chiudere tutte le finestre a tutte le stanze: ormai si era riarieggiata tutta la casa…pensai: speriamo che abbiano preso anche la pastiglia di Vape per le zanzare…una volta chiuse tutte le finestre, mi recai al camino del salone, e accesi il fuoco. Adesso in circa un’ora la casa tutta, ma soprattutto il saloncino-soggiorno si sarebbe riscaldato. Per quell’ora mia madre, e mia sorella sarebbero già tornate dall’emporio, e dall’alimentari…in cucina, dietro il salone c’era solo di che fare un caffè, ma non sapevo a quanto tempo addietro risalisse il caffè…mi ricordai che la cucina andava a liquigas, per cui andai nel piccolo cortile a vedere se la bombola era aperta. Vidi che era chiusa per cui dovetti girare il piccolo manometro, e attendere una decina di minuti che il gas affluisse alla cucina. Tornai in salone per contemplare l’ambiente confortevole, con quadri e cornici, ed altri oggetti d’arredamento acquistati con gli anni. Intanto avevo rimosso la mansarda, e ciò che vi avevo fatto, e mi misi ad aspettare che tornassero loro. Mentre fissavo pigramente il vuoto attraverso una delle finestre che davano sul panorama sentii il campanello, che trovai piuttosto irritante, visto ch’era alto di tono. Eh già, realizzai…le chiavi le avevano lasciate a me…mamma disse dopo essere entrata con mia sorella Francesca, che io chiamavo France…
“Ci abbiamo messo un po’ di più che sono dovuta passare in farmacia…bene, vedo che ti sei ambientato…bene.”
“Senti, posso mettere a fare il caffè?”
“Se ci tieni…ma per Francesca no, mi raccomando…Francesca…aiutami a riempire il frigorifero con la spesa…”
Feci il caffè che mi aprì lo stomaco, e mangiai da lupo a cena, mentre mamma e Francesca si contennero. Di tanto in tanto mamma ci riprendeva per un gesto, o perché parlavamo col boccone in bocca. In quei momenti, banali e al tempo stesso unici, niente avrebbe lasciato presagire quello che poi successe. Mamma e mia sorella Francesca nella vita civile sono, ciascuna nella propria età, due discrete fighe. E io da parte mia, ho cercato di spiare entrambe mentre si spogliavano, anche prima di scoprire quei due porno …mia mamma è una donna piuttosto comune, alta circa un metro e sessantacinque con un quarta di seno; i suoi occhi sono castani come pure i capelli piuttosto ondulati e volumati, che ama tingere al castano rosso. Le sue gambe sono ancora belle, anche se non sono quelle di venti anni fa, quando poteva avere 18-20 anni all’epoca di quelli scatti. Di viso somigliava ad una nota terrorista mora degli anni ’70 decisamente figa. Mia sorella Francesca è bionda come nostro padre, alta circa un metro e cinquanta, e a vista ritengo che di seno non porti oltre la seconda, ma indubbiamente crescerà ancora. Io invece sono castano come mia madre, alto circa un metro e settantadue, e abbastanza snello; atletico non ancora, dato che di sport ne faccio abbastanza poco. In vita mia a quel giorno non avevo ancora scopato. Non perché non fossi abbastanza bello; più che altro perché in classe mia, ragazze disposte a darla per curiosità di scopata, non ve ne erano. A scuola, tra le ripetenti, qualche tossica che era costretta a darla per soldi non mancava; ma una volta che ti relazioni con persone del genere, rischi di trovartele sotto il citofono alle due di notte che ti chiedono qualunque cosa…ed io in questi casi non me la sento…Francesca sinceramente, fino a quella serata, ignoravo se l’avesse già data, o a chi…siamo stati cresciuti al vivi e lascia vivere, e non siamo particolarmente gelosi; neppure nostra madre, ormai cornificata da papà da almeno due anni che io sappia, ma probabilmente anche da prima. Ad ogni modo, mamma, male di lui non ci parla; e al turno di ricevimento dei professori di liceo ci vanno in genere assieme senza far trasparire alcun disagio. Con noi quel pomeriggio, diventato ormai sera, indossava gonna e una t-shirt bianca; durante la cena si era tolta la camicetta per risparmiarla, mettendo una maglietta bianca di quelle fini di cotone, rimanendo sopra in trasparenza-cotone e senza reggiseno, e sotto gonna e para acqua, per lavare i piatti; Francesca l’aiutava asciugandoli, e riponendoli nel loro mobiletto di custodia, e scolatura. Nessuno di noi fece caso al suo reggiseno. Finito di lavare i piatti, pensai di aiutare mia madre con la lavatrice; stava spenta da sei mesi, e volle accenderla per vedere se si riavviava. Qualche indumento da lavare per indossarlo pulito per il viaggio di ritorno c’era…come ad esempio la camicia con cui avevo fatto il viaggio. Mi ordinò di dargliela, e lo feci senza obiettare. Persi di vista mia sorella che aveva lasciato il saloncino-soggiorno…poi…un attimo di vuoto mentale, e di ovvio disagio! Mia sorella! Si era recata in mansarda, e colà avevo dimenticato in vista il giornale porno con nostra madre troia nelle pagine centrali…cazzo! Ormai era fatta anche perché mi accorgevo che il tempo per precederla era trascorso da mezzo minuto… Bisognava solo sperare che si facesse i cazzi suoi senza sfogliarlo, altrimenti…

…porco, sapete voi chi…stava scendendo dabbasso proprio col pornazzo in mano…nostra madre che stava regolando l’acqua, e i lavaggi della lavatrice non aveva ancora visto, ma mi aveva sentito eccome:
“Massimo! Non voglio sentire bestemmie! Lo sai!”
“Ma tu non credi in Dio…”
“…e lo so! Solo che non voglio sentirle lo stesso! E poi c’è tua sorella qui!”
Feci segno col volto, e gli occhi a Francesca di nascondere quel porno, ma lei divertita si era seduta e lo stava sfogliando, quando all’improvviso, mentre mamma era troppo occupata a rimproverare me, vedendo le pagine che raffiguravano nostra madre, sgranò gli occhi come un gatto un attimo prima del salto in testa verso il suo molestatore umano, o verso la sua preda…quasi urlò:
“…MAM….mamma che…!...questa cosa!...Ohhh!”
“…cazzo mamma! Ma facevi il porno? ...o è una tua sosia, questa?! A vederti sembri tu!...eh, no, cazzo! Sei tu! Mamma sei tu! Quanti anni avevi ?”
“…”
E mo’ chissà come la prende! Mannaggia a me! Avrei dovuto buttarlo…ma che volete?! I segreti di famiglia, specie se scabrosi, sono seducenti…e adesso bisognava rassegnarsi agli urli d’incazzatura di mamma, sputtanata alla grande su quello che faceva prima che venissimo al mondo, prima che si sposasse insomma…non mi sono mai raffigurato papà che lo sapeva o non lo sapeva? Lo sapeva quando aveva iniziato a farle le corna con le clienti del suo NCC ? O era una sua mania cornificare mamma? E mamma avrà mai pensato di dirglielo cosa faceva prima di conoscerlo? Non si ha mai un’idea della velocità con cui questi pensieri ti hanno attraversato la mente quando ti accorgi di essere in imbarazzo. Ignoravo tra l’altro fino a che punto si sarebbe sentita in imbarazzo mamma che …inspiegabilmente…mamma simulò indifferenza, come se gliene importasse poco…
“No, sono proprio io! Che vi devo dire ?! Ero una bella figa di vent’anni, ma senza gli sghei…!”
Mia sorella Francesca chiese maliziosa:
“Massimo! L’hai comprato tu?! O il tuo amico di seghe?”
“No…no! Assolutamente…no. Io no! Però l’ho trovato lì! ...Giuro!”
“Francesca! Non l’ha comprato lui, no! Non era neppure nato quando è stato comprato in edicola! Colpa mia: avrei dovuto pulire meglio dopo la morte di papà…ma tu perché non l’hai nascosto Massimo ? In mansarda lo spazio non mancava certo, sai…”
“…papà? Mamma mi dispiace! Non t’arrabbiare…io non sapevo neppure che c’era! L’ho visto da sola…stava buttato in mansarda…”
Mamma si rivolse a me con uno sguardaccio, e mi disse imperativa, e depressa:
“Massimo! Ti spiacerebbe rollarmi uno spinello ?!”
“Ma...io…non…fumo spinelli…non so proprio cosa siano! Lo giuro!”
Mamma prese lo smartphone, e mi mostrò due foto e un video, per me estremamente imbarazzanti più e più di quel porno, dicendo:
“Guarda un po’! Altro che i porno che hai lasciato in giro! E comunque sei uno spergiuro! Neghi sempre…come tuo padre!”
Nella prima foto c’ero io che fumavo uno spinello nella mia stanza; nella seconda di pochi minuti dopo c’era mia sorella Francesca che tirava dal mio. Poi disse di nuovo aprendo un file video, e rivolgendosi anche a Francesca…
“Guarda anche te signorina! Magari manco te ne ricordi !”
Mia sorella era in imbarazzo perché qualcosa ricordava. Il video partì: mia sorella era poco vigile, e passiva, ed io ne avevo approfittato per abbassarle le mutandine, e assaggiarle la fica; gliel’avevo leccata un minuto buono, e a Francesca sembrava piacere la cosa…poi mentre mi stavo tirando fuori il cazzo per provare a chiavarla, il suono improvviso del campanello di casa ci aveva fatto smettere svegliandoci, e spaventandoci…quindi ci eravamo ricomposti, e mamma salutandoci, che era appena arrivata, ci aveva chiesto cosa fosse successo. Io mi inventai che avevo perso una cosa sotto il letto mettendomi a rovistare; Francesca mostrava a mamma il volto, e lei si focalizzò sulle pupille, ma senza dirci niente…erano passati una decina di giorni, e mia sorella non mi aveva accusato pur potendo…ed ora mamma ci spiegava:
“Sospettavo qualcosa da un po’ e ho nascosto una spy cam! Dopo un mese di riprese a vuoto di cosa fate quando state soli, ho trovato questo! Adesso Massimo, ora che non puoi più fare finta di niente mi rolleresti un cazzo di spinello!!?!”
Preparai lo spinello per mamma, abbastanza uguale a quelli che fumavo io. Mamma tirò poche boccate aspirando poco; come fumatrice era assai più brava. Rimanemmo tutti in silenzio per sei o sette minuti, nei quali lo spinello si era spento, e che ad un cenno di mamma io stesso riaccesi…mentre fumava mamma prese a raccontare il perché e il per come di quel porno…
“Mio papà! Di quei porno ne aveva accumulati una cinquantina, sapete…quelli che comprava per divertirsi con mamma erano meno di dieci in un anno, e su quelli io non c’ero: li conservavano, e mamma lo faceva divertire con le stesse acrobazie che trovavano su quei giornalacci…io stessa ne guardai bene un paio da bambina, che non l’avevano nascosti poi tanto bene! Poi un giorno da grande – anche se può sembrarvi incredibile - ho posato pure io per quei giornali!…poi un altro giorno, molto dopo, mamma se n’è andata per un infarto mentre tornava da una leggera spesa.”
“…ma ti aveva visto, e gli è venuto l’infarto?”
“No, no…era serena, e di porno non ne stavano comprando in quel periodo; io sapevo dove li tenevano prima di buttarli, dopo tre mesi circa…e in quelli che avevano loro, vi ripeto, io non c’ero…però forse s’era affaticata…all’improvviso…”
“E poi?”
“No, niente…e papà è rimasto solo…solo di brutto! E qualche stronzo deve avergli detto che in alcuni giornali porno da qualche tempo c’ero anch’io!…e allora papà, mio papà, dopo la sorpresa iniziale non mi disse nulla. Però quel porno lo avevo visto anch’io, e la sua faccia rimase preoccupata un paio di giorni quando mi vedeva uscire; io gli dicevo che andavo giù in città a fare la baby sitter a un bambino; non era vero, ma fino a quel porno in cui trovò me ci avevano creduto…al terzo giorno, di pomeriggio-sera, io gli dissi:

“…papà! La tua pensione non basta da sola…ogni scopata centomila per un’oretta di scatti me la danno…e certe volte ho prestato pure la casa! Forse è per questo che te l’hanno detto! Quando ti portavo a vedere qualche città da turisti, loro venivano qui per gli scatti con altri porno attori…”
“Sì, ma tutto il paese adesso…”
“Papà! Qui in paese i porno li acquisteranno oltre te, cinque o sei segaioli…che si seghino pure sulle mie foto! Non me ne frega nulla!”
“Sarà…ma ora io ti ho visto fare queste cose…io…io…tu dieci anni fa…già…”
“Papà ! ...dieci anni fa te la mostrai, e ti costrinsi a leccarmela!…volevo che mi sverginassi!…ma poi ho preferito resistere, ma non facevo il porno!”
“E perché?”
“Perché mi eri sempre piaciuto…volevo fare sesso duro con te, in segreto da mamma, ma se lo avessimo fatto avrei distrutto tutta la nostra famiglia! Pensa che da quando avevo avuto i primi peli volevo fare sesso assieme a voi…li leggevo i vostri porno; mamma non era brava a nasconderli!”
“Sì, però…insomma…perché…?”
“Papà, lascia perdere le parole! T’impappini da solo…e guarda qui! Guarda! Come quella volta della vestaglietta caduta a terra…solo che adesso sono vestita…e mamma non c’è!”

Mi alzai spontaneamente la gonna, e dopo aver abbassato le mutandine, gli mostrai il pelo, e andai verso di lui…

“Guardala di nuovo, e fatti una sega se vuoi! Guardala! Dai! Sono contenta se me la guardi…no, guardala! È la cosa più naturale del mondo! …mi sto eccitando papà…avvicinati!”

“Si avvicinò. Dopo tutto era maschio…ma era in imbarazzo…e io mi sentivo caritatevole e disinvolta…mi piaceva quando loro non c’erano girare per casa nuda con le finestre aperte, da quando avevo quattordici anni. E se qualche vicino mi vedeva, fingevo di non accorgermene…stavolta le imposte erano chiuse.”

“…oh, dai…non c’è nessuno che ti vede! Mica c’è mamma adesso…su! Se vuoi assaggiala! Dimmi se ha lo stesso sapore di quella di mamma…dai papà! Leccala se vuoi…sono pronta!…faccio felici tanti maschietti per il fotografo, e non posso dare qualcosa anche a te ?!...dai papà, è calda…e mi sto bagnando solo a fartela vedere…su papi, dai!”

“Lo avevo inebetito, ma s’inginocchiò davanti al mio sesso, e subito sentii la sua lingua salivosa su tutta la mia fica…mi batteva il cuore a martello, sapete, nonostante fossi adulta! Da piccola avrei voluto scopare con mamma e papà, ma scopavano molto di rado con me dentro casa. Se volevo spiarli dovevo dire che uscivo a fare i compiti da una mia amica che mi copriva al telefono, dicendo che ero appena andata via per tornare a casa; e invece tornavo di nascosto dopo una quarantina di minuti: entravo in casa di soppiatto, e li spiavo chiavare con passione, coi loro porno aperti alla rinfusa sul loro letto…ora mi stavo facendo leccare la fica da papà mio, vedovo, e avrei gradito che mi leccasse in alto, ovviamente vicino al clitoride per aumentare il mio godimento proibito…”

“Papà…ahnnnn…ohhhh…leccami più in alto…nohhhnnnn…no…non sotto…più in altoohhh…ahnnnn…ahnnnn…”

“Ormai piangevo di godimento, avrei voluto che facesse un bel mulinello con la sua lingua con la fame arretrata di fica, ma lui si staccò, mi sbottonò la camicetta e, cercato il mio seno sinistro, mi prese tra le labbra, tenendolo ben stretto il capezzolo, e si mise a succhiare indiavolato…il mio più in alto credeva che si riferisse alle mie tette…spontaneamente gli abbassai la patta dei pantaloni, e gli afferrai il cazzo, quello stesso cazzo che avrei voluto dentro di me, quando chiavava mamma…”
“Ohhhh….come succhi! Ahnnn! Bravo papi, oh come ce l’hai duro! ...Uhmmm…è caldo papi! Dammelo papi!”

“Lo spippai stringendolo bene in mano; più lo stringevo più era duro…mi scappò un respiro più ampio mentre mi succhiava il capezzolo facendomi anche male; non avevo latte, però ero caldissima, e quando il seno mi si gonfiò al culmine del mio respiro, gli partì lo schizzo.”

“Ahnnn! Su…uh come succhi…OHNNNN…OHHHH…ahnn…”
“AHN ! AHN ! AHN !”

“Papà era venuto! ...
…ed era venuto abbondante. Lo sperma mi finì sulla coscia destra, e cominciò a rigagnolare sulla gamba. Non osavo abbassare la gonna per timore che si sporcasse; quando i fiotti grossi finirono, gli strusciai la cappella sul mio pelo, ma non riuscii a rieccitarlo. Disse sudato, talmente tanto che nel succhio, si era bagnata la camicia sotto il collo:”

“L’abbiamo fatto di nuovo Nadia! Sei un…una piccola…piccola demone Nadia mia! Tu sei posseduta! Sei mia figlia…ma hai il diavolo dentro! L’hai sempre avuto…”
“Papà ! Sono la tua figlia porca, guarda un po’ cos’ho dietro…goditi il mio culo! Te lo mostrai anche quella volta mentre mettevo sul tavolo la vestaglietta…adesso toccami le natiche e guardami il buchetto…e se ti si ridrizza…proveremo a farcelo entrare…guarda che meloni!”

“Ripiegai la gonna verso l’alto dietro, e gli feci cenno di giocare con le natiche. Me le baciò tutte e due, molte volte, poi all’improvviso poggiò le labbra sul mio buchetto dietro, e iniziai a sentire la sua lingua indurita che cercava di penetramelo…”

“HOH papi ! Uhmmmm…oh…hoh…houhhh…fo…for…forse papi il cazzo è meglioooohhhh…meglio mettere il cazzo, no?! OHHHH! Ohuhhhhh! Uhmmmm!”
“Slappp…slurff…slaaaaap, uhmmm!”

“Insomma mi leccò l’ano un minuto forse…poi la pendola batté l’ora e, preso alla sprovvista dal rumore, staccò la bocca e perse i sensi dopo aver cercato di dire qualcosa.”

“DANG-DANG ! DANG-DANG! DANG!”
“No, che ? Ni…niente facev…ohhh..io…niente te lo giuro Maria!...Non è colpa mia!...Lei…lei….”

“Farfugliò frasi sconnesse, e quando mi voltai lasciando che la gonna mi ricadesse sulle cosce, lo vidi sbiancare con i suoi occhi azzurri fissi, gelidi…mi spaventai e la sua testa cadde sul divano. Mi chinai a sentirgli il cuore: batteva regolarmente e la faccia dopo la sudata improvvisa aveva preso di nuovo colore. E non mi ero accorta che ero sopra di lui in equilibrio precario…“

“Sbadigliò, e perse i sensi sotto di me che per poco non finivamo sul pavimento. Mi era crollato letteralmente addosso. Rimanemmo abbracciati, con me seminuda, per una buona mezz’ora. Sapete, ormai scarichi emotivamente ci eravamo adagiati sul divano. Io mi ero tolta una soddisfazione che coltivavo fin da piccola; anche lui mi aveva desiderato per anni, auto-reprimendosi. Ormai eravamo rimasti soli, e adulti. A sera lui restò taciturno, e tranquillo. Nei tratti del volto era ringiovanito. Io intanto dovevo escogitare una soluzione per i soldi che andavano via. Coi miei compensi da comparsa, o posatrice porno pagavo a malapena le bollette…”

“Mamma però perché papà tuo ha detto di nuovo?”
“Dieci anni prima, l’avevamo fatto di nuovo…me la sono fatta leccare per legarlo a me per complicità personale, personale…”
“Personale?”
“Personalissima! Mamma invece era più attenta…sapeva che stavo sviluppando, e forse intuiva che avevo voglia di toccare papà, e i maschi più spesso…diceva che non mi dovevo fare strane idee, e papi davanti a lei le distanze le manteneva eccome! Mamma la parola strane idee la ripeteva spesso dicendo quando andava via: e non fatevi venire strane idee; si rivolgeva a papà e a me alternativamente; sapete, si parla a nuora perché suocera intenda…”
“E tu màa…?!?”
“A tredici anni le strane idee me l’ero fatte già venire con i primi tocchi…e le prime spiate: mi sarei fatta toccare, se lui mi avesse toccata a sua volta…solo che mamma stava attenta, e lui non ci provava…c’interrogava sempre: me e lui, separatamente! E poi mamma a letto era una porca: li ho spiati parecchie volte, toccandomi ogni volta…se doveva farlo sfogare, renderlo felice di fare porcate anche coi cetrioli, lo prendeva al culo per tutta la notte, senza pretendere per forza che le facesse godere la fica…avevo la mamma porca e innamorata…tanto che una volta che mamma ci lasciò soli, avrò avuto poco più della tua età…mentre guardava la televisione sono entrata in salone, e dopo aver cercato di spegnere, e lui di riaccendere da spenta la televisione, andai davanti a lui, e aprii la vestaglietta per mostrargli la mia patata; da quando mi erano spuntati i peli, nuda non mi guardava più; e sotto la doccia mi passava accappatoio, mutande, insomma l’intimo da dietro la porta, senza guardarmi. Una persona educatissima oltre che ancora giovane e giovanile…mamma non sarebbe tornata prima di un’ora, un’ora e mezza…il giorno dopo gli avrei dovuto presentare loro la pagella, e avevo due-tre voti bassi che loro malgrado dovevano mandare giù…a parole sembrava ci tenessero ai miei voti; mamma non pretendeva il massimo: eravamo poveri, e per le ricerche dovevo appoggiarmi alle compagne con le enciclopedie; spendevano tutto per i libri di scuola; e le materie mi pare fossero algebra, geografia fisica, sai le montagne e la natura, non i confini e le capitali, e disegno tecnico. Avevo il terrore della prospettiva; non riuscivo a farla. Alla fine del primo quadrimestre avevo offerto un pompino ad un compagno di classe, se me lo faceva lui un disegno per tempo; mi disse di sì, che me l’avrebbe fatto prima della consegna prenatalizia di novembre…e questo genietto invece di farmi il disegno, ci avrebbe messo un’oretta dato che papà suo gli aveva comprato il tecnigrafo…invece se n’era completamente dimenticato! Questo stronzo, allora, per far presto il giorno della consegna prese un cutter che aveva nell’astuccio, lì dentro c’era un arsenale! Insomma al cambio dell’ora prese la riga, e tagliò la squadratura del disegno con il suo identificativo e il voto scritti obbligatoriamente in penna biro; fece un’altra squadratura in quattro e quattr’otto, e scrisse col normografo il mio nome e cognome a penna; poi ricalcò con una matita diversa il suo disegno nelle sue parti essenziali, e lievemente cambiato nei tratti ma ancora identico, me lo diede pregustando il pompino…andò persino al bagno a lavarselo… sai aveva chiesto alla prof di disegno di uscire un momento all’inizio dell’ora, anche per non esser presente quando la prof avesse esaminato il mio falso disegno …solo che lui l’aveva eseguito impeccabilmente con le giuste mine, la 2h e la 2B più scura e la prof se n’era accorta, anche perché il foglio non era più l’A…”
“Ho capito, màa! Non era più A4, ma più piccola per via del taglio della cornice…e che ha fatto la prof?!”
“Mi rimandò a posto con uno sguardaccio ironico senza mettermi il due che ci sarebbe stato tutto: ero semplicemente impreparata!…e a lui mise un votaccio il dicendo …”

“Ma guarda un po’! I migliori sono quelli che ti danno le fregature! Se ha tagliato la squadratura per coglionarmi, ha tagliato pure il voto, e io questo sette e mezzo glielo spazzo via…ecco aggiungo un bel tre sul registro della materia, e gli farà media a scendere! Così impara a truffare! Diglielo signorina, mò che torna dal cesso…e dì anche ai tuoi genitori che ricevo il martedì!”

“Màa, ma il pompino al genio?”
“Ma manco una sega coi guanti! Mi tolsi la soddisfazione di dirgli del tre solo alla fine dell’ora, all’uscita, quando si aspettava il compenso…quando tornò dal bagno gli feci cenno col pollice, che tutto era andato bene, sorridendogli. La prof se n’era accorta, e mi resse il gioco, come pure tutta la classe che era stata dalla parte mia! ...alla fine della scuola lo accompagnai in un posto appartato del prato della scuola, e gli dissi di guardare bene, prima di sfilarselo per il pompino…”

“…guarda bene Leonardo, guarda bene! Prima guardala, così ti si drizza…”
“Ohhh..allora vuoi proprio scopare! Quanto t’ha messo?”
“E guardala!”

“Sai, Francesca, mi alzai la gonna e abbassai le mutandine, affinché mi vedesse il pelo e lo spacchetto della fichetta per qualche minuto …poi gli rivelai ciò ch’era successo…”

“Sai Leo, se tu un disegno in più me lo facevi da casa tua, senza tagliare la squadratura a quello tuo, la prof un bel voto me l’avrebbe comunque dovuto mettere…te invece, pigro del cazzo, hai provveduto solo all’ultimo momento…e la prof se n’è accorta! Mica è stupida!”
“…e che ha fatto?!”
“La vedi questa, Leonardo ?! La vedi?!”
“Sì…e…”
“…e ?...allora s’è accorta del taglio alla squadratura – no, no! Guardala e non avvicinarti! …insomma se n’è accorta dai tratti calcati sopra con l’HB…tu usi così bene la 2B senza sporcare il foglio…s’è accorta della tua puttanata…in breve a te ha messo un 3, sul registro suo, della materia, che ti farà media con il 7 e mezzo che avevi preso venerdì…a me niente voto, ma vuole parlare con i miei vecchi…”
“…AH !...O beh, tranquilla Nadia ! Se vuol parlare con i tuoi vecchi, non ti rimanda…allora niente servizietto…immagino…ma perché me la fai vedere?!”
“Ti prego! Guardala ancora, e guardala bene! Ancora un po’ e non avvicinarti!”

“…sai Francesca, gli feci vedere la mia vulva adolescente un buon minuto…poi mi riaggiustai le mutandine, e abbassai la gonna nella posizione normale dicendogli…

“…l’hai vista! E se vuoi ti ci puoi pure segare col ricordo! Ma mai te la darò! Il disegno te l’avevo chiesto per tempo, di farmelo a casa col tecnigrafo…alla peggio me lo faceva tuo padre, no?!”
“No, Nadia, non ti credere! Papà mio non mi fa nemmeno i miei! Con tutto che è architetto! Devo fare da solo, dice sempre, o non imparerò…per lui posso fare anche l’operaio sotto padrone, se non riesco nello studio! A parole non ci tiene ad avermi a studio con lui!”

“Leonardo era solo un coglione o un ingenuo; avevo puntato sul cavallo sbagliato…”

“Io oggi ho imparato io una cosa, Leonardo!”
“Cosa Nadia?”
“Non sai pianificarti niente! E poi riempi l’astuccio come se fossi una giovane marmotta in mobilitazione generale! ...saremo solo amici…non provarci più con me!”

“Ora figlia mia, restava solo da arginare i miei genitori, che al colloquio con la prof di disegno ci andarono. Io volevo almeno ingraziarmi papà, e provai con la corruzione sessuale, dato che provavo una segreta attrazione auto-repressa (su continue istruzioni di mamma) per lui. Almeno una forma di corruzione soft, perché temevo che volessero punirmi…era il secondo anno che andavo male in disegno! E dalla prof non sarebbero voluti andare, tra parentesi a confermare, che eravamo abbastanza poveri.”
“E che hai fatto di soft? Hai detto soft…”
“Una volta che mi assicurai che mamma fosse uscita, ne chiesi a papà la conferma…e mi rispose…”

“…torna stasera! È dovuta uscire per la spesa…tu, non fai i compiti?! Su, studia che tra un paio di settimane dovremo leggere la tua pagella!”

“…altro che compiti! Andai in bagno e m’insaponai la fica al bidet, mentre papà guardava la tv distrattamente; non mi era sembrato che gl’interessasse veramente…ma era solo una mia impressione ad ogni modo. Una volta che me l’asciugai, presi la forbice ed iniziai a pareggiarmi il pelo, ormai ce li avevo da un anno e più…poi reindossai le mutandine, e tornai da papà in vestaglietta e mutandine: stava sulla sua poltrona a guardare la tv; mi abbassai la gonna, e gli slip che mi rimasero a metà gambe, ma non se n’era nemmeno accorto; allora da fianco dov’ero, mi piazzai quasi di fronte a lui…che sgranò ovviamente gli occhi…verso il mio sesso bene in vista, sai…”

“Che ne dici? …Bella, no?!”

“Sai, Francesca, mostrò dell’autocontrollo…ma gli occhi li aveva utilizzati!…proprio verso le mie carni intime…cercò di distogliere lo sguardo, ma non ci riusciva, e poi, son sicura che se l’era immaginata per conto suo molte volte!”

“Nadia che ti prende?!”
“Perché non me la guardi papi? Lo so che ti piace vederla…”

“…voleva alterarsi…ma non era convincente…in ogni caso guardava le mie gambette, e la fica…e non s’era accorto che la mia vestaglietta era finita per terra…”
“Nadia, sai bene che non si fa! …quello che stai facendo non sta bene…dai abbiamo scherzato! Rivestiti, su! E raccogli la vestaglia, cazzo!”
“No, papi, anzi! Meglio che me le tolgo proprio queste…e poi mi è piaciuto sentirti dire cazzo, sai…”

“…lasciai cadere a terra le mutandine, restando nuda sotto la camicetta; mi chinai a raccoglierle, sia le mutandine che la vestaglietta, poi andai a metterle sul tavolone mostrandogli il culetto, ma senza aprirlo…e tornando da lui, che aveva preso a guardare in basso, dopo aver potuto anche vedere il mio culetto, gli dissi da puttana che forse sono sempre stata, dall’adolescenza in poi…”

“Guardamela papi! Non voltarti…l’ho anche pulita…dai papi! Guardala…così…su…dai!”
“Nadia che mi fai fare! Te ne rendi conto?!”
“Papà, tanto sei maschio, o no ?!”
“Sì !”
“Mi dici se ti piace? I primi peli me li sono pareggiati io con la forbice, da sola stavolta! Tra non molto inizierò a pelarmela…mò che mamma mi compra i rasoi giusti…ha detto che me li compra lei, dato che l’estetista non ce lo possiamo permettere…”
“…ehhh…e allora?!”
“…papà…ti dispiacerebbe odorarla? ...dimmi se ti piace l’odore…papi…dai!”
“No. Ma è sicuramente pulita!”
“…papi abbassa la testa…! ...qui tra le mie cosce…se avessi un fratello chiederei a lui…”
“Nadia, sei malata, qui mi sa che bisognerà chiamare il medico…”

“…mi avvicinai, con la fica sotto la camicetta e la maglietta, vaporosa di pulito in aria, alla sua testa, e presa la sua testa con le mie mani, gliela misi io stessa, mentre dentro di me tremavo, vicino il mio sesso; faceva un po’ di resistenza, ma alla fine se la lasciò avvicinare…volevo che ne sentisse l’odore…poi lui fece per distoglierla…ma io il calore del suo naso sul mio spacco della fica l’avevo sentito…e mi si tese per un attimo il basso ventre…poi si rilassò, e mi accorsi che ero bagnata…”
“…Sì…odora di pulito, brava! Ma ora finiscila con questa buffonata…dai!”
“…papà non sei sincero! Abbassa di nuovo la testa…ti dirò io quando potrai ritirarla!…a mamma non diremo niente, promesso!”
“…oh…senti Nadia…che vuoi?...uhmmmfff… ma che…?...sluurp…maledetta te! Dammela allora!...slaaaap! Slaaaaaap…sluuuuuurp….”
“…oh papà… la stavi leccando oh!...bene, la stavi leccando bene! Non smettere!…su dai…continua…oh!...ecco…aspettavo la lingua finalmente…ohhhh…ahnnnn…ahnnnn…ahnnnn, vai veloce, sai…ahhnnnn! Più piano, che mi piace…se vai veloce non me la godo…”
“Sluuuuurp…slaaaap…uhlmmm…mhmmm…”
“…oh! Leccala in alto papi ! Più in altoooo…così ! Oh !...bravo, papi leccala…che vengo…ohhhh…ancora papi, ancoraaaahhh…nooohhh…ohhhh…così, così…hmmmm…ohhhhh…ahnnnn…che goduriaaaaaaaahhhh….ohnnn…ahhnnn…ohhh…ahhhnnn…ohhhhh!”

“…sai Francesca…venni sul suo muso, che scottava per la tensione!…provai piacere anche a bagnarlo…poi accadde una cosa che non avevo previsto…”
“…c..co..cosa mamma?”



- continua -


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